SENATO DELLA REPUBBLICA
—————— XIV LEGISLATURA ——————
498a SEDUTA PUBBLICA
RESOCONTO
SOMMARIO E STENOGRAFICO
MARTEDÌ 2 DICEMBRE 2003
_________________
Presidenza del vice presidente FISICHELLA,
indi del vice presidente SALVI
e del vice presidente CALDEROLI
RESOCONTO STENOGRAFICO
Presidenza del vice presidente FISICHELLA
[...]
Discussione e approvazione del disegno di legge:
Ricordo che, ai sensi dell'articolo 104 del Regolamento, oggetto della discussione e delle deliberazioni saranno soltanto le modificazioni apportate dalla Camera dei deputati, salvo la votazione finale.
Il senatore Grillo, presidente della 8a Commissione permanente, ha facoltà di parlare per riferire sui lavori della Commissione.
PRESIDENTE. Chiedo all'Assemblea cortesemente di abbassare il livello del brusìo.
GRILLO (FI). Grazie, signor Presidente, come le dicevo, purtroppo l'8a Commissione permanente non ha terminato i propri lavori e non ha quindi conferito mandato al relatore per riferire in Aula sul disegno di legge 2175-B.
Nella mia qualità di Presidente della Commissione tengo tuttavia a sottolineare che all’esame di questo testo, che ci è pervenuto in quarta lettura dalla Camera a seguito di due modifiche che non hanno intaccato l'impianto generale della legge, la Commissione ha dedicato ben dieci sedute, oltre venti ore di lavoro, svolgendo un'amplissima discussione generale nella quale sono intervenuti molti senatori anche non facenti parte della Commissione.
I Gruppi di opposizione hanno presentato più di 300 emendamenti, che la Commissione ha iniziato a votare nella seduta notturna di martedì 25 novembre. I lavori si sono conclusi ieri sera, dopo che la Commissione era riuscita ad esaminare e a votare soltanto una sessantina di emendamenti.
I rappresentanti della minoranza hanno esperito legittimamente tutte le tecniche che il Regolamento consente loro, intervenendo numerosi su ogni emendamento per illustrare le relative posizioni. Ci siamo trovati nell'oggettiva incapacità di portare a termine l'esame delle proposte di modifica presentate esclusivamente da rappresentanti di Gruppi della minoranza.
Voglio infine ricordare che nella precedente lettura del provvedimento effettuata dall'8a Commissione furono dedicate all'esame circa trenta sedute, in presenza di un numero di emendamenti non paragonabile all'attuale; in quella occasione con lo sforzo e l'impegno di tutti riuscimmo a concludere il nostro lavoro. (Applausi dal Gruppo FI).
In conformità a quanto avvenuto in analoghe circostanze, non esiste, nel caso in questione, un relatore all'Assemblea, tale non potendosi considerare il relatore alla 8a Commissione permanente. Quest'ultima, infatti, non avendo concluso i propri lavori, non ha conferito specifico mandato di fiducia. Pertanto, non avranno luogo né la replica del relatore al termine della discussione generale né l'espressione del parere da parte del relatore su emendamenti e su ordini del giorno; soltanto il rappresentante del Governo esprimerà il proprio parere.
Comunico che sono state presentate alcune questioni pregiudiziali.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ZANDA (Mar-DL-U). Signor Presidente, onorevoli senatori, intervengo per illustrare la questione pregiudiziale QP1.
Valutiamo innanzi tutto i fatti. Lo scorso 1° ottobre, mentre la Camera dei deputati concludeva l'esame del disegno di legge Gasparri, la Corte costituzionale dichiarava l'incostituzionalità del decreto legislativo n. 198 del 2002, per ben tre volte richiamato nel disegno di legge di cui stiamo discutendo, esattamente agli articoli 5, 23 e 24.
Le conseguenze della decisione della Corte sono molto chiare: ove il Senato, sciaguratamente, approvasse il provvedimento che stiamo esaminando, vorrebbe dire che intende emanare una legge contenente tre articoli già esplicitamente dichiarati incostituzionali dalla Corte. Sarebbe la prima volta che il Parlamento commette con tanta evidente consapevolezza un simile abuso.
Il ministro Gasparri si è accorto del pericolo ma, anziché ritirare il provvedimento per correggerne l'incostituzionalità, si è autoassolto dichiarandola "superata da altri interventi legislativi nel frattempo intervenuti". Ora, a parte il fatto che nessun intervento legislativo sopravvenuto può modificare il contenuto di un disegno di legge all'esame del Parlamento, ove il ministro Gasparri avesse alluso al nuovo codice delle telecomunicazioni o al decreto-legge n. 315 dello scorso 14 novembre, debbo ricordare al Senato che questi due provvedimenti contengono norme profondamente differenti da quelle recate dal decreto incostituzionale.
Pertanto, anche a voler assurdamente considerare il codice delle telecomunicazioni e il decreto-legge n. 315 correttivi degli articoli 5, 23 e 24 del disegno di legge Gasparri, in nessun modo ne potrebbero sanare la lampante incostituzionalità.
Onorevoli senatori della maggioranza, tra poco voi potreste, per vostri interessi politici, dichiarare costituzionale un provvedimento che manifestamente non lo è. La vostra sarebbe una decisione politica grave che non solo imbarazzerebbe fortemente il Presidente della Repubblica, ma offenderebbe la Corte costituzionale e la costringerebbe ad intervenire nuovamente.
La larga maggioranza parlamentare di cui disponete può consentirvi di approvare leggi sbagliate e illiberali; persino - e lo avete già fatto - leggi ad personam. Ma non vi consente di reintrodurre nel nostro ordinamento norme che la Corte ha già dichiarato totalmente incostituzionali.
Chiedo, quindi, al Senato di dichiarare l’incostituzionalità del disegno di legge oggi al nostro esame. (Applausi dai Gruppi Mar-DL-U, DS-U e dei senatori Zavoli e Tommaso Sodano).
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
VILLONE (DS-U). Signor Presidente, desidero svolgere poche considerazioni per illustrare una questione pregiudiziale riassuntiva di un dibattito già ampiamente svolto. Vi sono molteplici profili di incostituzionalità in questo provvedimento, che possiamo riferire ad almeno cinque capitoli.
Il primo riguarda la sentenza della Corte costituzionale n. 466 del 2002 (tale, dunque, da vincolare l’interprete e il legislatore), che censura l’incertezza del termine stabilito nella normativa allora vigente, rimesso alla discrezionalità dell’Autorità, che stabiliva la data del 31 dicembre per il trasferimento sul satellite di Rete 4. Siamo, quindi, di fronte ad un preciso giudicato della Corte costituzionale che verrebbe disatteso da una legge. Peraltro, c'è da dire che non vi è un superamento della situazione in cui la sentenza fu adottata, per cui si tratta semplicemente di un’inosservanza di quanto disposto dalla Corte costituzionale.
Il secondo capitolo attiene al sistema integrato delle comunicazioni. Nella legge vigente si descrive l’illecito concorrenziale in termini quantitativi, vale a dire di incetta di risorse oltre una certa percentuale. Il disegno di legge in discussione accetta il limite quantitativo, anzi lo abbassa, ma lo riferisce ad un totale di risorse ben più ampio, vanificando, quindi, i limiti fin qui previsti e il profilo della corretta tutela della concorrenza.
Si argomenta che ciò sia dovuto alla convergenza imposta dal diritto comunitario, ma nella direttiva quadro n. 21 del 2002, che istituisce un quadro normativo comune per le reti e i servizi di comunicazione elettronica, in particolare nel considerandum 5, la convergenza viene precisamente definita, e non nei termini che qui si assumono. Nel caso specifico, abbiamo infatti una nozione di mercato che non coincide con quella assunta nella normativa europea - mercato geografico e merceologico - secondo la quale non si possono giustapporre settori che non sono in competizione tra loro, come del resto chiarito dall’Autorità per la concorrenza. Ad esempio, non possiamo giustapporre Internet e il settore audiovisivo.
Il terzo capitolo si riferisce all’incrocio tra la stampa e l’audiovisivo. Nella legge n. 223 del 1990 il principio che vigeva era quello per cui il proprietario forte dell’audiovisivo non poteva essere anche proprietario forte di giornali. Si trattava di una norma simmetrica che tutelava la libertà di stampa per la maggiore debolezza della fonte. Ora abbiamo una norma simmetrica secondo cui tutti possono comprare tutto. Si tratta di una precisa violazione di princìpi costituzionali e di una consolidata giurisprudenza della Corte costituzionale.
Il quarto capitolo è riferito al digitale terrestre. In particolare, all'articolo 23 è contenuta una previsione secondo cui chiunque, a qualunque titolo, eserciti oggi attività di diffusione televisiva in ambito nazionale locale e sia in possesso dei requisiti per ottenere l'autorizzazione per la sperimentazione, può sperimentare e potrà domani chiedere licenza e titolo autorizzativo. Qui c'è una chiara violazione del principio comunitario che richiede un’assegnazione secondo criteri oggettivi, trasparenti, ad operatività tendenzialmente automatica; una sanatoria che, ovviamente, non risponde in alcun modo all'apertura di mercato che i princìpi comunitari vogliono assicurare.
Infine, per quanto riguarda la RAI, registriamo la violazione di princìpi consolidatissimi di giurisprudenza della Corte, dalla metà degli anni Settanta in poi, che allontanano i poteri di indirizzo sul concessionario pubblico dall'Esecutivo verso il Parlamento. Qui si fa esattamente il contrario: si dispone la composizione del Consiglio d'amministrazione della RAI medio tempore fino alla privatizzazione; quindi, in termini futuri (almeno nel tempo, se non in sé), questa rimane affidata al Governo, ragion per cui vi è una riassegnazione all'Esecutivo di spazi che da più di vent'anni erano stati ritenuti ad esso preclusi.
Vi è, quindi, una violazione dei princìpi posti dalla Corte costituzionale ed una violazione di princìpi di diritto comunitario in tema di servizi pubblici, per i quali lo stesso diritto comunitario stabilisce che, laddove questi siano statali, si pone la necessità di distinguere tra il soggetto che gestisce ed il soggetto che regola. Si veda la direttiva quadro n. 21 del 2002 sui servizi di comunicazione elettronica, all'articolo 3, che assorbe anche il settore audiovisivo.
Quindi, molteplici sono i profili di incostituzionalità e di contrasto con la normativa comunitaria. Aggiungo, in conclusione, signor Presidente, che la violazione della normativa comunitaria non è violazione puramente astratta o di principio. Chi si vede respinta un'istanza riferita ad una normativa in contrasto con la norma comunitaria, può chiedere che si acceda alla Corte di giustizia europea sulla base di una pregiudiziale di violazione della normativa comunitaria; la Corte di giustizia emette una sentenza di accertamento che vincola tutte le autorità competenti dello Stato interessato: vincola il Ministro come vincola l'Autorità per le telecomunicazioni. Possono dunque partire procedure di infrazione che portano a pesanti sanzioni economiche.
Con questo provvedimento non solo si viola la Costituzione, non solo si violano le norme comunitarie, ma si pongono le premesse perché, facendo oggi un grande regalo a Mediaset, domani i cittadini italiani siano chiamati anche a pagare per effetto di sanzioni in sede europea. (Applausi dal Gruppo DS-U).
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DONATI (Verdi-U). Signor Presidente, colleghi e colleghe, abbiamo presentato una pregiudiziale di costituzionalità su questo provvedimento, in quanto esso contiene tre espliciti riferimenti al decreto legislativo n. 198 del 2002, che recava "disposizioni volte ad accelerare la realizzazione delle infrastrutture di telecomunicazioni strategiche per la modernizzazione e lo sviluppo del Paese (…)".
Come è noto, la Corte costituzionale con la sentenza n. 303 del 25 settembre 2003 (pubblicata il 1° ottobre 2003) ha dichiarato illegittimo per eccesso di delega e per violazione delle attribuzioni regionali (Brusìo in Aula)…
PRESIDENTE. Mi scusi, senatrice Donati, ma c'è troppo brusio in Aula. Non possiamo continuare a lavorare in queste condizioni. Quindi, devo pregare i colleghi di ridurre il tono delle loro conversazioni, altrimenti dovrò sospendere la seduta per qualche minuto.
DONATI (Verdi-U). Stavo ricordando che, con la citata sentenza la Corte costituzionale ha dichiarato completamente illegittimo il decreto legislativo n. 198 del 2002.
Quindi, è di tutta evidenza che il testo al nostro esame, che contiene in ben tre articoli riferimenti all’applicazione di questo decreto legislativo, risulta costituzionalmente illegittimo.
Il presente disegno di legge, inoltre (è il secondo aspetto di incostituzionalità), non solo non risolve, bensì aggrava le violazioni al principio del pluralismo informativo sancito dall'articolo 21 della Costituzione, nonché il principio della tutela della concorrenza desumibile dall'articolo 41, sempre della Costituzione, perché in realtà rafforza e consolida il duopolio esistente attraverso la previsione della cosiddetta fase transitoria antecedente la completa attuazione del piano nazionale di assegnazione delle frequenze in tecnica digitale, modalità questa che sancisce un vero aggiramento dei limiti previsti dalla vigente legislazione antitrust.
Ancora, il regime transitorio, essendo legato all'introduzione della tecnologia digitale terrestre, si protrarrà per un lungo periodo, che andrà ben oltre la data del 31 dicembre 2004, data ultima con cui la Corte costituzionale, con la sentenza n. 466 del 2002, ritiene debba chiudersi definitivamente il regime transitorio. E questo è un altro motivo estremamente fondato di incostituzionalità.
Infine, la prospettata previsione di un mercato radiotelevisivo in tecnica digitale a partire dal 2006, invocata per sottrarre i meccanismi di assegnazione delle frequenze in tecnica analogica ai generali princìpi di selezione pubblica, oggettiva e non discriminatoria degli operatori, si pone in evidente contrasto, oltreché con la disciplina comunitaria, con il principio di imparzialità sancito dall’articolo 97 della Costituzione.
Per queste quattro ragioni, che ho voluto riassumere e che dimostrano la manifesta incostituzionalità del provvedimento, chiediamo di non procedere all’esame del testo.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PASSIGLI (DS-U). Signor Presidente, onorevoli senatori, in Italia è già in atto da tempo una forte contrazione del pluralismo nell’informazione. La grande stampa quotidiana, ad esempio, caratterizzata in passato da un ampio pluralismo, conosce oggi grandi difficoltà che questa legge renderà ancora maggiori.
Rimuovendo, attraverso il ricorso ad un concetto nebuloso e virtuale quale il "sistema integrato delle comunicazioni", qualsiasi reale limite alla raccolta pubblicitaria, essa consegna infatti nelle mani di Fininvest un’arma letale per la libertà di informazione.
Se a questo si aggiunge che il disegno di legge rimuove anche il divieto per gli operatori TV di possedere giornali, ve n’è abbastanza per considerare questa una vera e propria legge liberticida.
Avevamo bisogno di una legge di sistema che introducesse norme asimmetriche… (Brusìo in Aula. Richiami del Presidente). A me basterebbe che il Ministro non parlasse, signor Presidente, visto che tra breve mi riferirò precisamente a lui. Per il resto, siamo abituati.
Dicevo che avevamo bisogno di una legge di sistema che introducesse norme asimmetriche a tutela del pluralismo della stampa; abbiamo invece una legge che affossa il pluralismo, arrecando così un vulnus profondo alla democraticità del sistema. Né si dica che il pluralismo è comunque garantito da un vitale sistema di radio e TV locali o dall’aprirsi alla concorrenza del mercato televisivo nazionale; radio e TV locali sono esposte alle stesse minacce alla loro sopravvivenza che colpiscono la carta stampata, minacce nei confronti delle quali poco potrà un’Autorità antitrust ricondotta anch’essa sotto il controllo del Governo dalla proposta di legge in materia di autorità indipendenti formulata da quel sapiente confezionatore di leggi ad personam che è il ministro Frattini.
Quanto infine al mercato televisivo nazionale, com’è possibile credere all’affermazione che questa legge renderebbe il mercato più pluralistico? (Brusìo in Aula).
PRESIDENTE. Senatore Passigli, mi scusi.
Nelle tribune c’è un pubblico di giovani, di studenti, di scolari e suppongo anche dei loro insegnanti: che figura stiamo facendo e come possiamo poi legittimare gli insegnanti se in classe chiedono agli studenti di non berciare, quando vedono il Senato della Repubblica che lavora in queste condizioni? (Applausi dei senatori Brutti Paolo, Cambursano, Demasi ed Eufemi). Vi prego, colleghi, evitiamo gli eccessi di brutte figure.
La prego di riprendere il suo intervento, senatore Passigli.
PASSIGLI (DS-U). Le chiedo mezzo minuto in più, signor Presidente, perché devo ripetere alcune affermazioni, quale quella che questa legge non ci consente di credere che il mercato diverrà più pluralistico con la sua approvazione.
Il digitale, infatti, uscirà dalla sua fase catacombale e diventerà effettivo e diffuso non prima di un decennio. Nel frattempo continuerà ad imperare la TV analogica e generalista, e lo stesso digitale futuro sarà comunque appannaggio di chi avrà gli enormi mezzi finanziari necessari per entrare in questo mercato. Pertanto, anche il futuro mercato digitale sarà oligopolista e dominato da Fininvest che nel frattempo, con la frettolosa approvazione di questo disegno di legge, elude le sentenze della Corte e conserva intatta la possibilità di raccolta pubblicitaria di Rete 4. Né si dica che la RAI, di cui si prevede una falsa privatizzazione; una RAI che viene saldamente ricondotta sotto il controllo del Governo, anche in questo caso eludendo le prescrizioni della Corte; una RAI, colonizzata dall’attuale maggioranza e impoverita di risorse, potrà essere un efficace riequilibrio del sistema informativo.
In conclusione, la proposta di legge che porta impropriamente il suo nome, signor Ministro, è incostituzionale per le ragioni testé richiamate dal senatore Villone, affossa il pluralismo dell’informazione, porta un vulnus gravissimo al libero formarsi dell’opinione pubblica e dunque al pluralismo politico e alla stessa logica di mercato, come è stato ricordato recentemente dal Parlamento europeo. E’ una legge illiberale, pensata e votata per gli interessi del Presidente del Consiglio.
Ve ne sarebbe abbastanza, onorevoli colleghi, per chiedere la sospensione dei lavori dell’Assemblea e il riesame del provvedimento in Commissione in modo da trovare una formulazione meno smaccatamente al servizio di un uomo, di un’impresa, di una singola parte politica.
Ma vi è un’altra e ancor più profonda ragione per chiedere un voto favorevole alla richiesta di sospensione. A tappe forzate, anch’esse imposte solo da esigenze politiche tutte interne alla maggioranza, la Commissione affari costituzionali sta esaminando il progetto di riforma costituzionale avanzato dal Governo. Malgrado numerosi punti di dissenso, non vi è un pregiudiziale rifiuto dell’opposizione a ricercare significative convergenze. Anzi, su taluni punti si registrano reciproci segnali di disponibilità che hanno portato il relatore, senatore D’Onofrio ad augurarsi che possa ripetersi il miracolo del 1947, la condivisione cioè di regole costituzionali da parte di schieramenti politici fortemente contrapposti su altre scelte fondamentali.
Ebbene, onorevoli colleghi, le opposizioni hanno richiesto e richiedono che il nuovo testo costituzionale adegui il sistema delle garanzie alle mutate esigenze di un sistema politico retto da leggi elettorali maggioritarie e, unitamente alle garanzie costituzionali, hanno chiesto garanzie di sistema: la permanenza di un reale pluralismo nell’informazione; norme che assicurino un’efficace prevenzione del conflitto di interessi; un ordinamento giudiziario che garantisca l’autonomia e l’indipendenza della magistratura. Sono tre questioni oggetto di proposte di legge ordinarie della maggioranza che, se approvate nella loro attuale veste e prima del voto sul provvedimento di riforma costituzionale, rischiano di far deragliare quest’ultimo.
Io vi rivolgo un accorato appello, senatori della maggioranza: accogliete la richiesta di sospensione. Studiate persino uno stralcio delle norme che riguardano Rete 4, se questa è l’irrinunciabile esigenza di Forza Italia, ma accogliete la richiesta di sospensione. Date preminenza all’interesse generale ad avere un nuovo e possibilmente condiviso testo costituzionale piuttosto che soddisfare l’interesse particolare del Presidente del Consiglio. Date preminenza alla res publica, anche se ormai si dovrebbe parlare piuttosto di salus publica. Non abdicate alla vostra funzione di senatori perché forse questa è l’ultima occasione che si presenta a questo Senato per svolgere la sua funzione di libera assemblea legislativa. (Il microfono si disattiva automaticamente).
Mi è parso di intendere, senatore Passigli, che lei nell’ambito della questione pregiudiziale abbia posto anche una questione sospensiva. È esatto?
PASSIGLI (DS-U). Sì, signor Presidente.
PRESIDENTE. Pertanto, si procederà a due votazioni distinte: l’una relativa all’insieme delle questioni pregiudiziali, l’altra relativa alla questione sospensiva.
Passiamo dunque alla votazione della questione pregiudiziale.
Verifica del numero legale
MACONI (DS-U). Chiediamo la verifica del numero legale.
PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.
(La richiesta risulta appoggiata).
Invito pertanto i senatori a far constatare la loro presenza mediante procedimento elettronico.
(Segue la verifica del numero legale).
Il Senato è in numero legale.
Ripresa della discussione del disegno di legge n. 2175-B
PRESIDENTE. Ne ha facoltà. (Commenti del senatore Calderoli).
GRILLO (FI). Signor Presidente, desidero contestare le eccezioni sollevate e fare chiarezza su un aspetto che a me sembra molto evidente, ma che ai colleghi che mi hanno preceduto non è parso tale. (Commenti dal Gruppo DS-U).
L’eccezione di costituzionalità avrebbe un senso e creerebbe problemi se, una volta dichiarate decadute talune disposizioni contenute nel decreto legislativo n. 198 del 2002, non esistessero norme da applicare ai casi in esame.
PRESIDENTE. Senatore Grillo, come ho già premesso, lei non può replicare. Deve limitarsi, se ritiene, ad esprimere in poco più di una battuta il suo pensiero. Non può fare una replica, perché manca il relatore.
GRILLO (FI). D’accordo. Allora dico soltanto di essere contrario alle pregiudiziali presentate.
MACONI (DS-U). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MACONI (DS-U). Signor Presidente, chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo mediante procedimento elettronico.
Metto ai voti la proposta di questione pregiudiziale presentata, con diverse motivazioni, dal senatore Zanda e da altri senatori (QP1), dalla senatrice Donati e da altri senatori (QP2), nonché dal senatore Villone e dal senatore Passigli.
Non è approvata.
MONTINO (DS-U). Chiediamo la controprova.
PRESIDENTE. Ordino la chiusura delle porte. Procediamo alla controprova mediante procedimento elettronico.
Non è approvata.
Passiamo alla votazione della questione sospensiva.
Verifica del numero legale
MACONI (DS-U). Chiediamo la verifica del numero legale.
PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.
(La richiesta risulta appoggiata).
Invito pertanto i senatori a far constatare la loro presenza mediante procedimento elettronico.
(Segue la verifica del numero legale).
Il Senato è in numero legale.
Ripresa della discussione del disegno di legge n. 2175-B
PRESIDENTE. Metto ai voti la questione sospensiva, presentata dal senatore Passigli.
Non è approvata.
Dichiaro aperta la discussione generale.
È iscritto a parlare il senatore Sodano Tommaso. Ne ha facoltà.
Parlare di riassetto del sistema radiotelevisivo vuol dire parlare di mercato, di concorrenza e di democrazia, ma anche di libertà. Potrà sembrare un’esagerazione, ma questa affermazione trova purtroppo riscontro nelle tristi vicende di censura cui ci ha abituato questo Governo: vi sono stati il caso Santoro, il caso Biagi, il caso Luttazzi e oggi vi è il caso Guzzanti. Quante prove servono ancora per dimostrare che in Italia c’è un problema di libertà di espressione?
Purtroppo la maggioranza, lungi dal prendere atto di questo problema, avanza una proposta che ne acuisce la portata. Il disegno di legge che ci proponete è come un enorme calderone, all’interno del quale vi sono tutti gli elementi fondanti la politica della maggioranza: un miscuglio di liberismo, autoritarismo, populismo e anche di pressappochismo con cui affrontate i temi legislativi.
Nell’affrontare i problemi inerenti al sistema informativo pubblico ci scontriamo innanzi tutto con gli interessi politici della maggioranza e quelli privati del Presidente del Consiglio.
Oggi più che mai, il consenso che vi ha permesso di governare può irrimediabilmente rompersi all’impatto con le riforme di questo Governo.
Di fronte al dramma della riforma del mercato del lavoro e del sistema pensionistico, di fronte alla contestazione di milioni di lavoratori e alla devastante crisi economica in cui continuate a trascinare questo Paese incentivando privatizzazioni e tagli allo Stato sociale, rischiate un blackout del consenso. (Brusìo in Aula).
Signor Presidente, mi avvio a concludere lasciando agli atti la parte finale del mio intervento.
PRESIDENTE. Senatore Sodano, proceda per il tempo a sua disposizione, poi acquisiremo agli atti la parte finale del suo intervento.
SODANO Tommaso (Misto-RC). Poco importa al Governo che la Corte costituzionale con la sentenza del 1974 abbia esplicitamente vietato la dipendenza diretta degli organi di governo della RAI dall’Esecutivo.
La privatizzazione della RAI è in contrasto con le decisioni della Corte, in particolare con la sentenza n. 58 del 1965, confermata nello spirito da altra sentenza del 2002. Ma voi ci passate sopra come se nulla fosse e fate in modo che anche dal punto di vista …. (Brusìo in Aula).
Signor Presidente, è praticamente impossibile riuscire a parlare!
PRESIDENTE. Molti colleghi se ne sono andati, quindi ci dovrebbe essere meno brusìo in Aula, invece persiste! Che dobbiamo fare?
SODANO Tommaso (Misto-RC). Questo testo disattende le raccomandazioni della Corte e del presidente Ciampi sul rispetto della sentenza della Consulta in difesa del pluralismo televisivo e informativo, nonché sul divieto delle posizioni dominanti ponendosi fuori dalle regole indicate dalle direttive europee. In pratica, esso prepara la strada per un controllo dell’Esecutivo sugli organi di vigilanza dell’Antitrust.
Il tema dell’informazione dell’azienda pubblica rimane il cuore vero del problema dell’informazione. Per noi la risorsa dell’informazione è un bene strategico e pubblico ed è per questo che intendiamo promuovere, ritornando sul tema dell’azienda pubblica, una grande operazione culturale alternativa al vostro disegno strategico, che consenta un più ricco ventaglio di conoscenze e alimenti uno spirito critico non permeato da dinamiche di mercato.
Ci inquieta non poco l’abrogazione di quei punti della legge n. 249 del 1997, che permettevano alle Autorità per le telecomunicazioni di accertare le posizioni dominanti. In questa maniera è del tutto evidente che non si rintracceranno mai le posizioni dominanti del sistema informativo. In realtà, per quanto riguarda l’Antitrust e i limiti della potenza dell’impresa privata nel settore informativo volete che sia il mercato a determinare le regole.
Vi sono diritti inalienabili, e oggi siamo di fronte ad un bivio: o si investe sul rilancio della centralità del servizio pubblico dell’informazione… (Il microfono si disattiva automaticamente).
PRESIDENTE. La restante parte dell’intervento del senatore Sodano sarà acquisita agli atti.
È iscritto a parlare il senatore Veraldi. Ne ha facoltà.
A fronte di queste forti e legittime aspettative, il Governo ha infine presentato, con il cosiddetto testo Gasparri, un provvedimento che non sembra idoneo a risolvere sostanzialmente, in tempi certi e ragionevoli, nessuno dei problemi tuttora aperti, né i problemi di riforma della RAI e di ridefinizione dei compiti del servizio radiotelevisivo pubblico, né - soprattutto - i patologici squilibri nell'assetto proprietario delle reti televisive e nel mercato della raccolta pubblicitaria.
In particolare, il disegno di legge in esame interviene con norme di principio in una materia dalle rilevantissime implicazioni costituzionali, con profili che attengono alla libertà di stampa e di espressione, alla libertà di iniziativa economica, al corretto funzionamento dei mercati e - non ultimo - alla parità di condizioni nell'accesso alle cariche elettive, come sancita dall'articolo 51 della Costituzione.
Quest'ultimo aspetto, direttamente connesso alla libertà e all'imparzialità dei mezzi di comunicazione radiotelevisiva, si pone con drammatica evidenza nel nostro Paese a causa della contemporanea presenza, in capo alla stessa persona, della qualifica di Presidente del Consiglio dei ministri e di soggetto che controlla il primo gruppo radiotelevisivo privato del Paese.
Questa anomala concentrazione di poteri - priva di qualunque riscontro nell'esperienza degli altri Paesi di ispirazione liberaldemocratica - è in grado di minare pericolosamente il valore del pluralismo e della libertà di informazione, espressamente tutelato dalla nostra Costituzione e richiamato in più occasioni dalla Corte costituzionale quale fondamento della disciplina del sistema radiotelevisivo pubblico e privato.
A ribadire la centralità assoluta di tale principio è stato infine anche il Presidente della Repubblica, con il suo messaggio alle Camere del 23 luglio 2002, in tema di "pluralismo e imparzialità dell'informazione", nel quale si individuava nel "divieto di posizione dominante" l'ostacolo oggettivo principale all'effettivo esplicarsi del pluralismo. Il messaggio presidenziale sottolineava, altresì, come "il pluralismo e l'imparzialità dell'informazione, così come lo spazio da riservare nei mezzi di comunicazione alla dialettica delle opinioni, sono fattori indispensabili di bilanciamento dei diritti della maggioranza e dell'opposizione", collegando in modo nettissimo la disciplina del sistema delle comunicazioni alla salvaguardia degli equilibri democratici del Paese.
Emerge pertanto, da ciascuno di questi alti richiami, l'assoluta centralità di una disciplina organica del sistema radiotelevisivo, senza la quale tanto l'esigenza di una piena realizzazione della libertà individuale di manifestazione del pensiero, quanto la salvaguardia dei principi di effettiva partecipazione all'organizzazione politica del Paese - e, quindi, di attuazione del principio democratico - rischiano di essere mortalmente vulnerate.
Tali preoccupazioni - del tutto eluse o trascurate dal provvedimento governativo - hanno maggiore ragione di porsi in quanto si disciplina la materia dei mezzi di comunicazione di massa, ovvero di quei mezzi che sono maggiormente in grado di influire sulle coscienze degli individui, influenzando gli orientamenti e le scelte, anche politiche, dei cittadini.
Nel merito, i problemi che il disegno di legge in esame non solo non risolve, ma addirittura estende ed aggrava, si possono riassumere nelle seguenti questioni: l'introduzione di una nozione di mercato di riferimento (il cosiddetto sistema integrato delle comunicazioni) talmente ampia da diluire di fatto i limiti antitrust oggi vigenti; la mancanza di tempi certi e ragionevoli per l'entrata a regime della riforma, in spregio ai vincoli imposti dalla Corte costituzionale; l'introduzione di una nuova disciplina del controllo e della gestione della RAI che, lungi dall'affrontare credibilmente i problemi di efficienza e di imparzialità del servizio pubblico radiotelevisivo, prospetta semmai un più forte ed esteso controllo da parte dell'Esecutivo, attraverso la nomina del consiglio di amministrazione.
Con riferimento ai primi due punti, per come è stato configurato il sistema integrato delle comunicazioni, il provvedimento realizza una vera e propria elusione delle norme antitrust.
In sostanza, il Governo assume come parametro di riferimento per l'individuazione del mercato rilevante, ai fini della individuazione delle situazioni di posizione dominante, non il solo mercato specifico di riferimento (cioè, il mercato radiotelevisivo), ma un mercato più vasto che comprende tutti gli operatori delle comunicazioni, compresi quelli che non hanno attinenza con l'informazione, accorpandoli tutti nel medesimo sistema integrato delle comunicazioni.
Ciò comporta il superamento del divieto di incroci proprietari tra i mercati della televisione e della carta stampata, e in generale degli attuali limiti antitrust riferiti a segmenti di mercato distinti.
Ma soprattutto, le dimensioni e l'eterogeneità di un mercato di riferimento così ridefinito rendono di estrema difficoltà il calcolo della sua quantificazione e, conseguentemente, estremamente difficoltosa, se non impossibile, l'individuazione delle posizioni dominanti, in palese violazione dell'articolo 21 della Costituzione.
In altri termini, l'individuazione del sistema integrato delle comunicazioni quale unico mercato rilevante per le verifiche antitrust, a causa della sua indeterminatezza, genericità ed eterogeneità contrasta con la necessità - ribadita dalla Consulta, con la sentenza n. 420 del 1994 - di individuare limiti antitrust settoriali e intersettoriali.
Inoltre, il combinato disposto delle norme valide in via ordinaria e della disciplina transitoria dettata per una nuova e perdurante "fase di avvio" non lascia intravedere in tempi certi e ragionevoli alcuna soluzione definitiva, rinviando l'entrata a regime del nuovo sistema alla "completa attuazione del piano di assegnazione delle frequenze televisive in tecnica digitale", per la quale non si indica alcuna data certa.
Il provvedimento dunque conferma e ratifica di fatto l'assetto attuale, attraverso la norma che prolunga il periodo di validità delle concessioni per le trasmissioni in tecnica analogica "fino alla scadenza del termine previsto dalla legge per la conversione definitiva delle trasmissioni in tecnica digitale": un termine che la legge Gasparri non indica espressamente e che la disciplina vigente fissa al 2006, nonostante pressoché tutti gli operatori, compresa l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, abbiano valutato come del tutto irrealistico tale obiettivo.
Ferma restando l'opzione politica per il passaggio dal sistema analogico al digitale, deve comunque essere rilevato che il raggiungimento del termine finale per il passaggio definitivo dal sistema analogico al digitale sembra avere tempi lunghissimi, anche in relazione a oggettivi problemi tecnici di non immediata soluzione.
Cosa fare nel frattempo?
Una risposta chiara era venuta dalla Consulta, con la sentenza n. 466 del 2002. In quella sede, la Corte costituzionale aveva dichiarato illegittimo il protrarsi, senza un termine finale certo, del regime transitorio, e aveva indicato il 31 dicembre 2003 quale data improrogabile entro la quale i programmi irradiati dalle reti eccedenti avrebbero dovuto essere trasmessi esclusivamente via satellite o via cavo. Come messo in rilievo dalla Corte, infatti, l'attuale ristrettezza delle frequenze disponibili per le televisioni in ambito nazionale con tecnica analogica si è via via accentuata, con effetti ulteriormente negativi sul rispetto dei princìpi del pluralismo e della concorrenza, messi a rischio dall'aggravamento delle concentrazioni.
La legge Gasparri, invece, con un'oggettiva elusione del giudicato costituzionale, delinea nei fatti tutt'altro scenario.
L'ipotesi più probabile è quella di una transizione a metà: il digitale terrestre non si sostituisce all'analogico nel breve-medio periodo, ma si somma e convive con quest'ultimo, fino alla "morte naturale" dell'analogico. Il risultato in questo caso è che le reti analogiche con il loro inefficiente uso delle frequenze restano al loro posto e resta intatto il loro patrimonio monopolistico in termini di occupazione dello spettro. Mentre il digitale si avvia a "macchia di leopardo", in aree di servizio adatte alle trasmissioni di programmi locali diversi e alla sperimentazione dell'interattività.
In sostanza, nessuna rivoluzione tecnologica e nessun aumento del pluralismo.
Inoltre, dal 1° gennaio 2004, il numero di programmi nazionali che ogni operatore può diffondere passerebbe da due a… (Il microfono si disattiva automaticamente). (Applausi dal Gruppo Mar-DL-U).
VERALDI (Mar-DL-U). Le chiedo allora, se possibile, di allegare la rimanente parte del mio intervento.
PRESIDENTE. La Presidenza l’autorizza in tal senso.
Colleghi, volevo comunicare che nelle due precedenti votazioni per la verifica del numero legale i senatori Iovene e Iervolino, entrambi presenti, risultano aver votato una sola volta, forse per uno scambio di tessere o un analogo disguido. Prendo atto di quello che mi è stato comunicato su sollecitazione dei due colleghi.
È iscritto a parlare il senatore Barelli. Ne ha facoltà.
Ricapitolo anzitutto i cinque capisaldi di questa riforma: il ridisegno complessivo dell'intero sistema; l'aumento della competitività del settore nazionale; l'incremento sostanziale del pluralismo con l'ingresso di nuovi soggetti protagonisti; la decisiva accelerazione dell'innovazione tecnologica attraverso l'introduzione del digitale terrestre; la riforma del servizio pubblico.
Lo scopo che ci eravamo proposti con l'articolato è pienamente raggiunto. Per evidenziare quanto di positivo sia insito nel testo, occorre sottolineare che la riforma prevede l'adeguamento allo sviluppo del settore radiotelevisivo e delle comunicazioni in genere, interpersonali e di massa. È importante rilevare che il legislatore non era mai riuscito nelle passate legislature a riconoscere in un testo di legge l'evoluzione tecnologica avvenuta negli ultimi decenni.
L'avvento del digitale comporta la necessità di una totale rivisitazione dell'attuale sistema. I programmi irradiabili dal digitale, un nuovo mezzo tecnologico già sviluppato da altri Paesi, riusciranno a portare i canali a 144. Questa novità offre possibilità di sviluppo della concorrenza: proprio così, con questa legge si intende valorizzare l'esigenza, che noi sentiamo molto forte, di migliorare la qualità del servizio attraverso un pluralismo molto marcato. Raccogliendo le possibilità offerte dal digitale si garantisce maggiore pluralismo.
Un altro aspetto che voglio sottolineare è la necessità di ridefinire i compiti del servizio pubblico. Il disegno di legge coglie pienamente questa esigenza, adeguando il finanziamento del sistema pubblico anche in relazione a quanto enunciato dal protocollo sul sistema di radiodiffusione pubblica negli Stati membri dell'Unione, adottato a seguito del Trattato di Amsterdam.
Occorre sottolineare il lavoro durissimo e approfondito, il dibattito molto acceso, intenso e di grande qualità che i due rami del Parlamento hanno sviluppato sin dal momento della presentazione del disegno di legge. Il provvedimento giunge oggi all'esame in quarta lettura della nostra Assemblea, con modificazioni che ritengo insignificanti rispetto al testo già licenziato dal Senato. Quest’ultimo ha profuso un grande impegno, evidenziato, nel precedente passaggio parlamentare che il Senato ha avuto l'onore di compiere, dalle trenta sedute della Commissione competente con l'esame di oltre 2.600 emendamenti, e dalle successive diciassette sedute d'Assemblea, con la votazione di oltre 2.800 emendamenti.
Ciò a garanzia di un dibattito attento e della possibilità da parte di tutti, maggioranza e opposizione, di sviluppare un percorso di approfondimento sicuramente significativo, che caratterizza in senso qualitativo l’iter di questo disegno di legge.
Ritengo che non si possa ulteriormente indugiare. Credo che anche i colleghi dell’opposizione abbiano avuto modo di esprimere le proprie opinioni e fornire il proprio contributo affinché il testo fosse migliorato dai suggerimenti emersi dalla dialettica del dibattito. Credo si sia pervenuti ad un livello qualitativamente opportuno.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, ritengo che non si possa perdere altro tempo. Dobbiamo assolutamente andare avanti perché il nostro Paese e tutto il sistema radiotelevisivo hanno bisogno di recepire gli importanti cambiamenti prodottisi nel mondo intero.
