Direttiva

del Consiglio di Amministrazione Rai

sul Pluralismo informativo

 

Il Consiglio di Amministrazione, su proposta del Direttore Generale, nella seduta del 9 gennaio 1997 ha approvato la seguente direttiva:

 

"Il presente documento, in linea con la risoluzione del 19 novembre 1996 della Commissione Parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi e con le indicazioni pervenute dal Garante per la radiodiffusione e l'editoria, integra il piano editoriale della RAI con una più concreta specificazione operativa dei principi in esso riaffermati in materia di "pluralismo" informativo.

Esso è diretto a tutti gli operatori del Servizio pubblico radiotelevisivo, per una vigile attenzione ed un rispetto autentico a quei valori di completezza, imparzialità e di obiettività posti a fondamentale garanzia di un'ampia e corretta circolazione delle informazioni e delle idee.

A tale fine, si intendono ad ogni effetto qui richiamate le istruzioni contenute nella Carta dell’informazione e della programmazione a garanzia degli utenti e degli operatori della Rai (approvata dal Consiglio di Amministrazione della RAI nel 1995), unitamente ai principi di deontologia professionale posti a fondamento della Carta dei doveri del giornalista -1993 e della Carta dei diritti e doveri del giornalista radiotelevisivo del servizio pubblico -1990; alle specifiche disposizioni di cui alla Legge del 3 febbraio 1963, n. 69 sull'ordinamento della professione giornalistica e al Contratto nazionale di lavoro giornalistico e relativo accordo integrativo per i giornalisti dipendenti della RAI - Radiotelevisione Italiana.

 

1. Il principio del pluralismo costituisce il valore fondamentale e più esteso nell'ambito della disciplina costituzionale della manifestazione del pensiero, configurandosi come "denominatore comune" nel campo dei mezzi di informazione e delle comunicazioni di massa.

Pluralismo è rispetto e promozione dei valori riconosciuti nella Costituzione della Repubblica che caratterizzano storicamente la società italiana e che via via si affermano nel processo di crescita del Paese.

Proprio per le sue specifiche connotazioni nel settore dell'emittenza radiotelevisiva, il Servizio pubblico è tenuto doverosamente a garantire una programmazione e una informazione equilibrate, imparziali, complete ed obiettive, aperte al maggior numero possibile di opinioni, tendenze, correnti di pensiero politiche, sociali, culturali e religiose presenti nella società.

Il pluralismo non è solo un dovere della RAI nei confronti della collettività ma è anche e soprattutto un metodo di lavoro, un elemento della sua identità di Servizio pubblico.

Esso non può essere inteso come somma algebrica di tante parzialità, ciascuna delle quali, se diffusa, provocherebbe la reazione di chi non si riconosce in essa, ma consiste piuttosto nel cogliere nel cogliere all'interno di ogni evento la pluralità dei valori e degli interessi che lo determinano, dei giudizi e delle opinioni che se ne possono ricavare.

In tal senso, il pluralismo va interpretato come impegno a rappresentare contestualmente la ricchezza e la varietà della società e la sua complessiva articolazione istituzionale e civile, evitando rappresentazioni riduttive, verticistiche e di parte. Impegno, questo, professionalmente arduo che richiede negli operatori del Servizio pubblico una particolare sensibilità di mediazione e di sintesi tra le varie interpretazioni della realtà all'interno dell'opinione pubblica.

Spetta al Servizio pubblico dare voce adeguata anche ai gruppi sociali e alle realtà culturali più deboli e emarginate, alle comunità italiane all'estero; spetta sempre al Servizio pubblico dare voce alle diverse etnie, fovorire l'integrazione tra le culture e la convivenza, in un periodo storico di grandi migrazioni e trasformazioni del rapporto società-territorio.

 

2. Prospettando il problema nella sua dimensione reale, il punto rilevante è quello di tradurre nei suoi risvolti operativi l'obbligo di un autentico pluralismo e verificarne poi l'esito.

