La
capacità di comunicare, elaborare e diffondere informazioni e conoscenze è un
bene comune dell’umanità e, come tale, è inalienabile.
La
libera produzione e circolazione delle informazioni, la capacità e la
possibilità del cittadino di diventare protagonista attivo e non solo passivo
dello scambio comunicativo, la ricchezza e la pluralità delle fonti,
costituiscono valori fondamentali di una democrazia avanzata e sono condizioni
per il progresso civile di un paese. Nuove possibilità in questo senso sono
offerte dalle tecnologie digitali, che trasformano il settore radicalmente,
costituendo un comparto industriale di importanza strategica sempre maggiore.
Nel
quinquennio del centrodestra, però, la libertà di informazione è stata
duramente condizionata dal conflitto di interessi e da norme, come la Legge
Gasparri, che hanno consolidato le posizioni dominanti del mercato, limitando il
pluralismo e la concorrenza.
Per
quanto riguarda il futuro dei media, si è cercato di proiettarvi le medesime
posizioni di forza della situazione attuale, con strumenti vaghi o artificiali e
con incentivi pubblici indirizzati a favorire singole piattaforme o tecnologie.
A
questo concorre una distribuzione distorta delle risorse derivanti dal mercato
pubblicitario. Risorse importanti che oggi favoriscono solo pochi soggetti,
penalizzando interi settori, a partire da quello dell'editoria, della carta
stampata e dell'emittenza locale.
Per
uscire da questa situazione è necessario riequilibrare ed aprire il sistema,
garantendo il pluralismo e la completezza delle voci e delle culture e limitando
le concentrazioni, ribadendo appositi limiti anticoncentrazione in luogo del
cosiddetto "Sistema integrato delle comunicazioni" (SIC) della Legge
Gasparri e limiti al possesso delle reti.
In
questa situazione è indispensabile anche la legge sulla par condicio. È poi un obiettivo
inderogabile una politica per la crescita e lo sviluppo competitivo ed
innovativo.
Dopo
anni di impasse dovuti a posizioni dominanti, monopoli, oligopoli, lavoreremo
per più libertà, per dare a cittadini e operatori regole certe e per un nuovo
ruolo del servizio pubblico.
Affermiamo
il diritto a comunicare il proprio pensiero e i propri valori, il diritto a
informare e ad essere informati, come diritti fondamentali ed opereremo
perché essi trovino piena attuazione. Vogliamo che la comunicazione e
l’informazione siano spazio di interesse pubblico, libero, aperto, accessibile
a tutti. Vogliamo che questo spazio sia mosso da una concorrenza guidata dalla
forza delle idee, e per questo attueremo politiche di tutela dei cittadini e di
sviluppo della tecnologia, per un vero welfare della comunicazione.
Consideriamo
prioritario introdurre norme per liberare l’informazione dal conflitto
d’interessi. Per questo definiremo chiare misure di incompatibilità per chi
eserciti un’influenza rilevante nella proprietà o nella gestione di imprese
editoriali, televisive o comunque coinvolte nell’informazione.
Vareremo
inoltre una normativa per tutelare la concorrenza nel sistema della
comunicazione, eliminando le attuali distorsioni , favorendo e regolando
l'evoluzione tecnologica. Ciò mediante la previsione di limiti alla
concentrazione delle risorse economiche nei singoli mercati di cui si compone il
sistema della comunicazione, e di limiti riferiti al sistema nel suo complesso,
basati anche sul criterio della capacità trasmissiva utilizzata dai produttori
di contenuti.
Introdurremo
strumenti normativi specifici, legati alle proprietà e alle posizioni di
controllo dei media, che impediscano l’estensione delle posizioni dominanti in
mercati contigui. Ferma restando la possibilità di articolare in maniera
multimediale la produzione editoriale, dovremo escludere che gli operatori
dominanti delle telecomunicazioni e del comparto radiotelevisivo possano
controllare quotidiani. In linea con gli indirizzi comunitari introdurremo il
principio di separazione fra i gestori delle infrastrutture di rete e i
produttori di contenuti.
Introdurremo
nuovi strumenti – sotto la responsabilità dell’Authority – per rilevare
in modo affidabile gli ascolti multipiattaforma. Tale misurazione garantirà
l’indipendenza degli operatori, la trasparenza dei procedimenti e la pubblicità
delle regole.
