Intervengono il ministro delle
comunicazioni Gasparri ed il sottosegretario di Stato per lo stesso dicastero
Innocenzi.
La seduta inizia alle ore 9,30.
IN SEDE REFERENTE
(2175-B)Norme di principio in materia
di assetto del sistema radiotelevisivo e della RAI-Radiotelevisione italiana Spa,
nonché delega al Governo per l'emanazione del testo unico della
radiotelevisione, approvato
dalla Camera dei deputati in un testo risultante dall'unificazione dei disegni
di legge d'iniziativa dei deputati Mazzucca; Giulietti; Foti; Caparini; Butti ed
altri; Pistone ed altri; Cento; Bolognesi ed altri; Caparini ed altri; Collè ed
altri; Santori; Lusetti ed altri; Carra ed altri; Maccanico; Soda e Grignaffini;
Pezzella ed altri; Rizzo ed altri; Grignaffini ed altri; Burani Procaccini;
Fassino ed altri; e del disegno di legge di iniziativa governativa, modificato
dal Senato e nuovamente modificato dalla Camera dei deputati.
(Seguito dell'esame e rinvio)
Riprende l'esame sospeso nella seduta di
ieri.
Il senatore FALOMI (DS-U),
prima che abbia inizio la discussione generale, chiede che, pur essendo stato
fissato dalla Conferenza dei capigruppo il termine per la presentazione degli
emendamenti al disegno di legge 2175-B per l'esame dell'Assemblea alle ore 19 di
domani, la Commissione accolga la richiesta dei gruppi di opposizione di fissare
un termine più ampio.
Il presidente GRILLO esprime perplessità
sulla proposta avanzata dal senatore Falomi dato che la parte emendabile del
provvedimento è relativa soltanto a due commi, uno dell'articolo 10, e uno
dell'articolo 24. Non si giustificherebbe dunque un allungamento del termine
oltre quello previsto per la presentazione degli emendamenti all'Assemblea.
Propone pertanto di fissare il termine degli emendamenti alla stessa ora e nello
stesso giorno di quello fissato per la presentazione degli emendamenti
all'Assemblea.
Il senatore FALOMI (DS-U)
chiede che la proposta del PRESIDENTE sia messa ai voti.
Verificata la presenza del numero legale,
posta ai voti, la proposta del Presidente di fissare il termine degli
emendamenti alle ore 19 di giovedì 20 novembre 2003 è approvata.
Il PRESIDENTE dichiara quindi aperta la
discussione generale.
Il senatore VERALDI (Mar-DL-U),
dopo aver riassunto i nodi cruciali individuati dalla relazione del presidente
Grillo, dichiara la propria contrarietà ai contenuti della legge. Il disegno di
legge in esame, infatti, non interviene correttamente su tematiche rilevanti ai
fini dell'affermazione dei basilari principi democratici e della libera
espressione del pensiero. Il disegno di legge disattende, inoltre, le
indicazioni contenute nel messaggio del Presidente della Repubblica sul
pluralismo nei media
poiché nega la realizzazione di condizioni concorrenziali e cristallizza un
assetto di mercato duopolistico, all'interno del quale è normalizzato il
conflitto di interessi. Lo stesso provvedimento risulta altresì contrario alla
più elementare normativa antitrust
di livello comunitario in quanto innalza le barriere all'entrata nel settore
radiotelevisivo, determinando ripercussioni distorsive anche sul futuro assetto
del mercato del digitale. Meccanismi iniqui vengono poi introdotti per quanto
riguarda il sistema di attribuzione delle frequenze digitali. Il disegno di
legge si caratterizza quindi per il suo approccio involutivo e si configura, già
da adesso, come una riforma mancata. Per quanto riguarda il futuro assetto della
RAI, l'impostazione seguita si rivela antiquata e scorretta, in particolar modo
con riferimento alla nomina ed alle funzioni del Consiglio di amministrazione.