Il criterio da adottare non può essere quello della meccanica e quotidiana ripartizione del tempo in rapporto alla rappresentatività delle varie forze politiche e culturali. Una tale ripartizione, prima di ledere la professionalità degli operatori del settore, tradirebbe la realtà che si svolge secondo piani non prestabiliti.

Il compito di saper informare in base ad una valutazione dei fatti il più possibile obiettiva ed imparziale è affidato principalmente alla professionalità, alla responsabilità e all'onestà intellettuale degli operatori del Servizio pubblico.

Allo stesso modo è rimesso alla perizia delle Direzioni competenti proporzionare l'ampiezza delle informazioni in rapporto agli accadimenti del quotidiano.

L'autonomia professionale degli operatori che svolgono la loro funzione all'interno del Servizio pubblico deve sempre più assumere una propria specificità, distinguendosi per la qualità  del messaggio oltre che per la scelta dei contenuti.

La corretta applicazione del metodo del pluralismo e dei tradizionali canoni dell'obiettività, della completezza e dell'indipendenza, non può prescindere dal primario rispetto del destinatario dell'informazione, dei diritti e della dignità della persona. Vanno garantite le giuste esigenze di riservatezza e tutela della vita privata, ed evitate rappresentazioni di immagini e di situazioni contrarie a questi principi. Dovrà essere salvaguardata la personalità, l'immagine e la dignità dei minori, della donna, e dei soggetti più deboli coinvolti in fatti di cronaca o processuali.

Non sembra quindi inutile richiamare anche quei principi di etica professionale, in base ai quali l'esercizio del giornalismo deve rispettare il diritto della collettività ad essere informata in maniera obiettiva e completa indipendentemente da ogni interesse non consentito. Il rispetto dei criteri di pluralismo, completezza e imparzialità impone anche, infatti, l'adozione di un principio di massima trasparenza e riconoscibilità del messaggio informativo.

Ai destinatari del messaggio informativo vanno quindi forniti tutti gli elementi affinché questi possano formarsi autonomamente una propria rappresentazione della realtà, spiegando le notizie di maggior rilievo con il massimo di obiettività storica in modo che la trattazione concorra a rendere l'informazione degli utenti più organica, precisa e motivata.

Sotto tale profilo, il mezzo televisivo deve aprirsi alle più diverse testimonianze, stimolando quel permanente confronto di opinioni che sostanzia la vita democratica. Deve saper cogliere nel rapporto tra le forze politiche anche posizioni differenti all'interno delle coalizioni, non limitando esclusivamente la rappresentazione secondo uno schema rigido di schieramenti contrapposti.

Anche se ogni programma non può riferire sempre la posizione di tutte le parti, ciò deve essere fatto nei momenti e nei casi di particolare importanza: in specie, quando il tema in esame è particolarmente controverso, la sua trattazione richiede necessariamente il riferimento alle interpretazioni più significative in merito.

Considerata poi l'immediatezza della comunicazione televisiva - che prescinde spesso da quel filtro di consapevolezza e selettività che è proprio della stampa o della conversazione diretta - il rispetto della completezza e dell'imparzialità del messaggio informativo non può peraltro essere esclusivamente commisurato ai suoi contenuti, ma deve tener conto anche delle forme in cui viene rappresentato (posto che a queste ultime peculiarmente si rapporta il suo effetto di suggestione o di convincimento), rifuggendo da condizionamenti impropri.

Ciò deve avvenire nel rispetto comunque delle specifiche e autonome fisionomie culturali ed editoriali di ogni Rete e Testata.

 

3. In tale contesto problematico, i monitoraggi quotidiani e settimanali effettuati da istituti scientifici in base al minutaggio delle notizie e dei servizi, e con metodologie sempre più affinate (che tengono conto del tempo di attenzione, del tempo gestito direttamente, della valutazione e della valenza), possono costituire uno degli elementi indicatori del pluralismo se considerati su di un arco di tempo ragionevolmente ampio. Fatte salvo, evidentemente, normative ad hoc per le competizioni elettorali.

