COMMISSIONE PARLAMENTARE
per l’indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi

Martedì 1° marzo 2011

73ª Seduta

Presidenza del Presidente
ZAVOLI


La seduta inizia alle ore 14,10.

(La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Interviene per la RAI il dottor Daniele Mattaccini.


Il PRESIDENTE avverte che, ai sensi dell’articolo 13, comma 4, del Regolamento della Commissione, la pubblicità della seduta sarà assicurata per mezzo della trasmissione con il sistema audiovisivo a circuito chiuso.


COMUNICAZIONI DEL PRESIDENTE

Il PRESIDENTE dà notizia di comunicazioni provenienti dalle organizzazioni sindacali interne della RAI e dal legale del FORUM delle Associazioni Familiari.

La Commissione ne prende atto.


ATTIVITA' DI INDIRIZZO E VIGILANZA

Seguito della discussione sul pluralismo nell'informazione e nei programmi di approfondimento, ed esame di eventuali risoluzioni
(Seguito della discussione e rinvio. Illustrazione di schemi di risoluzione: esame e rinvio)

Riprende il seguito della discussione, sospeso nella seduta del 9 febbraio scorso.

Il senatore BUTTI (PdL), relatore, in riferimento all'iter già svolto e al lavoro dei due relatori, nonché sulla base delle osservazioni e dei suggerimenti provenienti dai colleghi, comunica di aver rielaborato le proprie proposte, il cui testo auspica possa diventare lo schema base per il successivo esame. Grande attenzione è stata prestata a chiarire alcune definizioni e a individuare, con precisazioni adeguate, il testo di un documento che, oltre a rispondere alle esigenze, possa rappresentare anche un contributo utile alla società concessionaria, con particolare riferimento alla necessità di dar vita ad un pluralismo che aggiunga voci nuove, alla pertinenza dei soggetti cui dare spazio rispetto alle questioni trattate da un programma, alle regole che devono presiedere alla presenza del pubblico in studio, ai limiti del ricorso al televoto, alla necessità di tener conto dell'importanza della fascia oraria dei programmi tra i quali creare alternanza, alla definizione delle responsabilità del singolo conduttore e al diritto di rettifica. Il testo proposto rappresenta un ulteriore sforzo della maggioranza per determinare un clima costruttivo, nell'auspicio che si possa procedere al lavoro successivo senza eccessive polemiche.

Il senatore MORRI (PD), relatore, rilevando le forti difficoltà che si registrano nella predisposizione di un testo sulla materia, ricorda come le proprie proposte, che tentavano anche una schematizzazione più precisa, tenevano conto di tutte le esigenze. Si configurano però delle novità, come alcuni interventi sul palinsesto della RAI e le nuove proposte avanzate dal senatore Butti. Se da un lato occorre forse qualche ulteriore riflessione sulle premesse, che rischiano di essere condizionate dall'attuale contesto politico, dall'altro è indispensabile individuare indicazioni concretamente spendibili nei confronti della RAI. In conclusione, confermando la validità del proprio schema di risoluzione, richiama l'attenzione sulla forte necessità di definire regole precise circa il divieto di svolgere i processi in televisione e di violare costantemente la privacy dei soggetti coinvolti nelle vicende di cronaca.

Il PRESIDENTE introduce il dibattito ponendo l'accento sulla necessità di trovare una definizione esatta per quanto concerne la presenza del pubblico in studio, in considerazione del fatto che una volta esistevano regole precise per la sua individuazione mentre oggi si assiste alla presenza di claque organizzate, nonché per quanto attiene invece alla questione del rispetto della privacy, circa la quale si devono registrare le distorsioni rappresentate dalle modalità di trattazione di tali argomenti da parte dei telegiornali, dalle rubriche di approfondimento e dalle ricostruzioni di processi già avvenuti, cui si aggiungono poi le trasmissioni pomeridiane dedite al cosiddetto "dolorismo".

Ricordando in premessa come per quanto riguarda il pubblico esiste il malcostume di consentire agli ospiti il ricorso a vere e proprie claque personali, il deputato BELTRANDI (PD) valuta come opportune le riformulazioni dei relatori, sottolineando la preliminare necessità di chiedere alla RAI l'attuazione dell'invito a suo tempo rivoltole dall'Agcom alla definizione dei principi del pluralismo, nonché la commisurazione del pluralismo con gli ascolti effettivi ed il recupero di alcuni temi di pubblico interesse troppo spesso esclusi dal dibattito. Ribadendo la perplessità sul ricorso al criterio proporzionale, che appare incompatibile con la libertà giornalistica, in merito alle nuove proposte del relatore Butti ritiene che non si possa aumentare senza un criterio preciso il numero degli opinionisti, evidenziando la difficoltà di immaginare una classificazione della diversa "formazione culturale" dei conduttori; poco opportuna valuta poi l'introduzione del contraddittorio a tutti i costi, mentre ritiene possibile il ricorso a diversi conduttori. Viceversa, considera il testo proposto dal senatore Morri troppo conservatore rispetto ad una tipologia di programmi RAI che andrebbe invece modificata in modo massiccio.