Credo che la polemica faccia parte del dibattito e del confronto tra le varie forze politiche, anche se ritengo opportuno anteporre ad essa l’interesse dei cittadini, in particolare dei telespettatori e dei radioascoltatori che convivono in un sistema complesso. Esso integra diversi settori fino a poco tempo fa lontani uno dall’altro (vedi ad esempio l’editoria e il settore multimediale). Mediante il testo oggi in discussione tanti settori tecnologici riusciranno ad integrarsi nel complesso sistema delle comunicazioni.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Righetti. Ne ha facoltà.
Con questo disegno di legge non si mette solo in gioco il pluralismo dell’informazione, cosa già evidente e ormai in atto da alcuni anni a questa parte, ma si è addirittura precostituita la sua fine attraverso la previsione di ulteriori concentrazioni editoriali e pubblicitarie.
Non a caso il presidente dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato, Giuseppe Tesauro, ha sempre criticato i contenuti di questo provvedimento, perché l’estensione del tetto antitrust dal 30 per cento del solo mercato televisivo al 20 per cento dell’intero mercato pubblicitario non significa altro che dare un colpo mortale all’informazione indipendente.
Con questo provvedimento si prevede una RAI privatizzata, cosa ritenuta assolutamente errata in linea di principio, e ciò in quanto l’intera vicenda mondiale delle privatizzazioni dei mezzi di comunicazione di massa ha ampiamente dimostrato di condurre dovunque non ad un maggiore pluralismo, ma ad una formidabile serie di concentrazioni in poche mani di enormi poteri mediatici, poste sotto il diretto controllo del potere esecutivo.
Con questo provvedimento non si fa altro che legittimare un regime di monopolio informativo in mano al Governo e ai privati che sono alleati del Governo.
Con questo provvedimento non si fa altro che inaugurare la legge della "telecrazia".
Come sottolineato più volte il disegno di legge Gasparri non tiene assolutamente conto delle indicazioni che il Presidente della Repubblica affidò alle Camere con il messaggio del 23 luglio scorso e con le quali si pone anzi in esplicito e clamoroso contrasto perché nega il principio del pluralismo dei media, perché impedisce la realizzazione di condizioni concorrenziali e, infine, perché cristallizza un assetto di mercato duopolistico all’interno del quale viene normalizzato in via definitiva il conflitto di interessi.
È un attacco diretto al pluralismo informativo e comunicativo e, come tale, costituisce una grave violazione dei diritti di tutti i cittadini italiani, sia di quelli che hanno votato per questo Governo sia di quelli che non l’hanno votato.
Per motivi di tempo, signor Presidente, chiedo di essere autorizzato a consegnare agli Uffici la restante parte del mio intervento, affinché sia pubblicato in allegato al Resoconto della seduta odierna.
Per le ragioni suesposte e per tantissime altre che si ricollegano al rispetto dei valori immanenti della democrazia e della libertà di informazione dei cittadini italiani, l’UDEUR esprime un parere profondamente negativo su questo provvedimento.
PRESIDENTE. Senatore Righetti, la Presidenza la autorizza in tal senso.
È iscritto a parlare il senatore Scalera. Ne ha facoltà.
Ma, dato ancor più clamoroso, a nulla è valso il messaggio alle Camere del Presidente della Repubblica, il quale il 23 luglio dello scorso anno, chiedeva con forza e determinazione maggiore pluralismo televisivo, sottolineando che "il pluralismo e l'imparzialità dell'informazione, così come lo spazio da riservare nei mezzi di comunicazione alla dialettica delle opinioni, sono fattori indispensabili di bilanciamento dei diritti della maggioranza e dell'opposizione". Un messaggio inascoltato; un messaggio che ha creato certamente anche un significativo imbarazzo per il Presidente del Consiglio.
Ci sono logiche di incostituzionalità chiare ed evidenti, ripetutamente ribadite, tra l’altro, dalla sentenza della Corte costituzionale n. 466 del 2002, che riconferma una precedente sentenza, la n. 420 del 1994: realtà bypassate, aggirate in maniera - direi - incredibile e al tempo stesso inconcepibile. Bisognava porre fine, secondo quanto era stato affermato dalla magistratura, al regime transitorio disciplinato dalla legge Maccanico (n. 249 del 1987), applicando le misure deconcentrative previste a favore delle imprese o dei gruppi di imprese che superassero il limite del 30 per cento del mercato televisivo. Rete 4 - lo sappiamo tutti - sarebbe dovuta passare sul satellite; la Terza Rete della RAI avrebbe dovuto eliminare la pubblicità; le emittenti - come Europa 7 - prive di frequenze, ma titolari di concessione, avrebbero finalmente avuto la possibilità di entrare sul mercato.
Ebbene, in questo contesto tutto è stato confuso e bypassato e proditoriamente la stessa tutela del pluralismo (che impone il divieto di acquisizione di posizioni dominanti nel campo dell'informazione) e la stessa tutela della concorrenza (che nelle legislazioni più permissive si limita a vietare l'abuso di posizioni dominanti) appaiono un paradossale alibi che non può porre alcun limite a tutela del pluralismo, finendo per non tutelare né il pluralismo, né, al tempo stesso, la concorrenza.
Sono quattro, su questo piano, i passaggi più importanti che bypassano i princìpi costituzionali: l'eliminazione del limite economico settoriale del 30 per cento del mercato radiotelevisivo, stabilito dalla citata legge Maccanico; l'innalzamento al 20 per cento del limite degli affollamenti pubblicitari per i privati, consentendo liberamente quelle telepromozioni che, secondo alcuni quotidiani nazionali, valgono almeno 500 milioni di euro l'anno (uno straordinario regalo di Natale per Mediaset, di cui la stampa e l'opinione pubblica dovrebbero parlare in termini diversi); la creazione di un nuovo paniere, quello del Sistema integrato delle comunicazioni, che riunisce un inedito cocktail di entrate; la possibilità di stabilire un nuovo limite antitrust al 20 per cento di questo nuovo, enorme contenitore.
Il punto più sconcertante dell'intero impianto sta nel controllo, pressoché totale, del mercato pubblicitario. Il nuovo, risibile limite antitrust potrà tranquillamente consentire a Publitalia di crescere a suo piacimento. È facile, in questo senso, prevedere le prossime mosse: l'arrivo di Publitalia al controllo pubblicitario delle più importanti emittenti locali; dopo il 2008, una volta consentito l'ingresso nel campo dell'editoria, la possibilità di avere la più grande concessione di pubblicità in Europa, che porterà a far ulteriormente vacillare l'indipendenza economica degli stessi grandi quotidiani.
L’inutile richiamo al digitale e alla pluralità dei canali in campo mi sembra un alibi limitato e insignificante. Il problema, caro Presidente e cari colleghi, non è certamente l’accesso ai canali: il problema è l’accesso alle risorse pubblicitarie, oggi convogliate tutte nelle mani di un unico, grande soggetto dominante.
Ci auguriamo che l’Autorità presieduta dal professor Tesauro, che ha aperto un’indagine in proposito, possa intervenire in termini chiari ed espliciti. Ci auguriamo, soprattutto, che il Parlamento europeo porti avanti quanto già varato in una sua specifica risoluzione il 4 settembre scorso, nell’ambito di una nuova, importante direttiva in materia di concentrazioni. (Applausi dai Gruppi Mar-DL-U e DS-U. Congratulazioni).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Brutti Paolo. Ne ha facoltà.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore D’Andrea. Ne ha facoltà.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Pessina. Ne ha facoltà.
Si tratta, per la prima volta, di una legge di sistema, che si muove nella prospettiva della nuova realtà tecnologica, del quadro normativo introdotto dalle recenti direttive comunitarie e delle chiare indicazioni della Corte costituzionale.
Inoltre, soddisfa il ruolo centrale del servizio pubblico, nonché l’esigenza di pluralismo informativo, conseguenza dello sviluppo della tecnologia che apre fette di mercato a nuovi concorrenti.
Non secondari, il soddisfacimento dell’articolo 117 del Titolo V della Costituzione, che assegna alle Regioni un ruolo preciso nella comunicazione, e la tutela della centralità del servizio pubblico.
Per di più, il disegno di legge permette di riordinare le norme esistenti con la delega al Governo per l’emanazione del testo unico della radiotelevisione.
Sin dal primo articolo la legge si pone in una prospettiva di grande modernità. Gli assetti del sistema radiotelevisivo sono adeguati agli sviluppi della tecnologia e al processo di convergenza tra radiotelevisione e altri settori delle comunicazioni interpersonali e di massa, quali l’editoria, le telecomunicazioni e Internet.
Sebbene contestato da più parti (e qui in mattinata abbiamo sentito diverse argomentazioni su questo tema), il SIC, il Sistema integrato delle comunicazioni, è da considerarsi al passo con i mutamenti tecnologici in atto, oltre a impedire quello che è stato definito il nanismo aziendale.
Lo stesso ex presidente della RAI Enrico Manca, tempo fa, sulle colonne del "Corriere della Sera", scrisse che "il mutamento tecnologico in corso rimescola le carte ed è difficile stabilire cosa faccia parte del mercato integrato e cosa no".
Un capitolo a parte riguarda la nuova legge che dovrà impostare il servizio pubblico. Il Capo IV della legge trasforma l’attuale azienda di Stato in una public company ad azionariato diffuso attraverso il modello dell’offerta pubblica di vendita, secondo una visione di libero mercato trasparente, per un servizio pubblico che deve rendersi appetibile ed efficiente.
La privatizzazione della RAI, cari signori, e la conseguente modifica delle modalità di nomina del consiglio di amministrazione e del suo presidente, diventano garanzia per un servizio pubblico indipendente da influenze politiche, nell’ottica di una completa privatizzazione aziendale. Solo una RAI privata, come questa legge auspica, consente di liberare il servizio pubblico dalla lottizzazione politica e ne fa un vero concorrente in un mercato unico.
Molto importante è poi il digitale terrestre. Il passaggio tecnologico verso la televisione digitale terrestre ormai è una certezza.
La legislazione in via di approvazione, fissando il passaggio dall’analogico al digitale terrestre al 31 dicembre 2006, individua tempi e modi per questa trasformazione. Saranno molteplici gli spazi di mercato che la rivoluzione digitale aprirà, ma lo sviluppo passerà - questo è un passaggio importante - attraverso la creazione di infrastrutture che permetteranno la trasmissione di una molteplicità di canali e servizi non necessariamente forniti dagli stessi proprietari di reti. Ciò significa che, dato il moltiplicarsi dei canali televisivi, ci saranno possibilità anche per fornitori di contenuti e servizi indipendenti che lavoreranno al fianco degli operatori di rete. E scusate se questa non è una novità da sottolineare con forza!
Una buona opportunità sarà quella quindi di aprire le reti a contenuti e servizi di terzi. Il disegno di legge, quindi, presenta una grande peculiarità: guarda al futuro. Costituisce il baricentro - voglio usare un’immagine geometrica - di un triangolo i cui tre lati sono costituiti dall’innovazione tecnologica, dal mercato e dalla regolamentazione normativa del settore cui lo Stato non può sottrarsi.
Anche in questo caso il Governo ha ereditato una situazione pesante e confusa che si è spalmata per almeno un quarto di secolo. I Governi precedenti hanno dato poco peso all’innovazione tecnologica, che in questo campo sfugge al controllo e alla regolamentazione e si impone di per sé, con la propria logica in cui le nuove soluzioni sostituiscono le vecchie.
Il disegno di legge Gasparri pone l’evoluzione tecnologica prevedibile - poiché di questo si tratta - al centro del sistema che, non dimentichiamolo, è essenzialmente un risultato della tecnologia.
Il secondo lato di questo triangolo, quello del mercato, è stato a lungo lasciato fuori controllo, ma è, insieme alla tecnologia, in una prospettiva di globalizzazione, una dimensione fondamentale: solo il rispetto del mercato consente quell’autonomia che è una condizione di libertà e di creatività, anche se quest’ultima non si può costituire per decreto.
Infine, l’ultimo lato del triangolo, la regolamentazione, non prevarica sui due precedenti aspetti, ma li considera parti di un tutto e quindi si limita a porre le condizioni per il pluralismo senza fossilizzarlo in una serie di posizioni di rendita che poi andrebbero a spese del mercato e dell’innovazione e quindi a danno del servizio per i cittadini. (Applausi dal Gruppo FI. Congratulazioni).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Zanda. Ne ha facoltà.
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice De Petris. Ne ha facoltà.
Se questo provvedimento sarà approvato, si renderà Mediaset sempre più forte e la RAI sempre più debole, impedendo ad ogni soggetto nuovo di entrare nel mercato, riproponendo ed ampliando il conflitto di interessi del Presidente del Consiglio, proprietario di tre reti televisive private, e dunque allargando tale conflitto di interessi a dismisura.
Questo disegno di legge proietta la situazione attuale di dominanza di Mediaset anche sull’era del digitale ed è proprio nel passaggio al digitale che si configura il regime di monopolio perché, di fatto, la RAI non è messa in condizione di accedere con risorse adeguate alla nuova tecnologia. Inoltre, lede profondamente i princìpi del pluralismo. Lo riaffermiamo con forza. È in contrasto con il messaggio del Presidente della Repubblica alle Camere del 23 luglio 2002, perché dà vita ad una ulteriore concentrazione. Dà, ad esempio, la possibilità ai monopolisti del sistema televisivo di acquisire la proprietà di giornali e quotidiani, anche se a partire dal 2008, e delle emittenti radiofoniche da subito. Mette ulteriori barriere alla possibilità per nuovi soggetti di entrare nel mercato e aggira le soglie antitrust.
Il disegno di legge Gasparri, infatti, evade il principio antitrust, codificato nella norma, che nessun soggetto titolare di concessione televisiva possa disporre del 20 per cento dei canali tv nazionali e lo fa in due modi: da una parte, interpretando la chiarissima sentenza n. 466 del 2002 della Corte costituzionale (di fatto, autorizzando l’ennesima proroga di due anni, ma in realtà sine die, per consentire a Rete 4 di continuare a trasmettere in chiaro, nonostante quella sentenza abbia stabilito in modo indiscutibile che dal 1° gennaio 2004 dovranno essere liberate le frequenze occupate abusivamente da quella rete); dall’altra, con il trucco del SIC, cioè un sistema informativo costituito in pratica attraverso un paniere infinito ed eterogeneo, configurato per poter estendere e vanificare la soglia del 20 per cento. Su come è stato configurato il SIC si è espressa chiaramente l’Antitrust. Lo stesso trucco viene utilizzato per la pubblicità: anche in questo caso, attraverso un ampliamento si arriva a superare qualsiasi soglia antitrust.
Per tali motivi, continueremo anche nella giornata odierna a contrastare questo disegno di legge e a richiamare l’attenzione della pubblica opinione sulle aperte violazioni della libertà di informazione e del pluralismo.
Il disegno di legge in esame interviene sul riassetto della RAI con una privatizzazione sbagliata e inutile. Inutile perché impedisce ad eventuali soggetti privati di entrare con le proprie competenze negli assetti azionari. Sbagliata perché privatizzare la RAI mentre è in decisa picchiata di ascolti è comunque un errore e non si comprende, in realtà, quali cittadini dovrebbero investire i propri risparmi in azioni RAI, se non coloro che hanno un interesse politico. Sbagliata anche perché pensiamo che il servizio pubblico sia un bene prezioso che non deve essere privatizzato.
In conclusione, signor Presidente, attribuiamo molta importanza alla convergenza multimediale, alla creatività, alla dimensione culturale che il sistema dell’informazione dovrebbe costituire per il nostro Paese, ma non possiamo consentire che questo sia depredato; non possiamo consentire che tutto sia posto e concentrato nelle mani di pochissimi, perché il pluralismo è un bene essenziale della democrazia e l’imparzialità dell’informazione un diritto dei cittadini. (Applausi dai Gruppi Verdi-U e DS-U).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Pedrazzini. Ne ha facoltà.
Sono comprensibili le difficoltà del provvedimento vista la delicatezza della materia trattata, ma per coerenza va ricordato che questa necessità di regolamentazione non è un problema attuale. È incomprensibile come chi sta facendo oggi numerose critiche non abbia provveduto nella passata legislatura a predisporre una normativa migliore rispetto all’attuale, di modo che ora avremmo dovuto apportare solo delle modifiche.
Lasciamo stare però il passato. Oggi dobbiamo valutare le modifiche apportate dalla Camera dei deputati al testo al nostro esame. La prima di esse riguarda l’articolo 10, comma 3, che prevede l’inserimento del divieto per i minori di anni quattordici di partecipare a trasmissioni pubblicitarie; la seconda modifica, all’articolo 24, comma 1, lettera c) prevede l’eliminazione della deroga in fase di prima applicazione del regolamento che sarà formulato dall’Autorità per le garanzie nelle telecomunicazioni in favore delle emittenti radiofoniche, allo scopo di facilitare i termini e le procedure per il rilascio delle autorizzazioni.
Tali modifiche sono assolutamente marginali rispetto all’impianto del sistema e non alterano in alcun modo le caratteristiche del provvedimento; esse sono scaturite dal legittimo lavoro dell’opposizione che, pur di ritardare l’approvazione del provvedimento, ha presentato e sostenuto questi due emendamenti nonostante contraddicessero disposizioni introdotte al Senato in sede di Commissione.
A riprova della linea ostruzionistica utilizzata con queste modifiche, leggerò quanto affermato su un libro appena pubblicato, scritto da un nostro collega parlamentare della Camera: "Il Governo va sotto, come si dice in gergo, su due emendamenti brutti, sporchi e cattivi. Passa l’idea davvero peregrina di proibire la presenza di ragazzi sotto i 14 anni negli spot: e adesso, facciamo mangiare i biscotti Plasmon solo al nonno? E dei pannolini, che ne facciamo? Il fatto è che il merito degli emendamenti, chiaramente ostruzionistici e condannati all’oblio anche nella mente di chi li ha presentati, non ha nulla a che vedere con il voto d’Aula. (…) Se la prima volta a farne le spese sono stati i minori, la seconda tocca alla radio: viene silurato, con un emendamento ostruzionistico, quel che proprio l’opposizione aveva inserito per andare incontro alla precisa richiesta delle radio nazionali e dunque del gruppo Espresso. Sono i casi della vita: anziché votare a favore di emendamenti che avrebbero potuto migliorare davvero la legge, pezzi di maggioranza hanno fatto propri emendamenti senza senso."
Non dico, in questo caso, che la maggioranza abbia rilevato emendamenti senza senso; dico solo che questa è stata la formula ostruzionistica che si è continuata a portare avanti dalla Commissione in Aula, con circa 270 emendamenti (non ho quantificato con precisione quanti ne sono giunti in Aula e ne dovremo oggi sviluppare).
Da parte nostra, non abbiamo valutato in tal modo le modifiche apportate dalla Camera. Le riteniamo un’ulteriore sensibilizzazione sull’uso dei minori nelle varie forme della comunicazione.
D’altra parte, nessuno pretende che questa sia una legge perfetta: come tutte, viste le grandi novità che introduce, sarà nel tempo modificabile. Non è opportuno invece dilazionare nel tempo l’approvazione del provvedimento, visto che è ampiamente condivisa la necessità di regole in questo settore così importante per lo sviluppo dell’informazione. (Applausi dal Gruppo LP).
DONATI (Verdi-U). Allora bisogna cambiare la norma, se è sbagliata!
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Pellegrino. Ne ha facoltà.
L’UDC, già in occasione del precedente esame in Senato, ha fatto presenti alcune modifiche che riteneva di carattere strategico e che potevano tranquillamente essere immesse in un sistema che avrebbe garantito determinate situazioni.
Nel testo oggi in esame, come sottolineato dal senatore Pedrazzini, sono state apportate due modifiche assolutamente non sostanziali, che non andavano e non vanno minimamente ad intaccare l’impianto nella sua complessità.
Abbiamo ancora una volta registrato che questo disegno di legge è considerato non una legge, che può essere giusta o sbagliata, che potrà essere corretta o rivista, ma "la legge" su cui si prevedono scenari che definirei apocalittici per il futuro.
Non siamo nelle condizioni di accettare questo; abbiamo esaltato il ruolo delle opposizioni in maniera estremamente democratica, in particolare nella Commissione di merito.
Ribadisco che, dopo tutto quel che è stato detto, dopo tutti i confronti che si sono tenuti, siamo ancor più convinti che siano nostra intenzione e nostro interesse far sì che finalmente vada in porto il disegno di legge oggi in esame, che rappresenta uno strumento moderno, necessario, voluto e richiesto dalla grande maggioranza di questo Paese. Le innovazioni tecnologiche, come ha ricordato qualche mio collega, quali il digitale terrestre ed il SIC, tutto ciò che rappresenta la materia viva di questa legge, finalmente potranno trovare in questo Paese lo spazio che tutti si aspettano. (Applausi dai Gruppi UDC e AN).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Dato. Non essendo presente in Aula, si intende che abbia rinunziato ad intervenire.
È iscritto a parlare il senatore Menardi. Ne ha facoltà.
Come voi sapete, queste fasi procedurali sono state accompagnate da un lungo lavoro che ha impegnato i membri dei due rami del Parlamento in un approfondito esame di merito. E non poteva che essere così, trattandosi di materia che riguarda la televisione in particolare ma l’intero sistema delle comunicazioni e, quindi, il riassetto complessivo anche del sistema radiotelevisivo, con tutte le polemiche che la materia da decenni suscita nel Paese, non ultima l’urgenza di dare una risposta alla sentenza n. 466 del 2002 della Corte costituzionale che investe direttamente la RAI e Mediaset.
Oggi però possiamo affermare che coscienziosamente il Parlamento ha dedicato il giusto impegno all’esame del disegno di legge in titolo perché per la prima volta, dopo decenni di chiacchiere, con questo provvedimento offriamo al Paese una legge di sistema innovativa in un settore industriale importantissimo sotto il profilo sociale, economico, tecnologico e politico.
Si tratta di una legge che, come ha convenuto qualche sera fa in una trasmissione televisiva un autorevole giornalista, certo non di questa parte politica, Gad Lerner, rappresenta una riforma robusta.
I contenuti principali del disegno di legge sono ormai ampiamente conosciuti e puntano in particolare ad allargare il sistema di comunicazione al maggior numero di imprenditori della televisione e della carta stampata e ad estendere la platea degli utenti interattivi con l’utilizzazione della moderna tecnica del digitale terrestre.
In questo modo si vuole rispondere da una parte all’esigenza di garantire un maggiore pluralismo dell’informazione e dall’altra, contestualmente, offrire ai cittadini uno strumento attivo di comunicazione che sicuramente consente un ulteriore vantaggio democratico rispetto ad una informazione passiva, la sola oggi possibile con l’analogico.
Nella discussione all’interno delle Assemblee parlamentari questa impostazione è stata sancita nei tre passaggi ricordati. Anche oggi Alleanza Nazionale conferma il giudizio politico positivo già manifestato in passato, sostenendo nuovamente che nessuna legge, e tantomeno una legge sul sistema delle comunicazioni, può essere varata contro qualcuno perché deve essere una legge che tuteli soprattutto l’interesse dei cittadini.
Quelle forze politiche che negli anni non sono state capaci di approvare una legge che tutelasse proprio gli interessi di tutti i cittadini avrebbero voluto che noi oggi approvassimo un provvedimento punitivo per gli imprenditori indipendenti che hanno investito in questo settore.
Tuttavia, alla fine di questo lungo iter parlamentare il testo che ci giunge dalla Camera offre, rispetto a quello licenziato da quest’Assemblea, due modifiche: l’inserimento del divieto per i minori di anni quattordici di partecipare a trasmissioni pubblicitarie, stabilito dal comma 3 dell’articolo 10, e l’eliminazione della deroga in sede di prima applicazione del regolamento che sarà formulato dall’Autorità a favore delle radio, per facilitare i termini delle procedure per il rilascio delle autorizzazioni, stabilito dal comma 1, lettera c), dell’articolo 24.
Onorevoli senatori, come è evidente, sono modifiche che non alterano il vero contenuto della legge, che sono state volute e sostenute dall'opposizione per la sola ragione strumentale di ottenere se non una legge diversa almeno un provvedimento che fosse approvato oltre i limiti previsti dalla sentenza della Corte costituzionale.
Questa è la ragione per cui oggi in quest'Aula e prima in Commissione ci siamo trovati di fronte ad una dura opposizione che contraddicendo se stessa vorrebbe modificare un'altra volta questi ultimi due articoli che ci troviamo oggi ad esaminare.
Ho richiamato questa sentenza della Corte costituzionale; sembra di capire che proprio a questa opposizione non importa più di tanto qual è il testo: l'importante è che in qualche modo esso risulti punitivo per qualcuno. Pertanto, se qualche dubbio poteva rimanere sulla necessità di una sollecita approvazione di questa legge, mi sembra che sia stato definitivamente fugato. (Applausi dai Gruppi AN e FI).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Falomi. Ne ha facoltà.
I colleghi dell'opposizione che sono intervenuti prima di me hanno già motivato nel merito. Io voglio fare solo qualche considerazione di carattere politico su questo disegno di legge.
Innanzitutto devo sottolineare che come già è accaduto in molte altre occasioni in cui erano in gioco gli interessi personali del Presidente del Consiglio, anche questa volta è stato pesantemente compresso lo spazio a disposizione dell'opposizione per condurre la propria battaglia e per far valere le proprie ragioni.
Le procedure straordinarie, per così dire, alle quali siamo stati sottoposti quanto alla programmazione dei lavori e i tempi di discussione così ferocemente compressi, che limitano gravemente il diritto di parola dei senatori, sono soltanto il segno di una volontà di non confrontarsi, di non discutere, di non ascoltare le ragioni dell'opposizione.
Ho sentito qualche giorno fa in televisione il ministro Gasparri che, replicando a chi si faceva portavoce di queste critiche, diceva che questo provvedimento è in discussione da oltre un anno e quindi non si può sostenere che non vi è dibattito e che non vi è stato spazio per discutere. La verità è che se stiamo ancora discutendo di questo provvedimento, questo non è il risultato di una volontà di dialogo e di confronto vero da parte della maggioranza ma è semplicemente il risultato di incidenti di percorso che hanno rallentato la corsa all'approvazione del provvedimento.
Dopo l’esame del disegno di legge in seconda lettura qui in Senato, se non ci fosse stato l'incidente di percorso dovuto all'approvazione dell'emendamento dell’onorevole Giulietti ed altri alla Camera dei deputati, non credo che la discussione sarebbe stata ulteriormente sviluppata. Avremmo avuto una blindatura da parte della maggioranza e il disegno di legge sarebbe già stato approvato diversi mesi fa.
Se oggi il testo torna in quarta lettura e ne discutiamo, è perché alla Camera dei deputati ci sono stati altri incidenti di percorso che segnalano non soltanto la tenacia dell'opposizione nel far valere le proprie ragioni, ma anche il disagio profondo all'interno di settori della maggioranza, che si esprime attraverso il voto segreto.
La chiusura, la blindatura della discussione, è stato atteggiamento costante del Governo. Se stiamo ancora discutendo, ciò - ripeto - non nasce da una volontà politica dell'Esecutivo ed è grave che questa non si sia manifestata. Il messaggio del presidente della Repubblica Ciampi e le parole pronunciate in più occasioni dal Presidente del Senato hanno collocato la discussione sul riassetto del sistema radiotelevisivo sul terreno dei grandi temi istituzionali sui quali si deve sviluppare un confronto e si deve costruire un largo consenso; ciò nonostante il risultato è stato opposto.
Mi rivolgo a coloro i quali continuano ad invocare il dialogo sulle riforme istituzionali, ad esempio al senatore D'Onofrio che ha ribadito la necessità di un confronto sui grandi temi istituzionali: con l'approvazione di questa legge state mettendo una pietra tombale sulla possibilità di confronto. Rispetto ad una normativa che chiama in causa grandi princìpi democratici, come la libertà di espressione e il diritto di informazione dei cittadini, vi state comportando secondo una cupa e chiusa logica di maggioranza.
Voglio sottolineare il secondo aspetto politico di questa legge. Mi rivolgo ai colleghi di Alleanza Nazionale perché questa legge porta il nome di un loro Ministro, il ministro Gasparri. Mi stupisce il fatto che un partito, in questa fase fortemente impegnato - e perciò attraversato da gravi tensioni e lacerazioni interne - in un processo di superamento di ogni residuo illiberale, che possa far riferimento ad un passato totalitario, dia il nome e la faccia a una legge dal contenuto profondamente illiberale e fortemente lesivo di fondamentali princìpi democratici.
Questa legge colpisce infatti il principio del pluralismo favorendo l'accaparramento degli strumenti e delle risorse necessari a far funzionare il sistema informativo; è lesiva dei princìpi della concorrenza e va nella direzione opposta rispetto a una normativa ispirata da una logica e da princìpi liberali. È curioso che Alleanza Nazionale dia oggi la sua faccia e il suo nome a questo provvedimento.
Un'ultima considerazione riguarda il cammino della legge. Naturalmente noi ci batteremo, per quanto possiamo, in quest'Aula perché il testo torni alla Camera dei deputati e si guadagni tempo utile e necessario per riaprire un confronto vero e correggere seriamente difetti evidenti, che sono stati denunciati non solo in quest'Aula ma anche da personalità della cultura e del giornalismo non vicine alla nostra parte politica.
Auspichiamo che in sede di votazione degli emendamenti sia possibile qualche altro incidente di percorso, quale condizione politica per riaprire un confronto vero e serio. Non sappiamo ciò che accadrà; pensiamo che alla fine la maggioranza riuscirà comunque a far passare questa legge, ma sono convinto che la normativa non farà molta strada. Questa legge deve superare ancora molti esami: non mi riferisco soltanto alla firma del Capo dello Stato, che deciderà come sempre in piena coscienza e in piena autonomia, ma anche agli esami inevitabili dinanzi alla Corte costituzionale per le numerose violazioni di princìpi costituzionali e per gli aggiramenti delle stesse sentenze della Consulta.
Ci saranno nuovi esami a livello europeo per le evidenti contraddizioni, illustrate anche durante la discussione delle questioni pregiudiziali, con le direttive europee. Ricordo ai colleghi della maggioranza e del Governo che nel settembre scorso la Corte di giustizia europea ha emesso una sentenza molto significativa nella quale si afferma che se una legge di uno Stato nazionale europeo favorisce comportamenti anticoncorrenziali delle imprese, l’Autorità garante della concorrenza e del mercato ha l’obbligo di disapplicare tale legge. Ebbene, l’Autorità ha chiarito che questo provvedimento lede in più punti il principio della concorrenza.
Credo, pertanto, che questo disegno di legge non farà molta strada e che forse sarebbe più saggio farlo esaminare nuovamente dalla Camera dei deputati. (Applausi dai Gruppi DS-U e Mar-DL-U e del senatore Pagliarulo).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Grillo. Ne ha facoltà.
A me non sfugge il significato di queste decisioni per cui non mi soffermerò sulle modifiche introdotte dalla Camera dei deputati perché - come più volte affermato in Commissione - esse sono contraddittorie rispetto a norme che proprio su sollecitazione della minoranza erano state introdotte in seconda lettura in 8a Commissione al Senato.
La dimostrazione plastica che ci troviamo di fronte ad un legittimo ostruzionismo è proprio questa: in Commissione al Senato in seconda lettura, raccogliendo suggerimenti e proposte della minoranza, abbiamo introdotto alcune norme che alla Camera sono state rinnegate dalla stessa minoranza che le aveva volute al Senato; con l’aiuto di quelli che in gergo sono definiti "franchi tiratori" esse sono diventate norme che hanno impedito l’approvazione in terza lettura del provvedimento.
Però, poiché alcuni colleghi, da ultimo il senatore Falomi, hanno ripreso argomenti, per la verità già approfonditi nel corso della precedente discussione, e sono arrivati a bollare questo disegno di legge come un provvedimento dai contenuti illiberali e antidemocratici mi sia consentito svolgere un ragionamento politico cercando non di affidarmi a schematismi ideologici, a luoghi comuni, a slogan o a ordini venuti da chissà chi per tenere in piedi una logica fatta di sostanza e di contenuti.
Signor Presidente, non c’è dubbio che in questo anno di dibattito parlamentare le polemiche sono state durissime. Lo scontro su queste norme è stato violento, in Parlamento e fuori. Basta rileggere le numerose pagine dedicate dai quotidiani all’argomento.
Ma del resto di cosa stupirci, signor Presidente? Anche nel 1990, quando venne approvata la legge Mammì, ci furono cinque Ministri che diedero le dimissioni. Nel 1996, con il Governo dell'Ulivo, voglio ricordare che ci vollero due anni e mezzo di lavoro di una Commissione bicamerale presieduta dall'onorevole Napolitano per cercare di far camminare una norma, la legge Maccanico, che, ancorché approvata dal Parlamento, non mi pare abbia il merito di essere una norma di sistema.
Tuttavia, signor Presidente, se questo è vero, credo che la violenza delle polemiche politiche non può e non deve impedire di cogliere gli elementi positivi che per l'intero sistema radiotelevisivo sono presenti in questo provvedimento. Nessuno nega che questa sia una proposta di sistema, che affronta questioni che da anni si chiedeva venissero affrontate e risolte.
C'è un ridisegno complessivo del sistema radiotelevisivo nel provvedimento in esame; ci sono norme per aumentare la competitività del settore; c'è un evidente incremento sostanziale, reale e futuro del pluralismo; c'è un'accelerazione dell'innovazione tecnologica; c'è una proposta di riforma del servizio pubblico televisivo.
Ma c'è soprattutto un altro aspetto che voglio sottolineare, signor Presidente, perché questa è certamente un'affermazione politica: la faziosità di chi non si è sforzato di entrare nel merito delle norme proposte non ha colto, un elemento che va, a mio parere, considerato in modo estremamente attento. Questa legge, signor Presidente, diversamente dalle due precedenti normative che ho ricordato, le quali si erano limitate a fotografare la situazione esistente, e - voglio andare più in là - a legittimare situazione prodottesi nel tempo (perché così fu nel 1990 e nel 1997), guarda al futuro, indicando prospettive dinamiche, all'interno delle quali le imprese dovranno compiere investimenti robusti, se vorranno adeguare la loro capacità alle logiche del mercato europeo e mondiale.
Presidenza del vice presidente SALVI
(Segue GRILLO). È curioso, è molto curioso che queste polemiche abbiano riguardato soprattutto la realtà di oggi, la condizione di un duopolio che nessuno nega esistere oggi in Italia, senza cogliere tuttavia le opportunità che proprio nel futuro verranno offerte all'ingresso di nuovi soggetti protagonisti del settore. Ed è molto curioso che sia stata proprio la sinistra, la minoranza di quest'Assemblea, a non cogliere questo aspetto, a non capire, cioè, che il duopolio oggi esistente non si supera mutilando le capacità produttive di RAI e Mediaset, facendo diventare cioè meno forti le due imprese più importanti del mercato nazionale.
Il duopolio nell'era del digitale, a parer mio e nostro, si può superare solo creando le condizioni normative affinché in questo mercato facciano ingresso nuovi soggetti che dispongono di un potenziale finanziario, tecnologico, organizzativo tale da far aumentare la concorrenza del sistema stesso.
Qualcuno, colleghi senatori, è disposto in quest'Aula ad affermare che Telecom, che fattura 60.000 miliardi di vecchie lire, e Sky di Rupert Murdoch, che fattura migliaia di miliardi, non siano in queste condizioni? Qualcuno è disposto ad ammettere che l'ingresso di Telecom, che ha già due televisioni, o di Murdoch, che in questi giorni sta coprendo molti spazi televisivi, non sia rappresentativo di queste condizioni? Io credo proprio di no!
E allora, cari colleghi dell'opposizione, è su questo piano che divergiamo nella valutazione politica, perché tutta l'attenzione che voi ponete è rivolta all'oggi, mentre gli sforzi che noi compiamo sono invece rivolti ad un futuro prossimo, che è dietro l'angolo. Ecco, è su questo piano che le nostre intese vengono rifiutate dalla minoranza, secondo la mia opinione in maniera preconcetta, vorrei dire in maniera ideologica.
Infatti, signor Presidente, in questi mesi di dibattito la sinistra ha rifiutato un confronto su cosa accadrà nel futuro. Certo, in questo è stata aiutata dalla carta stampata e varrebbe la pena - quest’oggi forse non c’è il tempo - chiederci perché i quotidiani continuano a perdere lettori e qual è il loro ruolo futuro. Abbiamo già discusso in Commissione della possibilità di svolgere un’indagine conoscitiva per cercare di capire come andare loro incontro, perché secondo me essi finora hanno solo denunciato in maniera rumorosa la loro impotenza, la loro incapacità a proporre nuove iniziative per recuperare le quote di lettori che stanno perdendo per strada.
Comunque, dicevo che la sinistra ha rifiutato un confronto su cosa accadrà nel futuro, questo perché è stato facile incassare il guadagno di una polemica politica basata su un presupposto falso, cioè che nei prossimi anni, nonostante l’avvio del digitale, nulla cambierà negli equilibri del mercato, e così RAI e Mediaset potranno continuare a dominare indisturbate l’informazione radiotelevisiva del nostro Paese. Ma questo, ripeto, è falso; significa confondere la staticità con il dinamismo, confondere il presente con il futuro, in un mercato fortemente dinamico, nel quale il dinamismo economico e sociale è financo visibile da persone che non siano disposte, ovviamente per pregiudizio, a negarne la realtà.
Prendiamo, signor Presidente, uno dei nodi politici più dibattuti, su cui si è maggiormente polemizzato, quello del pluralismo, ricordato dal presidente Ciampi. L’opposizione ha sostenuto che questa legge non favorisce il pluralismo, penalizzandolo e privilegiando il duopolio. Orbene, a parte il fatto che, come ho detto, ci sono già quattro poli in Italia, non soltanto due, perché la Telecom è presente nella TV analogica con due concessioni, in fase sperimentale nella TV digitale terrestre ed è socio di minoranza nella piattaforma monopolistica di pay-tv, mentre Sky è monopolista nella pay-tv, a parte ciò, dicevo, sono sfuggite ai nostri colleghi almeno tre osservazioni che io, in modo sintetico ma puntuale, signor Presidente, vorrei riprendere.
La prima è la seguente. Vi voglio ricordare che nella legge che ci accingiamo a votare l’esigenza di garanzia del pluralismo informativo e di imparzialità e parità di accesso, anche in ossequio alle giuste istanze di equilibrio tra maggioranza e minoranza, viene garantita con la norma all’articolo 6, commi 1 e 2, dove si prevede una sorta di par condicio permanente, signor Presidente, anche fuori dai periodi elettorali, e si definiscono tutte le TV, private e pubbliche, come esercenti un servizio di interesse generale con compiti di pubblico servizio.
Sempre con il disegno di legge Gasparri si permette l’accelerazione del digitale terrestre, ma ciò che la sinistra non ha voluto ricordare, perché non le piace assumersi le responsabilità alle quali, viceversa, noi intendiamo richiamarla, è che questo disegno di legge che porta il nome del ministro Gasparri appare ed è un passo dovuto a seguito dell’approvazione della legge n. 66 del 2001. (Commenti del senatore Falomi).
Certo, caro collega, perché la legge n. 66 del 2001, approvata con il secondo Governo Amato, stabilisce tempi e modalità del passaggio al digitale terrestre e ha scelto il digitale terrestre come approccio basato sugli investimenti e le attività degli operatori già presenti nel settore. E perché il legislatore aveva fatto quella scelta nel 2001? È ovvio, perché l’Italia è diversa dagli altri Paesi europei: in Italia, a differenza del resto d’Europa, il cavo è assente come tecnologia trasmissiva per la televisione; in Italia il satellite è molto meno sviluppato che nel resto d’Europa; in Italia, a differenza di tutti gli altri Stati d’Europa, non esiste una sola frequenza televisiva libera che lo Stato italiano possa mettere a disposizione di nuovi operatori per dedicarla ad emissioni di televisione digitale terrestre. In nessun Paese esistono 700 televisioni locali che trasmettono via etere oltre alle televisioni nazionali.