Imporremo
standard aperti e non proprietari per decoder, apparati di ricezione e formati
di trasmissione, in modo da evitare che le tecnologie consentano la formazione
di posizioni dominanti.
Dovremo
regolare l’utilizzo delle frequenze – che sono un bene pubblico – in
armonia con le indicazioni europee.
Adotteremo
politiche per sviluppare in modo libero la stampa quotidiana e periodica, l’emittenza
radiotelevisiva locale, l’editoria multimediale.
Per
garantire e valorizzare il ruolo dell’emittenza locale per il pluralismo e
l'economia, oltre ad operare sulle attuali distorsioni del mercato pubblicitario
e della concorrenza, reintrodurremo la riserva di risorse frequenziali destinate
alla comunicazione e informazione locale e comunitaria, incentivando le
emittenti locali a consorziarsi. L'emittenza
locale ha bisogno della piena e coerente applicazione delle misure di sostegno
già previste dalla legge 422 del 93 e del ripristino del tetto alla raccolta
pubblictaria previsto dalla Legge Maccanico, ma possono anche essere studiati
idonei tetti di spesa per le campagne pubblicitarie delle PMI sulle reti
nazionali e per le telepromozioni.
Garantendo
la libertà e l'autonomia giornalistica, sosterremo gli strumenti di
comunicazione delle comunità, del volontariato, dell’associazionismo e del
territorio, un una logica di libertà e pluralismo, così come sosterremo il
ruolo degli editori puri sia a carattere locale che nazionale, adottando
politiche che favoriscano lo sviluppo solido dell'emittenza locale e
dell'editoria.
Poiché
il ruolo di questo comparto è cruciale per promuovere e diffondere
l’innovazione, la politica di sviluppo che l’Unione adotterà per la comunicazione e la multimedialità avrà un effetto
moltiplicatore sull’insieme dell’economia nazionale. Attueremo politiche
volte a favorire la nascita di un’industria multimediale e audiovisiva in
grado di competere sui mercati globali. I punti di forza da cui partire saranno
il cinema italiano e la produzione audiovisiva in generale.
Sosterremo
l’innovazione tecnologica con politiche che non discrimino tra le diverse
tecnologie, indirizzandosi soprattutto allo sviluppo della ricerca, alla
formazione, alla nascita di nuove imprese, alla creazione di reti e distretti.
Per
raggiungere questi obiettivi dovremo gestire con trasparenza le risorse
finanziarie, non disperdendole come oggi avviene, ma utilizzandole in una
politica coerente ed unitaria.
Rafforzeremo
i poteri di intervento e sanzione affidati all’Authority
indipendente, anche al fine di promuovere maggiore concorrenza.
Ribadiremo
la natura aperta di Internet, garantendo la libertà di accesso e di
espressione, evitando forme indiscriminate di controllo. Riteniamo infatti
prioritario promuovere la capacità di utilizzare gli strumenti in rete: tale
capacità è oggi parte integrante della cittadinanza. Ci impegneremo attraverso
iniziative specifiche per la diffusione dei
collegamenti a banda larga e di quelli senza fili. Difenderemo inoltre la
libertà di Internet anche a livello internazionale, a fronte di un crescente
ricorso a forme di censura e
controllo autoritario.
Per
rendere libero lo spazio informativo dobbiamo garantire pluralità e libertà,
ma anche:
-
tutela della privacy;
-
tutela dei minori e delle fasce deboli;
-
moltiplicazione delle possibilità di accesso dei cittadini;
-
promozione delle nuove tecnologie per la partecipazione politica, sociale e
culturale;
-
promozione della produzione e diffusione di contenuti provenienti da soggetti
indipendenti;
-
garanzia dell’accesso e produzione di informazione anche da parte dei
diversamente abili;
-
elaborazione di nuove forme di tutela della proprietà intellettuale,
specialmente nel digitale, conciliando i diritti di autori ed editori con
l’interesse comune alla massima diffusione della cultura e delle idee;
-
revisione dei criteri di attribuzione e certezza delle risorse per il sostegno
all’editoria non profit e cooperativa;
-
riconoscimento del valore sociale dell’accesso aperto a contenuti, strumenti e
canali informativi, in particolare nel campo della ricerca scientifica;
-
valorizzazione e incentivazione delle licenze non commerciali, del software open
source e degli standard aperti;
-
riconoscimento e valorizzazione delle professionalità legate ai new media;
-
attenzione per la conservazione, l’accessibilità e la disponibilità nel
tempo del nostro patrimonio informativo.