Secondo il senatore PROCACCI (PD) lo schema proposto dal senatore Butti, pur migliorato nella forma, non rappresenta uno sforzo reale da un punto di vista sostanziale. L'auspicio al raggiungimento dell'unanimità sembra messo in grave difficoltà dall'andamento del confronto, mentre nel testo si possono rinvenire numerose contraddizioni, o il ricorso a criteri inopportuni, come ad esempio il riferimento al principio proporzionale, laddove nel Paese non esistono blocchi statici di opinione, o il voler preservare la possibilità di esprimere opinioni per alcuni soggetti, come i direttori, e non per altri, come i conduttori. In altri passaggi sembra poi che si voglia riferire il principio dell'alternanza solo ad alcune circostanziate trasmissioni, mentre i principi andrebbero estesi a tutto campo.

Ritenendo evidenti le contraddizioni dell'opposizione, il deputato LAINATI (PdL) sottolinea la necessità di tener conto delle fasce orarie dei diversi programmi di approfondimento, che garantiscono ascolti molto differenti. Il format del doppio conduttore è stato invece già sperimentato con successo in altri ambiti. Circa i cosiddetti editoriali, si devono piuttosto rilevare le posizioni recentemente assunte dal direttore del TG3 o dalla dottoressa Annunziata, con la realizzazione di un tipo di servizio pubblico decisamente da modificare. Il testo del relatore Butti mira a riportare nella giusta dimensione l'interpretazione del pluralismo, della correttezza dell'informazione e della manifestazione delle opinioni.

Il PRESIDENTE evidenzia come non si riscontri nel dibattito un serio impegno alla produzione di un Atto che possa essere concretamente rivolto alla RAI. Il confronto dovrebbe mirare ad individuare soluzioni, non a ribadire eventuali "irricevibilità" delle proposte formulate. L'assunzione oggi di posizioni di principio contrasta con l'intento di cercare un'intesa, laddove le nuove proposte del senatore Butti meritano una considerazione più approfondita. Resta il sospetto che non si voglia addivenire realmente ad un accordo, minando in tal modo il vero significato del ruolo del Parlamento.
Rinvia il seguito della discussione alla prossima seduta.

La seduta termina alle 15,45.
ALLEGATO

SCHEMA DI RISOLUZIONE IN MATERIA DI PLURALISMO NELL'INFORMAZIONE E NEI PROGRAMMI DI APPROFONDIMENTO PROPOSTA DAL RELATORE, SEN. BUTTI



La Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi

Premesso che:

Il Testo Unico della radiotelevisione, approvato con decreto legislativo 31 luglio 2005, n. 177, disciplina, in particolare agli articoli 47, 49 e 52, vari compiti di valutazione e di controllo gestionale sull'attività della società concessionaria di servizio pubblico radiotelevisivo da parte del governo, che si affiancano a quelli attribuiti dalla legislazione vigente all'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni e alla Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi.

Il Testo Unico, ferma restando la superiorità gerarchica delle norme costituzionali, richiama gli obblighi di correttezza ed obiettività dell'informazione, in particolare all'articolo 7, comma 2, lettere a), c) ed e), ribadisce la "presentazione veritiera dei fatti e degli avvenimenti, in modo da favorire la libera formazione delle opinioni", la garanzia dell'accesso "di tutti i soggetti politici alle trasmissioni di informazione e di propaganda elettorale e politica in condizione di parità di trattamento e di imparzialità" e "l'assoluto divieto di utilizzare metodologie e tecniche capaci di manipolare in maniera non riconoscibile allo spettatore il contenuto delle informazioni".