Un ulteriore elemento di inadeguatezza è costituito dal sistema integrato delle
comunicazioni che non trova riscontro alcuno in ambito europeo. Il passaggio al
digitale terrestre, auspicato dalle previsioni normative del disegno di legge,
non si realizzerà comunque e continueranno le distorsioni conseguenti alla
situazione di fatto, già dichiarata illegittima dalla Corte costituzionale, in
quanto l'emittente televisiva Rete 4 occupa frequenze attribuite con una
regolare procedura di gara ad un'altra emittente. Cita infine un intervento al
Parlamento europeo del leader
della Margherita, onorevole Francesco Rutelli, nel corso del quale sono state
esplicitamente definiti i punti di contrasto del futuro assetto del sistema
radiotelevisivo italiano con la normativa comunitaria. Conclude auspicando che
il Parlamento italiano riesca comunque a giungere ad una legge democratica e
liberale nell'interesse collettivo e non a difesa delle posizioni di chi ricopre
ruoli istituzionali per tutelare interessi particolari.
Il senatore FALOMI (DS-U)
osserva preliminarmente che molte delle leggi approvate in questa legislatura
hanno comportato successive difficoltà applicative nonché problemi di
carattere interpretativo. Il disegno di legge in esame sembra continuare in tale
solco. L'assenza di un serio confronto e di una effettiva considerazione dei
suggerimenti proposti dall'opposizione impediscono di porre in essere un
provvedimento in grado di regolare adeguatamente il settore e di reggere il
confronto con il tempo. Cita poi una recente sentenza della Corte di giustizia
europea che, in data 9 settembre 2003, ha affermato il principio secondo il
quale le Autorità garanti della concorrenza e del mercato svolgono, all'interno
dei rispettivi Paesi, un ruolo di garanzia nei confronti dei comportamenti
anticoncorrenziali anche nel caso in cui questi siano in qualche modo agevolati
dalle leggi ivi vigenti. Ricorda inoltre che l'Autorità italiana garante della
concorrenza e del mercato si è pronunciata chiaramente su taluni aspetti
regolati dal disegno di legge. La stessa ha dichiarato infatti inadeguato il
meccanismo di attribuzione delle frequenze che finisce con il perpetuare di
fatto il duopolio radiotelevisivo anche nel settore del digitale. Ha poi
considerato incerta la definizione di mercato rilevante sulla base del Sistema
integrato delle comunicazioni (SIC), poiché se è vero che in futuro il
processo di convergenza dei diversi mercati non consentirà di distinguere
univocamente i media
su cui viaggiano le informazioni, è pur vero che la completa fusione delle
tecnologie di trasmissione, presupposto logico del SIC, è ancora lontana dalla
sua effettiva realizzazione. Per quanto riguarda l'avvio del digitale, ritiene
che il limite introdotto nell'uso delle risorse tecniche disponibili non sia
sufficiente ad impedire il verificarsi di posizioni di mercato dominanti.
Osserva a tale proposito che una difficoltà ulteriore sarà quella di riempire
di contenuti i nuovi canali e ricorda, sul punto, che nel piano industriale
della RAI quest'ultima non prevede di produrre nuovi specifici contenuti per la
televisione digitale fino al 2006. Fa presente quindi che l'assenza di una
soglia antitrust
relativa agli operatori di rete finirà per condizionare inevitabilmente gli
operatori di contenuti. Una questione di notevole rilevanza circa l'effettività
della normativa che il Parlamento si appresta a varare è recentemente sorta a
seguito della dichiarazione di incostituzionalità, relativa al decreto
legislativo n. 198 del 2002 pronunziata dalla Corte costituzionale con la
sentenza n. 303 del 2003. Tale sentenza incide infatti sulle previsioni degli
articoli 5, 23 e 24 che costituiscono tre aspetti essenziali del provvedimento e
risulta pertanto necessario porre in essere opportuni interventi correttivi al
fine di dare certezza univoca alle statuizioni normative dello stesso disegno di
legge.