E allora tutto questo la sinistra finge di non saperlo, di non ricordarlo perché non le fa comodo riconoscere che questa legge è la prosecuzione della legge voluta dal Governo di centro-sinistra nel 2001.
La realtà qual è, signor Presidente? La realtà è che il digitale terrestre, la moltiplicazione delle offerte che esso consentirà, con l’evidente incremento del pluralismo, sono davvero la chiave di volta su cui si fonda l’intero impianto della legge.
L’impianto della legge, poi, non è una scelta di comodo né di facciata né improvvisata secondo i fini; si tratta di una scelta strategica per un settore nel quale affrontare finalmente con anticipo, e non solo, come al solito, rincorrendo gli eventi, un passaggio inevitabile, che sarà simile al passaggio dal bianco e nero al colore, all’introduzione delle pay-tv, all’invenzione di Internet o dei telefonini cellulari, qualcosa cioè che segnerà il cambiamento culturale e sociale anche del nostro Paese nella direzione di un vero e proprio processo di alfabetizzazione tecnologica di massa. Questi sono i temi che dovevamo discutere ed approfondire, ed è in questa situazione futura che si colloca la possibilità di alimentare, migliorare e aumentare il pluralismo dell’informazione televisiva.
Signor Presidente, ancora un’osservazione sempre a proposito del pluralismo, anche questa totalmente dimenticata negli interventi dei colleghi della minoranza: la legge Gasparri offre per la prima volta una prospettiva futura alle televisioni locali. Le televisioni locali, infatti, in Italia sono più di seicento. Bene, per la prima volta viene offerto un quadro legislativo di ampio respiro che garantisce piena dignità al sistema locale con un intervento legislativo organico in grado di porre fine alla situazione di precarietà, favorendo così la crescita delle imprese e la regionalizzazione del settore.
Le norme sulle TV locali offrono scenari e spazi di mercato nuovi al sistema dell’emittenza locale, perché per la prima volta vengono rimossi i limiti alle proprietà e alle dimensioni di bacino che nel passato hanno impedito al settore di competere con una relativa parità di condizioni.
In tal modo, signor Presidente - questo è stato totalmente ignorato - nel prossimo futuro, approvata la legge, se 10, 11 o 12 televisioni locali in ambito regionale si potranno mettere insieme per realizzare un circuito nazionale di tutto rispetto attraverso l’interconnessione, sarà possibile fare concorrenza anche alle tv nazionali. Questa mi pare una cosa altrettanto importante da dire.
Ancora un’osservazione, signor Presidente: un altro degli argomenti che la minoranza ha utilizzato per definire illiberale e in un certo senso strana questa legge, fatta su misura per un determinato gruppo, è l’argomento SIC, il sistema integrato delle comunicazioni. Credo che queste polemiche abbiano finito per impedire di vedere (a chi non ha voluto vederla, evidentemente) una cosa che invece voglio ricordare. La senatrice Dato ha seguito con attenzione il dibattito e spero vorrà dedicare un po’ di attenzione a quello che sto dicendo.
Per stabilire le nuove norme antitrust - voglio evidenziarlo, signor Presidente, perché anche questo è un particolare che stranamente è rimasto avvolto nella nebbia - la legge che stiamo per votare ribadisce che le posizioni dominanti non devono costituirsi solo a livello di SIC, ma anche nei singoli mercati che compongono lo stesso SIC, compreso quindi il settore televisivo.
Questo vuol dire che, anche nell’ambito del futuro SIC, qualora l’Antitrust notasse che nel settore televisivo (che è un sub-settore del nuovo settore che si chiamerà SIC) si costituissero posizioni dominanti, può intervenire; secondo quanto stabilito al comma 2 dell’articolo 14 e al comma 2 dell’articolo 15. Questo, signor Presidente, significa che il ruolo dell’Antitrust potrà esplicarsi comunque attraverso tutte le iniziative previste, pur in presenza della costituzione del SIC, se solo si dovesse accorgere che in un sub-settore, quale quello dell’informazione televisiva, si dovessero consolidare posizioni dominanti, che è né più né meno ciò che può accadere quest’oggi.
Signor Presidente, la filosofia del SIC è finalizzata a superare il nanismo delle imprese, nonché una cultura che fino a ieri ha impedito la crescita del sistema.
Con questa impostazione si sono considerati complessivamente gli investimenti che le imprese, i cittadini e la pubblica amministrazione effettuano nel settore della comunicazione. Si è giustamente considerato un unico settore ciò che riguarda TV, radio, stampa, editoria, cinema, musica e Internet riconoscendo questo, come è già nei fatti, un sistema integrato. (Richiami del Presidente).
Signor Presidente, svolgerò ancora un’osservazione e mi avvio a concludere.
PRESIDENTE. Senatore Grillo, il suo tempo sta scadendo; se ne ha bisogno, posso concederle qualche minuto ancora.
GRILLO (FI). Mi basterà un minuto, signor Presidente.
Avrei potuto ribadire le questioni che riguardano la riforma del servizio pubblico e la sua privatizzazione oppure recuperare alcune delle polemiche forti di alcuni editori, i quali si sono lamentati di essere stati ignorati da questa norma.
Mi limiterò soltanto a sottolineare una questione, il rispetto che questa norma ha della sentenza della Corte costituzionale, perché i colleghi della minoranza non dicono ciò che è avvenuto nel corso del dibattito.
Proprio per affinare questa proposta di legge e metterla in linea con il dettato della Corte costituzionale, abbiamo modificato l’articolo 25 riscrivendolo totalmente a seguito della discussione parlamentare e adeguandolo ancor più alle istanze di pluralismo e di effettivo allargamento delle risorse tecnologiche disponibili.
L’effettivo avvio di reti digitali al 50 per cento al 31 dicembre dovrà essere realizzato ed entro lo stesso termine dovrà essere realizzata la trasmissione di nuovi programmi diversi da quelli analogici. La disponibilità sul mercato di decoder a prezzi accessibili, come è noto, è garantita con un congruo stanziamento previsto nella legge finanziaria che la Camera dei deputati sta licenziando.
Per questi motivi, signor Presidente, concludendo il mio intervento non posso che ribadire la bontà della proposta oggi al nostro esame. (Applausi dal Gruppo FI e del senatore Carrara. Congratulazioni).
Ha facoltà di parlare il ministro delle comunicazioni, onorevole Gasparri.
Si tratta quindi di un testo che è stato ampiamente analizzato, radiografato, discusso, apprezzato e anche, come tutte le cose importanti, contestato.
Accettiamo e comprendiamo le critiche, anche se talvolta i toni di talune sono francamente eccessivi e a volte privi di quella coerenza di fondo che sarebbe necessaria, e ringraziamo ovviamente per i giudizi positivi.
Non svolgerò un lungo intervento perché quel che hanno detto questa mattina molti colleghi della maggioranza, tra i quali il presidente Grillo e tanti altri che sono intervenuti, ha riassunto i termini della questione.
Voglio ricordare che il passaggio al sistema digitale terrestre è stato sancito dalla legge n. 66 del 2001, voluta e sostenuta da uno schieramento ampio, ma soprattutto da un Governo e una maggioranza di centro-sinistra.
Potrei indulgere ed infierire, ricordando ad autori di libri che hanno detto, in quest’Aula del Senato, mirabilia del passaggio al sistema digitale nel 2006. Non c’è bisogno di pubblicare libri; basta andare a riprendere gli atti del Senato per trovare parole di Rognoni e di tanti altri che descrivevano il passaggio al sistema digitale per la fine del 2006 come una importante scadenza per promuovere progresso, sviluppo e benessere. Quando una data e un processo di trasformazione sono auspicati dal centro-sinistra sono validi, mentre quando qualcun altro vuol proseguire quel cammino, le cose non vanno più bene.
La coerenza non è un obbligo, e comunque gli atti parlamentari sono stampati ed esistono per fotografare l’incoerenza, la strumentalità e la scarsa attendibilità di alcune valutazioni.
Riteniamo che la digitalizzazione del sistema radiotelevisivo rappresenti un traguardo importante che attraversa - come dimostrano il decreto-legge n. 5 del 2001 ed il disegno di legge in esame - le epoche, le legislature, i Governi, le maggioranze.
Voglio inoltre ricordare che qualche settimana fa, durante un incontro tra i Governi francese e tedesco, presieduto dal presidente Chirac e dal cancelliere Schröder, la digitalizzazione delle reti radiotelevisive è stata riconosciuta come una assoluta priorità nell’ambito del piano infrastrutture che la Presidenza ha sollecitato all’Unione Europea, al fine di reperire finanziamenti dalla BEI e da altre istituzioni europee. Quindi, o Chirac e Schröder sono al servizio di non so quale disegno italiano riguardante qualche indefinito beneficiario, oppure la digitalizzazione del sistema radiotelevisivo rappresenta realmente un dato di tutta evidenza, per tutto quello che, attraverso la televisione in particolare, si potrà diffondere circa l’e-government, la telemedicina e tante altre attività utili per il cittadino.
PETRINI (Mar-DL-U). Basta!
GASPARRI, ministro delle comunicazioni. Pertanto, stiamo seguendo una direzione condivisa ampiamente in Europa che i Governi di Paesi di vario orientamento indicano e che l’Italia - per meriti pregressi e per questo provvedimento che meglio scandisce tappe intermedie, obiettivi, realizzazione del passaggio al digitale - può cogliere prima.
Questa legge consentirà agli editori dei giornali di entrare nel settore televisivo senza i pali, i paletti, i lacci e i lacciuoli che oggi vigono, ed il mercato radiotelevisivo verrà aperto ad altri soggetti. Questa legge, introducendo la digitalizzazione, favorirà la moltiplicazione di canali, di spazi e di pluralismo, secondo un percorso che in Italia è costante.
Quando sono nato esisteva un solo canale della televisione pubblica, un monopolio reale di alcuni. Le reti pubbliche della RAI sono state poi moltiplicate, e alcune forse sono nate in ragione di una lottizzazione politica piuttosto che di un progresso tecnologico; abbiamo quindi assistito all’avvento delle televisioni commerciali nazionali e delle televisioni locali, che rappresentano la ricchezza della democrazia di cui questo provvedimento si occupa, auspicandone la crescita ed il rafforzamento sulla base di proposte avanzate proprio durante il dibattito parlamentare dal quale è scaturita la formulazione di un articolo apposito.
Ritengo che oggi il pluralismo sia ampiamente garantito con il disegno di legge in esame ed il sistema digitale potrà fare ancora di più. Già attualmente i poli non sono più due, ma tre: non dimentichiamo quello di televisione analogica, che come editore ha alle spalle una delle aziende più grandi del Paese, la Telecom, che opera ne La7 e potrebbe sicuramente investire maggiormente nel settore televisivo. Ricordo ancora che Murdoch opera nella televisione satellitare.
Dobbiamo quindi pensare a limiti antitrust, che il sistema integrato della comunicazione pone, che evitino non solo posizioni dominanti in Italia, ma anche il nanismo imprenditoriale e la conseguente colonizzazione del sistema multimediale italiano.
Dobbiamo aprire le porte a tutte le forze di mercato, agli editori e agli operatori internazionali, i quali, peraltro, investendo in Italia, possono portare ricchezza e creare lavoro, ma dobbiamo anche impedire che i giganti che entrano dall’estero in casa nostra incontrino dei nani. Ricordiamo che le entrate di RAI o Mediaset sono la metà di quelle della BBC e che queste aziende, inserite in uno scenario internazionale, riproducono quell’effetto Gulliver in base al quale qualcuno sembra un gigante rispetto ai nani, ma è un nano se rapportato a realtà più grandi.
La competizione, inoltre, non si attiva solo sul mercato interno, perché operatori internazionali possono legittimamente entrarvi. L’Italia deve presentare, quindi, anche aziende e gruppi in grado di competere.
Riteniamo pertanto che anche le norme antitrust contenute nel disegno di legge in esame consentano di combattere posizioni dominanti, stabiliscano soglie chiare e permettano anche la nascita di gruppi in grado di competere su uno scenario più vasto.
Ci siamo occupati del problema dei minori dando maggiore forza al codice di autoregolamentazione e dedicando al tema una specifica norma, anche questa scaturita dal dibattito parlamentare. Si è tratto quindi di un ulteriore segnale importante.
Si avvia un processo di privatizzazione della RAI. In merito, non ho ben compreso la posizione della minoranza: siamo stati criticati sia da chi ritiene eccessiva la proposta da noi avanzata sulla base dei modelli della legge Ciampi-Draghi, già applicati ad ENEL ed ENI, sia da chi ritiene che facciamo troppo poco.
Il centro-sinistra non è stato in grado di assumere una posizione unitaria sul tema. Ne prendiamo atto, non è grave. Noi però abbiamo cercato di avviare un processo che consente non solo la dismissione di quote dell’uno per cento ma, a partire dal 2006, di cedere anche rami di azienda (è scritto nella legge).
Quindi, ci potrà essere anche una privatizzazione di intere reti che con il sistema digitale, moltiplicandosi, consentiranno al servizio pubblico di avere un suo nucleo forte di presenza e al mercato di avere reti e spazi a disposizione.
Riteniamo che su questa legge gravino certamente aspetti politici polemici, pregiudizi che non sempre hanno consentito un dibattito sereno. Per quanto riguarda la RAI, la nomina del vertice di questa azienda - lo voglio ribadire in Aula - è confermata in Parlamento; non solo: il presidente della RAI, con questa legge, potrà scaturire solo dalla designazione dei due terzi della Commissione parlamentare di vigilanza.
Si tratta di un meccanismo di garanzia che oggi non c'è, perché attualmente le nomine sono affidate ad alte cariche dello Stato, che esercitano con la massima saggezza il loro mandato in tutte le varie fasi; tuttavia, l'ancoraggio a una maggioranza qualificata parlamentare che scaturirà da questa legge è un meccanismo di garanzia ancora meglio scandito ed è un aspetto che penalizza la maggioranza, la quale si spoglia del potere di prevalenza che pure nascerebbe da un principio di democrazia. Poiché, però, l'aspetto dell'informazione attiene valori fondamentali costituzionali e di libertà, riteniamo che una maggioranza qualificata, per quanto concerne la presidenza della RAI, sia un dato importante ed essenziale che non è stato valutato.
Le discussioni si protraggono da molto tempo e i nostri punti di vista sono noti. Si insiste dicendo che se non si approverà questa legge, Rete 4 sarà trasmessa solo sul satellite: si dimentica però di dire che, in base alla citata sentenza della Corte costituzionale, la RAI perderebbe 150 milioni di euro di introiti. Questo non viene detto, ma rappresenterebbe un grave squilibrio per l'azienda pubblica, con la conseguenza di un suo indebolimento.
Riteniamo che i princìpi di carattere costituzionale e le sentenze siano ampiamente rispettati, compresa la sentenza n. 466 del 2002, che indica in uno scenario tecnologico diverso, qual è quello del digitale terrestre, la possibilità di parametri e limiti diversi.
Riteniamo quindi di aver ampiamente rispettato i princìpi costituzionali, le sentenze della Corte costituzionale, le direttive europee, spesso invocate impropriamente non accorgendosi che sono già in vigore in Italia. Il nostro Governo, grazie al parere del Parlamento, ha varato la scorsa estate il nuovo codice delle comunicazioni elettroniche, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 15 settembre, operativo in Italia. Siamo tra gli otto Paesi europei che hanno già recepito alcune direttive europee, non recepite da altri Stati d'Europa, taluni perfino fondatori dell'Unione europea. Quelle direttive, che riguardano la comunicazione elettronica, sono già vigenti nel nostro Paese con altro provvedimento, a dimostrazione che siamo europeisti nei fatti e non solo nelle parole.
Mi rendo conto che intorno a questa legge si concentrano passioni e pulsioni di varia natura: abbiamo la coscienza di aver condotto un buon lavoro in Parlamento, discutendone a lungo. Questo provvedimento è stato sottoposto a circa diecimila votazioni, tra Commissioni e Aula: tutto si può dire, tranne che non sia stato discusso, analizzato, radiografato.
Proseguiamo con serenità e con buona coscienza il nostro lavoro, rimettendoci ai giudizi che il Senato vorrà esprimere. (Applausi dai Gruppi AN, FI, LP e UDC e del senatore Carrara).
"La Commissione programmazione economica, bilancio, esaminati gli emendamenti relativi al disegno di legge in titolo, esprime, per quanto di competenza, parere non ostativo, ad eccezione delle proposte 24.234 e 24.239, sulle quali il parere di nulla osta è reso a condizione, ai sensi dell'articolo 81 della Costituzione, dell'inserimento, rispettivamente, dopo le parole "adozione" e "promozione", delle seguenti: ", senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica,"".
Do lettura del parere espresso dalla 1a Commissione permanente sul disegno di legge in esame: "La Commissione, esaminati gli emendamenti al disegno di legge in titolo, esprime, per quanto di competenza, parere non ostativo".
Onorevoli colleghi, comunico che, con riferimento all'articolo 10 sono inammissibili i seguenti emendamenti: ai sensi dell'articolo 100, comma 8, del Regolamento, in quanto privi di portata modificativa: 10.141, 10.142, 10.151, 10.160, 10.161, 10.164, 10.165, 10.166, 10.167, 10.176, 10.205; ai sensi dell'articolo 104 del Regolamento, in quanto riferiti a parti non modificate dalla Camera dei deputati: 10.172, 10.173, 10.261, 10.283, 10.284.
Con riferimento all'articolo 24 sono da ritenere ammissibili,
ai sensi dell'articolo 104 del Regolamento, solo quegli emendamenti volti ad
introdurre, in diretta correlazione con la norma soppressa dalla Camera dei
deputati, puntuali limitazioni di natura temporale o sostanziale alla disciplina
contenuta nella lettera c) del comma 1 del medesimo articolo 24. Sono
pertanto inammissibili i seguenti emendamenti: da 24.162 a 24.182; da 24.184 a
24.191; da 24.193 a 24.222; da 24.224 a 24.240.
Procediamo all'esame degli articoli, nel testo comprendente le modificazioni apportate dalla Camera dei deputati.
Ricordo che gli articoli da 1 a 9 non sono stati modificati dalla Camera dei deputati.
Passiamo all'esame dell'articolo 10, sul quale sono stati presentati emendamenti, da intendersi illustrati.
Invito il rappresentante del Governo a pronunziarsi sugli emendamenti in esame.
DE PETRIS (Verdi-U). Chiediamo la votazione a scrutinio segreto.
PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione a scrutinio segreto, avanzata dalla senatrice De Petris, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.
(La richiesta risulta appoggiata).
Votazione a scrutinio segreto
PRESIDENTE. Indìco, ai sensi dell'articolo 113, comma 4, del Regolamento, la votazione a scrutinio segreto, mediante procedimento elettronico, della prima parte dell'emendamento 10.100, presentato dalla senatrice De Petris e da altri senatori, fino alla parola "spot".
I senatori favorevoli voteranno sì; i senatori contrari voteranno no; i senatori che intendono astenersi si esprimeranno di conseguenza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Ripresa della discussione del disegno di legge n. 2175-B
PRESIDENTE. Risultano pertanto preclusi la restante parte dell'emendamento 10.100, nonché gli emendamenti 10.101, 10.102, 10.103 e 10.104.
Passiamo alla votazione della prima parte dell'emendamento 10.105.
DE PETRIS (Verdi-U). Chiediamo la votazione a scrutinio segreto.
PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione a scrutinio segreto, avanzata dalla senatrice De Petris, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.
(La richiesta risulta appoggiata).
Votazione a scrutinio segreto
PRESIDENTE. Indìco, ai sensi dell'articolo 113, comma 4, del Regolamento, la votazione a scrutinio segreto, mediante procedimento elettronico, della prima parte dell'emendamento 10.105, presentato dal senatore Falomi e da altri senatori, fino alla parola "per".
I senatori favorevoli voteranno sì; i senatori contrari voteranno no; i senatori che intendono astenersi si esprimeranno di conseguenza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Ripresa della discussione del disegno di legge n. 2175-B
PRESIDENTE. Risultano pertanto preclusi la restante parte dell'emendamento 10.105 e l'emendamento 10.106.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 10.107, identico all'emendamento 10.108. (Brusìo in Aula. Il Presidente invita l'Assemblea a seguire con attenzione lo svolgimento dei lavori).
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DONATI (Verdi-U). Signor Presidente, avendo compreso perfettamente quali erano gli emendamenti in votazione, ho alzato la mano per chiedere la verifica del numero legale.
Verifica del numero legale
(La richiesta risulta appoggiata).
Invito pertanto i senatori a far constatare la loro presenza mediante procedimento elettronico.
(Segue la verifica del numero legale).
Il Senato è in numero legale.
Ripresa della discussione del disegno di legge n. 2175-B
PRESIDENTE. Metto ai voti l'emendamento 10.107, presentato dal senatore Montino e da altri senatori, identico all’emendamento 10.108, presentato dal senatore Fabris e da altri senatori.
Non è approvato.
Passiamo alla votazione dell’emendamento 10.109.
DE PETRIS (Verdi-U). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.
PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dalla senatrice De Petris, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.
(La richiesta risulta appoggiata).
Votazione nominale con scrutinio simultaneo
PRESIDENTE. Comunico che da parte del prescritto numero di senatori è stata chiesta la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 10.109, presentato dal senatore Montino e da altri senatori
Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.
I senatori favorevoli voteranno sì; i senatori contrari voteranno no; i senatori che intendono astenersi si esprimeranno di conseguenza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Ripresa della discussione del disegno di legge n. 2175-B
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 10.110.
Verifica del numero legale
DE PETRIS (Verdi-U). Chiediamo la verifica del numero legale.
PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.
(La richiesta risulta appoggiata).
Invito pertanto i senatori a far constatare la loro presenza mediante procedimento elettronico.
(Segue la verifica del numero legale).
Il Senato è in numero legale.
Ripresa della discussione del disegno di legge n. 2175-B
PRESIDENTE. Metto ai voti l'emendamento 10.110, presentato dal senatore Brutti Paolo e da altri senatori.
Non è approvato.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 10.111.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
BRUTTI Paolo (DS-U). Signor Presidente, con questo emendamento iniziano una serie di proposte tese a riportare nel testo i contenuti principali del codice di autoregolamentazione delle trasmissioni televisive per i minori, in quanto la norma introdotta all’articolo 10 prevede semplicemente che l’impiego di minori di anni quattordici in programmi televisivi sia vietato per messaggi pubblicitari e spot, rinviando tutto il resto ad un futuro regolamento. A noi proponenti l’emendamento 10.111 è sembrato opportuno specificare meglio l’ambito nel quale individuare il divieto ed i limiti entro i quali contenere l’intervento regolamentare.
Viene allora richiesto dall’emendamento di premettere alle parole ", oltre che essere vietato per messaggi pubblicitari e spot" le seguenti: "suscettibili di pregiudicare il loro sviluppo fisico, psichico e morale" in modo da specificare che comunque l’impiego dei minori deve avvenire in modo tale da non pregiudicare il loro sviluppo fisico, psichico e morale.
È una precauzione che vogliamo inserire partendo dalla considerazione che si tratta di minori di anni quattordici, che attraversano quindi un momento particolare della crescita e che presentano ancora una formazione psichica non completamente definita. Il fatto di essere impiegati all’interno di trasmissioni televisive già difficili e complesse da realizzare anche per gli adulti crea, per giovani di quella età, problematiche del tutto particolari.
Per questo motivo si chiede che nel regolamento si tenga particolarmente conto di questo elemento, che è contenuto - torno a dire - nel codice di autoregolamentazione, ma che in questa norma non viene preso in nessuna considerazione.
Chiedo perciò anche alla maggioranza, di cui so molti componenti non insensibili a questo tipo di problema, di superare il blocco imposto di andare al voto di questi emendamenti senza valutazioni di merito e di osservarli invece attentamente appoggiando l'idea che questo articolo e questa legge si possano migliorare, almeno laddove si toccano problemi delicati, come quello dello sviluppo armonico dei minori.
DE PETRIS (Verdi-U). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DE PETRIS (Verdi-U). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.
(La richiesta risulta appoggiata).
Votazione nominale con scrutinio simultaneo
PRESIDENTE. Comunico che da parte del prescritto numero di senatori è stata chiesta la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 10.111, presentato dal senatore Falomi e da altri senatori.
Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.
I senatori favorevoli voteranno sì; i senatori contrari voteranno no; i senatori che intendono astenersi si esprimeranno di conseguenza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Ripresa della discussione del disegno di legge n. 2175-B
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione della prima parte dell'emendamento 10.112.
Verifica del numero legale
DE PETRIS (Verdi-U). Chiediamo la verifica del numero legale.
PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.
(La richiesta risulta appoggiata).
Invito pertanto i senatori a far constatare la loro presenza mediante procedimento elettronico.
(Segue la verifica del numero legale).
Il Senato è in numero legale.
Ripresa della discussione del disegno di legge n. 2175-B
PRESIDENTE. Metto ai voti la prima parte dell'emendamento 10.112, presentato dal senatore Brutti Paolo e da altri senatori, fino alla parola "che".
Non è approvata.
Risultano pertanto preclusi la restante parte dell'emendamento 10.112 e gli emendamenti 10.113 e 10.114.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 10.115.
DE PETRIS (Verdi-U). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.
PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dalla senatrice De Petris, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.
(La richiesta risulta appoggiata).
Votazione nominale con scrutinio simultaneo
PRESIDENTE. Comunico che da parte del prescritto numero di senatori è stata chiesta la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 10.115, presentato dal senatore Falomi e da altri senatori.
Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.
I senatori favorevoli voteranno sì; i senatori contrari voteranno no; i senatori che intendono astenersi si esprimeranno di conseguenza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Ripresa della discussione del disegno di legge n. 2175-B
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 10.116.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FALOMI (DS-U). Signor Presidente, questo emendamento cerca di qualificare le trasmissioni televisive per le quali vi sia un meccanismo di divieto. È ovvio che si può sostenere che l’emendamento è pleonastico perché i codici di autoregolamentazione in qualche modo già contengono le disposizioni che qui si vogliono sancire con la forza della legge. Io ricordo, però, che proprio qualche giorno fa il Comitato di applicazione del codice di autoregolamentazione TV e minori ha lamentato le serie violazioni che, nonostante la sottoscrizione del codice da parte di numerosi emittenti radiotelevisive, si sono registrate.
Il presidente dell'Osservatorio sui diritti dei minori, Marziali, ha detto che il codice è sostanzialmente lettera morta e che è stato violato innumerevoli volte.
Quindi, non riteniamo pleonastico quest’emendamento; cerchiamo di dare più forza a norme che attualmente sono affidate, come si suol dire, al buon cuore delle emittenti, le quali, pur sottoscrivendo degli impegni, poi li disattendono.
DE PETRIS (Verdi-U). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DE PETRIS (Verdi-U). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.
(La richiesta risulta appoggiata).
Votazione nominale con scrutinio simultaneo
PRESIDENTE. Comunico che da parte del prescritto numero di senatori è stata chiesta la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 10.116, presentato dal senatore Brutti Paolo e da altri senatori.
Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.
I senatori favorevoli voteranno sì; i senatori contrari voteranno no; i senatori che intendono astenersi si esprimeranno di conseguenza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Ripresa della discussione del disegno di legge n. 2175-B
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 10.116a.
Verifica del numero legale
DE PETRIS (Verdi-U). Chiediamo la verifica del numero legale.
PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.
(La richiesta risulta appoggiata).
Invito pertanto i senatori a far constatare la loro presenza mediante procedimento elettronico.
(Segue la verifica del numero legale).
Il Senato è in numero legale.
Ripresa della discussione del disegno di legge n. 2175-B
PRESIDENTE. Metto ai voti l'emendamento 10.116a, presentato dal senatore Fabris e da altri senatori.
Non è approvato.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 10.117.
Verifica del numero legale
DE PETRIS (Verdi-U). Chiediamo la verifica del numero legale.
PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.
(La richiesta risulta appoggiata).
Invito pertanto i senatori a far constatare la loro presenza mediante procedimento elettronico.
(Segue la verifica del numero legale).
Il Senato è in numero legale.
Ripresa della discussione del disegno di legge n. 2175-B
PRESIDENTE. Metto ai voti l'emendamento 10.117, presentato dal senatore Montino e da altri senatori.
Non è approvato.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 10.118.
DE PETRIS (Verdi-U). Signor Presidente, chiedo che la votazione di questo emendamento sia fatta a scrutinio segreto.
PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione a scrutinio segreto risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.
(La richiesta risulta appoggiata).
Votazione a scrutinio segreto
PRESIDENTE. Indìco, ai sensi dell'articolo 113, comma 4, del Regolamento, la votazione a scrutinio segreto, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 10.118, presentato dal senatore Zanda e da altri senatori.
I senatori favorevoli voteranno sì; i senatori contrari voteranno no; i senatori che intendono astenersi si esprimeranno di conseguenza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Ripresa della discussione del disegno di legge n. 2175-B
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 10.119.
DE PETRIS (Verdi-U). Signor Presidente, chiedo che la votazione di questo emendamento sia fatta a scrutinio segreto.
PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione a scrutinio segreto risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.
(La richiesta risulta appoggiata).
Votazione a scrutinio segreto
PRESIDENTE. Indìco, ai sensi dell'articolo 113, comma 4, del Regolamento, la votazione a scrutinio segreto, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 10.119, presentato dal senatore Zanda e da altri senatori.
I senatori favorevoli voteranno sì; i senatori contrari voteranno no; i senatori che intendono astenersi si esprimeranno di conseguenza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Ripresa della discussione del disegno di legge n. 2175-B
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 10.120.
Verifica del numero legale
DE PETRIS (Verdi-U). Chiediamo la verifica del numero legale.
PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.
(La richiesta risulta appoggiata).
Invito pertanto i senatori a far constatare la loro presenza mediante procedimento elettronico.
(Segue la verifica del numero legale).
Il Senato è in numero legale.
Ripresa della discussione del disegno di legge n. 2175-B
PRESIDENTE. Metto ai voti l'emendamento 10.120, presentato dal senatore Fabris e da altri senatori.
Non è approvato.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 10.121.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
BRUTTI Paolo (DS-U). Signor Presidente, la lettura di quest’emendamento procura un certo imbarazzo, perché si dice: "ivi compreso il loro sgruttamento commerciale".
PRESIDENTE. Anche la Presidenza si interrogava su questo neologismo.
BRUTTI Paolo (DS-U). Vorrei sapere qual è la risposta a questo interrogativo.
PRESIDENTE. È lei il presentatore dell’emendamento, senatore Paolo Brutti, come primo firmatario.
BRUTTI Paolo (DS-U). Ma io non conosco questo termine e non l’ho utilizzato nel mio emendamento.
PRESIDENTE. Quindi devo desumere che l’emendamento è ritirato.
BRUTTI Paolo (DS-U). Non so dirle, qui c’è un errore, evidentemente. Oppure la Presidenza pensa che ciò abbia un senso?
PRESIDENTE. Senatore Brutti, interpreto come un ritiro queste sue perplessità sul testo dell’emendamento 10.121.
BRUTTI Paolo (DS-U). Voglio essere d’accordo con lei, ma siamo al limite del lecito e del logico.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 10.122.
DE PETRIS (Verdi-U). Chiediamo la votazione a scrutinio segreto.
PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione a scrutinio segreto, avanzata dalla senatrice De Petris, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.
(La richiesta risulta appoggiata).
Votazione a scrutinio segreto
PRESIDENTE. Indìco, ai sensi dell'articolo 113, comma 4, del Regolamento, la votazione a scrutinio segreto, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 10.122, presentato dal senatore Montalbano e da altri senatori.
I senatori favorevoli voteranno sì; i senatori contrari voteranno no; i senatori che intendono astenersi si esprimeranno di conseguenza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Passiamo alla votazione della prima parte dell'emendamento 10.123.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DE PETRIS (Verdi-U). Signor Presidente, intervengo in sede di dichiarazione di voto per evidenziare che lo scopo di questo emendamento, di cui è primo firmatario il senatore Falomi, è chiarissimo. Invito pertanto tutti ad una riflessione al riguardo.
Si vogliono infatti vietare gli spot e i messaggi pubblicitari che possono danneggiare fisicamente, moralmente e psichicamente i bambini. Si vuole offrire la possibilità di restringere il divieto, ma su basi assolutamente serie. Credo che questo possa essere un terreno di confronto e di discussione serio.
Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento in esame.
(La richiesta risulta appoggiata).
Votazione nominale con scrutinio simultaneo
PRESIDENTE. Comunico che da parte del prescritto numero di senatori è stata chiesta la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, della prima parte dell'emendamento 10.123, presentato dal senatore Falomi e da altri senatori, fino alle parole parola "che".
Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.
I senatori favorevoli voteranno sì; i senatori contrari voteranno no; i senatori che intendono astenersi si esprimeranno di conseguenza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Ripresa della discussione del disegno di legge n. 2175-B
PRESIDENTE. Risultano pertanto preclusi la restante parte dell’emendamento 10.123 e gli emendamenti 10.124, 10.125 e 10.126.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 10.127.
Verifica del numero legale
DONATI (Verdi-U). Chiediamo la verifica del numero legale.
PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.
(La richiesta risulta appoggiata).
Invito pertanto i senatori a far constatare la loro presenza mediante procedimento elettronico.
(Segue la verifica del numero legale).
Il Senato è in numero legale.
Ripresa della discussione del disegno di legge n. 2175-B
PRESIDENTE. Metto ai voti l'emendamento 10.127, presentato dal senatore Falomi e da altri senatori.
Non è approvato.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 10.128.
DONATI (Verdi-U). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.
PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dalla senatrice Donati, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.
(La richiesta risulta appoggiata).
Votazione nominale con scrutinio simultaneo
PRESIDENTE. Comunico che da parte del prescritto numero di senatori è stata chiesta la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 10.128, presentato dal senatore Montalbano e da altri senatori.
Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.
I senatori favorevoli voteranno sì; i senatori contrari voteranno no; i senatori che intendono astenersi si esprimeranno di conseguenza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Ripresa della discussione del disegno di legge n. 2175-B
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 10.129.
DONATI (Verdi-U). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.
PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dalla senatrice Donati, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.
(La richiesta risulta appoggiata).
Votazione nominale con scrutinio simultaneo
PRESIDENTE. Comunico che da parte del prescritto numero di senatori è stata chiesta la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 10.129, presentato dal senatore Brutti Paolo e da altri senatori.
Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.
I senatori favorevoli voteranno sì; i senatori contrari voteranno no; i senatori che intendono astenersi si esprimeranno di conseguenza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Ripresa della discussione del disegno di legge n. 2175-B
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione della prima parte dell'emendamento 10.130.
Verifica del numero legale
DONATI (Verdi-U). Chiediamo la verifica del numero legale.
PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.
(La richiesta risulta appoggiata).
Invito pertanto i senatori a far constatare la loro presenza mediante procedimento elettronico.
(Segue la verifica del numero legale).
Il Senato è in numero legale.
Ripresa della discussione del disegno di legge n. 2175-B
PRESIDENTE. Metto ai voti la prima parte dell'emendamento 10.130, presentato dal senatore Viserta Costantini e da altri senatori, fino alla parola "deve".
Non è approvata.
Risultano pertanto preclusi la restante parte dell’emendamento 10.130 e l’emendamento 10.131.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 10.132.
DONATI (Verdi-U). Sull’emendamento 10.132 del senatore Zanda vorrei chiedere la votazione segreta, invitando il prescritto numero di senatori ad appoggiarla.
PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione a scrutinio segreto, avanzata dalla senatrice Donati, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.
(La richiesta risulta appoggiata).
Votazione a scrutinio segreto
PRESIDENTE. Indìco, ai sensi dell'articolo 113, comma 4, del Regolamento, la votazione a scrutinio segreto, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 10.132, presentato dal senatore Zanda e da altri senatori.
I senatori favorevoli voteranno sì; i senatori contrari voteranno no; i senatori che intendono astenersi si esprimeranno di conseguenza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Ripresa della discussione del disegno di legge n. 2175-B
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 10.133.
DONATI (Verdi-U). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.
PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dalla senatrice Donati, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.
(La richiesta risulta appoggiata).
Votazione nominale con scrutinio simultaneo
PRESIDENTE. Comunico che da parte del prescritto numero di senatori è stata chiesta la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 10.133, presentato dalla senatrice Donati e da altri senatori.
Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.
I senatori favorevoli voteranno sì; i senatori contrari voteranno no; i senatori che intendono astenersi si esprimeranno di conseguenza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Ripresa della discussione del disegno di legge n. 2175-B
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 10.134.
DONATI (Verdi-U). Sull’emendamento 10.134 del senatore Zanda vorrei chiedere la votazione segreta, invitando il prescritto numero di senatori ad appoggiarla.
PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione a scrutinio segreto, avanzata dalla senatrice Donati, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.
(La richiesta risulta appoggiata).
Votazione a scrutinio segreto
PRESIDENTE. Indìco, ai sensi dell'articolo 113, comma 4, del Regolamento, la votazione a scrutinio segreto, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 10.134, presentato dal senatore Zanda e da altri senatori.
I senatori favorevoli voteranno sì; i senatori contrari voteranno no; i senatori che intendono astenersi si esprimeranno di conseguenza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Ripresa della discussione del disegno di legge n. 2175-B
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 10.135.
DONATI (Verdi-U). Sull’emendamento 10.135 del senatore Zanda vorrei chiedere la votazione segreta, invitando il prescritto numero di senatori ad appoggiarla.
PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione a scrutinio segreto, avanzata dalla senatrice Donati, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.
(La richiesta risulta appoggiata).
Votazione a scrutinio segreto
PRESIDENTE. Indìco, ai sensi dell'articolo 113, comma 4, del Regolamento, la votazione a scrutinio segreto, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 10.135, presentato dal senatore Zanda e da altri senatori.
I senatori favorevoli voteranno sì; i senatori contrari voteranno no; i senatori che intendono astenersi si esprimeranno di conseguenza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Ripresa della discussione del disegno di legge n. 2175-B
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 10.136.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DONATI (Verdi-U). Signor Presidente, vorrei invitarla a vigilare su voti illeciti (non mi piace fare il nome) che intervengono sempre in un certo settore, sistematicamente. (Proteste dai banchi della maggioranza).
PRESIDENTE. È inutile protestare, queste richieste sono previste.
DONATI (Verdi-U). Ho voluto dirglielo direttamente dato che non vengono rispettate le regole dell’Aula del Senato. Mi appello dunque a lei perché le faccia rispettare.
Sull’emendamento 10.136 del senatore Zanda chiedo la votazione segreta, invitando il prescritto numero di senatori ad appoggiarla.
(La richiesta risulta appoggiata).
Votazione a scrutinio segreto
PRESIDENTE. Indìco, ai sensi dell'articolo 113, comma 4, del Regolamento, la votazione a scrutinio segreto, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 10.136, presentato dal senatore Zanda e da altri senatori.
I senatori favorevoli voteranno sì; i senatori contrari voteranno no; i senatori che intendono astenersi si esprimeranno di conseguenza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Ripresa della discussione del disegno di legge n. 2175-B
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 10.137.
DONATI (Verdi-U). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.
PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dalla senatrice Donati, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.
(La richiesta risulta appoggiata).
Votazione nominale con scrutinio simultaneo
PRESIDENTE. Comunico che da parte del prescritto numero di senatori è stata chiesta la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 10.137, presentato dal senatore Viserta Costantini e da altri senatori.
Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.
I senatori favorevoli voteranno sì; i senatori contrari voteranno no; i senatori che intendono astenersi si esprimeranno di conseguenza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Ripresa della discussione del disegno di legge n. 2175-B
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 10.138.
Verifica del numero legale
DONATI (Verdi-U). Chiediamo la verifica del numero legale.
PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.
(La richiesta risulta appoggiata).
