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Carnevale, si sa, ogni scherzo vale. E allora, perché scandalizzarsi più
di tanto per il sondaggio americano di Berlusconi? C´è un politico al
mondo che sbandiererebbe ai quattro venti un pronostico elettorale
negativo per sé, per il suo partito o per la sua coalizione? E qualcuno
può ragionevolmente dubitare che il Cavaliere, con tutti i mezzi che ha a
disposizione, non sia in grado di procurarsi al di qua o al di là dell´Oceano
un mezzo sondaggio favorevole?
Nel disperato tentativo di recuperare la sua quota di mercato, Berlusconi
segue una strategia fin troppo chiara e scoperta: richiamare alle armi i
propri elettori, delusi e traditi da questi cinque anni di governo, per
riportare alle urne il maggior numero possibile di quanti non sono andati
più a votare per il centrodestra né alle europee né alle regionali. Se
effettivamente avesse già vinto, o comunque fosse in vantaggio, il
premier non sentirebbe il bisogno di un gesto così estremo. Ma anche se l´operazione
riuscisse, non si può escludere che – come l´overdose televisiva –
provochi un effetto uguale e contrario: quello di mobilitare gli elettori
avversari, quelli più sfiduciati o demotivati, di fronte al pericolo che
il Cavaliere vinca di nuovo le elezioni, torni al governo e addirittura
salga fino al Colle.
Confezionato su ordinazione da una società di marketing, il sondaggio
"made in Usa" è l´ultima trovata di un grande imbonitore che
sarebbe capace di vendere frigoriferi agli esquimesi o lozioni magiche per
i capelli a chiunque. Dallo shopping delle frequenze televisive a quello
dei sondaggi, l´obiettivo è lo stesso: la conquista, la difesa e il
rafforzamento del suo potere, mediatico, economico, politico.
Per lui, questa è davvero "l´arma totale", come l´ha definita
ieri il direttore di Repubblica. La soluzione finale. La bomba H su
Hiroshima o Nagasaki. Ed è rivelatore il fatto che, contemporaneamente,
il presidente del Consiglio si sia affrettato a paventare brogli
elettorali, come se fosse il leader dell´opposizione in esilio e non
controllasse il ministero dell´Interno, con tutti gli annessi e connessi.
Lo scenario post-elettorale è già disegnato. O Berlusconi vince e allora
il sondaggio americano era giusto; oppure, perde e allora i risultati
delle urne sono sbagliati, cioè non sono regolari. E se per caso dovesse
pareggiare, risulteranno vere entrambe le ipotesi: il sondaggio era ok e i
risultati sono irregolari.
C´è da scommettere perciò che nelle prossime settimane, dopo "La
Rimonta" e "Il Sorpasso", assisteremo alle puntate
successive di questo stucchevole serial demoscopico: "Il
Distacco", "La Vittoria", "Il Trionfo" e infine
"L´Apoteosi". A colpi di sondaggi, forse alla fine si potrebbe
anche fare a meno delle elezioni.
* * *
Toccherà ancora una volta all´Autorità di garanzia sulle Comunicazioni,
presieduta da Corrado Calabrò, mettere un limite a questo "Carnevale
dei sondaggi", richiamando il rispetto delle norme che ne regolano l´utilizzazione
in campagna elettorale. I risultati, secondo la legge sulla "par
condicio", non si possono rendere pubblici né diffondere negli
ultimi quindici giorni prima del voto. Ma anche al di fuori di questo
periodo i sondaggi devono contenere una serie di indicazioni: soggetto che
ha realizzato la ricerca, committente e acquirente, composizione del
campione statistico, metodo di raccolta delle informazioni e di
elaborazione dei dati, numero delle persone interpellate, domande rivolte,
percentuale delle persone che hanno risposto a ciascuna domanda, data in
cui è stata realizzata la rilevazione.
A tali criteri, s´è riferita la stessa Authority nella sua delibera del
3 febbraio scorso, in base al precedente Regolamento emesso nel 2002 e
modificato nel 2003. Qui si prevedono anche sanzioni a carico dei
trasgressori: obbligo di precisazione o rettifica, in primo luogo; e poi,
eventualmente, sanzioni pecuniarie.
Ma a carico di chi? Dell´emittente o del giornale che viola le norme
oppure della fonte, cioè l´autore del sondaggio e il politico che lo
diffonde abusivamente?
Con i tempi che corrono, la questione interpretativa non è di poco conto.
Si potrebbe anche configurare, infatti, una sorta di responsabilità
oggettiva dei mass media che incorrono in queste trasgressioni.
Per i politici, invece, il problema è ancora più delicato. Nessuna
Autorità può censurarli, tranne ovviamente il popolo sovrano, al momento
del voto, nel segreto dell´urna.
* * *
Fra le varie amenità di questa campagna elettorale mediatica, si segnala
la "lotteria dei giornalisti" imposta alla Rai dalla Commissione
parlamentare di Vigilanza. Secondo questa stravagante disposizione, ai
"faccia a faccia" televisivi tra Berlusconi e Prodi dovrebbero
intervenire colleghi estratti a sorte da due liste compilate dai
contendenti. Giornalisti di fiducia, insomma; embedded come direbbero gli
americani, incorporati nei rispettivi eserciti.
Non sarebbe il caso che l´Ordine professionale e la Federazione nazionale
della Stampa sconsigliassero vivamente di accettare inviti del genere? E
non farebbe bene ognuno di noi a respingerli, in nome della propria
autonomia e dignità? Anzi, non sarebbe meglio dichiarare fin d´ora che
non intendiamo partecipare a questa indecorosa lotteria?
sabatorepubblica.it
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