Il senatore CHIRILLI (FI)
interviene sulla questione relativa all'accresciuta tutela dei minori,
introdotta dalla modifica apportata dalla Camera dei deputati al comma 3
dell'articolo 10 del disegno di legge. Il tema rientra, peraltro, fra le materie
sulle quali il codice di autoregolamentazione televisivo si è recentemente
pronunciato. Ritiene pertanto corretto che la maggior tutela venga apprestata ai
minori, sia allorché questi risultino fruitori della pubblicità commerciale
sia allorché risultino attori di spot
pubblicitari. In tal senso la modifica apportata alla Camera dei deputati mira
ad evitare il duplice sfruttamento dell'infanzia sia come strumento
pubblicitario che come soggetto su cui la stessa pubblicità agisce.
Il senatore ZANDA (Mar-DL-U),
data la sua conoscenza delle capacità del relatore, si dichiara deluso e
stupito dalla relazione, svolta nella giornata di ieri, che prospetta quella
proposta dal ministro Gasparri come una riforma di settore largamente
innovativa, mentre non lo è affatto ed ignora l'importanza delle modifiche
apportate al testo dalla Camera dei Deputati. Anche quest'ultimo aspetto
tradisce una interpretazione superficiale degli effetti del provvedimento anche
per le modifiche riferite ai minori. Ritiene peraltro che la modifica in
questione abbia creato non poco imbarazzo al Governo che, sicuramente, cercherà
di modificare la norma. Le due modifiche apportate dalla Camera rappresentano,
inoltre, la dimostrazione lampante che una parte consistente della maggioranza
non condivide la legge. Sul piano del metodo, ritiene poi che la materia
trattata dal provvedimento sia una di quelle essenziali per il corretto
svolgimento della vita democratica di un Paese e ciò avrebbe dovuto implicare
un coinvolgimento dell'opposizione, attraverso l'accoglimento di alcuni
suggerimenti da questa provenienti, che nell'intero iter
del provvedimento non ha, invece, avuto luogo, tanto che i Gruppi di
opposizione, per far sentire la loro voce, hanno dovuto ricorrere a tattiche
ostruzionistiche. Si chiede quindi quale senso possa avere l'invito più volte
rivolto ai Gruppi di minoranza dal Presidente del Senato e anche dal Presidente
della Commissione ad una collaborazione civile con la maggioranza se, su ogni
provvedimento - e questo è certamente un caso di rilievo - la maggioranza è
barricata sulle sue posizioni e assolutamente sorda ad ogni invito alla
riflessione. D'altra parte il Presidente del Consiglio ha dato per primo
l'esempio di un metodo più generale di gestione positiva del potere quando,
durante la campagna elettorale, si è rifiutato di dialogare con i leaders
dell'opposizione negandone implicitamente la legittimazione. A questo riguardo,
senza toni nostalgici, ritiene che importanti leaders
di quella che viene comunemente definita "Prima Repubblica", con un
metodo certamente più democratico, non avrebbero mai consentito di approvare,
con il loro contributo, una legge così sfacciatamente favorevole agli interessi
di un solo imprenditore. Chiede al Presidente, pertanto, se questo non debba
essere oggetto di un'attenta riflessione. D'altronde il conflitto d'interessi
non è un'invenzione dialettica dell'opposizione ma un problema reale del Paese
per quello che ormai si va profilando, nel settore radiotelevisivo, non più
come un duopolio ma piuttosto come un monopolio. Da questa legge, infatti,
consegue un danno enorme alla competitività dell'intero Paese per il settore
radiotelevisivo. La TV pubblica ha infatti drammaticamente abbassato la qualità
del suo prodotto e non vi è dubbio che ormai, anche nei programmi in cui l'audience
è più alta di quella dei canali di Mediaset, si vince solo con trasmissioni
"al ribasso" sul piano della qualità. Appare quindi impensabile che
questo possa essere un modo positivo per ridisegnare il sistema radiotelevisivo.