Invito pertanto i senatori a far constatare la loro presenza mediante procedimento elettronico.
(Segue la verifica del numero legale).
Il Senato è in numero legale.
Ripresa della discussione del disegno di legge n. 2175-B
PRESIDENTE. Metto ai voti l'emendamento 10.138, presentato dal senatore Viserta Costantini e da altri senatori.
Non è approvato.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 10.139.
Verifica del numero legale
DONATI (Verdi-U). Chiediamo nuovamente la verifica del numero legale.
PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.
(La richiesta risulta appoggiata).
Invito pertanto i senatori a far constatare la loro presenza mediante procedimento elettronico.
(Segue la verifica del numero legale).
Il Senato è in numero legale.
Ripresa della discussione del disegno di legge n. 2175-B
PRESIDENTE. Metto ai voti l'emendamento 10.139, presentato dal senatore Falomi e da altri senatori.
Non è approvato
Passiamo alla votazione dell'emendamento 10.140.
Verifica del numero legale
DONATI (Verdi-U). Chiediamo la verifica del numero legale.
PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.
(La richiesta risulta appoggiata).
Invito pertanto i senatori a far constatare la loro presenza mediante procedimento elettronico.
(Segue la verifica del numero legale).
Il Senato è in numero legale.
Ripresa della discussione del disegno di legge n. 2175-B
PRESIDENTE. Metto ai voti l'emendamento 10.140, presentato dal senatore Montalbano e da altri senatori.
Non è approvato.
Gli emendamenti 10.141 e 10.142 sono inammissibili in quanto privi di portata modificativa.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 10.143.
DONATI (Verdi-U). Signor Presidente, su questo emendamento presentato dal senatore Fabris chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.
PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dalla senatrice Donati, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.
(La richiesta risulta appoggiata).
Votazione nominale con scrutinio simultaneo
PRESIDENTE. Comunico che da parte del prescritto numero di senatori è stata chiesta la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 10.143, presentato dal senatore Fabris e da altri senatori.
Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.
I senatori favorevoli voteranno sì; i senatori contrari voteranno no; i senatori che intendono astenersi si esprimeranno di conseguenza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Ripresa della discussione del disegno di legge n. 2175-B
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARINO (Misto-Com). Signor Presidente, il dispositivo elettronico non ha funzionato!
Passiamo alla votazione della prima parte dell'emendamento 10.144.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
BRUTTI Paolo (DS-U). Signor Presidente, con l’emendamento in esame si intende inserire il concetto che qualora si impieghino minori di età inferiore agli anni quattordici in programmi radiotelevisivi, ciò debba avvenire con il consenso informato dei genitori.
Durante la discussione avvenuta in Commissione è stato sottolineato che generalmente, nelle fasi istruttorie immediatamente precedenti i programmi radiotelevisivi, vengono fatte sottoscrivere liberatorie che nel caso dei minori sono firmate da coloro che ne hanno la legale rappresentanza, cioè dai genitori. È stato osservato che tale modalità poteva far considerare recepito l’emendamento 10.144.
In realtà, una più attenta osservazione lascia intendere che non in tutte le trasmissioni e non in tutte le reti televisive questo viene fatto e, comunque, là dove viene fatto lo è ai fini del codice civile. In questo caso, invece, si intende sottolineare che è necessario il consenso informato dei genitori, stabilendo in tal modo che il minore non può essere sottoposto ad iniziative relative a programmi televisivi senza che i genitori siano stati adeguatamente messi al corrente - in tal senso interviene il consenso informato - circa tutto ciò che comporta lo sviluppo del programma. In questo modo i genitori dei minori possono conoscere esattamente le tensioni alle quali il minore stesso può essere sottoposto durante il programma radiotelevisivo.
Solamente una compiuta informazione sugli elementi di particolare stress che coinvolgono il minore può, alla fine, giustificare la richiesta del consenso al genitore che deve essere accordato in modo completamente informato.
Per questo motivo abbiamo ritenuto necessario mantenere l’emendamento 10.144, per il quale richiedo il voto favorevole anche dei colleghi della maggioranza che, dalla discussione svolta in Commissione, so essere particolarmente interessati e sensibili all’argomento.
DONATI (Verdi-U). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DONATI (Verdi-U). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.
(La richiesta risulta appoggiata).
Votazione nominale con scrutinio simultaneo
PRESIDENTE. Comunico che da parte del prescritto numero di senatori è stata chiesta la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, della prima parte dell'emendamento 10.144, presentato dal senatore Brutti Paolo e da altri senatori, fino alla parola "avvenire".
Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.
I senatori favorevoli voteranno sì; i senatori contrari voteranno no; i senatori che intendono astenersi si esprimeranno di conseguenza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Ripresa della discussione del disegno di legge n. 2175-B
PRESIDENTE. Restano pertanto preclusi la restante parte dell’emendamento 10.144 e l’emendamento 10.145.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 10.146.
DONATI (Verdi-U). Chiediamo la votazione a scrutinio segreto.
PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione a scrutinio segreto, avanzata dalla senatrice Donati, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.
(La richiesta risulta appoggiata).
Votazione a scrutinio segreto
PRESIDENTE. Indìco, ai sensi dell'articolo 113, comma 4, del Regolamento, la votazione a scrutinio segreto, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 10.146, presentato dal senatore Brutti Paolo e da altri senatori.
I senatori favorevoli voteranno sì; i senatori contrari voteranno no; i senatori che intendono astenersi si esprimeranno di conseguenza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Ripresa della discussione del disegno di legge n. 2175-B
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 10.147.
Verifica del numero legale
DONATI (Verdi-U). Chiediamo la verifica del numero legale.
PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.
(La richiesta risulta appoggiata).
Invito pertanto i senatori a far constatare la loro presenza mediante procedimento elettronico.
(Segue la verifica del numero legale).
Il Senato è in numero legale.
Ripresa della discussione del disegno di legge n. 2175-B
PRESIDENTE. Metto ai voti l'emendamento 10.147, presentato dal senatore Brutti Paolo e da altri senatori.
Non è approvato.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 10.148.
Verifica del numero legale
DONATI (Verdi-U). Chiediamo la verifica del numero legale.
PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.
(La richiesta risulta appoggiata).
Invito pertanto i senatori a far constatare la loro presenza mediante procedimento elettronico.
(Segue la verifica del numero legale).
Il Senato è in numero legale.
Ripresa della discussione del disegno di legge n. 2175-B
PRESIDENTE. Metto ai voti l'emendamento 10.148, presentato dal senatore Brutti Paolo e da altri senatori.
Non è approvato.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 10.149.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FALOMI (DS-U). Signor Presidente, con l’emendamento 10.149 si vuole collegare la presenza dei minori nelle trasmissioni radiotelevisive, nei messaggi e negli spot, alle disposizioni contenute nella Convenzione dell'ONU sui diritti del fanciullo, in particolare all'articolo 3 della stessa, secondo cui gli interessi dei bambini e delle bambine devono essere oggetto di considerazione primaria rispetto a quelli delle imprese e dell'informazione.
È un principio importante di carattere generale che pensiamo possa rafforzare la logica e il principio della tutela dei minori nelle trasmissioni televisive.
Chiedo su questo emendamento la votazione a scrutinio segreto.
(La richiesta risulta appoggiata).
Votazione a scrutinio segreto
PRESIDENTE. Indìco, ai sensi dell'articolo 113, comma 4, del Regolamento, la votazione a scrutinio segreto, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 10.149, presentato dal senatore Brutti Paolo e da altri senatori.
I senatori favorevoli voteranno sì; i senatori contrari voteranno no; i senatori che intendono astenersi si esprimeranno di conseguenza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Ripresa della discussione del disegno di legge n. 2175-B
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 10.150.
DONATI (Verdi-U). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.
PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dalla senatrice Donati, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.
(La richiesta risulta appoggiata).
Votazione nominale con scrutinio simultaneo
PRESIDENTE. Comunico che da parte del prescritto numero di senatori è stata chiesta la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 10.150, presentato dal senatore Brutti Paolo e da altri senatori.
Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.
I senatori favorevoli voteranno sì; i senatori contrari voteranno no; i senatori che intendono astenersi si esprimeranno di conseguenza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Ripresa della discussione del disegno di legge n. 2175-B
PRESIDENTE. L'emendamento 10.151 è inammissibile in quanto privo di portata modificativa.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 10.152.
Verifica del numero legale
DONATI (Verdi-U). Chiediamo la verifica del numero legale.
PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.
(La richiesta risulta appoggiata).
Invito pertanto i senatori a far constatare la loro presenza mediante procedimento elettronico.
(Segue la verifica del numero legale).
Il Senato è in numero legale.
Ripresa della discussione del disegno di legge n. 2175-B
PRESIDENTE. Metto ai voti l'emendamento 10.152, presentato dal senatore Falomi e da altri senatori.
Non è approvato.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 10.153.
DONATI (Verdi-U). Signor Presidente, chiedo la votazione a scrutinio segreto.
PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione a scrutinio segreto, avanzata dalla senatrice Donati, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.
(La richiesta risulta appoggiata).
Votazione a scrutinio segreto
PRESIDENTE. Indìco, ai sensi dell'articolo 113, comma 4, del Regolamento, la votazione a scrutinio segreto, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 10.153, presentato dal senatore Brutti Paolo e da altri senatori.
I senatori favorevoli voteranno sì; i senatori contrari voteranno no; i senatori che intendono astenersi si esprimeranno di conseguenza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Ripresa della discussione del disegno di legge n. 2175-B
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione della prima parte dell'emendamento 10.154.
Verifica del numero legale
DONATI (Verdi-U). Chiediamo la verifica del numero legale.
PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.
(La richiesta risulta appoggiata).
Invito pertanto i senatori a far constatare la loro presenza mediante procedimento elettronico.
(Segue la verifica del numero legale).
Il Senato è in numero legale.
Ripresa della discussione del disegno di legge n. 2175-B
PRESIDENTE. Metto ai voti la prima parte dell'emendamento 10.154, presentato dal senatore Brutti Paolo e da altri senatori, fino alla parola "dover".
Non è approvata.
Risultano pertanto preclusi la restante parte dell'emendamento 10.154 e l'emendamento 10.155.
Passiamo alla votazione della prima parte dell'emendamento 10.156.
DONATI (Verdi-U). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.
PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dalla senatrice Donati, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.
(La richiesta risulta appoggiata).
Votazione nominale con scrutinio simultaneo
PRESIDENTE. Comunico che da parte del prescritto numero di senatori è stata chiesta la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, della prima parte dell'emendamento 10.156, presentato dal senatore Brutti Paolo e da altri senatori, fino alla parola "non".
Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.
I senatori favorevoli voteranno sì; i senatori contrari voteranno no; i senatori che intendono astenersi si esprimeranno di conseguenza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Ripresa della discussione del disegno di legge n. 2175-B
PRESIDENTE. Risultano pertanto preclusi la restante parte dell'emendamento 10.156 e l'emendamento 10.157.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 10.158.
Verifica del numero legale
DONATI (Verdi-U). Chiediamo la verifica del numero legale.
PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.
(La richiesta risulta appoggiata).
Invito pertanto i senatori a far constatare la loro presenza mediante procedimento elettronico.
(Segue la verifica del numero legale).
Il Senato è in numero legale.
Ripresa della discussione del disegno di legge n. 2175-B
PRESIDENTE. Metto ai voti l'emendamento 10.158, presentato dal senatore Brutti Paolo e da altri senatori.
Non è approvato.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 10.159.
DONATI (Verdi-U). Chiediamo la verifica del numero legale.
PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.
(La richiesta non risulta appoggiata).
Metto ai voti l'emendamento 10.159, presentato dal senatore Brutti Paolo e da altri senatori.
Non è approvato.
Gli emendamenti 10.160 e 10.161 sono inammissibili in quanto privi di portata modificativa.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 10.162.
Verifica del numero legale
DONATI (Verdi-U). Chiediamo la verifica del numero legale.
PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.
(La richiesta risulta appoggiata).
Invito pertanto i senatori a far constatare la loro presenza mediante procedimento elettronico.
(Segue la verifica del numero legale).
Il Senato è in numero legale.
Ripresa della discussione del disegno di legge n. 2175-B
PRESIDENTE. Metto ai voti l'emendamento 10.162, presentato dal senatore Montalbano e da altri senatori.
Non è approvato.
Metto ai voti l'emendamento 10.163, presentato dal senatore Montino e da altri senatori.
Non è approvato.
Gli emendamenti 10.164, 10.165, 10.166 e 10.167 sono inammissibili in quanto privi di portata modificativa.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 10.168.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
BRUTTI Paolo (DS-U). Signor Presidente, l'emendamento 10.168 tratta una questione assai delicata. (Commenti dal Gruppo AN).
L'impiego di minori di anni quattordici in programmi radiotelevisivi deve essere regolato quando esso abbia caratteristiche di attività continuativa, anche per periodi temporanei o determinati, oppure avvenga in modo coordinato con altri prestatori d'opera, avendo riguardo soprattutto agli orari di impegno lavorativo e alla presenza sui luoghi di produzione. In questi casi non si tratterebbe di attività occasionale del minore coinvolto nella realizzazione di spot o messaggi pubblicitari del tutto straordinari; si tratterebbe, invece, di un impiego nella produzione di programmi televisivi che, proprio in quanto messaggi pubblicitari, hanno un evidente scopo di lucro.
Il regolamento dovrebbe prevedere, allora, che non si incorra nella violazione della normativa relativa al lavoro minorile, con particolare riguardo alla disciplina del limite minimo di età al di sotto del quale non può essere consentito l'impiego di minori nell'attività lavorativa. È noto che l'attività di produzione radiotelevisiva configura talvolta questo tipo di impiego; è quindi necessario rivolgere una particolare attenzione legislativa a questo possibile problema.
DONATI (Verdi-U). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DONATI (Verdi-U). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.
(La richiesta risulta appoggiata).
Votazione nominale con scrutinio simultaneo
PRESIDENTE. Comunico che da parte del prescritto numero di senatori è stata chiesta la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 10.168, presentato dal senatore Brutti Paolo e da altri senatori.
Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.
I senatori favorevoli voteranno sì; i senatori contrari voteranno no; i senatori che intendono astenersi si esprimeranno di conseguenza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Ripresa della discussione del disegno di legge n. 2175-B
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 10.169.
DONATI (Verdi-U). Chiediamo la verifica del numero legale.
PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.
(La richiesta non risulta appoggiata).
Metto ai voti l'emendamento 10.169, presentato dal senatore Brutti Paolo e da altri senatori.
Non è approvato.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 10.170.
Verifica del numero legale
DONATI (Verdi-U). Chiediamo la verifica del numero legale.
PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.
(La richiesta risulta appoggiata).
Invito pertanto i senatori a far constatare la loro presenza mediante procedimento elettronico.
(Segue la verifica del numero legale).
Il Senato è in numero legale.
Ripresa della discussione del disegno di legge n. 2175-B
PRESIDENTE. Metto ai voti l'emendamento 10.170, presentato dal senatore Brutti Paolo e da altri senatori.
Non è approvato.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 10.171.
DE PETRIS (Verdi-U). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.
PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dalla senatrice De Petris, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.
(La richiesta risulta appoggiata).
Votazione nominale con scrutinio simultaneo
PRESIDENTE. Comunico che da parte del prescritto numero di senatori è stata chiesta la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 10.171, presentato dal senatore Brutti Paolo e da altri senatori.
Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.
I senatori favorevoli voteranno sì; i senatori contrari voteranno no; i senatori che intendono astenersi si esprimeranno di conseguenza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Ripresa della discussione del disegno di legge n. 2175-B
PRESIDENTE. Gli emendamenti 10.172 e 10.173 sono inammissibili.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 10.174.
DE PETRIS (Verdi-U). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.
PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dalla senatrice De Petris, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.
(La richiesta risulta appoggiata).
Votazione nominale con scrutinio simultaneo
PRESIDENTE. Comunico che da parte del prescritto numero di senatori è stata chiesta la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 10.174, presentato dalla senatrice Donati e da altri senatori.
Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.
I senatori favorevoli voteranno sì; i senatori contrari voteranno no; i senatori che intendono astenersi si esprimeranno di conseguenza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Ripresa della discussione del disegno di legge n. 2175-B
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 10.175.
Verifica del numero legale
DE PETRIS (Verdi-U). Chiediamo la verifica del numero legale.
PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.
(La richiesta risulta appoggiata).
Invito pertanto i senatori a far constatare la loro presenza mediante procedimento elettronico.
(Segue la verifica del numero legale).
Il Senato è in numero legale.
Ripresa della discussione del disegno di legge n. 2175-B
PRESIDENTE. Metto ai voti l'emendamento 10.175, presentato dalla senatrice Donati e da altri senatori.
Non è approvato.
L’emendamento 10.176 è inammissibile in quanto privo di portata modificativa.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 10.177.
DE PETRIS (Verdi-U). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.
PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dalla senatrice De Petris, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.
(La richiesta risulta appoggiata).
Votazione nominale con scrutinio simultaneo
PRESIDENTE. Comunico che da parte del prescritto numero di senatori è stata chiesta la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 10.177, presentato dal senatore Brutti Paolo e da altri senatori.
Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.
I senatori favorevoli voteranno sì; i senatori contrari voteranno no; i senatori che intendono astenersi si esprimeranno di conseguenza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Ripresa della discussione del disegno di legge n. 2175-B
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 10.178.
DE PETRIS (Verdi-U). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.
PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dalla senatrice De Petris, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.
(La richiesta risulta appoggiata).
Votazione nominale con scrutinio simultaneo
PRESIDENTE. Comunico che da parte del prescritto numero di senatori è stata chiesta la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 10.178, presentato dal senatore Viserta Costantini e da altri senatori.
Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.
I senatori favorevoli voteranno sì; i senatori contrari voteranno no; i senatori che intendono astenersi si esprimeranno di conseguenza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Ripresa della discussione del disegno di legge n. 2175-B
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 10.179.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DE PETRIS (Verdi-U). Signor Presidente, l’emendamento 10.179 è il primo di una serie dello stesso tenore. Il divieto, introdotto dalla Camera dei deputati, dell’impiego di minori di anni quattordici per messaggi pubblicitari e spot ne esclude alcuni tipi, e non si riesce a comprendere il motivo per cui tale disposizione non debba ricomprendere tutte le forme di messaggio pubblicitario.
Per esempio, torneremo a trovarci in una situazione in cui è vietato l'impiego di minori in messaggi pubblicitari e spot, ma ci sarà forse un affollamento nelle telepromozioni; da questo punto di vista, ciò potrebbe essere ancora più grave. Lo spirito dell’emendamento 10.179, a questo punto, è quello di estendere il divieto a qualsiasi tipo di messaggio pubblicitario.
Chiedo infine la votazione a scrutinio segreto.
(La richiesta risulta appoggiata).
Votazione a scrutinio segreto
PRESIDENTE. Indìco, ai sensi dell'articolo 113, comma 4, del Regolamento, la votazione a scrutinio segreto, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 10.179, presentato dalla senatrice De Petris e da altri senatori.
I senatori favorevoli voteranno sì; i senatori contrari voteranno no; i senatori che intendono astenersi si esprimeranno di conseguenza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Ripresa della discussione del disegno di legge n. 2175-B
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 10.180.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DE PETRIS (Verdi-U). Signor Presidente, l’emendamento 10.180 è dello stesso tenore del precedente; però, estende il divieto ad ogni forma di comunicazione commerciale e pubblicitaria.
Anche su di esso chiedo la votazione a scrutinio segreto.
(La richiesta risulta appoggiata).
Votazione a scrutinio segreto
PRESIDENTE. Indìco, ai sensi dell'articolo 113, comma 4, del Regolamento, la votazione a scrutinio segreto, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 10.180, presentato dal senatore Boco e da altri senatori.
I senatori favorevoli voteranno sì; i senatori contrari voteranno no; i senatori che intendono astenersi si esprimeranno di conseguenza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Ripresa della discussione del disegno di legge n. 2175-B
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 10.181.
DE PETRIS (Verdi-U). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.
PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dalla senatrice De Petris, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.
(La richiesta risulta appoggiata).
Votazione nominale con scrutinio simultaneo
PRESIDENTE. Comunico che da parte del prescritto numero di senatori è stata chiesta la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 10.181, presentato dal senatore Fabris e da altri senatori.
Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.
I senatori favorevoli voteranno sì; i senatori contrari voteranno no; i senatori che intendono astenersi si esprimeranno di conseguenza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Ripresa della discussione del disegno di legge n. 2175-B
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 10.182.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ZANDA (Mar-DL-U). Signor Presidente, l’emendamento 10.182 completa la norma approvata dalla Camera dei deputati che, come è stato già rilevato, è in qualche modo carente, perché vieta l'impiego dei minori in messaggi pubblicitari e spot e non in altre forme di comunicazione commerciale.
Chiedo la votazione a scrutinio segreto.
(La richiesta risulta appoggiata).
Votazione a scrutinio segreto
PRESIDENTE. Indìco, ai sensi dell'articolo 113, comma 4, del Regolamento, la votazione a scrutinio segreto, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 10.182, presentato dal senatore Zanda e da altri senatori.
I senatori favorevoli voteranno sì; i senatori contrari voteranno no; i senatori che intendono astenersi si esprimeranno di conseguenza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Ripresa della discussione del disegno di legge n. 2175-B
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 10.183.
Verifica del numero legale
DE PETRIS (Verdi-U). Chiediamo la verifica del numero legale.
PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.
(La richiesta risulta appoggiata).
Invito pertanto i senatori a far constatare la loro presenza mediante procedimento elettronico.
(Segue la verifica del numero legale).
Il Senato è in numero legale.
Ripresa della discussione del disegno di legge n. 2175-B
PRESIDENTE. Metto ai voti l'emendamento 10.183, presentato dal senatore Falomi e da altri senatori.
Non è approvato.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 10.184.
DE PETRIS (Verdi-U). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.
PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dalla senatrice De Petris, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.
(La richiesta risulta appoggiata).
Votazione nominale con scrutinio simultaneo
PRESIDENTE. Comunico che da parte del prescritto numero di senatori è stata chiesta la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 10.184, presentato dal senatore Montalbano e da altri senatori.
Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.
I senatori favorevoli voteranno sì; i senatori contrari voteranno no; i senatori che intendono astenersi si esprimeranno di conseguenza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Ripresa della discussione del disegno di legge n. 2175-B
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 10.185.
DE PETRIS (Verdi-U). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.
PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dalla senatrice De Petris, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.
(La richiesta risulta appoggiata).
Votazione nominale con scrutinio simultaneo
PRESIDENTE. Comunico che da parte del prescritto numero di senatori è stata chiesta la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 10.185, presentato dal senatore Fabris e da altri senatori.
Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.
I senatori favorevoli voteranno sì; i senatori contrari voteranno no; i senatori che intendono astenersi si esprimeranno di conseguenza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Ripresa della discussione del disegno di legge n. 2175-B
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 10.186.
DE PETRIS (Verdi-U). Signor Presidente, anche su quest’emendamento, che vuole introdurre una precisazione e quindi propone di sostituire la parola: "pubblicitari" con le altre: "di pubblicità commerciale", chiedo la votazione nominale con scrutinio simultaneo.
PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dalla senatrice De Petris, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.
(La richiesta risulta appoggiata).
Votazione nominale con scrutinio simultaneo
PRESIDENTE. Comunico che da parte del prescritto numero di senatori è stata chiesta la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 10.186, presentato dal senatore Fabris e da altri senatori.
Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.
I senatori favorevoli voteranno sì; i senatori contrari voteranno no; i senatori che intendono astenersi si esprimeranno di conseguenza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Ripresa della discussione del disegno di legge n. 2175-B
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 10.187.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FALOMI (DS-U). Signor Presidente, vorrei richiamare l’attenzione dell’Assemblea sull’emendamento 10.187, che tende a stabilire un’eccezione al divieto di impiego di minori di quattordici anni in spot e messaggi pubblicitari. L’eccezione riguarda quegli spot e quei messaggi pubblicitari volti a promuovere la raccolta di fondi per interventi verso popolazioni coinvolte in guerre, violenze etniche o catastrofi naturali; pensiamo infatti che la possibilità di impiegare minori in spot con queste finalità debba essere salvaguardata.
Per tale motivo, invito l’Assemblea a sostenere quest’emendamento, su cui chiedo la votazione a scrutinio segreto.
(La richiesta risulta appoggiata).
Votazione a scrutinio segreto
PRESIDENTE. Indìco, ai sensi dell'articolo 113, comma 4, del Regolamento, la votazione a scrutinio segreto, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 10.187, presentato dal senatore Brutti Paolo e da altri senatori.
I senatori favorevoli voteranno sì; i senatori contrari voteranno no; i senatori che intendono astenersi si esprimeranno di conseguenza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Ripresa della discussione del disegno di legge n. 2175-B
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 10.188.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
BRUTTI Paolo (DS-U). Signor Presidente, l’emendamento 10.188 tende a inserire un’eccezione al divieto di impiego di minori di anni quattordici per messaggi pubblicitari. L’eccezione è motivata da una considerazione generale e riguarda i messaggi che propagandano prodotti sanitari per l’infanzia.
In realtà, proprio in questi giorni è stata completata la lavorazione di moltissimi messaggi pubblicitari che si riferiscono soprattutto alle campagne di vendita natalizie. Quando questa norma sarà approvata, tutti quei messaggi pubblicitari non potranno più essere trasmessi, per cui si sta creando, nell’ambito delle case di produzione dei messaggi pubblicitari, una fortissima preoccupazione, dato che una volta promulgata la legge, tutta questa produzione dovrà andare al macero.
Per di più, i pubblicitari si chiedono: come faremo a trascorrere un Natale senza pubblicità per i ragazzi?
Abbiamo sentito affermare che di questa norma si può dare un’interpretazione causidica, secondo cui quando si fa riferimento all’impiego di minori non si intende dire che è vietata la diffusione di messaggi in cui questi siano impiegati, ma la produzione di messaggi in cui essi siano impiegati. In sostanza, l’interpretazione sarebbe da intendersi nel senso che, a far data dal 10 dicembre, si possono diffondere messaggi pubblicitari in cui siano impiegati minori, ma non si possono produrre per il Natale dell’anno venturo.
Mi sembra una sorta di condono dell’impiego dei minori, peraltro nello stesso stile che già si è potuto verificare in altre occasioni. Invece di ricorrere a strumenti surrettizi, che in ogni caso verrebbero poi bloccati sicuramente da ricorsi, sarebbe preferibile introdurre a quel divieto limitazioni ragionevoli che permettano lo sviluppo di limitate attività di pubblicità commerciale in occasione delle festività natalizie.
DE PETRIS (Verdi-U). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DE PETRIS (Verdi-U). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico dell’emendamento 10.188.
(La richiesta risulta appoggiata).
Votazione nominale con scrutinio simultaneo
PRESIDENTE. Comunico che da parte del prescritto numero di senatori è stata chiesta la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 10.188, presentato dal senatore Brutti Paolo e da altri senatori.
Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.
I senatori favorevoli voteranno sì; i senatori contrari voteranno no; i senatori che intendono astenersi si esprimeranno di conseguenza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Ripresa della discussione del disegno di legge n. 2175-B
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione della prima parte dell'emendamento 10.189.
DE PETRIS (Verdi-U). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.
PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dalla senatrice De Petris, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.
(La richiesta risulta appoggiata).
Votazione nominale con scrutinio simultaneo
PRESIDENTE. Comunico che da parte del prescritto numero di senatori è stata chiesta la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, della prima parte dell'emendamento 10.189, presentato dal senatore Brutti Paolo e da altri senatori, fino alla parola "divieto".
Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.
I senatori favorevoli voteranno sì; i senatori contrari voteranno no; i senatori che intendono astenersi si esprimeranno di conseguenza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Ripresa della discussione del disegno di legge n. 2175-B
PRESIDENTE. Risultano pertanto preclusi la restante parte dell’emendamento 10.189 e gli emendamenti 10.190 e 10.191.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 10.192.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
BRUTTI Paolo (DS-U). Signor Presidente, mi rivolgo ai colleghi della maggioranza e dell’opposizione sollecitando il loro senso di solidarietà.
Con l’emendamento 10.192 si vogliono escludere dal divieto taluni messaggi pubblicitari che si potrebbero definire promozionali, come quelli che promuovono attività missionarie. Ne abbiamo visti di recente anche di molto belli, che mostrano nostri missionari e missionarie che, in Paesi colpiti da carestie, violenze e guerre, tentano di portare sollievo e a tale scopo si organizza una raccolta di fondi. Spesso in quelle immagini si vedono mamme e bambini coinvolti in eventi tragici, denutriti, feriti, abbandonati.
È chiaro che se la norma passasse così com’è, non si potrebbero più avere messaggi promozionali del genere. Sarebbe veramente assurdo, il che ripugna al senso comune. (Commenti dal Gruppo LP).
Sento una voce che proviene dall’alto dire che questa norma sarebbe stata proposta dall’opposizione. È possibile che l’opposizione abbia presentato un emendamento che ha rivoluzionato questo sistema, ma non esiste emendamento che transiti per il Parlamento e sia approvato che non sia voluto dalla maggioranza. Sottolineo questo aspetto perché, qualunque emendamento la Camera abbia approvato, l’ha fatto perché la maggioranza così si è espressa attraverso il voto segreto, oppure perché la stessa ha abbandonato l’Aula per non votare contro. In quel clima non si è potuto fare di più, ma oggi si può riflettere e ragionare.
Oggi noi possiamo riflettere e ragionare e allora potremmo, con una modifica ragionevole, cercare di limitare il danno che una norma così secca e rigida introdotta alla Camera potrà determinare.
Chiedo la votazione a scrutinio segreto.
(La richiesta risulta appoggiata).
Votazione a scrutinio segreto
PRESIDENTE. Indìco, ai sensi dell'articolo 113, comma 4, del Regolamento, la votazione a scrutinio segreto, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 10.192, presentato dal senatore Brutti Paolo e da altri senatori.
I senatori favorevoli voteranno sì; i senatori contrari voteranno no; i senatori che intendono astenersi si esprimeranno di conseguenza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Ripresa della discussione del disegno di legge n. 2175-B
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 10.193.
DE PETRIS (Verdi-U). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.
PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dalla senatrice De Petris, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.
(La richiesta risulta appoggiata).
Votazione nominale con scrutinio simultaneo
PRESIDENTE. Comunico che da parte del prescritto numero di senatori è stata chiesta la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 10.193, presentato dal senatore Brutti Paolo e da altri senatori.
Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.
I senatori favorevoli voteranno sì; i senatori contrari voteranno no; i senatori che intendono astenersi si esprimeranno di conseguenza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Ripresa della discussione del disegno di legge n. 2175-B
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 10.194.
DE PETRIS (Verdi-U). Signor Presidente, su questo emendamento, proprio per la particolarità e l’importanza dei contenuti chiedo la votazione a scrutinio segreto, invitando i colleghi ad appoggiare la mia richiesta.
PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione a scrutinio segreto, avanzata dalla senatrice De Petris, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.
(La richiesta risulta appoggiata).
Votazione a scrutinio segreto
PRESIDENTE. Indìco, ai sensi dell'articolo 113, comma 4, del Regolamento, la votazione a scrutinio segreto, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 10.194, presentato dal senatore Brutti Paolo e da altri senatori.
I senatori favorevoli voteranno sì; i senatori contrari voteranno no; i senatori che intendono astenersi si esprimeranno di conseguenza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Ripresa della discussione del disegno di legge n. 2175-B
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 10.195.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DE PETRIS (Verdi-U). Signor Presidente, questo emendamento, sulla scia anche di altri interventi che noi abbiamo proposto poc’anzi, cerca in qualche modo di riportare a ragionevolezza il divieto introdotto alla Camera. Qui noi chiediamo espressamente che possano rimanere consentiti i messaggi di "Pubblicità Progresso". Questo, tra l’altro, fa parte dell’attività istituzionale della Presidenza del Consiglio e dei Ministeri. Penso, per esempio, alla campagna pubblicitaria per l’affido dei bambini, per le adozioni. Se non ci fosse l’urgenza per altri fini di varare questa legge, credo che oggi tutti noi approveremmo questi emendamenti.
Per tali motivi ancora una volta rivolgiamo un appello di ragionevolezza ai colleghi della maggioranza e chiediamo su questo emendamento il voto segreto.
(La richiesta risulta appoggiata).
Votazione a scrutinio segreto
PRESIDENTE. Indìco, ai sensi dell'articolo 113, comma 4, del Regolamento, la votazione a scrutinio segreto, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 10.195, presentato dal senatore Brutti Paolo e da altri senatori.
I senatori favorevoli voteranno sì; i senatori contrari voteranno no; i senatori che intendono astenersi si esprimeranno di conseguenza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Ripresa della discussione del disegno di legge n. 2175-B
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 10.196.
Verifica del numero legale
DE PETRIS (Verdi-U). Chiediamo la verifica del numero legale.
PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.
(La richiesta risulta appoggiata).
Invito pertanto i senatori a far constatare la loro presenza mediante procedimento elettronico.
(Segue la verifica del numero legale).
Il Senato è in numero legale.
Ripresa della discussione del disegno di legge n. 2175-B
PRESIDENTE. Metto ai voti l'emendamento 10.196, presentato dal senatore Brutti Paolo e da altri senatori.
Non è approvato.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 10.197.
Verifica del numero legale
DE PETRIS (Verdi-U). Chiediamo la verifica del numero legale.
PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.
(La richiesta risulta appoggiata).
Invito pertanto i senatori a far constatare la loro presenza mediante procedimento elettronico.
(Segue la verifica del numero legale).
Il Senato è in numero legale.
Ripresa della discussione del disegno di legge n. 2175-B
PRESIDENTE. Metto ai voti l'emendamento 10.197, presentato dal senatore Brutti Paolo e da altri senatori.
Non è approvato.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 10.198, identico all’emendamento 10.199.
DE PETRIS (Verdi-U). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.
PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dalla senatrice De Petris, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.
(La richiesta risulta appoggiata).
Votazione nominale con scrutinio simultaneo
PRESIDENTE. Comunico che da parte del prescritto numero di senatori è stata chiesta la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 10.198, presentato dal senatore Montino e da altri senatori, identico all’emendamento 10.199, presentato dal senatore Passigli.
Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.
I senatori favorevoli voteranno sì; i senatori contrari voteranno no; i senatori che intendono astenersi si esprimeranno di conseguenza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Ripresa della discussione del disegno di legge n. 2175-B
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 10.200, identico agli emendamenti 10.201 e 10.202.
DE PETRIS (Verdi-U). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.
PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dalla senatrice De Petris, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.
(La richiesta risulta appoggiata).
Votazione nominale con scrutinio simultaneo
PRESIDENTE. Comunico che da parte del prescritto numero di senatori è stata chiesta la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 10.200, presentato dal senatore Brutti Paolo e da altri senatori, identico agli emendamenti 10.201, presentato dal senatore Fabris e da altri senatori, e 10.202, presentato dalla senatrice Donati e da altri senatori.
Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.
I senatori favorevoli voteranno sì; i senatori contrari voteranno no; i senatori che intendono astenersi si esprimeranno di conseguenza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Ripresa della discussione del disegno di legge n. 2175-B
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 10.203.
DE PETRIS (Verdi-U). Chiediamo la verifica del numero legale.
PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.
(La richiesta non risulta appoggiata).
Metto ai voti l'emendamento 10.203, presentato dal senatore Brutti Paolo e da altri senatori.
Non è approvato.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 10.204.
DE PETRIS (Verdi-U). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.
PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dalla senatrice De Petris, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.
(La richiesta risulta appoggiata).
Votazione nominale con scrutinio simultaneo
PRESIDENTE. Comunico che da parte del prescritto numero di senatori è stata chiesta la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 10.204, presentato dal senatore Passigli.
Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.
I senatori favorevoli voteranno sì; i senatori contrari voteranno no; i senatori che intendono astenersi si esprimeranno di conseguenza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Ripresa della discussione del disegno di legge n. 2175-B
PRESIDENTE. L’emendamento 10.205 è inammissibile in quanto privo di portata modificativa.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 10.206.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DONATI (Verdi-U). Signor Presidente, desidero effettuare una dichiarazione di voto su questo emendamento, al quale vorrei dedicare un po’ di tempo.
Con l’emendamento 10.206 si chiede di escludere dal divieto di utilizzo di minori di età inferiore ai 14 anni le comunicazioni commerciali e pubblicitarie riferite ai prodotti destinati ai minori.
Da un lato quindi si conferma la norma generale di limitazione dell’utilizzo dei minori, mentre dall’altro si prevede che, nel caso di prodotti destinati ai minori stessi, l’utilizzo dei bambini possa essere autorizzato.
Nel corso della discussione ho sentito da varie parti formulare critiche più o meno velate, in alcuni casi anche esplicite, con le quali si è sostenuto che un divieto assoluto dell’utilizzo dei minori nei messaggi pubblicitari costituisce una deformazione dello specchio della realtà che il messaggio pubblicitario, a modo suo, tende a riprodurre in televisione.
Credo sia buona norma correggere quel che la Camera ha approvato e credo che sarebbe più onesto farlo in questo momento, poiché ci sono ancora margini di tempo per un altro veloce passaggio alla Camera e per il varo definitivo della norma.
Sarebbe più onesto, invece di insinuare, come è stato fatto da più parti e anche dal Sottosegretario in Commissione, l’ipotesi che una volta che la norma sarà diventata legge prima si pubblicherà una circolare interpretativa per stabilire che le campagne in corso sono autorizzate (per un tempo che non è ancora stato ventilato, ma che è facile immaginare non sarà inferiore a due-tre mesi) e poi, nei mesi successivi, si cambierà in modo ragionevole la norma. Si è infatti di fronte a un divieto che non piace a nessuno e sul quale, come noto, è in corso una grande discussione nel mondo radiotelevisivo e dei pubblicitari, nonché nel mondo delle imprese, che devono produrre e acquistare gli spot pubblicitari.
Quindi, invece di procedere su una strada che non è legittima né sul piano istituzionale del rispetto del voto del Parlamento, né sul piano dell’interpretazione che questa norma non consente, ritengo molto più serio correggere il testo e conseguentemente, dal momento che il disegno di legge dovrà essere approvato entro questa sera, rinviarlo rapidissimamente alla Camera dei deputati, per approvarlo in via definitiva secondo le vostre intenzioni.
Per questa ragione richiedo la votazione a scrutinio segreto per l’emendamento 10.206 ed invito tutti i colleghi, in coscienza, ad approvarlo. Si tratta di un emendamento di buona misura, virtuoso, che salva un principio ma pone un’eccezione importante per evitare che intervengano successive modificazioni le quali davvero sarebbero fuori da ogni logica di dialogo istituzionale tra maggioranza e opposizione.
(La richiesta risulta appoggiata).
Votazione a scrutinio segreto
PRESIDENTE. Indìco, ai sensi dell'articolo 113, comma 4, del Regolamento, la votazione a scrutinio segreto, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 10.206, presentato dalla senatrice Donati e da altri senatori.
I senatori favorevoli voteranno sì; i senatori contrari voteranno no; i senatori che intendono astenersi si esprimeranno di conseguenza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Ripresa della discussione del disegno di legge n. 2175-B
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 10.207.
DE PETRIS (Verdi-U). Chiediamo la verifica del numero legale.
PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.
(La richiesta non risulta appoggiata).
Metto ai voti l'emendamento 10.207, presentato dal senatore Fabris e da altri senatori.
Non è approvato.
Passiamo alla votazione della prima parte dell'emendamento 10.208.
Verifica del numero legale
DE PETRIS (Verdi-U). Chiediamo la verifica del numero legale.
PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.
(La richiesta risulta appoggiata).
Invito pertanto i senatori a far constatare la loro presenza mediante procedimento elettronico.
(Segue la verifica del numero legale).
Il Senato è in numero legale.