Dobbiamo
sostenere quindi l’innovazione e la qualità. Per questo avranno un ruolo
importante le biblioteche e le multimediateche, non solo come deposito di
conoscenze ma come strumento attivo di accesso e produzione di contenuti.
Dobbiamo valorizzare tale sistema, specialmente nel Sud del Paese, per aiutare a
colmare gli svantaggi nell’alfabetizzazione informativa.
I
soggetti pubblici devono avere un ruolo attivo di servizio e di garanzia. Il
servizio pubblico è oggi importante per la promozione dell’accesso e della
partecipazione, per la tutela dei diritti, per la produzione ed
incentivazione dei contenuti di qualità, per una formazione permanente, per la
comunicazione pubblica e di pubblica utilità, per la valorizzazione delle
autonomie ed identità culturali e linguistiche locali, nazionale ed europea.
In
quest’ottica dobbiamo dare una nuova dimensione anche al servizio pubblico
radiotelevisivo, allargandolo ai nuovi media, valorizzando le nuove competenze e
puntando a guadagnare ascolti e consensi grazie alla qualità del servizio
anziché inseguendo al ribasso format di livello molto discutibile.
Serve
un’azienda forte, qualificata nella sua struttura industriale ed editoriale in
modo da renderla pronta ai nuovi scenari.
In
una società democratica, moderna e complessa, un servizio pubblico
radiotelevisivo corrisponde ad un interesse di ordine generale per il soddisfacimento delle esigenze democratiche, sociali e
culturali e quale garanzia di pluralismo, incluse le diversità culturali e
linguistiche, in linea con le indicazioni dell'Unione Europea.
Nei
principali paesi europei il servizio pubblico è affidato a società pubbliche.
Nel nostro paese è quindi alla Rai che spetta il compito, di assicurare per
l'oggi e per il domani, il servizio pubblico radiotelevisivo, tenendo conto del
contributo al pluralismo culturale e politico e dell'arricchimento del dibattito
e delle possibilità di scelta che le emittenti commerciali nazionali e locali
offrono all'utente.
La
Rai dovrà conservare ma anche rafforzare e migliorare la sua attività di
servizio pubblico, nei contenuti editoriali e culturali, nell'informazione e
nella qualità della programmazione. È perciò importante che essa si rinnovi e
si ristrutturi, come holding pubblica, in modo tale da attuare al meglio il
duplice compito, che già oggi svolge, di servizio pubblico e di televisione
commerciale. Al proprio ruolo di servizio pubblico e alle istanze diffuse per
una migliore qualità dei contenuti che vengono dai cittadini, la Rai potrà
meglio far fronte attraverso un assetto aziendale che ne garantisca
l’indipendenza e che sia più funzionale alla attuale duplice natura della
propria attività, rendendo meno condizionabile il servizio pubblico dalla
raccolta pubblicitaria e contrastandone così l’appiattimento su modelli di tv
commerciale non qualitativi. Per realizzare questo obiettivo attueremo inoltre
una politica volta a cancellare le distorsioni del mercato pubblicitario, che
oggi è concentrato e squilibrato come nessun altro mercato in Europa,
garantendone l'apertura attraverso rigorosi meccanismi di controllo e incisivi
strumenti antitrust, per evitare, al contempo, che una quota sproporzionata
degli investimenti pubblicitari continui ad essere sottratta allo sviluppo della
stampa quotidiana e periodica.
Il
servizio pubblico è affidato al pubblico. Esso dovrà ridefinire la sua
missione e sarà ispirato ad autonomia produttiva, culturale e professionale.
Efficaci
misure saranno introdotte per tutelare l'autonomia dei giornalisti e degli altri
operatori della comunicazione, affinché la missione di servizio pubblico della
Rai sia caratterizzata da libertà di pensiero, pluralità di voci e temi,
autorevolezza, responsabilità e affidabilità.
Il
Parlamento garantirà il rispetto della missione di servizio pubblico e
dell’autonomia e nuovi criteri di nomina dei vertici assicureranno
l’autonomia manageriale. Solo così la Rai potrà così diventare un grande
gruppo multimediale la cui unitarietà dovrà essere preservata come condizione
di forza industriale, editoriale e produttiva.
