Atto di
indirizzo alla società concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo in
materia di pluralismo
COMMISSIONE
PARLAMENTARE
per l'indirizzo generale e la vigilanza dei
servizi radiotelevisivi
GIOVEDÌ 13 FEBBRAIO 1997
«La
Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi
radiotelevisivi, dopo un ampio dibattito sul pluralismo nel servizio pubblico
radiotelevisivo e dopo aver ascoltato sull'argomento i direttori delle reti, dei
telegiornali e del giornale radio della Rai, approva il seguente documento di
indirizzo alla società concessionaria del servizio pubblico. Esso fa seguito
alla risoluzione sull'informazione politica votata il 19 novembre scorso e alla
direttiva interna emanata dal Consiglio di amministrazione della Rai il 9
gennaio 1997.
1. Ai fini del presente documento, con il termine
di pluralismo si intende la rappresentazione nei mezzi di comunicazione della
pluralità di cui è composta la società.
Il pluralismo, così inteso, è espressamente
indicato dall'articolo 1 della legge 6 agosto 1990, n. 223 come uno dei «principi
fondamentali del sistema radiotelevisivo, che si realizza con il concorso di
soggetti pubblici e privati». Ciò che rappresenta un dovere per l'intero
sistema radiotelevisivo diventa un obbligo per ciascun mezzo radiotelevisivo
gestito dal servizio pubblico, che motiva la sua esistenza (e il suo
finanziamento attraverso il canone) nel suo essere dalla parte di ogni
cittadino, evitando ogni subordinazione a partiti, poteri o interessi. Questo
dovere vincola parimenti la Commissione parlamentare a vigilare sull'adempimento
di questo indirizzo non in funzione di una parte o dell'altra ma in ragione di
un diritto di tutti.
Non si tratta solo di garantire ai diversi
soggetti e alle diverse idee di essere rappresentati, ma anche e soprattutto di
assicurare al cittadino il diritto di essere compiutamente informato, e di poter
avere accesso ai mezzi di comunicazione. Il pluralismo, dunque, come diritto
dell'utente ancor prima che come diritto dei soggetti da rappresentare.
2. La Commissione di vigilanza richiama la Rai, i
suoi organi dirigenti e i suoi dipendenti, al rispetto del principio del
pluralismo nella programmazione e in ogni tipo di trasmissione e indica gli
ambiti in cui tale principio deve trovare attuazione.
a) Pluralismo
politico.
Il servizio pubblico è tenuto a rappresentare
con equilibrio le posizioni della maggioranza e delle opposizioni, delle
coalizioni e delle diverse forze politiche. L'informazione istituzionale e
quella relativa all'attività di Governo devono anch'esse tenere conto della
necessità di assicurare il rispetto dei principi della completezza e della
obiettività dell'informazione.
Le rilevazioni quantitative dell'Osservatorio
dell'Università di Pavia, che nascono come strumento di rilevazione del grado
di pluralismo informativo offerto dalla Rai esclusivamente per i periodi
elettorali, possono rappresentare in qualsiasi altro momento un riferimento
utile seppure parziale. Qualora da esse emergessero costanti disequilibri non
giustificati da oggettive esigenze informative in un lasso temporale
significativo (per esempio, tre mesi), la Direzione generale della Rai è
chiamata a richiedere alla testata interessata la correzione della linea
informativa.
Per una migliore comprensione e valutazione dei
dati, si chiede di indicare per i vari periodi gli eventi e le notizie che
potrebbero motivare una presenza squilibrata dei diversi soggetti.
La Commissione ritiene utile poter disporre anche
di dati relativi alle diverse fasce orarie, ai telegiornali regionali, al
giornale radio, e alla valutazione qualitativa della programmazione.
La Commissione auspica che presso l'Ufficio del
Garante venga istituito un sistema di rilevazione su tutte le principali
emittenti televisive nazionali, pubbliche e private.
Un'attenzione particolare va riservata alle
campagne elettorali e referendarie. A questo riguardo, la Commissione di
vigilanza si impegna ad adottare quanto prima uno specifico documento di
indirizzo alla Rai sulla parità di trattamento. La Commissione si farà altresì
promotrice, con il Garante per la radiodiffusione e l'editoria, attraverso
incontri con i soggetti interessati, di una proposta per un comune codice di
comportamento in periodo elettorale, valido, tenendo conto della specificità di
ogni mezzo, per l'intero sistema dell'informazione ed in particolare,
considerate le competenze di questa Commissione, per le emittenti
radiotelevisive pubbliche e private.
b) Pluralismo
sociale.
