RAI: NON SIAMO LA BBC MA PARLIAMONE

"Il futuro del servizio pubblico: la nuova Carta della BBC"

Workshop Eurovisioni-Puntoit

Roma, 17 ottobre 2005

 

POL:RAI
2005-10-17 17:49

CONVEGNO SUL FUTURO DEL SERVIZIO PUBBLICO
ROMA
(ANSA) - ROMA, 17 ott - (di Elisabetta Stefanelli). La Rai non è la Bbc, come recitava il vecchio ritornello, ma essendo il secondo servizio pubblico radiotelevisvo europeo può fare qualcosa per avvicinarsi al modello di qualità e di governance dell'emittente britannica. Se ne è parlato oggi al convegno "Il futuro del servizio pubblico: la nuova carta della Bbc", organizzato da Eurovisioni e Puntoit. Punto di partenza la Royal Charter, illustrata da Caroline Thomson, direttore delle strategie Bbc, che contiene le linee guida del servizio pubblico britannico ed è prossima al decennale rinnovo, dopo un primo triennio di consultazione pubblica. "Da noi è mancato fino ad adesso - ha spiegato il presidente dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni Corrado Calabrò - un dibattito trasparente e rigoroso su quali siano gli strumenti più efficaci per regolare i comportamenti della concessionaria pubblica, e definire gli indicatori, anche quantitativi, più idonei per verificare che essa ottemperi agli obblighi di servizio pubblico". Insomma un confronto che per tutti gli interlocutori dovrebbe avere un punto di partenza principale: la qualità."La Rai dovrebbe somigliare di più alla Bbc e meno alla tv commerciale", dice il presidente della Commissione di Vigilanza Paolo Gentiloni. "La strada pricipale - sostiene - è ridurre l'ibrido tra finanziamento da canone e da pubblicità", un problema che "si può affrontare in questo processo di separazione contabile che deve tendere alla separazione societaria. Senza questa separazione si rischia che tra 10-15 anni si smarriscano le ragioni distintive del servizio pubblico". La Bbc può fare da modello per molti aspetti: che nel digitale assicuri la generalità del servizio, ma anche nella governance. "In quest'ultimo aspetto la distanza è siderale e la comparabilità difficile". Però si può dare "più peso ed autorità alle strutture che vigilano come l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni e la Commissione di Vigilanza", sostiene Gentiloni. Per il consigliere d'amministrazione di Viale Mazzini Sandro Curzi, "la politica deve trasformare l'impegno dei singoli in iniziativa, in cose concrete". Per questo invita i futuri leader di centrodestra e centrosinistra a mettere nel loro programma la questione del servizio pubblico. Intanto "in Rai le forme di imbarbarimento dilagano, sia nella produzione che nell'organizzazione e il ritardo tecnologico è grave". Di fronte a tutto ciò "non ci si può fermare al rinnovo del contratto di servizio con una trattativa di fatto solo strettamente burocratica - spiega Curzi - ma la politica deve rispondere a questi problemi". Guardando alla Bbc si vedono "ritardi e anomalie del sistema italiano". Sottolinea Enrico Mentana, ma a suo avviso "si sta concudendo una fase e si può cercare di vedere il futuro per organizzare un sistema adeguato ai tempi". Per il giornalista in generale "la tv è un pubblico servizio nel momento in cui si rapporta alla sua audience". Serve comunque per domani "un sistema serio di garanzie per il telespettatore e i vertici fuori dalle logiche politiche. Oggi la sola garanzia è che i due ubriachi si sorreggono a vicenda. Bisogna andare verso la sobrietà, e si può fare visto che si verso una nuova stagione politica e tecnologica". Secondo Roberto Natale, segretario Usigrai, la questione centrale "é i criteri di nomina del vertice Rai vengano ripensati radicalmente, perché ora non garantiscano un livello adeguato di autonomia dalla politica". Ma le regole devono essere "più forti anche per il privato". Anche per il responsabile informazione Prc Sergio Bellucci, "bisogna ripartire dalla centralità del servizio pubblico che ha bisogno di più autonomia dalla politica. E per questo basta applicare le norme costituzionali". (ANSA).

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