Il Trattato di Lisbona pone il pluralismo dell'informazione alla base dei principi fondanti dell'Unione europea ed include tra i diritti fondamentali dell'Unione il rispetto della dignità umana e della vita privata e familiare. Le Autorità audiovisive del Mediterraneo, nella Dichiarazione approvata a Reggio Calabria il 3 ottobre 2008, hanno proclamato "valori comuni e condivisi dei Paesi dell'area" il rispetto della dignità della persona umana, lo Stato di diritto, il pluralismo e la libertà d'informazione, la tutela dei minori, la lotta contro l'odio e la violenza per motivi di discriminazione. Il progetto di monitoraggio della "corporate reputation", affidato dalla Rai ad un istituto di ricerche specializzato, ha evidenziato come qualche criticità sia stata rilevata "sulla non obiettività e non imparzialità dell'informazione e sul mancato rispetto del pluralismo delle opinioni" (relazione Agcom 2010). Quindi "un'informazione poco obiettiva e il mancato rispetto del pluralismo delle opinioni politiche, culturali e sociali si confermano punti critici". (relazione Agcom 2010).

La tutela del principio del pluralismo non significa lottizzazione numerica degli spazi e degli operatori tra i partiti, ma corretta rappresentazione della pluralità delle posizioni in cui si articola il dibattito politico-istituzionale e delle diverse ispirazioni culturali. Tutte le diverse matrici culturali del Paese hanno dignità e diritto ad esprimere la propria visione progettuale e la propria interpretazione della realtà. Non appare sufficiente affidarsi alle più recenti innovazioni tecnologiche e alla conseguente diffusione del sistema digitale per definire appagate le esigenze del pluralismo e dell'imparzialità dell'informazione nell'ambito del servizio pubblico.

La nozione di servizio pubblico, quale emerge dall'articolato del Testo Unico, e secondo i canoni più volte ribaditi anche dalle deliberazioni dell'Autorità per le garanzie delle comunicazioni e della Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi, significa certamente capacità di includere tutte le diverse posizioni, ma anche rispetto delle proporzioni democratiche, in altre parole considerazione di quali siano gli orientamenti della maggioranza dei cittadini espressi attraverso la sovranità popolare, base imprescindibile di ogni democrazia. Spesso, invece, accade esattamente il contrario, relegando in posizioni assolutamente minoritarie le idee, i valori e le proposte della maggioranza degli italiani. E' auspicabile una Rai aperta, nella quale nessuna voce, rispettosa della deontologia professionale e del codice etico dell'informazione, rischi la soppressione, ma anzi se ne aggiungano di nuove e di diversa propensione culturale.

La prima legge organica di riforma del sistema radio televisivo, la Legge num. 223 del 1990, definì i principi fondamentali del sistema: "il pluralismo, l'obiettività, la completezza e l'imparzialità dell'informazione, l'apertura alle diverse opinioni, tendenze politiche, sociali, culturali e religiose, nel rispetto della libertà e dei diritti garantiti dalla Costituzione". Le successive leggi definite "di sistema", hanno mantenuto fede a tale principio agevolando ed incentivando una straordinaria evoluzione tecnologica.

Anche la giurisprudenza costituzionale ha più volte richiamato il vincolo, imposto dalla Costituzione al legislatore, di assicurare il pluralismo delle voci, espressione della libera manifestazione del pensiero e di garantire, in tal modo, il fondamentale diritto del cittadino all'informazione oggettiva ed equilibrata garantito dall'art. 21 della Costituzione.

I principi e i valori del pluralismo e dell'imparzialità dell'informazione sono stati richiamati in diverse Direttive, Risoluzioni e Raccomandazioni del Parlamento Europeo e del Consiglio dell'Unione Europea. In particolare all'art. 11, comma 2 della Carta dei Diritti fondamentali dell'Unione Europea, si sancisce espressamente il rispetto del pluralismo e la libertà dei media.

Nel suo messaggio inviato al Parlamento il 23 luglio 2002, il Presidente della Repubblica Ciampi aveva soprattutto individuato il pluralismo e l’imparzialità dell’informazione quali “fattori indispensabili di bilanciamento dei diritti della maggioranza e dell’opposizione”, nonché concetti “diretti alla formazione di una opinione pubblica critica e consapevole, in grado di esercitare responsabilmente i diritti della cittadinanza democratica”.

in ragione di quanto sopra formula il seguente atto di indirizzo nei confronti della società concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo:


SCHEMA DI RISOLUZIONE IN MATERIA DI PLURALISMO NELL'INFORMAZIONE E NEI PROGRAMMI DI APPROFONDIMENTO PROPOSTA DAL RELATORE, SEN. MORRI


La Commissione parlamentare per l’indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi,

visti

considerando



3-bis. Il servizio pubblico è tenuto a valorizzare i programmi di inchiesta come strumento di rappresentazione reale della società.











4 - Propagande e campagne sociali