Il servizio pubblico deve rappresentare la
autonomia e la dialettica delle realtà sociali del nostro Paese in tutta la
loro ricchezza, dando voce anche a chi spesso voce non ha. Il tutto deve
tradursi, per ogni genere televisivo e per l'insieme degli spazi informativi,
nel richiamo esplicito e nella rappresentazione di tutte quelle realtà sociali,
a cominciare dal mondo del lavoro, e di tutte quelle problematiche sociali e
culturali emergenti (femminismo, ambientalismo, problemi della terza età,
immigrazione e rapporti Nord-Sud) che trovandosi in condizione di debolezza sul
piano degli strumenti informativi e nei confronti degli interessi forti
risultano largamente penalizzate. Garantirne l'accesso al sistema informativo,
anche in forma diretta, rappresenta un dovere esplicito del sistema pubblico
radiotelevisivo.
Adeguato spazio va riservato alle trasmissioni
cosiddette di servizio riservate agli interessi e ai diritti di determinate
fasce di cittadini, con riferimento alla dinamica delle nuove povertà. Una
speciale programmazione dovrà essere dedicata ai portatori di handicap
sensoriali. Nelle trasmissioni di intrattenimento e di informazione deve trovare
uno spazio adeguato la cultura dell'inserimento e della integrazione sociale dei
disabili.
c) Pluralismo
culturale.
In ordine alle singole problematiche trattate
devono emergere le diverse opzioni culturali presenti nel Paese. E nella stessa
scelta dei temi, il servizio pubblico deve caratterizzarsi come capace di
proporre questioni innovative e di interesse rispetto alle mode correnti
riflesse dagli altri mezzi di informazione. Maggiore deve essere l'impegno della
Rai, ad esempio, sui temi della conoscenza, della scienza, dell'ambiente,
dell'innovazione tecnologica, dell'evoluzione dei diritti civili, dei diritti
dei consumatori, dei temi relativi all'istruzione ed alla formazione, anche
attraverso la collocazione di tali tematiche in fasce orarie di maggiore
ascolto.
Particolare impegno dovrà destinarsi alla
promozione e diffusione del prodotto nazionale ed europeo di qualità, tanto in
Italia quanto all'estero.
d) Pluralismo
etnico e religioso.
La presenza nel nostro Paese di etnie e di fedi
diverse, sia autoctone che proprie di consistenti comunità extraeuropee rende
ancor più importante l'impegno del servizio pubblico contro ogni forma di
razzismo e a favore di atteggiamenti positivi. Va potenziato lo sforzo
comunicativo teso a riconoscere e a valorizzare le diverse tradizioni religiose
presenti nel nostro Paese e a favorire la reciproca conoscenza delle diverse
culture. Ai nostri connazionali vanno fornite le informazioni su realtà finora
a noi distanti, e agli immigrati vanno forniti strumenti di conoscenza della
nostra lingua e della nostra cultura oltre che dei loro diritti e dei loro
doveri. In questo contesto vanno valorizzate le attività di volontariato di
molte organizzazioni, e realizzate le iniziative atte a favorire la reciproca
comprensione e solidarietà.
Un'adeguata informazione va assicurata per e
sulle comunità degli italiani nel mondo, nonchè sulle loro attività.
La Commissione auspica, nell'ambito del processo
di sviluppo tecnologico e del potenziamento delle strategie di diffusione via
satellite, la realizzazione di uno o più canali etnico-culturali, sull'esempio
di analoghe esperienze intraprese con successo da alcune reti radiotelevisive
estere.
e) Pluralismo
delle realtà locali.
La Rai è tenuta alla rappresentazione ed alla
valorizzazione della variegata articolazione anche geografica del nostro Paese,
con le diversità d'ordine culturale, economico, produttivo, ambientale, a
partire dalle minoranze linguistiche riconosciute. L'informazione regionale è
troppo spesso concentrata sul capoluogo di regione, mentre troppo poco spazio è
dedicato alle altre province e alle realtà periferiche. Le istanze e le
opinioni delle realtà locali devono avere concreto spazio nelle trasmissioni
nazionali. Il decentramento produttivo è un obiettivo da perseguire con maggior
convinzione e con maggiore coraggio.
f) Pluralismo
di genere e di età.
Il servizio pubblico deve promuovere la cultura e
la politica delle pari opportunità tra uomini e donne. La programmazione è
chiamata a farsi carico della presenza, tra i radio e telespettatori, dei
minori: grande attenzione va riservata alla loro tutela, non soltanto in termini
di protezione dalle culture della violenza e della prevaricazione fisica e
psicologica, ma anche e soprattutto nel senso della promozione positiva di
valori. Per un altro verso, la programmazione Rai dovrà tener presente il
numero percentualmente sempre maggiore di persone anziane nella società e
dunque tra gli ascoltatori.
g) Pluralismo
associativo.