Ripresa della discussione del disegno di legge n. 2175-B
PRESIDENTE. Metto ai voti la prima parte dell’emendamento 10.208, presentato dal senatore Montino e da altri senatori, fino alla parola "vario".
Non è approvata.
Risultano pertanto preclusi la restante parte dell’emendamento 10.208 e gli emendamenti 10.209, 10.210, 10.212 e 10.213.
Passiamo alla votazione della prima parte dell'emendamento 10.211.
DE PETRIS (Verdi-U). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.
PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dalla senatrice De Petris, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.
(La richiesta risulta appoggiata).
Votazione nominale con scrutinio simultaneo
PRESIDENTE. Comunico che da parte del prescritto numero di senatori è stata chiesta la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, della prima parte dell'emendamento 10.211, presentato dal senatore Brutti Paolo e da altri senatori, fino alla parola "vario".
Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.
I senatori favorevoli voteranno sì; i senatori contrari voteranno no; i senatori che intendono astenersi si esprimeranno di conseguenza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Ripresa della discussione del disegno di legge n. 2175-B
PRESIDENTE. Risultano pertanto preclusi la restante parte dell’emendamento 10.211 e l'emendamento 10.214.
Passiamo alla votazione della prima parte dell'emendamento 10.215.
DE PETRIS (Verdi-U). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.
PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dalla senatrice De Petris, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.
(La richiesta risulta appoggiata).
Votazione nominale con scrutinio simultaneo
PRESIDENTE. Comunico che da parte del prescritto numero di senatori è stata chiesta la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, della prima parte dell'emendamento 10.215, presentato dal senatore Viserta Costantini e da altri senatori, fino alla parola "telepromozioni".
Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.
I senatori favorevoli voteranno sì; i senatori contrari voteranno no; i senatori che intendono astenersi si esprimeranno di conseguenza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Ripresa della discussione del disegno di legge n. 2175-B
PRESIDENTE. Risultano pertanto preclusi la restante parte dell’emendamento 10.215 e l’emendamento 10.216.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 10.217.
Verifica del numero legale
DE PETRIS (Verdi-U). Chiediamo la verifica del numero legale.
PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.
(La richiesta risulta appoggiata).
Invito pertanto i senatori a far constatare la loro presenza mediante procedimento elettronico.
(Segue la verifica del numero legale).
Il Senato è in numero legale.
Ripresa della discussione del disegno di legge n. 2175-B
PRESIDENTE. Metto ai voti l'emendamento 10.217, presentato dal senatore Falomi e da altri senatori.
Non è approvato.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 10.218.
DE PETRIS (Verdi-U). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.
PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dalla senatrice De Petris, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.
(La richiesta risulta appoggiata).
Votazione nominale con scrutinio simultaneo
PRESIDENTE. Comunico che da parte del prescritto numero di senatori è stata chiesta la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 10.218, presentato dal senatore Fabris e da altri senatori.
Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.
I senatori favorevoli voteranno sì; i senatori contrari voteranno no; i senatori che intendono astenersi si esprimeranno di conseguenza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Al terzo banco a partire dall'alto mi viene segnalata dalla senatrice Segretario la presenza di luci alle quali non corrispondono senatori. Invito pertanto a controllare quante luci sono accese sotto i giornali e a togliere una tessera.
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Ripresa della discussione del disegno di legge n. 2175-B
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 10.219.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FALOMI (DS-U). Signor Presidente, l’emendamento 10.219 contiene princìpi importanti, perché chiarisce che il divieto di impiegare minori di quattordici anni in trasmissioni televisive, messaggi pubblicitari e spot è collegato ad un'esigenza generale che certamente tutti condividiamo: quella di non nuocere allo sviluppo psichico, fisico o morale dei minori stessi.
Si tratta di un divieto che fa riferimento a trasmissioni televisive, spot e messaggi pubblicitari che contengano scene di violenza gratuita, scene pornografiche, scene che inducano ad atteggiamenti di intolleranza basate su differenze di razza, di sesso, di religione e di nazionalità.
Torno a ripetere che è vero che questi princìpi generali sono contenuti in altri strumenti normativi e in codici di autoregolamentazione, ma dobbiamo essere consapevoli - come hanno denunciato le associazioni di tutela dei minori - che i codici non vengono rispettati, che le televisioni che li sottoscrivono non li rispettano.
Per queste ragioni invitiamo l'Assemblea a votare a favore dell’emendamento 10.219 e a far prevalere gli interessi dei minori su quelli del Presidente del Consiglio.
DE PETRIS (Verdi-U). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DE PETRIS (Verdi-U). Signor Presidente, proprio per l'importanza dell’emendamento 10.219, ne chiediamo la votazione a scrutinio segreto.
(La richiesta risulta appoggiata).
Votazione a scrutinio segreto
PRESIDENTE. Indìco, ai sensi dell'articolo 113, comma 4, del Regolamento, la votazione a scrutinio segreto, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 10.219, presentato dal senatore Boco e da altri senatori.
I senatori favorevoli voteranno sì; i senatori contrari voteranno no; i senatori che intendono astenersi si esprimeranno di conseguenza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Ripresa della discussione del disegno di legge n. 2175-B
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 10.220.
Verifica del numero legale
DE PETRIS (Verdi-U). Chiediamo la verifica del numero legale.
PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.
(La richiesta risulta appoggiata).
Invito pertanto i senatori a far constatare la loro presenza mediante procedimento elettronico.
(Segue la verifica del numero legale).
Il Senato non è in numero legale.
Sospendo pertanto la seduta che, come stabilito, riprenderà alle ore 15,30.
(La seduta, sospesa alle ore 14,27, è ripresa alle ore 15,33).
Presidenza del vice presidente CALDEROLI
Su un'iniziativa assunta dall'ambasciata dello Stato di Israele in Italia
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
COMPAGNA (UDC). Signor Presidente, questa mattina, all’inizio della seduta, il senatore Mascioni ha segnalato alla Presidenza una cartolina inviata dall’ambasciata israeliana a tutti i componenti del Senato nella quale viene raffigurato, con un fotomontaggio (così sostiene il senatore Mascioni), Arafat, presidente dell’Autorità nazionale palestinese, che inneggia a due terroristi.
Mi è parso che il senatore Mascioni non intenda chiedere alla Presidenza del Senato un intervento di censura sulla libertà della diplomazia israeliana di intrattenere i rapporti che crede con i singoli componenti del Senato, ma piuttosto abbia voluto segnalare l’episodio al Presidente affinché si tengano presenti altri possibili rapporti con il Senato della Repubblica italiana.
Mi riesce difficile riconoscermi nella preoccupazione del senatore Mascioni. Ricordo, infatti, molto bene (la materia non è del tutto estranea al provvedimento di cui ci stiamo occupando) che nell’ottobre del 2000, all’inizio della seconda Intifada, si scoprì che l’ufficio di corrispondenza della RAI (il direttore generale Celli dovette allontanare il corrispondente italiano dai Territori; il cosiddetto giornalista si chiamava Riccardo Cristiano), in occasione della trasmissione di un filmato nel quale veniva mostrato il linciaggio di due soldati israeliani, chiedeva scusa all’Autorità nazionale palestinese e ne dava la colpa ad alcune televisioni private, promettendo lealtà e fedeltà ad un patto che egli aveva osservato per circa tre anni. Di quale patto si trattasse, la RAI non ha più ritenuto opportuno informare i cittadini italiani. Sta di fatto che, per paura di ritorsioni, quindici giorni dopo anche le redazioni di Mediaset dovettero abdicare ad ogni possibilità di informazione.
Ora, senatore Mascioni, non ho difficoltà a trovare anch’io esagerato e soltanto propagandistico quel tipo di messaggio, purché vi sia altrettanta intransigenza nel giudicare certo "giornalismo" odioso, riconoscendo magari la libertà della signora Guzzanti di definire il Governo Sharon il peggiore dei Governi possibili come espressione della irrinunciabile libertà di satira, ma non come prezzo odioso dell’appaltare all’Autorità nazionale palestinese il diritto all’informazione dei cittadini italiani. (Applausi del senatore Manfredi).
Ripresa della discussione del disegno di legge n.
Metto ai voti l'emendamento 10.220, presentato dal senatore Montino e da altri senatori.
Non è approvato.
Passiamo alla votazione della prima parte dell'emendamento 10.221.
DONATI (Verdi-U). Chiediamo la verifica del numero legale.
PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.
(La richiesta non risulta appoggiata).
Metto ai voti la prima parte dell'emendamento 10.221, presentato dal senatore Montino e da altri senatori, fino alla parola "che".
Non è approvata.
Risultano pertanto preclusi la restante parte dell’emendamento 10.221 e gli emendamenti 10.222, 10.223, 10.224, 10.225, 10.226, 10.227, 10.228, 10.229, 10.231, 10.232, 10.233 e 10.234.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 10.230.
Verifica del numero legale
(La richiesta risulta appoggiata).
Invito pertanto i senatori a far constatare la loro presenza mediante procedimento elettronico.
(Segue la verifica del numero legale).
Il Senato non è in numero legale.
Sospendo la seduta per venti minuti.
(La seduta, sospesa alle ore 15,40, è ripresa alle ore 16,02).
Ripresa della discussione del disegno di legge n.
Verifica del numero legale
DONATI (Verdi-U). Chiediamo la verifica del numero legale.
PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.
(La richiesta risulta appoggiata).
Invito pertanto i senatori a far constatare la loro presenza mediante procedimento elettronico.
(Segue la verifica del numero legale).
Il Senato è in numero legale.
Ripresa della discussione del disegno di legge n. 2175-B
PRESIDENTE. Metto ai voti l'emendamento 10.230, presentato dalla senatrice Donati e da altri senatori.
Non è approvato.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 10.235.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DONATI (Verdi-U). Signor Presidente, vorrei segnalare nuovamente che nell’ultima fila viene costantemente espresso un voto in più. (Vibrate proteste dai banchi della maggioranza). La senatrice Ioannucci vota in un’altra fila.
Oltre a pregarla di verificare questa situazione attraverso i suoi assistenti, le chiedo la votazione a scrutinio segreto.
Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione a scrutinio segreto, avanzata dalla senatrice Donati, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.
(La richiesta risulta appoggiata).
Votazione a scrutinio segreto
PRESIDENTE. Indìco, ai sensi dell'articolo 113, comma 4, del Regolamento, la votazione a scrutinio segreto, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 10.235, presentato dalla senatrice Donati e da altri senatori.
I senatori favorevoli voteranno sì; i senatori contrari voteranno no; i senatori che intendono astenersi si esprimeranno di conseguenza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Ripresa della discussione del disegno di legge n. 2175-B
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 10.236.
MURINEDDU (DS-U). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MURINEDDU (DS-U). Signor Presidente, le chiedo la cortesia di far abbassare la temperatura del riscaldamento in Aula. E' insopportabile!
PRESIDENTE. Ho già fatto una richiesta in tal senso; anzi, ormai dovrebbe essere stato spento.
DONATI (Verdi-U). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DONATI (Verdi-U). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.
(La richiesta risulta appoggiata).
Votazione nominale con scrutinio simultaneo
PRESIDENTE. Comunico che da parte del prescritto numero di senatori è stata chiesta la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 10.236, presentato dalla senatrice Donati e da altri senatori.
Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.
I senatori favorevoli voteranno sì; i senatori contrari voteranno no; i senatori che intendono astenersi si esprimeranno di conseguenza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Ripresa della discussione del disegno di legge n. 2175-B
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 10.237.
DONATI (Verdi-U). Chiediamo la votazione a scrutinio segreto. (Brusìo in Aula).
PRESIDENTE. Non c’è bisogno di un muggito ogni volta che si procede ad una votazione a scrutinio segreto.
Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione a scrutinio segreto, avanzata dalla senatrice Donati, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.
(La richiesta risulta appoggiata).
Votazione a scrutinio segreto
PRESIDENTE. Indìco, ai sensi dell'articolo 113, comma 4, del Regolamento, la votazione a scrutinio segreto, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 10.237, presentato dal senatore Boco e da altri senatori.
I senatori favorevoli voteranno sì; i senatori contrari voteranno no; i senatori che intendono astenersi si esprimeranno di conseguenza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Ripresa della discussione del disegno di legge n. 2175-B
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 10.238.
DONATI (Verdi-U). Anche su questo emendamento, considerati i contenuti, chiediamo la votazione a scrutinio segreto.
PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione a scrutinio segreto, avanzata dalla senatrice Donati, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.
(La richiesta risulta appoggiata).
Votazione a scrutinio segreto
PRESIDENTE. Indìco, ai sensi dell'articolo 113, comma 4, del Regolamento, la votazione a scrutinio segreto, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 10.238, presentato dal senatore Boco e da altri senatori.
I senatori favorevoli voteranno sì; i senatori contrari voteranno no; i senatori che intendono astenersi si esprimeranno di conseguenza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Ripresa della discussione del disegno di legge n. 2175-B
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 10.239.
DONATI (Verdi-U). Chiediamo la votazione a scrutinio segreto.
PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione a scrutinio segreto, avanzata dalla senatrice Donati, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.
(La richiesta risulta appoggiata).
Votazione a scrutinio segreto
PRESIDENTE. Indìco, ai sensi dell'articolo 113, comma 4, del Regolamento, la votazione a scrutinio segreto, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 10.239, presentato dalla senatrice Donati e da altri senatori.
I senatori favorevoli voteranno sì; i senatori contrari voteranno no; i senatori che intendono astenersi si esprimeranno di conseguenza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Ripresa della discussione del disegno di legge n. 2175-B
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 10.240.
Verifica del numero legale
DONATI (Verdi-U). Chiediamo la verifica del numero legale.
PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.
(La richiesta risulta appoggiata).
Invito pertanto i senatori a far constatare la loro presenza mediante procedimento elettronico.
(Segue la verifica del numero legale).
Il Senato è in numero legale.
Ripresa della discussione del disegno di legge n. 2175-B
PRESIDENTE. Metto ai voti l'emendamento 10.240, presentato dal senatore Boco e da altri senatori.
Non è approvato.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 10.241.
DONATI (Verdi-U). Chiediamo la votazione a scrutinio segreto.
PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione a scrutinio segreto, avanzata dalla senatrice Donati, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.
(La richiesta risulta appoggiata).
Votazione a scrutinio segreto
PRESIDENTE. Indìco, ai sensi dell'articolo 113, comma 4, del Regolamento, la votazione a scrutinio segreto, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 10.241, presentato dal senatore Montino e da altri senatori.
I senatori favorevoli voteranno sì; i senatori contrari voteranno no; i senatori che intendono astenersi si esprimeranno di conseguenza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Ripresa della discussione del disegno di legge n. 2175-B
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 10.242.
DONATI (Verdi-U). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.
PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dalla senatrice Donati, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.
(La richiesta risulta appoggiata).
Votazione nominale con scrutinio simultaneo
PRESIDENTE. Comunico che da parte del prescritto numero di senatori è stata chiesta la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 10.242, presentato dal senatore Brutti Paolo e da altri senatori.
Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.
I senatori favorevoli voteranno sì; i senatori contrari voteranno no; i senatori che intendono astenersi si esprimeranno di conseguenza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Ripresa della discussione del disegno di legge n. 2175-B
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 10.243.
DONATI (Verdi-U). Su questo emendamento, di cui è primo firmatario il senatore Falomi, chiediamo la votazione a scrutinio segreto.
PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione a scrutinio segreto, avanzata dalla senatrice Donati, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.
(La richiesta risulta appoggiata).
Votazione a scrutinio segreto
PRESIDENTE. Indìco, ai sensi dell'articolo 113, comma 4, del Regolamento, la votazione a scrutinio segreto, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 10.243, presentato dal senatore Falomi e da altri senatori.
I senatori favorevoli voteranno sì; i senatori contrari voteranno no; i senatori che intendono astenersi si esprimeranno di conseguenza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Ripresa della discussione del disegno di legge n. 2175-B
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 10.244.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FALOMI (DS-U). Signor Presidente, dichiaro il nostro voto favorevole sull’emendamento 10.244, con il quale si chiede di proibire quei messaggi, quegli spot e quelle trasmissioni televisive che possono indurre i bambini ed i minori in genere a ritenere che da parte dei loro genitori vi sia un mancato assolvimento dei loro compiti.
Ciò accade spessissimo, come rilevano numerosi psicologi che seguono lo sviluppo psicologico dei bambini; di frequente, infatti, la pubblicità dei giocattoli viene interpretata, soprattutto dai bambini appartenenti a famiglie meno abbienti, come una mancanza di amore e attenzione da parte dei genitori nei loro confronti.
In questo senso si chiede che la pubblicità, le trasmissioni radiotelevisive e gli spot siano tali da non consentire questo equivoco, che magari fa sì che i bambini credano che i loro genitori manchino ai loro doveri. Per questa ragione, raccomando all’Assemblea di votare a favore di questo emendamento, sul quale chiedo la votazione a scrutinio segreto.
(La richiesta risulta appoggiata).
Votazione a scrutinio segreto
PRESIDENTE. Indìco, ai sensi dell'articolo 113, comma 4, del Regolamento, la votazione a scrutinio segreto, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 10.244, presentato dal senatore Montino e da altri senatori.
I senatori favorevoli voteranno sì; i senatori contrari voteranno no; i senatori che intendono astenersi si esprimeranno di conseguenza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Ripresa della discussione del disegno di legge n. 2175-B
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 10.245.
DONATI (Verdi-U). Su questo emendamento, di cui è primo firmatario il senatore Zanda, chiediamo la votazione a scrutinio segreto.
PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione a scrutinio segreto, avanzata dalla senatrice Donati, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.
(La richiesta risulta appoggiata).
Votazione a scrutinio segreto
PRESIDENTE. Indìco, ai sensi dell'articolo 113, comma 4, del Regolamento, la votazione a scrutinio segreto, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 10.245, presentato dal senatore Zanda e da altri senatori.
I senatori favorevoli voteranno sì; i senatori contrari voteranno no; i senatori che intendono astenersi si esprimeranno di conseguenza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Ripresa della discussione del disegno di legge n. 2175-B
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 10.246.
DONATI (Verdi-U). Signor Presidente, su questo emendamento, presentato dal Gruppo dei Verdi, chiedo il voto segreto.
PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione a scrutinio segreto, avanzata dalla senatrice Donati, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.
(La richiesta risulta appoggiata).
Votazione a scrutinio segreto
PRESIDENTE. Indìco, ai sensi dell'articolo 113, comma 4, del Regolamento, la votazione a scrutinio segreto, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 10.246, presentato dalla senatrice Donati e da altri senatori.
I senatori favorevoli voteranno sì; i senatori contrari voteranno no; i senatori che intendono astenersi si esprimeranno di conseguenza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Ripresa della discussione del disegno di legge n. 2175-B
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 10.247.
DONATI (Verdi-U). Anche su questo emendamento chiedo il voto segreto.
PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione a scrutinio segreto, avanzata dalla senatrice Donati, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.
(La richiesta risulta appoggiata).
Votazione a scrutinio segreto
PRESIDENTE. Indìco, ai sensi dell'articolo 113, comma 4, del Regolamento, la votazione a scrutinio segreto, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 10.247, presentato dal senatore Zanda e da altri senatori.
I senatori favorevoli voteranno sì; i senatori contrari voteranno no; i senatori che intendono astenersi si esprimeranno di conseguenza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Ripresa della discussione del disegno di legge n. 2175-B
PRESIDENTE. Metto ai voti l'emendamento 10.248, presentato dal senatore Fabris e da altri senatori.
Non è approvato.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 10.249.
DONATI (Verdi-U). Su questo emendamento, che reca come primo firmatario il senatore Zanda, chiedo il voto segreto.
PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione a scrutinio segreto, avanzata dalla senatrice Donati, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.
(La richiesta risulta appoggiata).
Votazione a scrutinio segreto
PRESIDENTE. Indìco, ai sensi dell'articolo 113, comma 4, del Regolamento, la votazione a scrutinio segreto, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 10.249, presentato dal senatore Zanda e da altri senatori.
I senatori favorevoli voteranno sì; i senatori contrari voteranno no; i senatori che intendono astenersi si esprimeranno di conseguenza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Ripresa della discussione del disegno di legge n. 2175-B
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 10.250.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DONATI (Verdi-U). Signor Presidente, una breve dichiarazione di voto sull’emendamento 10.250 che reintroduce un concetto molto semplice: l’autorizzazione all’utilizzo dei minori soltanto per pubblicizzare prodotti destinati ai bambini e che siano realizzati con il massimo rispetto della loro persona.
Voglio insistere su questo concetto ragionevole, che è quello da un lato di limitare l’impiego e l’utilizzo dei minori nei messaggi pubblicitari, ma di far sì dall’altro che all’interno dei prodotti loro destinati (con il rispetto ovviamente delle regole in ordine al fatto che si tratta di minori che non stanno lavorando ma che stanno prestando in modo ludico la loro attività) vi sia questa importante eccezione.
È noto che all'interno del mondo della produzione degli spot, del mondo dei creativi e dei pubblicitari è in atto una rilevante discussione, il cui merito è in genere piuttosto contrario alla norma introdotta dalla Camera dei deputati. È vero che questa norma potrà trasformarsi anche - un po’ come tutti gli aspetti che introducono dei vincoli - in una grande opportunità, che è quella di inventare delle forme di linguaggio nuove dedicate ai messaggi pubblicitari in particolare rivolti ai minori, ma non c’è dubbio che vietare in assoluto l’utilizzo dei minori negli spot e nei messaggi pubblicitari è una forma davvero drastica con la quale la Camera ha voluto sì dare un messaggio, che però credo sia opportuno che la nostra Assemblea corregga.
In questo senso chiedo il voto segreto sull’emendamento 10.250, auspicando il voto favorevole dei colleghi e sperando che quello che verrà deciso con questo provvedimento non venga poi successivamente cambiato, attraverso ambigue interpretazioni se non esplicite modifiche, nei prossimi mesi. Sarebbe infatti davvero una beffa per questa Assemblea chiedere a tutti un voto secondo coscienza (ma in realtà vincolato all’approvazione definitiva della norma) e poi tra poche settimane o pochi mesi costringere nuovamente a cambiare questa norma che appunto ha bisogno di essere corretta.
Per queste ragioni, mentre chiedo il voto favorevole dei colleghi, chiedo anche il voto segreto e l’appoggio necessario a 20 senatori.
(La richiesta risulta appoggiata).
Votazione a scrutinio segreto
PRESIDENTE. Indìco, ai sensi dell'articolo 113, comma 4, del Regolamento, la votazione a scrutinio segreto, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 10.250, presentato dalla senatrice Donati e da altri senatori.
I senatori favorevoli voteranno sì; i senatori contrari voteranno no; i senatori che intendono astenersi si esprimeranno di conseguenza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Ripresa della discussione del disegno di legge n. 2175-B
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 10.251.
DE PETRIS (Verdi-U). Su questo emendamento del Gruppo dei Verdi chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.
PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dalla senatrice De Petris, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.
(La richiesta risulta appoggiata).
Votazione nominale con scrutinio simultaneo
PRESIDENTE. Comunico che da parte del prescritto numero di senatori è stata chiesta la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 10.251, presentato dalla senatrice Donati e da altri senatori.
Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.
I senatori favorevoli voteranno sì; i senatori contrari voteranno no; i senatori che intendono astenersi si esprimeranno di conseguenza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Ripresa della discussione del disegno di legge n. 2175-B
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione della prima parte dell'emendamento 10.252.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DE PETRIS (Verdi-U). Anche questo emendamento, Presidente, propone eccezioni molto precise, in riferimento ai valori positivi umani e civili ed al rispetto della dignità della persona.
Per tale motivo, chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.
(La richiesta risulta appoggiata).
Votazione nominale con scrutinio simultaneo
PRESIDENTE. Comunico che da parte del prescritto numero di senatori è stata chiesta la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, della prima parte dell'emendamento 10.252, presentato dalla senatrice Donati e da altri senatori, fino alle parole "ad esclusione".
Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.
I senatori favorevoli voteranno sì; i senatori contrari voteranno no; i senatori che intendono astenersi si esprimeranno di conseguenza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Ripresa della discussione del disegno di legge n. 2175-B
PRESIDENTE. Risultano pertanto preclusi la restante parte dell’emendamento 10.252 e gli emendamenti 10.253, 10.254 e 10.255.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 10.256.
DE PETRIS (Verdi-U). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.
PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dalla senatrice De Petris, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.
(La richiesta risulta appoggiata).
Votazione nominale con scrutinio simultaneo
PRESIDENTE. Comunico che da parte del prescritto numero di senatori è stata chiesta la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 10.256, presentato dalla senatrice Donati e da altri senatori.
Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.
I senatori favorevoli voteranno sì; i senatori contrari voteranno no; i senatori che intendono astenersi si esprimeranno di conseguenza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Ripresa della discussione del disegno di legge n. 2175-B
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione della prima parte dell'emendamento 10.257.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DE PETRIS (Verdi-U). Signor Presidente, anche su questo emendamento credo sia opportuno procedere ad una votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, per la natura delle questioni che vengono poste all’attenzione di noi tutti.
Penso, ad esempio, alla raccolta di fondi per la ricerca sul cancro e per alcune specifiche malattie che colpiscono i bambini. Come abbiamo visto, dopo l’approvazione di questa legge, sarebbero vietati anche i messaggi pubblicitari aventi tali finalità. Sarebbe pertanto il caso di riflettere maggiormente su questo aspetto.
(La richiesta risulta appoggiata).
Votazione nominale con scrutinio simultaneo
PRESIDENTE. Comunico che da parte del prescritto numero di senatori è stata chiesta la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, della prima parte dell'emendamento 10.257, presentato dal senatore Brutti Paolo e da altri senatori, fino alle parole "fatti salvi".
Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.
I senatori favorevoli voteranno sì; i senatori contrari voteranno no; i senatori che intendono astenersi si esprimeranno di conseguenza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Ripresa della discussione del disegno di legge n. 2175-B
PRESIDENTE. Restano pertanto preclusi la restante parte dell’emendamento 10.257 e gli emendamenti 10.258, 10.259 e 10.260.
L’emendamento 10.261 è inammissibile.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 10.262.
DE PETRIS (Verdi-U). Chiediamo la votazione a scrutinio segreto.
PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione a scrutinio segreto, avanzata dalla senatrice De Petris, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.
(La richiesta risulta appoggiata).
Votazione a scrutinio segreto
PRESIDENTE. Indìco, ai sensi dell'articolo 113, comma 4, del Regolamento, la votazione a scrutinio segreto, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 10.262, presentato dal senatore Zanda e da altri senatori.
I senatori favorevoli voteranno sì; i senatori contrari voteranno no; i senatori che intendono astenersi si esprimeranno di conseguenza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Ripresa della discussione del disegno di legge n. 2175-B
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 10.263.
DE PETRIS (Verdi-U). Su questo emendamento del Gruppo dei Verdi, chiediamo la votazione a scrutinio segreto.
PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione a scrutinio segreto, avanzata dalla senatrice De Petris, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.
(La richiesta risulta appoggiata).
Votazione a scrutinio segreto
PRESIDENTE. Indìco, ai sensi dell'articolo 113, comma 4, del Regolamento, la votazione a scrutinio segreto, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 10.263, presentato dalla senatrice De Petris e da altri senatori.
I senatori favorevoli voteranno sì; i senatori contrari voteranno no; i senatori che intendono astenersi si esprimeranno di conseguenza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Ripresa della discussione del disegno di legge n. 2175-B
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 10.264.
DE PETRIS (Verdi-U). Chiediamo la votazione a scrutinio segreto anche su questo emendamento.
PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione a scrutinio segreto, avanzata dalla senatrice De Petris, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.
(La richiesta risulta appoggiata).
Votazione a scrutinio segreto
PRESIDENTE. Indìco, ai sensi dell'articolo 113, comma 4, del Regolamento, la votazione a scrutinio segreto, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 10.264, presentato dal senatore Zanda e da altri senatori.
I senatori favorevoli voteranno sì; i senatori contrari voteranno no; i senatori che intendono astenersi si esprimeranno di conseguenza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Ripresa della discussione del disegno di legge n. 2175-B
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 10.265.
DE PETRIS (Verdi-U). Chiediamo la votazione a scrutinio segreto.
PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione a scrutinio segreto, avanzata dalla senatrice De Petris, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.
(La richiesta risulta appoggiata).
Votazione a scrutinio segreto
PRESIDENTE. Indìco, ai sensi dell'articolo 113, comma 4, del Regolamento, la votazione a scrutinio segreto, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 10.265, presentato dal senatore Zanda e da altri senatori.
I senatori favorevoli voteranno sì; i senatori contrari voteranno no; i senatori che intendono astenersi si esprimeranno di conseguenza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Ripresa della discussione del disegno di legge n. 2175-B
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 10.266.
DE PETRIS (Verdi-U). Chiediamo la votazione a scrutinio segreto.
PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione a scrutinio segreto, avanzata dalla senatrice De Petris, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.
(La richiesta risulta appoggiata).
Votazione a scrutinio segreto
PRESIDENTE. Indìco, ai sensi dell'articolo 113, comma 4, del Regolamento, la votazione a scrutinio segreto, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 10.266, presentato dal senatore Zanda e da altri senatori.
I senatori favorevoli voteranno sì; i senatori contrari voteranno no; i senatori che intendono astenersi si esprimeranno di conseguenza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Ripresa della discussione del disegno di legge n. 2175-B
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 10.267.
DE PETRIS (Verdi-U). Chiediamo la votazione a scrutinio segreto.
PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione a scrutinio segreto, avanzata dalla senatrice De Petris, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.
(La richiesta risulta appoggiata).
Votazione a scrutinio segreto
PRESIDENTE. Indìco, ai sensi dell'articolo 113, comma 4, del Regolamento, la votazione a scrutinio segreto, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 10.267, presentato dal senatore Zanda e da altri senatori.
I senatori favorevoli voteranno sì; i senatori contrari voteranno no; i senatori che intendono astenersi si esprimeranno di conseguenza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Ripresa della discussione del disegno di legge n. 2175-B
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 10.268.
DE PETRIS (Verdi-U). Chiediamo la votazione a scrutinio segreto.
PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione a scrutinio segreto, avanzata dalla senatrice De Petris, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.
(La richiesta risulta appoggiata).
Votazione a scrutinio segreto
PRESIDENTE. Indìco, ai sensi dell'articolo 113, comma 4, del Regolamento, la votazione a scrutinio segreto, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 10.268, presentato dal senatore Zanda e da altri senatori.
I senatori favorevoli voteranno sì; i senatori contrari voteranno no; i senatori che intendono astenersi si esprimeranno di conseguenza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Ripresa della discussione del disegno di legge n. 2175-B
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 10.269.
DE PETRIS (Verdi-U). Chiediamo la votazione a scrutinio segreto.
PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione a scrutinio segreto, avanzata dalla senatrice De Petris, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.
(La richiesta risulta appoggiata).
Votazione a scrutinio segreto
PRESIDENTE. Indìco, ai sensi dell'articolo 113, comma 4, del Regolamento, la votazione a scrutinio segreto, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 10.269, presentato dal senatore Zanda e da altri senatori.
I senatori favorevoli voteranno sì; i senatori contrari voteranno no; i senatori che intendono astenersi si esprimeranno di conseguenza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Ripresa della discussione del disegno di legge n. 2175-B
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 10.270.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ZANDA (Mar-DL-U). Signor Presidente, l'emendamento 10.270 è di particolare importanza perché al divieto di impiegare minori di quattordici anni per messaggi pubblicitari e spot aggiunge quello di impiegarli in ogni programma nel quale si rinvenga una qualunque forma di violenza, sia reale sia immaginaria, di volgarità o di sesso. L'emendamento, quindi, estende il campo del divieto aggiungendo alla programmazione commerciale e pubblicitaria quella di intrattenimento e cronaca.
Chiedo pertanto la votazione a scrutinio segreto.
(La richiesta risulta appoggiata).
Votazione a scrutinio segreto
PRESIDENTE. Indìco, ai sensi dell'articolo 113, comma 4, del Regolamento, la votazione a scrutinio segreto, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 10.270, presentato dal senatore Zanda e da altri senatori.
I senatori favorevoli voteranno sì; i senatori contrari voteranno no; i senatori che intendono astenersi si esprimeranno di conseguenza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Ripresa della discussione del disegno di legge n. 2175-B
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 10.271.
DE PETRIS (Verdi-U). Chiediamo la votazione a scrutinio segreto.
PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione a scrutinio segreto, avanzata dalla senatrice De Petris, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.
(La richiesta risulta appoggiata).
Votazione a scrutinio segreto
PRESIDENTE. Indìco, ai sensi dell'articolo 113, comma 4, del Regolamento, la votazione a scrutinio segreto, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 10.271, presentato dal senatore Zanda e da altri senatori.
I senatori favorevoli voteranno sì; i senatori contrari voteranno no; i senatori che intendono astenersi si esprimeranno di conseguenza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Ripresa della discussione del disegno di legge n. 2175-B
PRESIDENTE. Metto ai voti l'emendamento 10.272, presentato dal senatore Zanda e da altri senatori.
Non è approvato.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 10.273.
DE PETRIS (Verdi-U). Signor Presidente, chiedo la votazione a scrutinio segreto.
PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione a scrutinio segreto, avanzata dalla senatrice De Petris, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.
(La richiesta risulta appoggiata).
Votazione a scrutinio segreto
PRESIDENTE. Indìco, ai sensi dell'articolo 113, comma 4, del Regolamento, la votazione a scrutinio segreto, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 10.273, presentato dal senatore Zanda e da altri senatori.
I senatori favorevoli voteranno sì; i senatori contrari voteranno no; i senatori che intendono astenersi si esprimeranno di conseguenza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Ripresa della discussione del disegno di legge n. 2175-B
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 10.274.
DE PETRIS (Verdi-U). Signor Presidente, chiedo la votazione a scrutinio segreto.
PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione a scrutinio segreto, avanzata dalla senatrice De Petris, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.
(La richiesta risulta appoggiata).
Votazione a scrutinio segreto
PRESIDENTE. Indìco, ai sensi dell'articolo 113, comma 4, del Regolamento, la votazione a scrutinio segreto, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 10.274, presentato dal senatore Zanda e da altri senatori.
I senatori favorevoli voteranno sì; i senatori contrari voteranno no; i senatori che intendono astenersi si esprimeranno di conseguenza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Ripresa della discussione del disegno di legge n. 2175-B
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 10.275.
DE PETRIS (Verdi-U). Signor Presidente, chiedo la votazione a scrutinio segreto.
PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione a scrutinio segreto, avanzata dalla senatrice De Petris, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.
(La richiesta risulta appoggiata).
Votazione a scrutinio segreto
PRESIDENTE. Indìco, ai sensi dell'articolo 113, comma 4, del Regolamento, la votazione a scrutinio segreto, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 10.275, presentato dal senatore Zanda e da altri senatori.
I senatori favorevoli voteranno sì; i senatori contrari voteranno no; i senatori che intendono astenersi si esprimeranno di conseguenza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Ripresa della discussione del disegno di legge n. 2175-B
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 10.276.
Verifica del numero legale
DE PETRIS (Verdi-U). Chiediamo la verifica del numero legale.
PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.
(La richiesta risulta appoggiata).
Invito pertanto i senatori a far constatare la loro presenza mediante procedimento elettronico.
(Segue la verifica del numero legale).
Il Senato è in numero legale.
Ripresa della discussione del disegno di legge n. 2175-B
PRESIDENTE. Metto ai voti l'emendamento 10.276, presentato dal senatore Fabris e da altri senatori.
Non è approvato.
Ricordo che gli emendamenti 10.277 e 10.278 sono preclusi dalla reiezione dell'emendamento 10.198, mentre l'emendamento 10.279 risulta precluso dalla reiezione dell'emendamento 10.200.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 10.280.
DE PETRIS (Verdi-U). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.
PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dalla senatrice De Petris, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.
(La richiesta risulta appoggiata).
Votazione nominale con scrutinio simultaneo
PRESIDENTE. Comunico che da parte del prescritto numero di senatori è stata chiesta la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 10.280, presentato dal senatore Boco e da altri senatori.
Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.
I senatori favorevoli voteranno sì; i senatori contrari voteranno no; i senatori che intendono astenersi si esprimeranno di conseguenza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Ripresa della discussione del disegno di legge n. 2175-B
PRESIDENTE. Metto ai voti l'emendamento 10.281, presentato dalla senatrice Donati e da altri senatori.
Non è approvato.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 10.282.
DE PETRIS (Verdi-U). Signor Presidente, chiedo la votazione a scrutinio segreto.
PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione a scrutinio segreto, avanzata dalla senatrice De Petris, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.
(La richiesta risulta appoggiata).
Votazione a scrutinio segreto
PRESIDENTE. Indìco, ai sensi dell'articolo 113, comma 4, del Regolamento, la votazione a scrutinio segreto, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 10.282, presentato dal senatore Boco e da altri senatori.
I senatori favorevoli voteranno sì; i senatori contrari voteranno no; i senatori che intendono astenersi si esprimeranno di conseguenza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Ripresa della discussione del disegno di legge n. 2175-B
PRESIDENTE. Gli emendamenti 10.283 e 10.284 sono inammissibili.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 10.285.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DE PETRIS (Verdi-U). Signor Presidente, anche l’emendamento 10.285 è particolarmente importante, perché norma la violazione del divieto di impiego di minori e stabilisce che può essere denunciata da qualunque soggetto interessato e particolarmente dalle associazioni dei consumatori e degli utenti. Si tratta di una parte a nostro avviso lacunosa nel provvedimento del ministro Gasparri.
Chiedo la votazione a scrutinio segreto.
(La richiesta risulta appoggiata).
Votazione a scrutinio segreto
PRESIDENTE. Indìco, ai sensi dell'articolo 113, comma 4, del Regolamento, la votazione a scrutinio segreto, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 10.285, presentato dalla senatrice De Petris e da altri senatori.
I senatori favorevoli voteranno sì; i senatori contrari voteranno no; i senatori che intendono astenersi si esprimeranno di conseguenza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Ripresa della discussione del disegno di legge n. 2175-B
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'articolo 10.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
BRUTTI Paolo (DS-U). Signor Presidente, in quest'Aula non è servito a nulla ragionare nel merito. Tutti i nostri emendamenti riferiti all'articolo 10, che servivano a correggere gli effetti più dirompenti del divieto di impiego dei minori nei messaggi pubblicitari e negli spot televisivi, non hanno ricevuto obiezioni di merito e non è stato negato che migliorassero il testo. Non ci sono state repliche circostanziate e puntuali; in verità, non ho sentito alcuna replica né da parte della maggioranza, né da parte del Governo.
Le ragioni di azienda, secondo me, hanno fatto premio su tutto, anche sull'intelligenza dei partecipanti a questo dibattito. Cosa significa impiego dei minori? Si tratta della loro utilizzazione come interpreti oppure della loro partecipazione a fini promozionali? Perché non escludere il fine di lucro? Perché non agganciare questa normativa alla Convenzione internazionale dei diritti del fanciullo? Perché non consentire messaggi con la partecipazione dei giovani, rivolti a promuovere iniziative di volontariato, di soccorso, di aiuti umanitari, di raccolta di fondi per interventi di solidarietà umana, proposti anche dalla Chiesa? E su un altro versante, minore ma non trascurabile, che cosa fare del materiale pubblicitario già approntato per le prossime festività e destinato in gran parte al macero per impossibilità di utilizzarlo dopo l'approvazione della legge?
Ho sentito affacciare un'interpretazione secondo la quale l'impiego dei minori si riferirebbe, nella legge in questione, alla realizzazione dei messaggi pubblicitari e non già alla loro diffusione. Sarebbe insomma vietata, dalla data di approvazione del nuovo testo, la produzione di messaggi e di spot, non la diffusione di quelli già prodotti: una specie di condono dell'uso pubblicitario del minore, in perfetto stile della Casa delle libertà.