Altro
punto di forza indispensabile per il Paese è il sistema postale. Poste Italiane
è un asset strategico. È infatti:
-
la sesta azienda per fatturato;
-
la prima azienda per occupazione;
-
la sola struttura nazionale in contatto con tutte le famiglie italiane;
-
l’unica struttura integrata di raccolta, classificazione e distribuzione di
servizi attraverso un ciclo completo di fatturazione, incasso e servizi
finanziari a pubblico e privato;
-
una delle più importanti reti informatiche italiane.
Riteniamo
quindi necessario mantenerne l’unitarietà aziendale, e sviluppare linee di
indirizzo che sfruttino le potenzialità del settore, anche nel quadro di una
“nuova politica pubblica”.
[pp.15-16]
L’azione del centrodestra sul federalismo è stata contraddittoria: da un lato la propagandata ed imposta devolution, dall’altro l’affossamento della riforma del 2001. Quest’ultima è infatti rimasta inattuata nonostante la pressante richiesta da parte delle Regioni e dei Comuni.
Lo
Stato ha continuato a legiferare a tutto campo, come se la riforma del 2001 non
esistesse, ma senza svolgere i compiti che davvero gli spettavano. I meccanismi
di finanziamento, così come i livelli delle prestazioni dei diritti sociali e
civili, non hanno avuto alcuna definizione.
Accanto
a questa colpevole inerzia si è assistito a comportamenti di un centralismo
soffocante ed invadente. Il governo ha posto tagli e vincoli alle risorse delle
autonomie, negato il dialogo tra livelli territoriali, impugnato con frequenza
le leggi regionali, spesso contro le regioni governate dal centrosinistra.
Per
costruire un sistema che assicuri una Repubblica unitaria e pluralista servono
un importante investimento politico e organizzativo ed un forte impegno a
semplificare duplicazioni e sovrapposizioni.
Saranno
necessarie anche alcune correzioni ed integrazioni alla riforma approvata nel
2001, per una chiara attribuzione di funzioni normative e amministrative e di
risorse finanziarie.
Agiremo
su due livelli:
-
interventi normativi costituzionali, ordinari e di modifica dei regolamenti
parlamentari;
-
piani d’azione amministrativi, per l’adattamento degli apparati pubblici.
Intendiamo
così giungere, entro la legislatura, ad un sistema istituzionale autenticamente
pluralista.
Come
interventi di legge costituzionale proponiamo:
-
una migliore definizione delle materie di esclusiva competenza statale, che
ricomprenda la disciplina dei rapporti di lavoro, la tutela e la sicurezza del
lavoro, fatta salva la competenza delle Regioni in tema di mercato del lavoro e
formazione professionale, l’ordinamento delle professioni e delle
comunicazioni, le norme generali sulle grandi reti di trasporto e navigazione,
il trasporto e la distribuzione dell’energia nonché una strategia nazionale
per il turismo;
-
la previsione di una clausola generale che consenta al Parlamento di intervenire
con legge per tutelare l'interesse della Repubblica anche in materie di
competenza regionale quando siano in gioco superiori interessi della collettività,
quando si debba garantire l’unità giuridica o economica del Paese o garantire
l’uguaglianza dei cittadini nell’esercizio dei diritti costituzionali;
-
un Senato che sia espressione delle autonomie territoriali.
Come
interventi di legge ordinaria proponiamo:
-
l’adozione delle leggi di individuazione dei principi fondamentali;
-
la definizione dei livelli delle prestazioni per l’omogenea garanzia dei
diritti sociali e civili su tutto il territorio nazionale;
-
il perfezionamento del sistema delle Conferenze attraverso il potenziamento del
ruolo della Conferenza unificata, per superare l’attuale logica binaria;
-
l’adeguamento del modello organizzativo dell’amministrazione centrale,
eliminando apparati che duplicano funzioni regionalizzate.
Per
i regolamenti parlamentari proponiamo invece una modica che miri
all’integrazione della Commissione per le questioni regionali prevedendo la
partecipazione di Regioni ed enti locali, nelle more dell’istituzione del
Senato federale.
Come
interventi di azione amministrativa proponiamo:
-
l’introduzione di meccanismi di conciliazione tra i vari livelli di governo;
-
lo sviluppo della funzione di monitoraggio delle politiche e l’implementazione
dei grandi sistemi informativi, incentivando la nascita dei sistemi regionali
-
il completamento della riconversione dell’amministrazione centrale che invece
di ridursi è cresciuta.