Il nostro Paese è caratterizzato dalla presenza
di una fitta rete di associazioni impegnate nel campo dell'assistenza, della
marginalità sociale, della promozione dei diritti, della tutela ambientale e
così via. Un patrimonio di volontariato che va maggiormente rappresentato,
valorizzato e sostenuto dalla Rai. È auspicabile un raccordo permanente, anche
al fine di promuovere specifiche trasmissioni di servizio, tra la Rai ed il
mondo associativo.
Per quanto riguarda le trasmissioni nel corso
delle quali vengono organizzate pubbliche raccolte di fondi, va assicurato che a
beneficiarne siano a rotazione tutte le associazioni più rappresentative e che
offrano adeguate garanzie: a questo riguardo si richiedono alla Rai delle regole
precise, che la Commissione si riserva di valutare.
h) Pluralismo
produttivo.
Nell'ambito dell'affermazione dei nuovi mezzi di
comunicazione che si sviluppano in virtù di uno straordinario processo di
innovazione tecnologica e produttiva, va garantita, ad opera del concessionario
pubblico, la più ampia capacità tecnologica e di presenza produttiva in tutti
i nuovi strumenti della comunicazione. Per i programmi non prodotti direttamente
o co-prodotti dalla Rai, dovrà essere assicurato un criterio di assegnazione
delle produzioni che non determini esclusioni o situazioni di privilegio tra
imprese di pari affidamento.
Nella programmazione, inoltre, va garantita una
quota adeguata ai prodotti nazionali ed europei.
Su richiesta della Commissione, la Rai può
essere chiamata a riferire sui contenuti delle convenzioni stipulate con le
amministrazioni pubbliche, che abbiano incidenza sulla programmazione
radiotelevisiva.
3. La Rai è tenuta al rigoroso rispetto del
principio pluralistico nell'insieme della sua programmazione radiotelevisiva. La
Commissione di vigilanza non mette certo in discussione l'autonomia ideativa,
produttiva, informativa di chi fa radio e televisione pubbliche, purchè essa
non determini discriminazioni o trattamenti di favore verso determinate parti.
Essa si deve esercitare rispettando scrupolosamente quella che è la ragion
d'essere del servizio pubblico: un servizio dalla parte di tutti i cittadini.
Tra gli obblighi contrattuali dei direttori delle
reti e delle testate vanno chiaramente indicati anche i vincoli che derivano
all'informazione e alla comunicazione Rai dalla funzione di servizio pubblico.
4. Condizione perchè la Rai appaia credibile in
ordine ai principi indicati in questo documento di indirizzo è che le
assunzioni e le nomine nell'azienda pubblica avvengano in base a criteri
trasparenti, legati alla professionalità e al di fuori di ogni pratica o
lottizzatoria o di predominio di maggioranza ovvero di rivendicazionismo di
minoranza. Perchè ciò diventi possibile serve un chiaro orientamento del
Consiglio di amministrazione, ma anche un diverso atteggiamento di quei non
pochi lavoratori che affidano i propri destini professionali a questo o a quel
partito, a questo o quell'esponente politico, di maggioranza o di opposizione.
Per le assunzioni, si auspica il ricorso a procedure concorsuali e comunque a
criteri oggettivi di selezione, anche per quanto riguarda la soluzione del
problema del precariato. Doveroso è l'utilizzo di tutte le professionalità
interne all'azienda, senza alcuna discriminazione, al fine di garantire il
pluralismo delle professionalità.
5. La Commissione, nell'approvare questo
documento di indirizzi, richiama il Consiglio di amministrazione e il Direttore
generale della Rai al dovere di curarne l'attuazione.
La verifica del rispetto dei presenti indirizzi
è affidata al rapporto costante tra la Commissione e il Consiglio di
amministrazione, che in base alla legge 25 giugno 1993 n. 206, e successive
modificazioni, ha «funzioni di controllo e di garanzia circa il corretto
adempimento delle finalità e degli obblighi del servizio pubblico».
Interlocutori esclusivi della Commissione sono il Consiglio di amministrazione
e, per quanto di sua competenza, il Direttore generale.
La Commissione fa infine appello alla coscienza
civile, culturale e professionale di tutti coloro che in Rai lavorano, perchè
contribuiscano, anche sulla base di questo documento di indirizzo, al rilancio
ed alla riqualificazione del servizio pubblico».
da http://www.parlamento.it/parlam/bicam/14/rai/resoconti/resoconti_plenaria.htm