Questa legge lede i princìpi del pluralismo, viola le norme sulla concorrenza relative alle concentrazioni, consente posizioni dominanti nel mercato della pubblicità, attenta all'autonomia e all'indipendenza dell’informazione, trasporta nella nuova televisione digitale il caos dell'attuale occupazione abusiva dell'etere.
Difficilmente si sarebbero potuti arrecare maggiori danni, tutti insieme, in un solo provvedimento. Per quanto detto finora, dichiaro il mio voto contrario all'articolo 10 del disegno di legge n. 2175-B. (Applausi dai Gruppi DS-U, Misto-Com e del senatore Tommaso Sodano).
DE PETRIS (Verdi-U). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DE PETRIS (Verdi-U). Chiediamo la votazione a scrutinio segreto.
(La richiesta risulta appoggiata).
Votazione a scrutinio segreto
I senatori favorevoli voteranno sì; i senatori contrari voteranno no; i senatori che intendono astenersi si esprimeranno di conseguenza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Il Senato approva. (v. Allegato B).
Ripresa della discussione del disegno di legge n.
Passiamo all'esame dell'articolo 24, sul quale sono stati presentati emendamenti da intendersi illustrati.
Invito il rappresentante del Governo a pronunziarsi sugli emendamenti in esame.
DE PETRIS (Verdi-U). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.
PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dalla senatrice De Petris, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.
(La richiesta risulta appoggiata).
Votazione nominale con scrutinio simultaneo
PRESIDENTE. Comunico che da parte del prescritto numero di senatori è stata chiesta la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, della prima parte dell'emendamento 24.100, presentato dal senatore Falomi e da altri senatori, fino alla parola "applicazione".
Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.
I senatori favorevoli voteranno sì; i senatori contrari voteranno no; i senatori che intendono astenersi si esprimeranno di conseguenza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Ripresa della discussione del disegno di legge n. 2175-B
PRESIDENTE. Risultano pertanto preclusi la restante parte dell'emendamento 24.100, nonché gli emendamenti successivi fino al 24.120.
Passiamo alla votazione della prima parte dell'emendamento 24.121.
DE PETRIS (Verdi-U). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.
PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dalla senatrice De Petris, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.
(La richiesta risulta appoggiata).
Votazione nominale con scrutinio simultaneo
PRESIDENTE. Comunico che da parte del prescritto numero di senatori è stata chiesta la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, della prima parte dell'emendamento 24.121, presentato dal senatore Falomi e da altri senatori, fino alle parole "di transizione".
Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.
I senatori favorevoli voteranno sì; i senatori contrari voteranno no; i senatori che intendono astenersi si esprimeranno di conseguenza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Ripresa della discussione del disegno di legge n. 2175-B
PRESIDENTE. Risultano pertanto preclusi la restante parte dell’emendamento 24.121 e gli emendamenti 24.122, 24.123, 24.124 e 24.125.
Passiamo alla votazione della prima parte dell'emendamento 24.126.
DE PETRIS (Verdi-U). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.
PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dalla senatrice De Petris, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.
(La richiesta risulta appoggiata).
Votazione nominale con scrutinio simultaneo
PRESIDENTE. Comunico che da parte del prescritto numero di senatori è stata chiesta la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, della prima parte dell'emendamento 24.126, presentato dal senatore Montino e da altri senatori, fino alla parola "digitale".
Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.
I senatori favorevoli voteranno sì; i senatori contrari voteranno no; i senatori che intendono astenersi si esprimeranno di conseguenza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Ripresa della discussione del disegno di legge n. 2175-B
PRESIDENTE. Risultano pertanto preclusi la restante parte dell’emendamento 24.126 e gli emendamenti 24.127, 24.128 e 24.129.
Passiamo alla votazione della prima parte dell'emendamento 24.130.
DE PETRIS (Verdi-U). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.
PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dalla senatrice De Petris, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.
(La richiesta risulta appoggiata).
Votazione nominale con scrutinio simultaneo
PRESIDENTE. Comunico che da parte del prescritto numero di senatori è stata chiesta la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, della prima parte dell'emendamento 24.130, presentato dal senatore Falomi e da altri senatori, fino alle parole "e analogici".
Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.
I senatori favorevoli voteranno sì; i senatori contrari voteranno no; i senatori che intendono astenersi si esprimeranno di conseguenza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Ripresa della discussione del disegno di legge n. 2175-B
PRESIDENTE. Risultano pertanto preclusi la restante parte dell’emendamento 24.130 e l’emendamento 24.131.
Passiamo alla votazione della prima parte dell'emendamento 24.132.
DE PETRIS (Verdi-U). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.
PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dalla senatrice De Petris, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.
(La richiesta risulta appoggiata).
Votazione nominale con scrutinio simultaneo
PRESIDENTE. Comunico che da parte del prescritto numero di senatori è stata chiesta la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, della prima parte dell'emendamento 24.132, presentato dal senatore Falomi e da altri senatori, fino alle parole "e analogici".
Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.
I senatori favorevoli voteranno sì; i senatori contrari voteranno no; i senatori che intendono astenersi si esprimeranno di conseguenza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Ripresa della discussione del disegno di legge n. 2175-B
PRESIDENTE. Risultano pertanto preclusi la restante parte dell’emendamento 24.132 e l’emendamento 24.133.
Passiamo alla votazione della prima parte dell'emendamento 24.134.
Verifica del numero legale
DE PETRIS (Verdi-U). Chiediamo la verifica del numero legale.
PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.
(La richiesta risulta appoggiata).
Invito pertanto i senatori a far constatare la loro presenza mediante procedimento elettronico.
(Segue la verifica del numero legale).
Il Senato è in numero legale.
Ripresa della discussione del disegno di legge n. 2175-B
PRESIDENTE. Metto ai voti la prima parte dell'emendamento 24.134, presentato dal senatore Montino e da altri senatori, fino alle parole "tecnica digitale".
Non è approvata.
Risultano pertanto preclusi la restante parte dell’emendamento 24.134 e l’emendamento 24.135.
Passiamo alla votazione della prima parte dell'emendamento 24.136.
DE PETRIS (Verdi-U). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.
PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dalla senatrice De Petris, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.
(La richiesta risulta appoggiata).
Votazione nominale con scrutinio simultaneo
PRESIDENTE. Comunico che da parte del prescritto numero di senatori è stata chiesta la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, della prima parte dell'emendamento 24.136, presentato dal senatore Montalbano e da altri senatori, fino alle parole "tecnica digitale".
Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.
I senatori favorevoli voteranno sì; i senatori contrari voteranno no; i senatori che intendono astenersi si esprimeranno di conseguenza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Ripresa della discussione del disegno di legge n. 2175-B
PRESIDENTE. Risultano pertanto preclusi la restante parte dell’emendamento 24.136 e l’emendamento 24.137.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 24.138.
DE PETRIS (Verdi-U). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.
PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dalla senatrice De Petris, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.
(La richiesta risulta appoggiata).
Votazione nominale con scrutinio simultaneo
PRESIDENTE. Comunico che da parte del prescritto numero di senatori è stata chiesta la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 24.138, presentato dal senatore Falomi e da altri senatori.
Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.
I senatori favorevoli voteranno sì; i senatori contrari voteranno no; i senatori che intendono astenersi si esprimeranno di conseguenza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Ripresa della discussione del disegno di legge n. 2175-B
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 24.139.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ZANDA (Mar-DL-U). Signor Presidente, prendo la parola per dichiarare il mio voto favorevole a questo emendamento. Lo farò esponendo anche delle ragioni generali di contrarietà all'articolo 10, dato che la sua velocità di conduzione dei lavori, signor Presidente, della quale io mi congratulo, mi ha purtroppo reso impossibile parlare in sede di dichiarazione di voto sull'articolo 10.
Mi richiamo innanzitutto all'intervento di stamattina del senatore Grillo che, riprendendo argomenti che aveva già esposto in Commissione, ha dichiarato che il disegno di legge Gasparri mette le basi a tutte le potenzialità di crescita e di sviluppo di un sistema industriale di fondamentale importanza.
Io penso che il senatore Grillo abbia esagerato. Quello che possiamo attenderci dal disegno di legge Gasparri è molto diverso, perché esso non produrrà nessuna crescita e nessuno sviluppo del nostro sistema radiotelevisivo; completerà la sterilizzazione della RAI, che è già iniziata due anni fa, e determinerà consistenti vantaggi per Mediaset in termini di utile netto, di audience, di mercato pubblicitario, di acquisizione di nuove aziende, anche della carta stampata.
L'approvazione dei due emendamenti che hanno riportato qui in Senato il provvedimento non sarebbe stata possibile se molti deputati della maggioranza non avessero votato assieme all'opposizione. La maggioranza, purtroppo, non può dissentire in modo esplicito, non è libera di esprimersi apertamente. Sa di poter dissentire su temi come l'economia, gli immigrati, addirittura la riforma dello Stato e persino sull'interpretazione della nostra storia nazionale, ma sa di non poterlo fare su temi che riguardano gli interessi personali o patrimoniali del Presidente del Consiglio. E sa anche, la maggioranza, che tra gli interessi del Presidente del Consiglio la televisione è al primo posto.
Debbo dire che non è stato un grande spettacolo politico quello che è stato offerto alla Camera e al Senato durante la discussione del disegno di legge Gasparri. Siamo arrivati alla quarta lettura del provvedimento e l'opposizione non ha mai avuto la possibilità di contribuire costruttivamente alla sua formulazione. Un'opposizione alla quale viene negato il diritto di intervenire nella formazione di leggi fondamentali come questa, può dare una sola risposta, può soltanto dire alla maggioranza: vi batteremo alle prossime elezione e cambieremo le vostre leggi! (Applausi dai Gruppi Mar-DL-U e DS-U. Commenti dai Gruppi FI e AN).
Debbo dirvi che questa prospettiva non mi piace. Non mi piace perché in un Paese moderno e democratico serve una legislazione stabile, che dia garanzia di continuità giuridica ai cittadini, alle istituzioni e al sistema economico. Ma la maggioranza di centro-destra che oggi governa pensa che costituisca un proprio diritto sottoporre il Paese allo shock di leggi che cambiano ogni cinque anni col cambiare della maggioranza. Questo, a casa mia, non si chiama governare, si chiama comandare. (Commenti dai Gruppi FI, UDC e AN). E comandare appartiene alla logica dei consigli di amministrazione o dei regimi illiberali, non appartiene alle regole di una democrazia parlamentare.
PRESIDENTE. Colleghi, la volete finire?
ZANDA (Mar-DL-U). Il Presidente del Senato ha spesso invitato al dialogo le forze di maggioranza e di opposizione, e ha chiesto loro, fatti salvi i rispettivi ruoli, di non avere a priori né preconcetti né chiusure. Ma come può l'opposizione dialogare con una maggioranza che ha una concezione così chiusa del lavoro parlamentare, che non tollera osservazioni, che non sopporta opinioni diverse, che impone, come ha fatto anche qui stamattina, leggi viziate da evidente incostituzionalità?
Vi ricordo che nel corso di due campagne elettorali il presidente Berlusconi non ha riconosciuto l’avversario politico, non ha voluto mai incontrarlo pubblicamente. Adesso, adducendo ragioni campate in aria, Berlusconi continua a rifiutare il confronto pubblico, preferendo monologhi televisivi preregistrati e senza contraddittorio. Al presidente Pera vorrei dire che l’incomunicabilità con l’opposizione, di cui egli giustamente stigmatizza l’esistenza, costituisce la naturale conseguenza del comportamento del leader della maggioranza.
Non dispongo di molto tempo e ciò mi costringe ad essere sintetico sulle ragioni che mi inducono a respingere la legge Gasparri e, in particolare, gli articoli al nostro esame. Trascuro, dunque, di ricordare ancora una volta le cause di incostituzionalità su cui, dopo i giudizi negativi dell’Antitrust e dell’Autorità per le comunicazioni, dovrà esprimersi il Presidente della Repubblica.
Non so se il presidente Ciampi firmerà la legge Gasparri, ma so per certo che il contenuto del messaggio del Presidente alle Camere esprime una concezione del pluralismo e dell’indipendenza dell’informazione diametralmente opposta a quella dell’onorevole Gasparri, ministro delle comunicazioni. Trascuro anche di approfondire l’assurda e insensata invenzione del SIC che di fatto abolisce ogni limite anticoncentrazione. Inoltre, trascuro anche l’infondata fiducia del Ministro sul rapido sviluppo del digitale terrestre, che serve soltanto ad eludere le disposizioni della Corte costituzionale sul trasferimento sul satellite di Rete 4.
Dirò, invece, due parole sulla RAI e sugli effetti che questa legge avrà sulla RAI, effetti di cui abbiamo già avuto i prodromi negli ultimi due anni di gestione dell’azienda, da Baldassarre a Cattaneo. Francamente, non riesco a capire cosa ci sia di buono nel modello Baldassarre o in quello proposto da Cattaneo.
MALAN (FI). C’era anche Zaccaria.
ZANDA (Mar-DL-U). Baldassarre viene ricordato solo per le sue improvvide, estemporanee dichiarazioni pubbliche e per la sua ridicola ed esilarante, permettetemi di ricordarlo, invenzione della smart. Cattaneo invece ha imparato la lezione, tanto è vero che esterna molto poco, anche se comunque ha una posizione singolare. Il suo potere dovrebbe essere controbilanciato, per statuto della RAI, da un Consiglio di amministrazione indipendente ed autorevole, ma ben quattro consiglieri su cinque sembrano essere lì nel Consiglio soltanto per avallare le decisioni del direttore generale.
Oggi, voglio ricordarlo al Senato, il contropotere nella RAI è più nascosto e molto più insidioso. Così il direttore generale della RAI deve fare i conti quotidianamente con vere e proprie satrapie interne, autonome e protette politicamente. (Commenti dai banchi del centro-destra). Mi riferisco a quella del capo del personale Comanducci, a quella del capo degli affari legali Esposito e anche dell’ex direttore generale, oggi a capo della fiction, Saccà. Tre satrapie che rimangono in attesa di prendere il posto del direttore generale.
Chiunque conosca abbastanza la RAI sa quanto male abbiano fatto alla RAI le divisioni interne e quanto male le faccia la confusione di poteri. Il declino della RAI, onorevoli colleghi, ha tre cause conosciute.
MALAN (FI). Zaccaria!
ZANDA (Mar-DL-U). La prima è la dipendenza dalla politica. (Commenti dai banchi del centro-destra). La seconda è una gestione tipo parastato.
PRESIDENTE. Prego i colleghi di fare silenzio. Ciascuno potrà parlare quando arriverà il suo momento.
ZANDA (Mar-DL-U). La terza è il conflitto di interessi che ha fatto di Berlusconi il monopolista della televisione free italiana. (Applausi dai banchi del centro-sinistra. Commenti dai banchi del centro-destra).
Ora, cosa propone il ministro Gasparri per bloccare questa deriva suicida della RAI? Propone un disegno di legge che, aggravando i problemi e le difficoltà, ne renderà definitiva la crisi. Intanto, il Ministro ha rifiutato di affrontare la questione del conflitto di interessi. Poi, ha accentuato la politicizzazione della RAI, portando da cinque a nove i consiglieri e affidandone l’elezione al Parlamento. Poi, prevedendo una privatizzazione finta, il Ministro ha confermato che la RAI va bene così com’è, a rimorchio del modello commerciale imposto da Mediaset.
(Commenti e proteste dai banchi della maggioranza).
Mi sono chiesto spesso come mai una maggioranza che si definisce liberista abbia partorito un modello così contrario alle ipotesi di liberalizzazione. La risposta è molto semplice.
PRESIDENTE. La prego di concludere, senatore Zanda. (La senatrice Pagano segnala la presenza del ministro Gasparri tra i banchi della maggioranza).
PAGANO (DS-U). Signor Presidente, il ministro Gasparri non può stare tra quei banchi, deve tornare a sedere nei banchi del Governo! (Commenti della maggioranza e vivaci proteste dai banchi dell’opposizione).
PRESIDENTE. Ministro Gasparri, la prego di sedere al suo posto!
Colleghi, ci stiamo avviando alla conclusione dei nostri lavori; attivare quindi delle gazzarre del genere mi sembra poco produttivo per tutti.
Senatore Zanda, le comunico che lei ha terminato il tempo a sua disposizione.
ZANDA (Mar-DL-U). Onorevoli colleghi, sentite che cosa è scritto in un documento Mediaset dell’anno scorso. In esso si legge che il pericolo RAI si è drasticamente ridimensionato… (Il microfono si disattiva automaticamente). (Vivi, prolungati applausi dai Gruppi Mar-DL-U, DS-U, Verdi-U, Misto-RC, Misto-AP-Udeur, Misto-Com, Misto-SDI e dei senatori Zavoli, Amato e Occhetto. Molte congratulazioni. Proteste dai banchi della maggioranza).
Metto ai voti l'emendamento 24.139, presentato dal senatore Montalbano e da altri senatori.
Non è approvato.
Passiamo alla votazione della prima parte dell'emendamento 24.140.
Il collega Zanda ha suscitato un entusiasmo particolare e vedo che la senatrice De Petris non riesce ad intervenire.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DE PETRIS (Verdi-U). Signor Presidente, considero positivamente il fatto che ogni tanto in quest’Aula si possa intervenire ed ascoltare nell’ambito di un dibattito, invece che essere soltanto chiamati a partecipare ad un "votificio".
Chiediamo comunque la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico sull’emendamento in esame.
Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dalla senatrice De Petris, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.
(La richiesta risulta appoggiata).
Votazione nominale con scrutinio simultaneo
PRESIDENTE. Comunico che da parte del prescritto numero di senatori è stata chiesta la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, della prima parte dell'emendamento 24.140, presentato dal senatore Falomi e da altri senatori, fino alle parole "fino al".
Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.
I senatori favorevoli voteranno sì; i senatori contrari voteranno no; i senatori che intendono astenersi si esprimeranno di conseguenza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Ripresa della discussione del disegno di legge n. 2175-B
PRESIDENTE. Risultano pertanto preclusi la restante parte dell’emendamento 24.140 e l’emendamento 24.141.
Metto ai voti l'emendamento 24.142, presentato dal senatore Falomi e da altri senatori.
Non è approvato.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 24.143.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FALOMI (DS-U). Signor Presidente, intervengo per motivare il nostro voto favorevole su questo emendamento, che è un’altra prova del tentativo, da parte nostra, di evitare che settori del sistema radiotelevisivo vengano danneggiati da una normativa che vogliamo invece correggere.
In questo caso si tratta dell’avvio della radiofonia digitale. Al riguardo vorremmo introdurre una deroga all’articolo 5 per l’avvio della radiofonia digitale; sappiamo che senza tale deroga varranno le disposizioni dell’articolo 5, cioè la figura dell’operatore di rete, del fornitore di servizi e del fornitore di contenuti rimarranno distinte. Pertanto mentre si concede…(Brusìo in Aula) Signor Presidente, per continuare il mio intervento attenderò che il signor Ministro abbia finito di parlare, non so se stia dibattendo di questi argomenti… .
PASSIGLI (DS-U). No, questi non lo riguardano, sono stati già dibattuti altrove.
FALOMI (DS-U). Ripeto, vogliamo evitare di danneggiare l’avvio della radiofonia digitale. Infatti, non concedere questa deroga significa non rendere possibile ciò che viene stabilito per le televisioni, e cioè che esistano figure che siano contemporaneamente titolari della fornitura di rete e della fornitura di contenuti.
Ripeto, si chiede una deroga alla normativa prevista, ma non viene concessa non perché non vi sia l’accordo del Governo - nella precedente lettura del provvedimento infatti la deroga era stata concessa - ma perché si deve assolutamente portare a casa l’approvazione della norma.
È un altro esempio di come si danneggiano interessi concreti; si danneggia il sistema radiotelevisivo pur di portare a casa un provvedimento che riguarda interessi fondamentali che, invece, non si possono toccare.
Queste sono le ragioni per le quali chiediamo al Senato un voto favorevole su questo emendamento e anche di votare con il sistema elettronico.
(La richiesta risulta appoggiata).
Votazione nominale con scrutinio simultaneo
PRESIDENTE. Comunico che da parte del prescritto numero di senatori è stata chiesta la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 24.143, presentato dal senatore Falomi e da altri senatori.
Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.
I senatori favorevoli voteranno sì; i senatori contrari voteranno no; i senatori che intendono astenersi si esprimeranno di conseguenza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Ripresa della discussione del disegno di legge n. 2175-B
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 24.144.
DE PETRIS (Verdi-U). Anche su questo emendamento, in parte già illustrato dal senatore Falomi, chiedo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.
PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dalla senatrice De Petris, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.
(La richiesta risulta appoggiata).
Votazione nominale con scrutinio simultaneo
PRESIDENTE. Comunico che da parte del prescritto numero di senatori è stata chiesta la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 24.144, presentato dal senatore Falomi e da altri senatori.
Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.
I senatori favorevoli voteranno sì; i senatori contrari voteranno no; i senatori che intendono astenersi si esprimeranno di conseguenza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Ripresa della discussione del disegno di legge n. 2175-B
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione della prima parte dell’emendamento 24.145.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ZANDA (Mar-DL-U). Signor Presidente, voto a favore di questo emendamento e approfitto per leggere al Senato il brano del documento Mediaset dell’anno scorso con il quale si sosteneva che "il pericolo della RAI per Mediaset è drasticamente ridimensionato e potrebbe riproporsi solo a seguito di una sua eventuale privatizzazione, ipotesi per ora decisamente remota".
Avete capito bene, la privatizzazione della RAI è il pericolo che Mediaset teme, ma per sua fortuna finché Berlusconi governerà e la sua maggioranza continuerà ad obbedirgli il pericolo è scongiurato, avremo tutt’al più un disegno di legge Gasparri che privatizza l’1 per cento dell’azienda.
Perpetuando il monopolio, la legge Gasparri non danneggia soltanto la RAI, voglio avvisare il Senato, ma danneggia anche Mediaset che vive di rendita sulle sue posizioni monopolistiche e non si rinnova e, come vedete, comincia a perdere perché non più protetta dal monopolio. La mancanza di concorrenza, il mercato protetto e la spartizione concordata della pubblicità stanno producendo un’omologazione vistosa verso il basso di tutta la televisione italiana, pubblica e privata.
Guardate, non è con programmi come "L’isola dei famosi", le "velone", o con Tony Renis che noi riusciremo a battere la concorrenza europea e faccio anche una previsione facile: presto, onorevoli senatori, il disegno di legge Gasparri farà felice e ricca una sola persona, Rupert Murdoch, l’unica persona che in tempi medi sarà felice di questo disegno di legge.
Ho detto disegno di legge Gasparri, ma mi sono sbagliato: questo non è il disegno di legge Gasparri, è la legge che stamattina lo stesso Giuliano Ferrara sul "Foglio" ha chiamato la legge di Berlusconi, da lui definito "plutocrate in conflitto di interessi". Stamattina Giuliano Ferrara ha definito Berlusconi "plutocrate in conflitto di interessi". Berlusconi non ha sottoscritto il disegno di legge ma lo ha fortemente voluto. Lo ha fatto scrivere, lo ha imposto alla sua maggioranza e sarà lui a trarne tutti i benefici personali e politici. Questa non è la legge Gasparri, questa è la legge Berlusconi. (Applausi dai Gruppi Mar-DL-U, DS-U, Verdi-U, Misto-AP-Udeur e Misto-Com).
DONATI (Verdi-U). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DONATI (Verdi-U). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.
(La richiesta risulta appoggiata).
Votazione nominale con scrutinio simultaneo
PRESIDENTE. Comunico che da parte del prescritto numero di senatori è stata chiesta la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, della prima parte dell'emendamento 24.145, presentato dal senatore Fabris e da altri senatori, fino alle parole "massimo di".
Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.
I senatori favorevoli voteranno sì; i senatori contrari voteranno no; i senatori che intendono astenersi si esprimeranno di conseguenza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Ripresa della discussione del disegno di legge n. 2175-B
PRESIDENTE. Risultano pertanto preclusi la restante parte dell’emendamento 24.145 e gli emendamenti 24.146, 24.147, 24.148, 24.149, 24.150 e 24.151.
Passiamo alla votazione della prima parte dell’emendamento 24.152.
Verifica del numero legale
DONATI (Verdi-U). Chiediamo la verifica del numero legale.
PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.
(La richiesta risulta appoggiata).
Invito pertanto i senatori a far constatare la loro presenza mediante procedimento elettronico.
(Segue la verifica del numero legale).
Il Senato è in numero legale.
Ripresa della discussione del disegno di legge n. 2175-B
PRESIDENTE. Metto ai voti la prima parte dell'emendamento 24.152, presentato dal senatore Brutti Paolo e da altri senatori, fino alle parole "della presente legge".
Non è approvata.
Restano pertanto preclusi la restante parte dell’emendamento 24.152 e gli emendamenti 24.153, 24.154, 24.155, 24.156, 24.157, 24.158, 24.159 e 24.160.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 24.161.
DONATI (Verdi-U). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.
PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dalla senatrice Donati, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.
(La richiesta risulta appoggiata).
Votazione nominale con scrutinio simultaneo
PRESIDENTE. Comunico che da parte del prescritto numero di senatori è stata chiesta la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 24.161, presentato dal senatore Fabris e da altri senatori.
Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.
I senatori favorevoli voteranno sì; i senatori contrari voteranno no; i senatori che intendono astenersi si esprimeranno di conseguenza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Ripresa della discussione del disegno di legge n. 2175-B
PRESIDENTE. Gli emendamenti da 24.162 a 24.182 sono inammissibili.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 24.183.
DONATI (Verdi-U). Chiediamo la votazione a scrutinio segreto.
PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione a scrutinio segreto, avanzata dalla senatrice Donati, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.
(La richiesta risulta appoggiata).
Votazione a scrutinio segreto
PRESIDENTE. Indìco, ai sensi dell'articolo 113, comma 4, del Regolamento, la votazione a scrutinio segreto, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 24.183, presentato dalla senatrice Donati e da altri senatori.
I senatori favorevoli voteranno sì; i senatori contrari voteranno no; i senatori che intendono astenersi si esprimeranno di conseguenza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Ripresa della discussione del disegno di legge n. 2175-B
PRESIDENTE. Gli emendamenti da 24.184 a 24.191 sono inammissibili.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 24.192.
DONATI (Verdi-U). Chiediamo la votazione a scrutinio segreto.
PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione a scrutinio segreto, avanzata dalla senatrice Donati, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.
(La richiesta risulta appoggiata).
Votazione a scrutinio segreto
PRESIDENTE. Indìco, ai sensi dell'articolo 113, comma 4, del Regolamento, la votazione a scrutinio segreto, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 24.192, presentato dalla senatrice Donati e da altri senatori.
I senatori favorevoli voteranno sì; i senatori contrari voteranno no; i senatori che intendono astenersi si esprimeranno di conseguenza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Ripresa della discussione del disegno di legge n. 2175-B
PRESIDENTE. Gli emendamenti da 24.193 a 24.222 sono inammissibili.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 24.223.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FALOMI (DS-U). Signor Presidente, ribadisco che questo disegno di legge in realtà non nasce negli studi del ministro Gasparri, né al Ministero, né nelle Commissioni competenti. Questo disegno di legge nasce altrove, perché l’invenzione del SIC non è dell’attuale Ministro, l’onorevole Gasparri, ma risale molto indietro nel tempo.
Leggo ora una frase: "Per misurare il vero grado di concentrazione del gruppo Fininvest non ci si può limitare a considerare il mercato della pubblicità televisiva. Occorre assumere a parametro l’intero mercato della comunicazione commerciale". Questo è esattamente il disegno del SIC, sistema integrato delle comunicazioni. La frase è tratta da una memoria firmata da Cesare Previti e da Aldo Bonomi, consegnata nel 1988 alla Corte costituzionale che stava valutando la congruità della legislazione rispetto ai principi del pluralismo.
Questa frase è la prova più evidente che il disegno di legge è stato scritto sotto dettatura degli studi legali del gruppo Mediaset. (Applausi dai Gruppi DS-U, Mar-DL-U, Verdi-U, Misto-AP-Udeur e Misto-Com).
Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell’emendamento 24.223.
(La richiesta risulta appoggiata).
Votazione nominale con scrutinio simultaneo
PRESIDENTE. Comunico che da parte del prescritto numero di senatori è stata chiesta la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 24.223, presentato dal senatore Falomi e da altri senatori.
Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.
I senatori favorevoli voteranno sì; i senatori contrari voteranno no; i senatori che intendono astenersi si esprimeranno di conseguenza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Ripresa della discussione del disegno di legge n. 2175-B
Gli emendamenti da 24.224 a 24.240 sono inammissibili.
Invito il rappresentante del Governo a pronunziarsi sull’ordine del giorno G24.100 (testo 3). (Il senatore Passigli fa cenno di volere intervenire).
INNOCENZI, sottosegretario di Stato per le comunicazioni. Signor Presidente, il parere è contrario.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PASSIGLI (DS-U). Signor Presidente, avrei voluto illustrare l’ordine del giorno prima di ascoltare il parere del rappresentante del Governo.
PRESIDENTE. Senatore Passigli, non le ho dato la parola perché il tempo a sua disposizione è terminato.
PASSIGLI (DS-U). Allora chiedo a qualche Gruppo di opposizione o di maggioranza di cedermi qualche minuto per poter illustrare l’ordine del giorno.
PRESIDENTE. Credo che i suoi colleghi siano disponibili.
PASSIGLI (DS-U). Signor Presidente, il disegno di legge al nostro esame modificherà profondamente - come tutti sanno - le risorse a disposizione del sistema di informazione, riducendo drasticamente gli spazi del pluralismo e favorendo in misura palese, direi quasi scandalosa, Fininvest. Non a caso, la discussione del provvedimento è stata anticipata rispetto all’esame del disegno di legge Frattini sul conflitto d’interessi che, malgrado sia edulcorato e scarsamente efficace, avrebbe potuto comunque destare qualche problema al provvedimento che stiamo esaminando.
Il disegno di legge n. 2175-B stabilisce nuovi limiti alla raccolta di pubblicità riferendoli ad una grandezza, il SIC, la cui dimensione è in realtà indefinita. Non so quanta familiarità il Ministro abbia con le grandezze matematiche, ma sono certo che sa che il 20 per cento di zero è zero, che il 20 per cento di infinito è infinito e che il 20 per cento di qualcosa di indefinito è indefinito.
L’ordine del giorno G24.100 (testo 3) impegna il Governo a mantenere gli attuali limiti (si tratta sostanzialmente di una moratoria) sino a quando l’Autorità garante della concorrenza e del mercato non avrà quantificato questo oggetto misterioso rappresentato dal sistema integrato delle comunicazioni.
Esso, inoltre, impegna il Governo, in sede di definitivo calcolo, dopo che la quantità del sistema integrato delle comunicazioni sarà stata determinata, a considerare solo quella parte del fatturato delle imprese di cui al sistema suddetto che abbia attinenza con il sistema radiotelevisivo e dell’informazione. Molte di queste imprese presentano nei loro bilanci proventi finanziari o immobiliari. Vogliamo considerare anche le partecipazioni industriali di un’impresa o i redditi immobiliari o finanziari come parte del SIC?
È un’ultima prova di buona volontà e di correttezza che offriamo a questo Senato; spero che vorrà salvare la faccia almeno a livello di moratoria e non votare dei limiti riferiti a una grandezza indefinita. Perderebbe ulteriormente la faccia la maggioranza che votasse in questo modo.
Per questo motivo, insisto per la votazione dell’ordine del giorno G24.100 (testo 3).
Non è approvato.
Passiamo alla votazione dell'articolo 24.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
D'ANDREA (Mar-DL-U). Signor Presidente, il Senato si accinge ad approvare nuovamente questo articolo che disciplina la fase di avvio delle trasmissioni radiofoniche in tecnica digitale; noi esprimeremo il nostro convinto voto contrario non solo per quanto l’articolo prescrive, ma anche per il significato del contesto normativo nel quale esso è inserito.
L’articolo 24, infatti, fa parte del Capo V, che contiene le disposizioni transitorie e finali che già in altra occasione io ebbi a definire la "ciliegina sulla torta" della "legge Gasparri".
Quello che conta infatti è che si fotografa l’esistente e si stacca una polizza assicurativa sulla vita futura del sistema vigente.
È difficile non assecondare il pensiero che sia proprio questo l'obiettivo in funzione del quale si sia organizzato l'intero impianto normativo della legge Gasparri. Il presidente Grillo aprendo i lavori della Commissione e questa mattina chiudendo di fatto la discussione generale ha sottolineato con inedita esultanza tutti i risultati positivi che la legge in questione a suo dire consegue, ma ha dimenticato di dire che essa determina il trasferimento totale delle attuali rigidità dal sistema analogico al sistema digitale e preclude al Paese la possibilità di utilizzare il sistema digitale come un'occasione per aprirsi al futuro, per organizzare un sistema informativo rispettoso del pluralismo, rispettoso di una reale competitività; di un sistema informativo nel quale le regole della democrazia, vecchia o giovane che sia, siano attentamente fissate, anche per evitare degenerazioni e posizioni dominanti dai perversi effetti sulla formazione del consenso.
Il senatore Grillo ha detto che ci abbiamo messo quattro mesi: in realtà questo sarebbe stato un tempo largamente sufficiente, se si fosse voluto, per ottenere una legge equilibrata. Ma non si è voluto farlo quattro mesi fa e non lo si è voluto fare ora in sede di riesame, né nel passaggio preliminare alla Camera.
L'approvazione di due emendamenti che turbavano il sonno e i programmi dell'azienda di famiglia non ha indotto Governo e maggioranza a modificare in questa sede, come sarebbe stato possibile, il provvedimento, anche per evitare di ripetere gli errori del passato.
Noi ci siamo opposti e ci opponiamo a questa legge, signor Presidente, non sulla base di pregiudizi ideologici, né solo con l'idea, che lei stesso ha voluto rimproverarci nei giorni passati, di impedire, ostacolare, ritardare, ma perché siamo convinti che con questa riforma l'assetto del sistema radiotelevisivo italiano, anziché liberarsi dalla camicia di forza rappresentata da un anomalo duopolio protetto oltre ogni limite di tollerabilità e di decenza, risulterà ancora più irrigidito e che essa non potrà rappresentare invece un'occasione per far andare avanti il Paese.
Questo è il risultato che si consegue tutte le volte che anziché sforzarsi di mettere a punto una norma astratta e generale, come è negli auspici della migliore dottrina, si sceglie invece di confezionare abiti su misura, adottando la soluzione che conviene di più; non quella più giusta, equa, utile ed efficace, ma quella che conviene di più.
"Il Sole 24 Ore" di oggi nella rubrica "Affari e finanza", ricordando gli effetti che la legge Gasparri sta avendo già ora sulle quotazioni in Borsa, scrive esattamente questo: "Il titolo", (di Mediaset) "segnalano dalle sale operative, è stato acquistato in attesa che oggi sia approvato dal Parlamento il disegno di legge Gasparri sul riassetto televisivo. In particolare alcuni operatori spiegano che la possibilità che Rete 4 continui a trasmettere in chiaro anziché doversi spostare sul satellite dal 1° gennaio 2004 fornisce nuovi spunti di trading sulla società guidata da Giuliano Adreani". Altri, come la Deutsche Bank, particolarmente autorevoli, sostengono che "in caso di approvazione della legge, Publitalia sarà in grado di organizzare campagne pubblicitarie per clienti terzi con una commessa minima del 15 per cento e costi aggiuntivi limitati", che inoltre "Mediaset avrà la possibilità di acquistare azioni radio e di entrare nel settore delle pay-tv" e che "Mediaset resta il titolo preferito tra quelli del settore televisivo in Europa".
E questa non sarebbe una legge su misura e sarebbe invece una legge di sistema! Basterebbero queste poche notazioni degli osservatori di borsa per sciogliere ogni dubbio.
A noi preme dire solo una cosa, e concludo, signor Presidente: abbiamo l'impressione che ci sia stata scarsa attenzione agli effetti che, dal punto di vista del pluralismo, una norma di questo tipo può determinare.
Anche così si dequalifica una democrazia, per svuotamento o per soffocamento graduale della sua vitalità. Una specie di ossido di carbonio ha pervaso il nostro sistema politico e istituzionale e c'è il rischio di accorgersene e di correre ai ripari quando ormai avrà già prodotto i suoi effetti letali. Noi ci auguriamo che ciò non avvenga. (Applausi dai Gruppi Mar-DL-U, DS-U, Verdi-U, Misto-Com e del senatore De Paoli).
PRESIDENTE. Ne prendo atto e le do la parola per trenta secondi.
DATO (Mar-DL-U). Signor Ministro, avrei dovuto avere due minuti di tempo e invece ho trenta secondi, ma di che cosa avremmo potuto parlare visto che con ogni evidenza a lei l'argomento in oggetto non interessa molto?
Signor Ministro, ci dica qualcosa di destra, svolgiamo un ragionamento a partire da visioni diverse della società, facciamo un ragionamento su che cosa è la televisione, che cosa è un servizio pubblico, che cos'è questa fondamentale agenzia culturale che educa i nostri figli e informa su tutto i cittadini (Vivaci commenti dal Gruppo AN). Di questo non abbiamo parlato ancora.
Voi state portando un bottino sulla soglia del padrone, Ministro, e un cambiamento lo avete fatto davvero: se l'Italia era un Paese dove "fatta la legge, trovato l'inganno" oggi possiamo dire che voi, fatto l'inganno, avete trovato una legge. (Applausi dai Gruppi Mar-DL-U e DS-U).
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DE PETRIS (Verdi-U). Signor Presidente, purtroppo il ministro Gasparri non ha bisogno di inviti a dire qualcosa di destra, perché ne dice già molte di cose di destra. (Applausi dai Gruppi DS-U e Verdi-U).
Il nostro voto è fortemente contrario all'articolo 24 che si colloca opportunamente nel regime transitorio: è questo uno dei trucchi, adoperati per raggiungere un unico fine, sul quale abbiamo maggiormente richiamato l'attenzione. In realtà, la fase transitoria comporta nei fatti il passaggio da un sistema di duopolio ad un vero e proprio monopolio, basti leggere ciò che scrive oggi il quotidiano "Il Sole 24 Ore".
Questa mattina, poi, nell'ambito di un programma radiofonico, alla richiesta di un consiglio da parte di un cittadino che possiede azioni Mediaset, un consulente borsistico ha fornito una risposta tranquillizzante in ordine a lauti guadagni: l'approvazione odierna della legge Gasparri comporterà immediatamente un guadagno per la società Mediaset superiore ad 1,5 miliardi di euro.
I cittadini hanno ben compreso che l'obiettivo primario di questa legge non era, senatore Grillo, il riassetto del sistema radiotelevisivo sui capisaldi del pluralismo e dell'innovazione. Quanto al pluralismo, avete trovato l'escamotage per evadere totalmente il limite antitrust, trasponendo in una legge ciò che altri hanno pensato, cioè il SIC, il sistema integrato delle telecomunicazioni. Tramite il passaggio al digitale avete trovato il modo per aggirare l'applicazione di una sentenza della Corte costituzionale. Sarebbe questo il pluralismo? È questo il rispetto per il messaggio del Presidente della Repubblica?
Vi illudete del fatto che i cittadini non abbiano compreso; i cittadini hanno capito bene che in questo Paese si stanno seriamente mettendo in pericolo non solo la libertà d'informazione e il principio della libera concorrenza, ma anche i princìpi della democrazia e della libertà di espressione. (Applausi dai Gruppi Verdi-U, DS-U, Mar-DL-U e del senatore Betta).
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DONATI (Verdi-U). Signor Presidente, chiedo il voto segreto su questo articolo.
(La richiesta risulta appoggiata).