La valutazione periodica dei modi di svolgimento dell'informazione potrà in tal modo concretare quella necessaria vigilanza sull'imparzialità della propria programmazione, che connota la centralità e l'insostituibile funzione di equilibrio democratico di un Servizio pubblico di preminente interesse generale.

A questo fine, per avere un quadro più ampio e preciso di comparazione sarà utile integrare il monitoraggio con quadri di riferimento agli avvenimenti verificatisi nei periodi presi in considerazione in modo da rendere i dati numerici più significativi e comprensibili.

 

4. Il concetto di "informazione" radiotelevisiva deve essere comunque unitariamente inteso in senso lato e omnicomprensivo, così da includervi qualsiasi messaggio televisivo, informativo o formativo o comunque suscettibile di incidere sulla pubblica opinione.

Le linee editoriali dell'Azienda hanno invero come riferimento non soltanto i contenuti e la struttura della sua specifica offerta di informazione ma ovviamente anche quelli inerenti alla sua offerta di programmazione culturale e di intrattenimento.

Il rilievo dell'informazione, poi, può specificatamente esprimersi nei diversi aspetti dell'inchiesta, del dibattito, della testimonianza e, in specie, dell'approfondimento su temi di particolare rilievo sociale e politico per il Paese.

E' di tutta evidenza che anche nell'ambito delle varie tipologie di programmi sopra esposti - all'interno di palinsesti differenziati, con una specifica definizione editoriale dei canali - occorre garantire la corretta applicazione del metodo del pluralismo ed assicurare in modo visibile il contraddittorio e il confronto tra idee e tesi contrapposte, tenendo conto che il momento comunicativo risulta spesso qualificato per la sua forza d'impatto e non solo per il contenuto in sé della comunicazione.

 

5. La "Consulta Qualità", composta da esperti di comprovato equilibrio e responsabilità, che già opera da qualche tempo anche con il compito di segnalare eventuali irregolarità che si verifichino in programmi informativi e di intrattenimento, individuerà tutte le inadempienze relative a violazioni della privacy, pur se connesse alle modalità di reperimento del materiale da utilizzare, nonché a questioni di buon gusto e di decenza nei programmi; ciò anche al fine di approntare le indispensabili modifiche in caso di eventuali e programmate ritrasmissioni dei programmi stessi.

Particolare rilievo dovrà essere prestato agli effetti provocati nel pubblico più giovane a seguito della messa in onda di programmi, anche di contenuto apparentemente evasivo, che siano potenzialmente nocivi per lo sviluppo educativo e di formazione delle coscienze, spese in caso di compiacente indugio in scene cruente o di violenza.

 

6. L'osservanza dei criteri esposti e richiamati in questo documento entra a comporre il contenuto obbligatorio del rapporto di lavoro tra la Società e i suoi dipendenti addetti all'elaborazione del prodotto radiotelevisivo, secondo i canoni dettati dal Codice Civile e dalle altre fonti normative che disciplinano il rapporto di lavoro.

Alla responsabilità individuale dei singoli operatori si aggiunge, in relazione ai loro compiti direttivi e di vigilanza, quella dei Direttori di Testata e di Rete e delle altre Strutture dedicate alla produzione radiotelevisiva.

Il Consiglio di amministrazione della RAI svolge funzioni di controllo e garanzia circa il corretto adempimento delle finalità e degli obblighi del Servizio pubblico radiotelevisivo.

Il Direttore Generale assicura, in collaborazione con i Direttori di Rete e di Testata, la coerenza della programmazione con le linee editoriali e le direttive formulate dal Consiglio. Adotta o propone al Consiglio, secondo le rispettive competenze, i provvedimenti che si rendono necessari.

La Rai con questo documento si rivolge anche alla Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi, nella consapevolezza che il pluralismo è anche sintesi del rapporto tra azienda e istituzioni."

IL DIRETTORE GENERALE