Votazione a scrutinio segreto
I senatori favorevoli voteranno sì; i senatori contrari voteranno no; i senatori che intendono astenersi si esprimeranno di conseguenza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Il Senato approva. (v. Allegato B).
Ripresa della discussione del disegno di legge n.
Passiamo dunque alla votazione finale.
Onorevoli colleghi, sospendo brevemente la seduta per consentire alla RAI di effettuare il collegamento televisivo. Vi saranno comunicati i tempi che la Presidenza magnanimamente assegnerà a ciascun Gruppo dal momento che quelli stabiliti inizialmente sono esauriti.
(La seduta, sospesa alle ore 17,25, è ripresa alle ore 17,37).
Colleghi, i tempi che sono stati assegnati ai vari Gruppi, considerate le esigenze televisive, dovranno essere assolutamente rispettati.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DE PAOLI (Misto-LAL). Signor Presidente, questa legge anziché adeguare il rapporto tra informazione e potere, difende gli interessi di quei soggetti che sono dotati di un maggiore potere economico e del Presidente del Consiglio che di quel potere economico è a capo.
Sono stati ignorati l’appello del Presidente della Repubblica, l’apporto dell’opposizione, le sentenze della Corte costituzionale, le direttive dell’Unione Europea e le risoluzioni del Consiglio d’Europa in materia di libertà di pensiero e di pluralismo dell’informazione pur di ratificare il privilegio garantito ad una rete di Mediaset.
Si creano nuove opportunità di concentrazione monopolistica, si conserva una situazione che non ha eguali nelle democrazie occidentali. Con questo provvedimento l’interesse privato prevale su quello pubblico, si permette al Presidente del Consiglio di mantenere una rete televisiva che avrebbe dovuto trasferire sul satellite, di espandersi nel mercato televisivo e della pubblicità, nonché di invadere il settore dell’editoria.
Questa legge è in aperto contrasto con gli articoli 21 e 41 della Costituzione, che garantiscono il principio del pluralismo informativo e il principio della tutela della concorrenza, come è testimoniato dalla assoluta mancanza di considerazione dimostrata nei confronti di coloro che, pur avendo vinto una gara dello Stato italiano ed avendo ricevuto la relativa concessione per una rete televisiva nazionale, sono praticamente impossibilitati ad operare perché non hanno ancora ricevuto le frequenze, quelle stesse frequenze utilizzate da un’altra società, per l’appunto Rete 4, che la gara l’ha persa.
È per queste ragioni che la Lega Autonomia Lombarda esprime voto contrario. (Applausi dei senatori Bedin e Frau).
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CARRARA (Misto-MTL). Il disegno di legge in discussione introduce una riforma complessiva ed organica la cui importanza non si può disconoscere.
Non più norme di dettaglio, ma norme di sistema nel rispetto di una logica che ha l’ambizione di affrontare l’intero comparto della comunicazione radiotelevisiva in modo organico e funzionale. Così la realtà delle televisioni nazionali, locali, delle radio e, nelle diverse relazioni con il mondo radiotelevisivo, della carta stampata, di Internet e delle telecomunicazioni, vengono normate secondo una visione integrata e moderna, tutta rivolta al futuro.
Vorrei sottolineare che questo disegno di legge reca un’autentica tutela dei minori attraverso, fra l’altro: la legificazione del codice di autoregolamentazione; il divieto di trasmissioni pubblicitarie nei cartoni animati; il divieto di trasmissioni che, in relazione all’orario, possono nuocere allo sviluppo fisico, psichico e morale dei minori.
È stata inserita, inoltre, la realizzazione di campagne scolastiche per un uso corretto e consapevole del mezzo televisivo. Ed è molto importante l’apertura alle diverse opinioni e tendenze culturali, nonché la salvaguardia del patrimonio culturale, artistico e ambientale, inserita fra i princìpi fondamentali del sistema radiotelevisivo.
E’ stata poi elencata, fra i compiti del concessionario pubblico, la produzione di opere finalizzate all’istruzione, alla crescita civile e al progresso sociale, nonché alla promozione della lingua e della cultura italiana.
Non dobbiamo dimenticare la disposizione relativa alla valorizzazione e alla promozione delle culture regionali e locali da parte delle piccole emittenti nel quadro dell’unità politica, culturale e linguistica del Paese.
Accenno anche alla previsione della nascita di una società per la produzione, distribuzione e trasmissione di programmi radiotelevisivi all’estero, finalizzati alla conoscenza e alla valorizzazione della lingua e della cultura italiana e delle qualità delle imprese italiane.
Un’ultima considerazione e concludo, signor Presidente. Questo disegno di legge impone al servizio pubblico di conservare gli archivi storici, radiofonici e televisivi e di garantirne l’accesso al pubblico. Tutto ciò per sottolineare la funzione culturale che il sistema radiotelevisivo ha svolto negli ultimi cinquant’anni e che attraverso questa legge deve continuare a svolgere.
Concludo, signor Presidente, annunciando il mio voto favorevole al disegno di legge n. 2175-B. (Applausi dai Gruppi FI e LP. Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PAGLIARULO (Misto-Com). Signor Presidente, noi Comunisti Italiani voteremo contro, perché il Presidente del Consiglio ha risolto il problema del conflitto di interessi, non con la legge sul conflitto di interessi promessa entro le vacanze - pensate - nel giugno del 2001 da Silvio Berlusconi (una delle tante promesse non mantenute), ma con la legge Gasparri. Con questa legge, che è una clamorosa rottura costituzionale, vincono direttamente gli interessi di Berlusconi, che vede prevalere il suo controllo pressoché totale in ogni campo della comunicazione.
Certo, pagate dei costi. Una quantità universale di critiche, proteste e indignazioni, caro ministro Gasparri, altro che legge importante che ha determinato apprezzamenti e critiche! La verità è che il Governo è sempre più asserragliato nel Palazzo, sempre più diviso al suo interno, sempre più isolato nel Paese. Perché, vedete, non vi criticano solo i così detti girotondi, che oggi disprezzate dimenticando tante legittime manifestazioni contro il Governo di centro-sinistra che promuovevate voi quando stavate all’opposizione. Sono le donne e gli uomini, le organizzazioni e le associazioni di ogni genere e in ogni campo che riguarda il mondo della comunicazione che vi criticano. È l’Italia che vi biasima. Voi potete porre veti e censure, come avete fatto per tanta gente, da Enzo Biagi a Sabina Guzzanti, ma così create paura e timore, non certo consenso.
La vostra sarà una vittoria di Pirro. L’Italia conta sul vaglio del Presidente della Repubblica, della Corte costituzionale, dell’Unione Europea. Poi c’è il vaglio degli italiani. E gli italiani hanno capito che state portando il Paese al disastro. Informazione, giustizia, economia, lavoro: state trasformando un Paese ricco e democratico in un Paese povero e illiberale.
La legge sarà approvata perché avete la maggioranza in Senato, ma non illudetevi. Non avete più la maggioranza nel Paese. L’Italia, quella che lavora, quella che per colpa vostra spesso non arriva alla fine del mese, che vuole cambiare in meglio e in pace, anche quella che si fidava di Berlusconi perché aveva illusoriamente promesso libertà e ricchezza per tutti, si è semplicemente stufata di voi. (Applausi dai Gruppi Misto-Com, Misto-RC, Verdi-U, DS-U, Mar-DL-U e del senatore De Paoli).
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SODANO Tommaso (Misto-RC). Signor Presidente, rappresentanti del Governo, il testo di legge che vi apprestate a votare contiene una palese violazione dei princìpi costituzionali di libertà e di democrazia. Ancora una volta praticate una violazione dell’ordinamento democratico pur di difendere gli interessi privati di Silvio Berlusconi.
Tutta la produzione legislativa è fortemente condizionata da un conflitto di interessi irrisolto e dai connotati sempre più preoccupanti. Eppure, nel contratto con gli italiani il Presidente del Consiglio aveva assicurato che la legge sul conflitto di interessi sarebbe stata fatta entro i primi cento giorni di Governo. Ad oggi non ve ne è traccia; anzi, le leggi finora approvate hanno accentuato i problemi di concentrazione e favorito i bilanci personali e aziendali del Capo del Governo.
È noto che il Presidente del Consiglio non solo è titolare di tre reti televisive, ma è anche editore di quotidiani, è a capo di un grande gruppo editoriale come Mondadori, possiede una società di distribuzione di film e ha il controllo di due concessionarie di pubblicità.
Che il suo interesse privato condizioni le scelte del Governo e della maggioranza è dunque più di un sospetto.
Quando si propone l’aumento degli spazi pubblicitari in tv, chi può negare che questo provvedimento favorisca sfacciatamente chi già rastrella circa il 50 per cento della torta pubblicitaria in Italia?
Un’altra legge vergogna, dunque, che legalizza il monopolio esistente, sferrando un attacco frontale alla libertà di informazione e di espressione. Non è esagerato affermare che, nel nostro Paese, è in discussione la libertà: come spiegare altrimenti la cacciata dalla televisione di Biagi, Santoro, Luttazzi e, in questi giorni, di Sabina Guzzanti? Come definire la censura di tutti i giorni di pezzi importanti del Paese, delle lotte sociali e delle mobilitazioni dei movimenti per un altro modello di società?
L’informazione è oggi lo strumento di cui il Governo intende servirsi per ricostruire un consenso che si è incrinato. Di fronte al dramma della precarietà lavorativa in cui volete costringere intere generazioni di giovani, alla contestazione di lavoratori e pensionati, alla devastante crisi economica in cui state trascinando l’Italia incentivando privatizzazioni e tagli allo Stato sociale, rischiate un crollo del consenso. Ed è per questo che tentate, attraverso una stretta autoritaria sul sistema informativo, di monopolizzare e riconquistare il consenso.
Siamo davanti a un atto che rischia di distruggere la RAI, assoggettandola alla volontà dell’Esecutivo, riducendo il consiglio di amministrazione ad una diretta dipendenza del Ministero dell’economia.
Non garantite il pluralismo e con questa legge portate a casa ciò che vi sta più a cuore: salvare Rete 4, eludere la sentenza della Corte costituzionale e garantire gli interessi della Fininvest.
Passerete oggi in quest’Aula con un voto che è figlio della vostra debolezza e della vostra dipendenza dal Capo, ma il vostro progetto verrà sconfitto nel Paese, perché sta crescendo la consapevolezza democratica della pericolosità di questo Governo e si stanno unificando le battaglie sulle questioni democratiche e dei diritti con le grandi questioni sociali, a cominciare dalla partecipazione di tutti alla manifestazione nazionale dei sindacati in difesa delle pensioni, sabato prossimo. (Applausi dai Gruppi Misto-RC, Misto-Com e DS-U. Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FABRIS (Misto-AP-Udeur). Signor Presidente, colleghi, rappresentanti del Governo, ho poco tempo a mia disposizione per esprimere il voto contrario di Alleanza popolare-Udeur a questa legge.
La nostra contrarietà è netta, proprio perché si viola - come è già stato ricordato - la nostra Costituzione per quanto riguarda i principi del pluralismo informativo. Questa legge se ne frega, sostanzialmente, del messaggio sul tema inviato dal Presidente della Repubblica alle Camere nel luglio scorso e fa a pezzi i princìpi contro le concentrazioni di potere in poche mani, sanciti dall’Antitrust e dall’Autorità per la concorrenza italiana ed europea.
Oggi, però, voglio esprimere anche una preoccupazione ed un rammarico.
Esprimo preoccupazione perché è di solare evidenza che con questa legge si uccide l’informazione indipendente e locale. Infatti, tagliando di fatto ogni tetto alla raccolta pubblicitaria, con l’estensione del tetto antitrust dal 30 per cento del solo mercato televisivo al 20 per cento dell’intero mercato pubblicitario, si dà licenza di comprare tutti ai gruppi RAI e Mediaset che voi controllate.
Appartengo alla generazione cresciuta nella stagione delle cosiddette radio libere. Questo sistema di emittenza locale, nato allora, viveva con le risorse del territorio di riferimento. Con la vostra legge, voi spazzate via tutto ciò, obbligando queste realtà a cercarsi un padrone nazionale. Il Ministro dice che accadrà esattamente il contrario grazie all’introduzione e regolamentazione del digitale nel nostro sistema, ma egli dimentica che solo tra 10 o 15 anni ci saranno ricevitori sufficienti a consentire l’utilizzo del digitale nell’intero Paese.
Alla cosiddetta Casa delle Libertà, che dice di aver vinto in nome di un programma liberale, tutto questo evidentemente interessa poco. A voi oggi interessa garantire che la voce del padrone arrivi subito chiara e forte al Paese, per nascondere il fallimento della vostra maggioranza, che ha vinto le elezioni promettendo cose che oggi non mantiene.
Certo la democrazia italiana è più forte dei vostri tentativi di soffocarla, ma emerge ancora una volta - e da ciò nasce la nostra preoccupazione - la vostra concezione padronale della democrazia. Con questa legge, con la metà dei voti degli italiani, volete impadronirvi dell’intero sistema, senza alcun rispetto delle diverse articolazioni che ci sono, per fortuna, nella nostra società.
Il rammarico riguarda proprio questo, e cioè la mancata reazione, anche davanti a questa legge ammazza-pluralismo, di tanti colleghi di maggioranza, con i quali ho sempre condiviso i principi di rispetto delle diverse articolazioni sociali, educative ed informative.
Il vice segretario di uno dei partiti di maggioranza ha dichiarato di avere non poche perplessità su questa legge, ma di sostenerla appunto in una logica di maggioranza. Io penso invece che su taluni princìpi, come il rispetto delle regole della democrazia e del dettato costituzionale, non si possa mercanteggiare: Fede a te, la pubblicità a te e un po’ di federalismo e di nomine a me. Questa sembra essere la vostra logica.
Così però non si legifera nel rispetto del Paese. Oggi voi vincete, ma perde la democrazia italiana. Mi auguro che la forte democrazia di questo Paese si vendichi domani, con il voto, del vostro sopruso di oggi.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CREMA (Misto-SDI). Il nostro capogruppo, senatore Del Turco, ha recentemente sostenuto quanto segue: "La maggioranza invita l’opposizione al dialogo sulla giustizia e forse questo è il momento giusto per avviarlo. Mi chiedo però se non debba fare anche un atto di buona volontà sulla legge Gasparri. È difficile infatti immaginare un dialogo produttivo sulla giustizia senza che se ne apra un altro su un tema altrettanto importante".
Aveva ragione, perché con la legge Gasparri siamo di fronte non ad una legge qualsiasi, ma ad un intervento nel cuore del conflitto di interessi in cui si trova il Presidente del Consiglio. Si tratta di una proposta che peggiora la situazione, nella quale sono già a repentaglio pluralismo, libertà di informazione e concorrenza del mercato. Tale situazione suscita allarme perfino in importanti operatori dell’informazione e dello spettacolo.
Pare veramente assurdo che Governo e maggioranza non si rendano conto che questa legge minaccia princìpi e valori che sono fondamentali per la democrazia liberale. La Casa delle Libertà non ha dimostrato la benché minima intenzione di correggere la cosiddetta legge Gasparri.
Di questo si sono accorti anche all’estero e ancora una volta nei giorni scorsi la stampa è tornata ad occuparsi del caso Italia in maniera tutt’altro che piacevole e lusinghiera.
Le contraddizioni provocate dal conflitto d’interessi sono comunque diventate così vistose e stridenti che persino un mondo per sua natura leggero, obbligatoriamente non schierato e non impegnato come quello dello spettacolo sta dimostrando di sopportare sempre meno la tutela indiretta del presidente Berlusconi su quella che almeno fino a ieri era la più grande industria culturale del Paese, la Radiotelevisione italiana.
È di dominio pubblico che un noto presentatore televisivo abbia dichiarato che a viale Mazzini c’è sudditanza verso il potere. Questo appare comunque un fatto impensabile negli anni della prima Repubblica, quando la cosiddetta famigerata lottizzazione garantiva a tutti una percentuale di accesso nel più importante e diffuso mezzo di informazione, ovvero garantiva il pluralismo nella televisione.
Esistono forti preoccupazioni per i rischi di riduzione del pluralismo connessi al disegno di legge oggi in fase di approvazione. I rischi sono riconducibili ai probabili effetti della legge sull’ulteriore spinta alle concentrazioni nel settore dei mezzi di informazione, sull’ulteriore drenaggio di risorse pubblicitarie da parte del mezzo televisivo che non ha nemmeno lontanamente uguali in Europa, sulla riduzione dei margini di competitività della carta stampata; basti pensare che la televisione in Italia ha una quota di mercato della pubblicità del 55 per cento che non ha pari in Europa (e pensiamo che le telepromozioni non sono neanche calcolate come pubblicità).
Riteniamo addirittura incredibile, pertanto, l’insistenza della maggioranza che pretende di fare una riforma in un settore così delicato, anzi cruciale, per determinare la qualità di un sistema democratico imponendola con la forza dei numeri contro ogni tentativo serio di discussione. Ancora più singolari appaiono pertanto gli appelli che sono partiti proprio da qui, dal Senato, per chiedere all’opposizione di collaborare alla riforma della giustizia.
La cosiddetta legge Gasparri non solo non risolve i problemi, ma li aggrava, escludendo ogni seria ipotesi di privatizzazione della RAI e, non rafforzando la sua autonomia dal potere politico, non affronta il problema del servizio pubblico.
Attraverso l’invenzione del SIC i limiti del fatturato e la raccolta pubblicitaria di RAI e Fininvest vengono innalzati e si muove addirittura in senso opposto alla limitazione delle concentrazioni editoriali, superando e violando qualsiasi norma antitrust.
Il Governo e la sua maggioranza parlamentare non hanno minimamente preso in considerazione il messaggio del supremo garante della Costituzione, il Presidente della Repubblica, che aveva ricordato alle Camere le numerose sentenze della Corte costituzionale in cui si denunciava la presenza di posizioni dominanti. Al contrario, questa legge va esattamente nella direzione opposta, a discapito soprattutto della carta stampata; difatti, la forza economica dei gruppi televisivi è tale che mentre è ipotizzabile da parte loro l’acquisizione della carta stampata, il contrario è quasi impossibile.
D’altro canto, abbiamo più volte sottolineato in tutte le sedi, signor Presidente, e nello stesso Parlamento, il totale disinteresse del Ministro delle telecomunicazioni, del Governo e della maggioranza per le direttive dell’Unione Europea, per le risoluzioni censorie del Consiglio d’Europa e, più recentemente, del Parlamento europeo in materia di libertà di pensiero.
Il problema del pluralismo e della libertà di informazione è una questione fondamentale delle moderne democrazie e la modifica della legislazione che la regola non può essere contenuta entro rigidi schemi di schieramento politico ma necessita di una grande disponibilità di tutti al dialogo sul merito delle proposte.
Signor Presidente, ciò non è avvenuto. Ci dispiace per il Paese. A noi non resta che esprimere il voto decisamente contrario dei senatori socialisti. (Applausi dai Gruppi Misto-SDI, DS-U, Mar-DL-U, Verdi-U, Misto-AP-Udeur e Misto-Com. Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
BOCO (Verdi-U). Signor Presidente, onorevoli colleghi, leggo e cito: "Onorevoli parlamentari, la garanzia del pluralismo e dell’imparzialità dell’informazione costituisce strumento essenziale per le realizzazioni di una democrazia compiuta. Si tratta di una necessità avvertita dalle forze politiche, dal mondo della cultura e dalla società civile".
Queste, onorevoli colleghi, sono le parole con le quali il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi iniziava il messaggio inviato alle Camere il 23 luglio 2002.
Purtroppo dobbiamo con rammarico registrare l'assoluta incapacità e scorrettezza istituzionale da parte del Governo e della maggioranza a rispondere adeguatamente ad un messaggio tanto solenne quanto vitale per la nostra democrazia.
L'anomalia che il sistema politico italiano sta vivendo, che non ha eguali in nessuna altra democrazia occidentale, deve imporci analisi serie, al di fuori dei rigidi schemi di appartenenza politica. È in gioco, onorevoli colleghi, lo stesso principio di rappresentanza e lo spirito di responsabilità del potere legislativo nei confronti dell'intero sistema delle garanzie costituzionali e del rapporto fiduciario con i cittadini della Repubblica.
Le parole del presidente Ciampi, con il suo messaggio sul pluralismo radiotelevisivo inviato alle Camere e le profonde preoccupazioni espresse in tale contesto, si inseriscono in un quadro obiettivamente anomalo, quello su cui il Parlamento è chiamato a riflettere e a legiferare con assoluta imparzialità.
Il rispetto della nostra Carta costituzionale assume un significato cruciale e segna un passaggio rilevantissimo per la storia della nostra Repubblica, la libertà di informazione, il diritto al pluralismo e alla democrazia.
La nostra opposizione al complesso delle norme contenute nel disegno di legge proposto dal Governo poggia non tanto e non solo sui molteplici aspetti segnalati da noi e da molte altre autorevoli personalità ritenuti di dubbia legittimità costituzionale e quindi contrari agli interessi generali della collettività, ma trae origine anche dalla considerazione del disegno generale a cui si ispira questa legge e del modello di società della comunicazione e dell'informazione che prefigura, che appaiono complessivamente di segno opposto alle esigenze di sviluppo della democrazia e della crescita sociale e culturale del nostro Paese.
Negli stessi termini poniamo il problema del futuro dell'assetto del sistema radiotelevisivo, in particolare per quanto riguarda l'introduzione della televisione digitale terrestre per le conseguenze negative che questa legge prefigura.
Si tratta però di un'innovazione che poggia molto sul carattere tecnologico e ancora poco sugli interessi generali. Questo Governo ha proposto e sostiene un disegno di legge finalizzato alla definizione di un sistema di regole di governo del sistema integrato delle comunicazioni in aperto contrasto con i dettati costituzionali ma ancor più con la necessità di rendere aperto il sistema, sia in termini di piattaforme tecnologiche che di possibilità di accesso alle stesse da parte di molteplici soggetti. Con questo provvedimento si nega di fatto l'uguale accesso e l'imparzialità garantiti da parte di tutti i mezzi di informazione sia su scala nazionale che locale.
Entrando brevemente nel merito, vogliamo riferirci ad esempio alle conseguenze possibili che interverranno con il processo di privatizzazione del servizio pubblico radiotelevisivo, che già oggi soffre di carenze e debolezze strutturali proprio sul terreno della produzione di qualità, dei contenuti e quindi dei modelli e dei valori che propone.
Come ha ripetuto più volte il Presidente dell'Antitrust, le norme anticoncentrazione contenute nel disegno di legge oggi al nostro esame rischiano di trasferire l'attuale duopolio anche nell'era del digitale. Inoltre, fa sempre notare il presidente Tesauro, in merito alla corretta competizione tra imprese la legge non è proprio in odore di santità.
Vorrei ricordare solo che la legge n. 66 del 2001 prevede il passaggio definitivo alla nuova tecnica di trasmissione digitale entro il 2006 e che malgrado la sentenza in proposito della Consulta, il disegno di legge Gasparri consente la proroga delle concessioni analogiche, compresa Rete 4, fino al 2006.
La verità è che questa è una legge voluta per mantenere inalterato l'assetto duopolistico RAI-Mediaset, una legge che impedisce che altri abbiano spazio e che tende ad aumentare il controllo del Governo sulla RAI, attraverso la nomina di consiglieri di amministrazione da parte del Ministro dell'economia.
Colleghi, basta dare uno sguardo all'andamento del mercato borsistico di questa giornata per intravedere l'attesa degli operatori finanziari relativa ai titoli Mediaset.
Si aspetta il varo di questa legge per veder volare il titolo in Borsa.
Ci chiediamo cosa sia questo se non un segnale a favore dell'azienda privata, un regalo a favore del maggior concorrente del servizio pubblico radiotelevisivo, guarda caso di proprietà del Presidente del Consiglio. Perché vi ostinate a parlare di una legge di sistema, di una legge che lancia le nuove tecnologie delle telecomunicazioni, e non parlate chiaramente di un'altra legge fatta ad hoc per gli interessi privati del presidente Berlusconi?
È nel conflitto di interessi che si annida il pericolo più grande per il nostro Paese, non per l'opposizione, non per i partiti che non sono al Governo, ma per il Paese intero. A colpi di piccoli e grandi spot e con una abilità mediatica che rasenta il ridicolo, questo Governo, in primis il suo Presidente del Consiglio, vuole cambiare le fondamenta del nostro vivere civile, far sembrare normale quello che non è normale nemmeno in Paesi retti da regimi dittatoriali.
Fino ad oggi, in tutti i lavori parlamentari e in tutte le scelte cruciali del Paese, avete dimostrato di voler costruire solo barricate, di voler saltare il confronto, evitando il dialogo anche sui temi di maggiore importanza, sui quali lo stesso Capo dello Stato aveva già espresso l'auspicio che si potesse costruire una maggioranza trasversale, con un punto d'arrivo comune.
Da parlamentare e da cittadino di questa Repubblica mi rammarico che non abbiate la capacità di governare e di fare bene per il nostro Paese. Avete avuto la maggioranza dei consensi, ma vincere le elezioni non vuol dire stravolgere le regole del gioco e cambiare la fisionomia di una democrazia basata sulla libertà e sull'indipendenza dei poteri costituzionali.
Colleghi di maggioranza, non mettiamo in discussione la legittimità del Presidente del Consiglio a governare e a fare politica in questo Paese, come vi ostinate a dire dal 13 maggio 2001, ma il modo, quantomeno discutibile, con cui si amministrano gli affari generali dell'Italia e si interviene sulle questioni primarie, questo, sì, al limite della soglia della democrazia: l'accumulo di interessi e di proprietà che egli detiene non può non condizionare l'attività di Governo. Nelle sue mani si concentra un potere palesemente pericoloso e questo problema deve essere risolto per la vostra stessa legittimità a governare.
La legge sul conflitto d'interessi non risolve affatto questo problema e lo sappiamo bene. In conclusione, il peso che avete sulle spalle, onorevoli colleghi della maggioranza, è ben più grande della responsabilità affidatavi dopo la vittoria alle scorse elezioni politiche.
Avete dimostrato che l'interesse generale da tutelare, garantire e rispettare a prescindere dalle appartenenze politiche e dagli schieramenti, non è parte della vostra formazione politica e culturale, muovendovi su un percorso troppo confinante con il rischio di inquinamento da eccesso di potere.
State sicuri che vigileremo su tutto questo e combatteremo anche dopo l'eventuale approvazione della legge, aiutati dal messaggio forte del Presidente della Repubblica e da numerose organizzazioni di settore dei cittadini, con il senso di rispetto delle istituzioni, con la consapevolezza che esiste un limite oltre il quale il Paese non vi seguirà. Perciò, con orgoglio, voteremo contro questa vergognosa legge. (Applausi dai Gruppi Verdi-U, DS-U, Mar-DL-U, Misto-AP-Udeur, Misto-Com e Misto-SDI. Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PEDRAZZINI (LP). Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, il sistema radiotelevisivo italiano, caratterizzato da una situazione di monopolio pubblico fino alla fine degli anni ‘70, ha subìto un riassetto generale in virtù di una comune volontà politica di riformare tale sistema, attraverso l'elaborazione di proposte legislative adeguate al rapido e radicale sviluppo tecnologico, nonché attuative dei princìpi di privatizzazione e liberalizzazione del mercato radiotelevisivo imposti dalle direttive europee.
Il Governo delle sinistre, così polemico nei nostri confronti, in cinque anni non è riuscito a dare delle regole ad un settore che, per vari motivi, è cresciuto e avrebbe continuato a crescere in maniera disomogenea.
La riforma del sistema radiotelevisivo non ha la pretesa di essere un toccasana delle comunicazioni. Lo sforzo del legislatore è stato quello di arrivare a soluzioni concrete, operando delle scelte e facendo delle scommesse che prendono in considerazione un’effettiva quota di rischio.
La linea ispiratrice di questo provvedimento è quella di garantire i princìpi generali, quali la garanzia di libertà e il pluralismo dei mezzi di comunicazione, l’accesso degli utenti e la tutela dei minori.
Lo strumento legislativo si propone, in sostanza, di favorire lo sviluppo di un sistema integrato delle comunicazioni, eliminando quei vincoli che non consentirebbero alle imprese italiane di adeguarsi alle dinamiche del mercato europeo. In sintesi, si cerca di realizzare un sistema di apertura che favorisca l’incrocio tra televisione, stampa e radio, però attentamente modulato nel tempo. Questa è una scommessa. In effetti, tutte le volte che si cerca di creare una cornice normativa ad un settore tecnologico in continua evoluzione, è difficile ipotizzare tutti i futuri scenari.
Prendiamo, ad esempio, il digitale terrestre. Si accusa il provvedimento di essere ambiguo nelle modalità di attuazione, soprattutto nei tempi e nel periodo transitorio necessario per passare dall’analogico al digitale. Con il sistema analogico, a causa di un numero limitato di canali, si è verificata l’occupazione dell’etere, con modalità alcune volte discutibili, e solo leggi che prevedevano delle sanatorie hanno legalizzato il sistema attuale.
La riforma in oggetto, invece, imponendo il passaggio al digitale terrestre entro il 2006, attraverso una serie di tappe e strumenti concreti, prima del completamento, apre enormi possibilità. Quindi, il digitale è un mezzo; i contenuti - e qui sta il cuore del problema - faranno la differenza dell’offerta.
La scommessa è che tutto ciò possa attuarsi nei tempi prestabiliti, con la convinzione che vi saranno risposte positive alle sollecitazioni che il mercato e la tecnologia mettono a disposizione degli operatori del settore.
È auspicabile che il passaggio al digitale, attraverso il quale si arriverà ad un maggior pluralismo, moltiplicando lo spazio per un maggior numero di emittenti televisive, ridurrà i costi complessivi del sistema. Tuttavia, dovremo essere in grado di effettuare una seria sperimentazione, creando un sistema il più aperto possibile; un sistema che favorisca la crescita delle varie iniziative imprenditoriali, che favorisca le reti locali al fine di una loro aggregazione, in modo da migliorare la qualità e rendere questa anomalia tutta italiana più simile a quanto avviene in Europa.
Su questo quarto passaggio legislativo al Senato mi preme ricordare che gli emendamenti che ne sono la causa sono stati definiti da parte di un collega dell’opposizione nell’altro ramo del Parlamento "brutti, sporchi e cattivi, chiaramente ostruzionistici e condannati all’oblio anche nella mente di chi li ha presentati". Su queste modifiche, come maggioranza, con coerenza e costanza, abbiamo svolto il nostro lavoro, superando questa forma di puro ostruzionismo.
Per la Lega Padana gli indirizzi indicati nel disposto legislativo sono importanti perché stimolano la valorizzazione ed il potenziamento delle strutture territoriali, che attualmente soffrono dell’eccessivo centralismo di questi ultimi anni. Non sono in grado, cioè, di dare una risposta alle diversità territoriali nelle loro massime espressioni, diversità che sono un’autentica ricchezza del nostro Paese. L’articolo 17, comma 1, lettera p), pur recependo ciò, dà luogo ad interpretazioni più o meno restrittive.
Un’altra notazione riguarda l’articolo 18 che al comma 3 recita testualmente: "La ripartizione del gettito del canone dovrà essere operata con riferimento anche all’articolazione territoriale delle reti nazionali per assicurarne l’autonomia economica". L’avverbio "anche" dà luogo ad interpretazioni non univoche.
La nostra interpretazione, invece, è che bisogna avere un maggior rapporto col territorio, sia che si chiedano risorse, sia nell’attenzione che esse vengano ridistribuite in investimenti. Questo è l’indirizzo per il prossimo consiglio di amministrazione considerato che, sino ad ora, a causa di comprensibili difficoltà, poco è emerso in questa direzione.
Con l’avvento del digitale terrestre la RAI potrà fare da volano a piccole realtà che in un mercato globalizzato potranno ad essa fare riferimento. La RAI è in grado di creare strutture aperte, intersecando la struttura pubblica con le realtà locali, in modo da rendere più accessibili i costi e ridurre la distanza che esiste tra il servizio pubblico e l’utente.
La Lega Padana ha ampiamente recepito tali funzioni, tant'è che si è resa promotrice di modifiche legislative che aumentano il numero delle televisioni locali, essendo sempre più convinti che la sana concorrenza migliora la qualità del prodotto. Tuttavia, vi è il rischio di diventare ripetitivi: non votiamo una riforma che può dirsi definitiva, bensì l'inizio di una grande ed esaltante avventura nel campo della multimedialità.
La Lega voterà "sì" al disegno di legge Gasparri, che, per la prima volta dopo decenni, riesce ad intervenire su una materia delicatissima qual è quella dell'emittenza televisiva, pubblica e privata. Un voto motivato dal fatto (lo ribadisco, al di là, delle prese di posizione aprioristiche e settarie della sinistra) che il Ministro delle comunicazioni ha inteso indicare la strada sulla quale sviluppare il comparto televisivo, con tutte le connotazioni ad esso collegate.
Al ministro Gasparri la Lega dà atto del coraggio speso mettendo, come si dice, il suo viso su questo provvedimento, chiedendogli al tempo stesso di proseguire lungo il cammino arduo della regolamentazione di un settore troppo condizionato in passato e che soltanto ora riesce ad intravedere chiari orizzonti di libertà.
Indicare i percorsi da seguire, sottolinearne i paletti e le prerogative, significa innanzitutto dare al comparto quella chiarezza che, sino ad oggi, è stata negata e della quale dovrebbero vergognarsi quegli esponenti della sinistra che, sino ad oggi, hanno visto il settore pubblico come un loro settore, e non invece a disposizione del Paese.
Ci auguriamo che l'Italia abbia veramente un sistema di comunicazione degno di un Paese libero, un Paese che libero forse non lo è mai stato veramente e che oggi rivendica il pieno possesso delle sue mille culture, dei suoi mille canali, che possono, nell'etere, portare parole di libertà a chiunque ne senta il bisogno. (Applausi dai Gruppi LP, FI, UDC e AN).
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
D'ONOFRIO (UDC). Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, i senatori dell'UDC hanno votato a favore della legge di riforma dell'ordinamento radiotelevisivo quando, qualche mese fa, abbiamo esaminato il testo che ci era stato trasmesso dalla Camera, dove è stato per molti mesi con ripetute modifiche di contenuto; ed anche qui al Senato, come i colleghi possono ricordare, in più di una occasione sono state apportate modifiche, alcune delle quali chieste espressamente da noi.
Questo disegno di legge non è mai stato un testo blindato, nel senso che noi attribuiamo alla parola: vi è stato infatti un confronto nel merito e sono intervenute anche modifiche sostanziali. Perché non è cambiato nell'impostazione di fondo? Lo dico perché non so se i colleghi del centro-sinistra abbiano avuto modo di leggere, e farebbero bene a farlo, un volume che mi è capitato fra le mani qualche giorno fa. Il titolo del libro è "Due Nazioni", la casa editrice è "Il Mulino", e i curatori sono Loreto Di Nucci ed Ernesto Galli della Loggia.
Il succo di questo scritto è che purtroppo l'Italia non ha mai vissuto un contesto di idem sentire de re publica su questioni fondamentali. Da molti secoli a questa parte ci siamo divisi in modo radicale e viscerale, di volta in volta, sulle questioni che in quel momento consideravamo fondamentali. Basti pensare ai guelfi e ghibellini; basti pensare alle repubbliche e ai principati; basti pensare, per parlare del XX secolo, ai fascisti e agli antifascisti, ai comunisti e agli anticomunisti, ai democristiani e agli antidemocristiani.
Questa legge, purtroppo, entra nel contesto di uno scontro bestiale, uno scontro mortale. Non c'è materia della quale si possa discutere quando una parte politica chiede, di fatto, il taglio della testa del leader dell'altro schieramento: di questo si è trattato. Voi avete continuato a discutere su questa legge con l'illusione che questa maggioranza potesse mandar via il leader che ha vinto le elezioni del 2001! Di questo si è trattato! (Applausi dai Gruppi UDC, FI e AN). Questo è il vero conflitto di interessi vostro!
Io mi auguro che questa legge consenta di concludere questa stagione di scontri violenti. Più di uno di voi ha fatto riferimento a quel che ho detto nel corso dell'esame di riforme costituzionali.
Ebbene, rispetto al provvedimento in esame il ministro Gasparri, al quale vorrei che rendessimo un grazie per tutto il lavoro e la pazienza dimostrati in questi mesi soprattutto durante l’esame parlamentare del provvedimento, ha ricordato in particolare - lo richiamo in questo momento - che questa legge contiene una nuova norma fondamentale di carattere costituzionale.
A cosa pensava qualcuno parlando del conflitto di interessi del presidente Berlusconi? Al fatto che, il proprietario di Mediaset si impadronisse della RAI, creando di fatto un monopolio. Cosa si poteva fare allora per impedire giuridicamente tale evento? Si è fatta l’unica cosa possibile: prevedere che il presidente della RAI - lo dico al collega Zanda - fosse eletto a maggioranza dei due terzi.
Questa è la prova provata che la RAI viene separata giuridicamente da Mediaset, perché mentre la proprietà di Mediaset determina dal punto di vista statutario anche la guida della società, per la RAI ciò non avviene. La maggioranza dei due terzi rappresenta una regola costituzionale.
Durante l’esame delle riforme l’opposizione ha chiesto ripetutamente, non più tardi della settimana scorsa, di fronte al sistema elettorale nuovo che garantisce a chi governa di avere una propria maggioranza, di mutare le regole della preposizione agli organi di vertice: si vada verso la maggioranza dei due terzi. Ciò è avvenuto con il disegno di legge Gasparri. E allora perché non prendete atto di questo fatto di straordinario valore?
La separazione tra i due contesti televisivi che contano oggi avviene dal punto di vista giuridico come diversamente non potrebbe avvenire. Questa è, di fatto, una regola costituzionale. Quando domani - augurandomi che comincerete a guardare al futuro e non soltanto al passato - vi accorgerete che la novità è di enorme rilievo, che il pluralismo viene accresciuto, che la difesa degli interessi nazionali deve avvenire in maniera tale da garantire la possibilità di salvaguardare i nostri interventi in questo settore, quando vi accorgerete che non c’è più il duopolio della televisione via etere, ma l’ingresso molto significativo delle televisioni satellitari che stanno conquistando in modo massiccio ascolto e quindi pubblicità, capirete che si è in presenza di un sistema non più caratterizzato dal duopolio attuale, un monopolio camuffato da duopolio, ma da un duopolio che questa legge rende visibile.
Volete prendere atto di ciò per cominciare a discutere del merito della legge o ritenete ancora che l’unica cosa che vi interessa è che la legge sancisca la scomparsa di Mediaset e del suo principale proprietario? Purtroppo si è trattato di questo, e perciò non vi è mai stato possibile affrontare problemi diversi; noi, come maggioranza, siamo stati in un certo senso costretti ad attenerci alle modifiche che in questa legge è stato possibile introdurre ed approvare.
Il provvedimento è pieno di modifiche. Per rendersi conto di quante modifiche sono state apportate, basta analizzare il testo originario del disegno di legge del Governo e confrontarlo con il testo ora in fase di definitiva approvazione.
Sono state approvate anche quelle che l’UDC aveva chiesto al Senato, approvando un testo che allora si riteneva dovesse diventare definitivo, e che soltanto imprevedibili votazioni a scrutinio segreto alla Camera hanno modificato in aspetti non essenziali, inducendo una parte di voi a ritenere che lo scrutinio segreto di per sé rappresentasse chissà quale liberazione da condizionamenti.
Nonostante abbiate richiesto una valanga di votazioni a scrutinio segreto, questa maggioranza, a guisa di una falange macedone, non ha mostrato alcun tipo di crepa, dimostrando che non vuole più discutere del fatto se sia guidata da Berlusconi, quale leader della coalizione, ma del come, dei contenuti, considerato che questi ultimi possono cambiare. (Applausi dai Gruppi UDC, FI, AN e LP).
Ora, il come e i contenuti possono essere modificati solo se si accetta la reciproca legittimazione. Non vorrei che i curatori del libro "Due Nazioni" dovessero un giorno aggiungere un capitolo dal quale risultasse che in Italia durante la presidenza di Berlusconi hanno manifestato l’ostilità pregiudiziale nei confronti di Berlusconi, non soltanto i girotondi, ma anche le parti politiche presenti in Parlamento, con ciò accettando la propria sudditanza nei confronti dei girotondi.
Con tutta la nostra sincerità e benevolenza, possiamo soltanto dire che si vorrebbe che tali girotondi convincessero gli italiani, e sottolineo la parola "italiani". Non si può dimenticare che qualche anno fa è stato indetto un referendum con il quale si immaginava, in sostanza, di ridurre il numero di reti televisive private. Gli italiani si sono espressi in senso contrario e hanno votato a favore del mantenimento delle reti televisive private esistenti. (Applausi dai Gruppi UDC, FI, AN e LP).
Qualora si dovesse tornare ad un voto popolare, se gli argomenti che voi avete indicato saranno sentiti, vincerete il referendum. Perché allora tirare in continuazione la giacca del Presidente della Repubblica? Abbiate rispetto delle istituzioni! Noi non diciamo niente. Il Presidente farà quello che ritiene suo dovere costituzionale, ma smettetela di chiedere al Presidente della Repubblica di fare ciò che non dovrebbe fare. (Applausi dai Gruppi UDC, FI, AN e LP).
La promulgazione delle leggi non si sostituisce al dissenso politico. Il dissenso politico lo esprimono gli elettori e prevale attraverso gli elettori. Lasciate in pace il Presidente della Repubblica. Ve lo chiediamo per il rispetto delle istituzioni che noi sentiamo. Lasciatelo in pace in questa materia; cominciate a ragionare e a chiedervi perché una stragrande maggioranza di italiani nel 2001 ha votato questa maggioranza e perché una stragrande maggioranza di parlamentari, nonostante gli insulti con i quali avete cercato di sommergerli, definendoli in tutti i modi disdicevoli possibili, ha tenuto e tiene fino in fondo il proprio posto con tranquillità, convinta com’era e com’è che questo disegno di legge, pur modificabile e perfettibile come tutte le leggi, non è tale da impedire agli italiani di parlare. Basta leggere i giornali di oggi per capirlo. (Vivi applausi dai Gruppi UDC, FI, AN e LP. Molte congratulazioni).
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
BORDON (Mar-DL-U). Signor Presidente, i motivi per non votare questa legge sono talmente evidente, così macroscopici e tante volte ricordati in questa Aula, che sembra quasi un esercizio retorico doverli nuovamente elencare. Forse, però, più che registrare la nostra opinione, varrà la pena di metterne in fila qualche altra non riconducibile allo schieramento di centro-sinistra.
Il quotidiano "Avvenire" di domenica scorsa, in un lucido editoriale così scriveva: "Così come è la legge, minaccia di creare situazioni e generare problemi ben più seri di quelli che punta a regolare ed a risolvere". Ed ancora: "…dal rigido congelamento delle posizioni dominanti RAI e Mediaset, al ritorno a schemi e riti di sapore lottizzatorio nel governo della TV pubblica, dai riflessi iniqui sulla spartizione delle risorse pubblicitarie alle insidie per la tenace riserva di pluralismo rappresentata dalla carta stampata sono…" - prosegue "Avvenire" - "problemi di rilevanza assoluta, ma che si impongono all’attenzione dell’opinione pubblica con forza ingigantita dalla perdurante condizione di conflitto di interessi del Presidente del Consiglio e grande editore Silvio Berlusconi".
Il presidente della Federazione degli editori, Luca Cordero di Montezemolo e, proprio ieri, il suo vice presidente, Carlo Perrone, mettevano in risalto che: "…sul medio e lungo periodo esistono forti preoccupazioni per i rischi di riduzione del pluralismo connessi alla "legge Gasparri", rischi riconducibili ai probabili effetti di quella legge sull’ulteriore spinta alla concentrazione nel settore dei media e sulla riduzione dei margini di competitività della carta stampata in un modo che non ha nemmeno lontanamente eguali in Europa".
Il presidente dell’Antitrust, Tesauro, con una dichiarazione molto secca affermava: "questa legge non pone nessun ragionevole argine", anzi, - usando un termine che è stato utilizzato da un presidente emerito della Corte costituzionale, - è una legge di aperta ribellione al dettato della Corte che aveva dichiarato che nessuno può avere più di due reti nazionali con pubblicità e nessuno una posizione dominante sul mercato televisivo".
Mario Segni e l’ex presidente del Senato, Carlo Scognamiglio, ancora ieri hanno fatto appello alle coscienze liberali di questo Paese dichiarando che, cito testualmente, non sono parole mie: "Si tratta di una legge infame ed i veri liberali che sono nella Casa delle libertà dovrebbero vergognarsi di votarla. Non è una questione di destra o di sinistra…" - continua Segni - "… ma è una questione di decenza e di senso dello Stato". Mario Segni ha inoltre sottolineato - del resto lo abbiano ricordato - come il Parlamento europeo si sia più volte e ripetutamente espresso contro le concentrazioni che mettono in pericolo il pluralismo e la Democrazia, deplorando che in Italia, in particolare, permanga una situazione di concentrazione del potere mediatico nelle mani del Presidente del Consiglio.
È dunque il problema ancora e tuttora irrisolto del drammatico conflitto di interessi in capo al Presidente del Consiglio! Utilizzo il termine "drammatico" perché tale conflitto investe direttamente la qualità del nostro ordinamento democratico.
D’altra parte è stato il Presidente della Repubblica, in quello che è l’unico messaggio sino ad oggi inviato alle Camere, a porre senza incertezza le suddette questioni.
Dice il Presidente della Repubblica: "la garanzia del pluralismo e dell’imparzialità dell’informazione costituisce strumento essenziale per la realizzazione di una democrazia compiuta". Parole che sembrano scolpite sulle pietre tanto è chiaro il valore costituente per qualsiasi democrazia, ma parole che, nello stesso tempo, se sollevate in un messaggio presidenziale, hanno un significato ben chiaro e cioè che oggi questo principio fondamentale non è interamente garantito nel nostro Paese (Applausi dai Gruppi Mar-DL-U, DS-U e del senatore Zavoli).
Silvio Berlusconi aveva promesso di varare entro i primi 100 giorni una normativa sul conflitto di interessi, siamo arrivati quasi a 1000, varrà la pena di ricordagli che lo zero non conta se dopo la virgola. Forse per questo si vuole approvare la legge Gasparri, che non solo elimina il conflitto e mantiene gli interessi, ma che del conflitto di interessi è un vero e proprio monumento, qualcuno ha detto monumento.
È una controriforma che per i prossimi 10 anni peserà sul futuro della televisione e della carta stampata e dunque inciderà sulla costruzione del consenso e quindi sulla qualità della nostra democrazia.
Il sistema italiano ha una pesante e grave lacuna: manca di pluralismo ed ha delle evidenti posizioni dominanti. C’è un duopolio per di più imperfetto: da una parte il servizio pubblico e, dall’altra, un gigante privato, Mediaset, che ha in Publitalia e nella raccolta della pubblicità il cuore del suo business, che riesce ad assorbire infatti più del 60 per cento della pubblicità radiotelevisiva.
Il duopolio italiano, di per sé condannabile per mancato pluralismo e per la violazione delle elementari regole della concorrenza, diventa però insopportabile quando si pensa che il Presidente del Consiglio, proprietario dell’unico gruppo concorrente visibilmente influenza, attraverso il Governo e l’attuale maggioranza, l’altro gruppo del duopolio. Il ripetuto invito del presidente Ciampi a promuovere dunque il pluralismo dell’informazione è palesemente contraddetto da questo disegno di legge.
È la prima volta, come ha ricordato il presidente Elia, che con un solo atto legislativo si disattendono insieme la chiarissima parola del Presidente della Repubblica e sentenze innumerevoli della giurisprudenza della Corte costituzionale.
La Corte costituzionale, infatti, ha ripetutamente indicato i limiti e i paletti di una nuova legislazione. Il disegno di legge Gasparri sancisce l’opposto e stabilisce che ognuno conserva quello che ha, anzi, che le posizioni dominanti vengono legalizzate e possono ulteriormente espandersi.
La legge Gasparri eccede soprattutto nel sistemare - mi dispiace di doverlo ripetere - gli interessi del Presidente del Consiglio, visto che gli regala tre cose: gli salva una rete televisiva; gli consente di aumentare la sua quota di pubblicità; gli permette di comprare i suoi concorrenti. Non c’è che dire: proprio un bel regalo di Natale! (Applausi dai Gruppi Mar-DL-U e DS-U).
Qui, cari colleghi, non è in gioco qualcosa che appartiene ad una parte, qui è in gioco una cosa che appartiene a tutti; non è una battaglia di sinistra, né di destra, né di centro, è una battaglia democratica e liberale e basta e questo dovreste comprenderlo anche voi, perché nella vita democratica qualche volta si è maggioranza, ma qualche altra volta si sta all’opposizione. Quindi, è interesse di tutti che il pluralismo dell’informazione sia al massimo livello di garanzia.
Se invece questa legge dovesse passare, uno spazio di diritto ci sarebbe sottratto; se questa legge dovesse passare, il pluralismo dell’informazione, già limitato e ingessato, sarebbe ulteriormente ridotto; se questa legge dovesse passare, sempre di più verrebbe limitato il diritto degli autori, degli artisti e dei giornalisti non omologhi al potere del tempo di esprimersi; se questa legge dovesse passare, ad ognuno di noi ma anche di voi verrebbe tolta una parte della propria voce e della propria capacità d’espressione; se questa legge dovesse passare, tutti noi, ma anche voi, gradatamente, saremmo imbavagliati, costretti al silenzio.
"Non è mai troppo tardi" era il titolo di quell’editoriale dell’Avvenire che ho già citato. Riportava l’"Avvenire": "Sarebbe importante se quello slogan - che era il titolo di una geniale trasmissione di servizio - diventasse la norma. Ma oggi" - aggiungeva sempre l’"Avvenire" - "mentre si va consolidando in tutta Europa una rivoluzionaria "stagione nuova" nel cruciale settore delle comunicazioni di massa" - era un invito rivolto a noi, senatore D’Onofrio - "sarebbe importante se quello slogan diventasse la norma di un ripensamento tanto lucido e spassionato quanto fulmineo circa la riforma di sistema che va sotto il nome di disegno di legge Gasparri. Non è mai troppo tardi", continuava l’"Avvenire". soprattutto se, come è evidente, al di là delle nostre posizione partitiche e persino al di là dei vincoli di schieramento e della nostra temporanea collocazione come forze di maggioranza e di opposizione abbiamo a cuore più in generale i fondamenti della democrazia liberale compiuta.
Ecco perché vi chiedo - e lo chiedo a tutti - di non votare questa legge. Siamo stati eletti da chi ci ha scelto per le nostre idee e per il nostro programma politico, ma la Costituzione giustamente vuole che i parlamentari non abbiano vincoli di mandato. Rappresentiamo tutti gli italiani e sugli interessi fondamentali degli italiani non possono esserci limiti né obblighi di partito. Oggi è uno di questi momenti: bocciamo questa legge e domani sarà un giorno migliore per il nostro Paese. (Vivi applausi dai Gruppi Mar-DL-U, DS-U, Verdi-U, Misto-Com e del senatore Betta. Molte congratulazioni).
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
NANIA (AN). Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli senatori, dopo sette anni di Governo di centro-sinistra, finalmente viene varata una legge di riassetto del sistema radiotelevisivo.
In due anni e mezzo di Governo, abbiamo riformato la scuola, abbiamo creato le condizioni per un rafforzamento della sicurezza interna, abbiamo modificato il codice della strada, garantendo più sicurezza alle nostre famiglie, e abbiamo approvato la legge sulle infrastrutture, avviando le grandi opere che servono per fare dell’Italia una democrazia come le altre. Abbiamo realizzato la legge sul lavoro, la cosiddetta legge Biagi, e registriamo con soddisfazione che in due anni si sono creati circa 800.000 posti di lavoro. Tra poco, saranno approvate la riforma dell’ordinamento giudiziario e la legge sul conflitto di interessi e speriamo che con il voto di oggi il Parlamento approvi la legge per il riassetto del sistema radiotelevisivo.
Noi di Alleanza Nazionale, noi della Casa delle Libertà vogliamo ringraziare il ministro Gasparri, il quale si è impegnato fino in fondo per portare avanti un provvedimento che si è reso indispensabile soprattutto per il richiamo del Capo dello Stato che, nel luglio 2002, inviò un messaggio alle Camere, denunciando la necessità di una legge per il riassetto della materia.
Ma prima del 2001 non governava la Casa delle Libertà. Sono trascorsi ben sette anni di Governo del centro-sinistra: sette anni senza mettere in cantiere una riforma robusta (come ha detto Gad Lerner), sette anni senza pensare ad una riforma complessiva che tocca i diritti di libertà. Il Presidente della Repubblica è dovuto intervenire, sollecitando dopo sette anni di ignavia e di chiacchiere…
PASSIGLI (DS-U). Per l’ostruzionismo vostro!
NANIA (AN). …una legge complessiva che potesse rispondere a questi bisogni.
La Casa delle Libertà ha risposto all’appello. Il Capo dello Stato nel suo messaggio ha richiamato la necessità di conferire un ruolo centrale al servizio pubblico, di trovare una coerente sistemazione - perché prima non c’era - alla disciplina della tutela dei minori, di fissare un disciplina in relazione all’intervenuto mutamento del Titolo V della Costituzione. Egli ha richiamato la necessità di difendere il pluralismo e l’imparzialità dell’informazione e di garantire la par condicio attraverso una forte caratterizzazione dell’interesse pubblico.
Ebbene, la legge di riassetto del sistema radiotelevisivo del ministro Gasparri ha messo in evidenza innanzitutto un fattore fondamentale, rivoluzionario, che è quello di definire di interesse pubblico anche l’attività delle emittenti private. Questo è un passaggio decisivo ai fini della tutela dell’obiettività, dell’imparzialità, della correttezza e della completezza dell’informazione, perché le emittenti private non potranno più sostenere che, essendo private, possono regolarsi come meglio credono.
Sul terreno dell’informazione le emittenti private svolgono un servizio pubblico. Questo consente alla Commissione di vigilanza di entrare nel merito, secondo un richiamo ed un suggerimento contenuto nello stesso messaggio del Capo dello Stato che metteva in evidenza questo ruolo nuovo, indispensabile della Commissione.
Inoltre, a garanzia della imparzialità nella gestione del servizio pubblico RAI, è stato previsto un consiglio d’amministrazione centrato non soltanto sulla rappresentanza dell’opposizione ma, soprattutto, sul suo gradimento della nomina del presidente. Fino ad oggi sono stati i presidenti della Camera dei deputati e del Senato a nominare i componenti del consiglio di amministrazione della RAI. Con la legge della Casa delle Libertà, dando più spazio al pluralismo, alle formazioni politiche che rappresentano il pensiero dei cittadini, il nuovo consiglio d’amministrazione sarà scelto con la collaborazione di tutte le forze presenti in Parlamento. Non solo, il presidente del consiglio d’amministrazione dovrà essere eletto obbligatoriamente con i voti dell’opposizione. Questo è un passaggio fondamentale di pluralismo e di libertà.
Inoltre, lo voglio dire con forza, è stata confermata una indicazione positiva del centro-sinistra circa la normativa sul sistema digitale. Il centro-sinistra ha dichiarato al mondo intero che entro il 2006 si sarebbe completato il passaggio al digitale. Lo ha affermato il centro-sinistra e non il centro-destra. Ebbene, siamo arrivati al punto che quando il centro-destra confermerà che entro il 2006 si passerà al digitale, l’opposizione negherà anche questo. (Applausi del senatore Specchia). Tant’è che Rognoni, intervenendo nel dibattito alla Camera, ha dichiarato di avere sbagliato a suo tempo nell’affermare che entro il 2006 si sarebbe passati al digitale. Guardate invece come ha salutato l’ingresso al digitale nel 2006 l’allora senatore del centro-sinistra Rognoni. Egli ha dichiarato: "Mi fa piacere dire che, dando il via alla sperimentazione del digitale terrestre e fissando la data del 2006 per il passaggio del sistema radiotelevisivo attuale al digitale, l’Italia si mette al passo con i tempi, supera i ritardi accumulati rispetto agli altri Paesi e avvia un processo di investimento e di sviluppo". Non soltanto ascoltiamo le solite parole del senatore Bordon, ma siamo arrivati anche al punto che, se il 2006 è una data fissata dal centro-sinistra, allora il passaggio è storico perché si superano i ritardi accumulati, se invece il 2006 è indicato dal centro-destra, la scelta è comunque sbagliata, si fa un servizio a Berlusconi, si risponde ai suoi interessi e questo è ciò che ci preme. (Commenti dal Gruppo DS-U. Applausi dai Gruppi AN e FI).
Questa è la realtà di una situazione che rasenta il ridicolo, laddove - voglio stabilirlo con forza - la legge Gasparri, fissando il passaggio al digitale entro il 2006, non soltanto fa un’affermazione di principio, ma indica tempi e modalità, indica esattamente chi ha il potere di controllo per verificare se tale passaggio si concretizzerà o meno.
Il tentativo del centro-sinistra di avvicinamento al digitale è fallito perché alla fissazione della data di passaggio al sistema al 2006 non hanno fatto seguito disposizioni che stabilissero in concreto le modalità del passaggio delle aziende e delle emittenti che operano nel settore al sistema digitale. Nella normativa in esame è detto chiaramente che, se entro il 31 dicembre 2003 sia la RAI che Mediaset non provvederanno ad entrare nel digitale aumentando l’offerta dei canali televisivi, Rete 4 dovrà trasmettere sul satellite e Rai 3 perderà gran parte della propria pubblicità.
In questo quadro è chiaro, quindi, che ponendo una sanzione si spinge all’ammodernamento; inoltre, moltiplicando i canali almeno per quattro, si consente quella pluralità dell’offerta che rappresenta la garanzia della democrazia. Con questo concetto intendo concludere il mio intervento.
Certo, abbiamo davanti la realtà che abbiamo: per decenni "mamma RAI" non ha mai rappresentato la voce della destra, lottizzata com'era fra comunisti, socialisti e democristiani. Poi è subentrata l'emittenza privata, una seconda realtà. Qual è la differenza della risposta fra il centro-sinistra e il centro-destra? Noi diciamo che aumentando le possibilità di accesso, aumentando i canali si difendono il pluralismo e la libertà arricchendo così la democrazia. Il centro-sinistra, invece, ha una proposta facile: fare fuori Mediaset e Berlusconi e la democrazia è garantita. (Commenti dai banchi della sinistra).
Questa è la differenza tra le nostre proposte e le mancate proposte nel concreto della parte avversaria. (Applausi dai Gruppi AN, FI e UDC. Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANGIUS (DS-U). Signor Presidente, colleghe e colleghi, non so trovare nuovi argomenti contro questa legge oltre quelli che molti miei colleghi del Gruppo e dell'opposizione hanno usato nel corso di questo lungo dibattito. Mi riferisco in particolare per quanto riguarda il nostro Gruppo, agli interventi dei colleghi Antonio Falomi e Paolo Brutti, solo per citarne due.
So trovare però argomenti nuovi in difesa dell'Italia, del nostro Paese, del suo ordinamento democratico. Bartali avrebbe detto: "E' tutto sbagliato, è tutto da rifare".
Questa storia, cari colleghi, signor Ministro, non finirà qui e non finisce qui. (Commenti dai banchi della maggioranza). L'approvazione di questa legge, in realtà, a mio giudizio, chiama a raccolta le forze democratiche, tutte le espressioni più vive della cultura e dell'intellettualità di questo nostro Paese. Non parlo solo dei movimenti, dei girotondi che voi tanto dileggiate: parlo di un movimento più profondo, fatto di coloro ai quali sta a cuore la vitalità democratica del nostro Paese, la sua libera espressione artistica o giornalistica, il suo elevamento culturale, la sua crescita civile.
Non finirà qui. Voi certo ora avete il potere, la maggioranza per approvare questa legge, ma noi abbiamo qualcosa che voi non avete: una ricchezza, un patrimonio che deriva dal convincimento profondo di ciò in cui, in modo totalmente disinteressato, noi crediamo. Crediamo in ciò che facciamo e in ciò che diciamo e questa ricchezza voi non la possedete; è una ricchezza immensa con la quale dovete fare i conti.
In realtà, noi su questa legge abbiamo già detto tutto. È una legge illiberale e anticostituzionale: lo hanno dimostrato gli interventi di molti colleghi; mi riferisco a quelli di Villone, di Passigli, ma anche di Zanda e di altri.
Siamo stati inascoltati, siete andati avanti in questa vostra missione. Ho contato il numero delle vostre presenze: era dalla fiducia al Governo Berlusconi che non eravate così tanto presenti. Sarà un caso.
Peserà quello che è accaduto in quest'Aula e che accadrà tra poco. Certo gli interessi del Presidente del Consiglio sono stati tutelati, avete assolto alla vostra missione. Ma qual è il prezzo che paga l'Italia per questa vostra scelta? È un prezzo enorme, di caduta della credibilità internazionale. L'Europa: Presidenza di turno dell'Unione Europea, state approvando voi, con i vostri voti, una legge rispetto alla quale già l'Unione Europea ci ha dato l'altolà, ma voi andate avanti.
Approvate una legge che dimostra che il conflitto di interessi c'era e c'è, però lo risolvete: cancellate il conflitto e mantenete l'interesse, lo proteggete, lo garantite, lo tutelate con questa legge.
Infine, mancate un'occasione. Questa legge sanziona in realtà una concentrazione di poteri nell'informazione e nella comunicazione che non ha uguali in qualsiasi altro Paese al mondo; un potere politico, mediatico e di governo, tutto in uno: rischiamo di diventare una democrazia senza libertà.
Perché si deve riformare il sistema radiotelevisivo? Certo, per adeguarsi alle nuove tecnologie; certo, per rispettare e garantire il pluralismo. Ma perché non porsi l'obiettivo di pensare questo impressionante e fortissimo strumento di comunicazione per migliorare il Paese, farlo crescere nel suo sapere, nel suo modo di essere? Perché non dare una ragione forte e alta, di profilo ideale e culturale, a questa riforma? Invece no, tutto nel senso aziendalistico della riforma; naturalmente la RAI è una grande azienda, Mediaset è una grande azienda, lo so bene, ma il carattere del prodotto che queste aziende realizzano è del tutto particolare. La stessa competizione tra pubblico e privato non può essere giocata, in un grande Paese che deve porsi grandi obiettivi, soltanto sulla lotta per l'audience. È molto importante, ma forse dovrebbe esservi qualcos'altro. È un occasione persa.
Signor Presidente, riceviamo a giorni alterni - capita a me e agli altri colleghi dell'opposizione - appelli al confronto, addirittura al dialogo; anche oggi il Presidente del Senato ce ne ha rivolto qualcuno. Noi ci confrontiamo in quest'Aula, ci misuriamo, abbiamo opinioni diverse. Bisogna essere per forza d'accordo con ciò che vogliono il Governo e la maggioranza?
Parliamoci chiaro: è stato dimostrato in quest'Aula che punti fondamentali del disegno di legge sono stati scritti sotto dettatura, signor Ministro, dello studio dell'avvocato Cesare Previti. Il sistema integrato delle comunicazioni è l'intero sistema commerciale delle comunicazioni così come disegnato, a partire dal 1988, dallo studio legale dell'onorevole Previti: questa è la verità.
Vi scandalizzate se anche la Federazione della stampa ha espresso un parere preoccupato e contrario e vi scandalizzate se noi ritroviamo una distonia profonda, per non dire una disattesa totale, rispetto al messaggio, inviato alle Camere lo scorso anno dal Capo dello Stato, sul pluralismo e l'imparzialità dell'informazione quale garanzia di una democrazia compiuta. Vi meravigliate se l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni lancia un allarme su questa legge; vi meravigliate perché l'Autorità garante della concorrenza e del mercato dice che questa legge provoca gravi distorsioni; vi meravigliate se l'Unione Europea dice che questa legge colpisce il pluralismo dell'informazione. Ma in che mondo vivete?
Riducete la RAI ad uno spezzatino, la colpite nella raccolta pubblicitaria, fate finta che rimanga il duopolio che chiamate pluralismo, che è però dominato dallo stesso, identico padrone. Pluralismo di che cosa? Di chi?
È un'occasione persa per una riforma del sistema radiotelevisivo di più alto impegno culturale, per fare ciò che bisognerebbe saper fare guardando all'Italia. La RAI è la più grande azienda culturale del nostro Paese, è un mezzo potente di informazione. L'abbiamo visto in questi decenni: con la televisione si può fare forte una democrazia, addirittura la si può far nascere, come quando in diretta televisiva fu trasmesso il crollo del regime sovietico e, un anno prima, il crollo del Muro di Berlino; un messaggio potente.
Noi stessi in quest'Aula abbiamo discusso a lungo dei bambini, di come proteggerli e tutelarli rispetto all'uso della televisione, di questo potente mezzo di comunicazione.
Adesso dirò qualcosa che forse sorprenderà i colleghi, ma in cui credo fermamente. In Italia la diffusione dei quotidiani è tale per cui il nostro Paese occupa il trentatreesimo posto nel mondo: Croazia, Slovenia, Cina, Turchia e Malesia, per esempio, ci superano. Meno del 40 per cento della popolazione legge un quotidiano ogni giorno. La classifica mondiale della libertà di stampa - "Reporter senza frontiere" l’ha stilata - indica (e qui la ricchezza non sempre fa rima con libertà di stampa) che l’Italia è situata al cinquantatreesimo posto. Paesi come la Lituania, il Nicaragua e il Ghana sono avanti a noi. Siamo il Paese che legge meno libri in Europa, che ha il minor numero di laureati e diplomati rispetto alla popolazione. Siamo all’ultimo posto nell’Unione Europea per numero di ricercatori: ogni cento lavoratori, soltanto due.
Con questo voglio dire … (Commenti dai banchi della maggioranza) … Capisco che non si sta parlando di conti che interessano Mediaset e che quindi ci siano turbolenze nella maggioranza. Si parla dell’Italia e voi pensate agli affari vostri, ai conti vostri! (Applausi dal Gruppo DS-U).
Il punto sul quale intendo soffermarmi e sul quale speravo di avere un minimo di attenzione da parte della maggioranza (non dico di condivisione) è il seguente: sono convinto che abbiamo perso un’occasione. Pluralismo dell’informazione vuol dire comunicazione; comunicazione vuol dire conoscenza e conoscenza vuol dire sapere. Benissimo, vi erano l’occasione e l’opportunità di pensare una riforma non sulla base di interessi particolaristici, ma sulla base degli interessi di tanti, per non dire di tutti.
Signor Presidente, di un grande Primo Ministro si è detto e si è scritto: "Si dimostrò profondamente rispettoso delle consuetudini e delle istituzioni liberali, come dell’autorità parlamentare e della libertà di stampa. Sostenne l’indipendenza del sistema giudiziario, anche quando questo significò accettare sconfitte politiche in tribunale. Lottò per uno Stato laico e per la tolleranza religiosa. Forte di un’immensa popolarità non soffocò le opinioni divergenti". Era il grande Primo Ministro indiano Nehru. Quello era un grande Primo Ministro. (Applausi dai Gruppi DS-U, Mar-DL-U, Verdi-U, Misto-Com, Misto-SDI, Misto-AP-Udeur, Misto-RC e dei senatori Zavoli e Amato. Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
Senatore Asciutti stia tranquillo, perché la vedo molto agitato.
SCHIFANI (FI). Signor Presidente, siamo abbastanza tranquilli anche perché, grazie alla richiesta della diretta televisiva formulata dai Gruppi dell’opposizione, in un Paese in cui, a quanto pare, non vi è diritto di parola, abbiamo la possibilità di spiegare cosa dice questa legge. In tutti i comizi che abbiamo ascoltato da autorevoli esponenti dell’opposizione si sono realizzati slogan e affermazioni, ma non si è detto nulla di veritiero e di sostanziale in ordine al contenuto di questo provvedimento. Colgo allora l’occasione per rivolgere un paio di domande ai colleghi dell’opposizione.
Quando eravate maggioranza perché non avete deciso di intervenire su questo argomento? Perché non avete fatto voi la legge di riforma del sistema televisivo? (Applausi dal Gruppo FI). Perché tacete all’intero Paese che la sentenza della Corte costituzionale, ove dovesse essere applicata entro l’anno, oscurerebbe Rete 4 ma anche Rai 3, pagata con i denari dei cittadini? Questo è amore della verità e questo credo dovrebbe essere il rispetto di un principio di coerenza e di trasparenza nei confronti della gente.
Questo non lo avete detto e grazie alla diretta televisiva, signor Presidente, possiamo dirlo noi. Sono stati coniati i soliti slogan in cui si sostiene che si fanno leggi su misura, nell’interesse di qualcuno, ma non si è spiegato il motivo. Questa è una legge che guarda in alto; che guarda all’attuale sistema non per ingessarlo, per garantire qualcuno, ma che punta su quella innovazione tecnologica della quale i precedenti Ministri delle comunicazioni dei Governi dell’Ulivo si sono riempiti la bocca. Ricordo quante volte il ministro Cardinale nei suoi interventi ha parlato del digitale e della innovazione tecnologica che avrebbe creato una rivoluzione del sistema delle telecomunicazioni. Lo avete dimenticato? Avete la memoria corta o avete cambiato idea solo perché siete passati all’opposizione?
Si tratta di una riforma che non vuole uccidere il duopolio, ma che nello stesso tempo vuole eliminarlo senza tarpare le ali ad alcuno, creando le condizioni perché il duopolio diventi "tripolio", "quadripolio" e altro, cioè un mercato vero dove la competitività possa essere arricchita dall’entrata di nuovi soggetti.
Noi viviamo in questi mesi la realtà nuova, devo dire esaltante, del sistema Sky che è entrato in tutte le case. Già non vi è più questo duopolio; guardiamo a questa innovazione, colleghi del Senato, guardiamo alla possibilità di innovare creando in un sistema del mercato italiano la presenza anche di uomini dell'impresa delle comunicazioni straniera, internazionale, che migliorino la competitività del sistema stesso.
Ecco la grande scommessa di questa legge: una scommessa che fissa dei tetti, checché se ne dica; voi non lo avete detto perché non avete il coraggio né la volontà di dirlo: questa legge fissa un tetto del 20 per cento nella raccolta delle risorse pubblicitarie dell'intero Sistema integrato delle comunicazioni! (Applausi dai Gruppi FI, UDC e AN). Vi è un tetto del 20 per cento che non potete negare, ma che avete negato intervenendo in quest'Aula. Nessuno di voi ha avuto il coraggio o l'ardire di dire la verità su questo argomento, perché evidentemente la verità sta stretta quando si deve fare demagogia su questi temi!
E allora con il digitale, signor Presidente, colleghi , avremo una rivoluzione in tutte le case: i canali quadruplicheranno, diventeranno cinque volte quelli esistenti. E più canali, più offerta, significa più comunicazione e più pluralismo della notizia: questo è un dato elementare al quale non possiamo sottrarci.
Nello stesso tempo la legge finanziaria ha previsto, per accompagnare questa grande rivoluzione, la possibilità di incentivi per l'acquisto dei decoder. Nello stesso tempo sono state introdotte norme a garanzia del sistema editoriale, là dove è previsto che chi oggi è titolare di una funzione editoriale può fare televisione, ma il contrario non é possibile. È la famosa norma asimmetrica: oggi chi è titolare di giornali può entrare nel sistema delle telecomunicazioni, ma chi possiede delle televisioni non può acquisire giornali. Questa è una norma di grande garanzia, della quale siamo orgogliosi, perché ci sta a cuore la garanzia di tutto il sistema delle comunicazioni. (Applausi dai Gruppi FI, UDC e AN).
E poi, signor Presidente, ci voleva l'Ulivo, evidentemente, per disciplinare per legge la tutela dei minori nell'uso del mezzo televisivo? Ci volevamo noi? Bene, siamo orgogliosi di aver scritto in una legge come vanno garantiti i diritti dei minori nell'ambito delle telecomunicazioni: lo stiamo facendo noi! (Applausi dai Gruppi FI, UDC e AN). Ci voleva la casa delle Libertà per prevedere un presidente di garanzia per la RAI? Non avete avuto mai il coraggio di introdurre questa norma, perché avevate paura di perdere Zaccaria, che è meglio dimenticare. (Applausi dai Gruppi FI e AN).
La presidenza della RAI, del servizio pubblico televisivo, sarà affidata ad un soggetto il quale dovrà raccogliere il consenso dei due terzi delle forze politiche, quindi di maggioranza e di opposizione. Ecco la nostra risposta alle vostre calunnie, alle vostre affermazioni. Noi accettiamo l'idea che il Presidente debba essere super partes e debba essere espressione della stragrande maggioranza del Parlamento, a tutela ed a garanzia della trasparenza di quella che vuol essere la nostra politica e l'attività di questo Parlamento.
E allora, vede, signor Presidente, ci si confronta con una opposizione che ha un'idea del pluralismo malata di strabismo, perché quando governa, attraverso la RAI di Zaccaria, ritiene di potersi macchiare - scusatemi se lo ripeto - di quello che è il più grave, il più imperdonabile atteggiamento della democrazia parlamentare e della comunicazione: l'uso del servizio pubblico in campagna elettorale contro gli avversare politici! È stato fatto da chi governava prima di noi. (Applausi dai Gruppi FI, UDC e AN). E da questi soggetti non accettiamo lezioni di garanzia del pluralismo. Dovete ancora far dimenticare al Paese cosa hanno fatto i vari Luttazzi, i vari Santoro, ed altri, nella campagna elettorale del 2001! (Proteste dal Gruppo DS-U).
PRESIDENTE. Senatore Nocco, è sempre lei!
SCHIFANI (FI). Avete un concetto della satira molto particolare, quella satira denigratoria che mai questa RAI né le reti Mediaset, in passato ed oggi, hanno usato contro l'avversario politico, dando una lezione su quelle che devono essere veramente le funzioni di un sistema televisivo. Voi continuate ad utilizzare la satira nella terza rete RAI, da voi gestita, soltanto per offendere, per denigrare, per fare comizi senza contraddittorio: questo è il fatto grave che deve essere ricordato! (Applausi dai Gruppi FI, UDC e AN).
Sostenete che nelle trasmissioni di intrattenimento non devono esserci politici e quindi denunziate all’opinione pubblica un uso della RAI distorto allorquando qualche esponente politico va in trasmissioni di intrattenimento, ma io ho una memoria non corta, ho una memoria media, come tanti di noi, e chiedo a me stesso e ai colleghi: ma chi era che cantava… (Commenti dai banchi dell’opposizione. Richiami del Presidente).
PRESIDENTE. Senatori!
SCHIFANI (FI). …chi cantava a "Domenica In" con Gianni Morandi? Si chiamava Massimo D’Alema. L’avete o non l’avete dimenticato?
La verità è che l’integralismo di alcune forze del centro-sinistra probabilmente costringe i pochi moderati dell’Ulivo ad assumere queste posizioni; quell’integralismo che potrebbe portare… (Commenti dai banchi dell’opposizione. Richiami del Presidente) …ad un fantomatico Governo in cui Ministro della giustizia potrebbe essere Di Pietro, e fioccherebbero le carcerazioni a fini estorsivi (Applausi dal Gruppo FI. Commenti dai banchi dell’opposizione); Ministro del lavoro potrebbe essere Bertinotti, e ripiomberemmo nella politica delle trentacinque ore; Ministro dell’interno potrebbe essere un certo onorevole Mantovani, che ha fatto entrare Ocalan in Italia e Ministro degli affari esteri potrebbe essere Diliberto, che inneggia alla purezza di Che Guevara. Questo ci aspetteremmo? Ebbene, noi intendiamo evitare e scongiurare questo pericolo, signor Presidente. (Applausi dai Gruppi FI, UDC e AN).
CASTELLANI (Mar-DL-U). Basta!
SCHIFANI (FI). Si sostiene che viviamo in un Paese dove non vi è diritto di informazione. Signor Presidente, noi stiamo parlando in diretta televisiva davanti a milioni di italiani e la richiesta della diretta è stata fatta da esponenti dell'opposizione, i quali hanno potuto liberamente dire quello che pensavano (Commenti ironici dai banchi dell’opposizione), fare la loro demagogia politica; e hanno potuto farlo perché nel nostro Paese vi è libertà di parola, garantita da questo Governo e da questa maggioranza, della quale siamo fieri ed orgogliosi. (Vivi, prolungati applausi dai Gruppi FI, LP, UDC e AN. Molte congratulazioni. Reiterati commenti e proteste dai banchi dell’opposizione).
PRESIDENTE. Ne ha facoltà. (Reiterate congratulazioni all’indirizzo del senatore Schifani. Richiami del Presidente). Colleghi, non abbiamo ancora finito. Il senatore Falomi chiede la parola per un chiarimento tecnico. Vista l’importanza della materia, credo che sia il caso di ascoltarlo e con una certa attenzione.
FALOMI (DS-U). Signor Presidente, intervengo brevissimamente per una richiesta di chiarimento al Governo su una parte del disegno di legge che stiamo per votare in via definitiva, cioè l’articolo 7, comma 13.
Si tratta di una norma che estende le provvidenze per l’editoria alle televisioni che trasmettono con canali tematici autorizzati via satellite. Questa estensione delle provvidenze per l’editoria comporta spese considerevoli, perché si tratta di garantire riduzioni del 50 per cento delle spese elettriche, del 50 per cento delle spese per l’affitto del satellite, dell’80 per cento delle spese per l’affitto delle agenzie.
Il problema è che questa norma, almeno per come è scritta, sembra essere priva di copertura finanziaria. Allora, il chiarimento che chiedo al Governo è il seguente: o questa norma attinge a un fondo, che però è predeterminato e quindi non ha problemi di copertura (e in questo caso deve essere chiaro all’opinione pubblica che si diminuiscono le risorse a disposizione di tutti gli altri), oppure è priva di copertura. Vorrei un chiarimento al riguardo da parte del Governo.
Colgo anche l’occasione, se la Presidenza me lo consente, per ringraziare tutti i senatori per il notevole lavoro svolto e per l’approfondito dibattito; il presidente Grillo, i componenti della Commissione trasporti e la Presidenza del Senato per questo sforzo importante a cui il Senato si accinge a dare un sigillo finale. (Applausi dai Gruppi AN,FI, LP, UDC e del senatore Carrara).
PAGANO (DS-U). La coperta è stretta e i fondi sono quelli, forse non l’avete capito.
BOCO (Verdi-U). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
BOCO (Verdi-U). Signor Presidente, intervengo per chiedere che questa votazione venga effettuata mediante procedimento elettronico.
PRESIDENTE. Soltanto elettronico; dopo tanti voti segreti, mi sarei aspettato un voto segreto anche sulla votazione finale.
Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Boco, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.
(La richiesta risulta appoggiata).
Votazione nominale con scrutinio simultaneo
PRESIDENTE. Comunico che da parte del prescritto numero di senatori è stata chiesta la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, del disegno di legge nel suo complesso.
Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.
I senatori favorevoli voteranno sì; i senatori contrari voteranno no; i senatori che intendono astenersi si esprimeranno di conseguenza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Il Senato approva. (v. Allegato B). (Applausi dai Gruppi FI, LP, UDC, AN e del senatore Carrara).
Forse aveva ragione il collega Angius: probabilmente abbiamo ottenuto proprio il record dei votanti quest’oggi. Adesso lo confronterò, ma credo abbia indovinato.
CASTELLANI (Mar-DL-U). Passate alla cassa!