C'è inoltre da chiedersi che cosa sarà sia delle emittenti pubbliche che di
quelle private quando i canali di Murdoch, che hanno un prodotto eccellente,
anche sotto il profilo editoriale, saranno più diffusi in una parte più ampia
della popolazione. Per venire poi alla questione del passaggio al digitale
sottolinea come il provvedimento, che fissa la data di tale passaggio al 2006,
contenga una norma che sin d'ora si sa inapplicabile. Un passaggio a questa
nuova tecnologia implica infatti almeno otto, nove anni a partire da questo
momento. C'è inoltre da chiedersi a che cosa servano tanti canali se poi non
esistono prodotti da trasmettere. La questione del servizio pubblico è un altro
tema sul quale una riflessione non può essere taciuta. Il disegno di legge sta
aggravando i limiti e i difetti della concessionaria pubblica e le sue norme
rappresentano il peggior servizio che si possa fase ad un'azienda. Non si
comprende, infatti, se non in una ottica di controllo politico, la proposta di
aumentare il numero dei consiglieri del Consiglio di Amministrazione. Inoltre,
riguardo al tema della privatizzazione è evidente che quote dell'uno per cento
saranno acquistate non da imprenditori che cerchino investimenti remunerativi ma
soltanto da coloro che hanno interessi politici legati all'acquisizione di tali
quote. Non è inoltre dato sapere, sempre in relazione a questo tema, quale sia
il valore attuale di mercato dell'azienda che si vuole privatizzare. Fino al
2000 il valore della RAI ammontava a circa 20.000 miliardi di lire: ritiene che
il suo valore attuale sia dimezzato. Chiede pertanto quali dovrebbero essere i
soggetti interessati all'investimento. Poiché è sicuro di sapere che una parte
consistente dei membri della maggioranza è scontenta di questo provvedimento
chiede quale sarà il momento in cui questa stessa maggioranza cesserà di fare
regali al Presidente del Consiglio e se questa non sia una buona occasione per
smettere da subito.
Il presidente GRILLO, relatore, ritiene
opportuno sottolineare che gli effetti politici richiamati dal senatore Zanda
sono purtroppo insiti nel sistema uninominale all'interno del quale i
parlamentari sono certamente più vincolati nell'esprimere le loro opinioni.
Ritiene tuttavia che, purtroppo, la direzione intrapresa non sia arrestabile dal
momento che anche per le elezioni europee si propone la presentazione di una
lista unica che lascerà ai soli responsabili organizzativi dei partiti la
scelta delle candidature.
Il senatore MONTINO (DS-U)
interviene per chiedere un rinvio della discussione generale a martedì prossimo
dato che il suo gruppo ha un'importante riunione nel pomeriggio di oggi. Chiede
quindi che la seduta già prevista per oggi pomeriggio non abbia più luogo.
Il presidente GRILLO dichiara di poter
accogliere la proposta a condizione che la Commissione cominci i propri lavori a
partire dalle ore 9,30 di martedì 25 novembre 2003 e a condizione che non vi
siano richieste di sconvocazione della seduta della Commissione al Presidente
del Senato dal momento che anche l'Assemblea è riunita per la discussione
generale sul disegno di legge relativo all'ordinamento giudiziario.
Il senatore MONTINO (DS-U),
a nome dei gruppi di opposizione, si impegna a far sì che la seduta di martedì
mattina prosegua senza richieste di sconvocazione.
Il presidente GRILLO accoglie pertanto la
richiesta del senatore Montino e fa presente che martedì 25 novembre 2003, a
partire dalle ore 9,30, la Commissione sarà convocata per tutte le sedute utili
per terminare in tempo l'esame del disegno di legge in titolo la cui
calendarizzazione in Assemblea è prevista per mercoledì 26 novembre 2003.
Invita quindi a proseguire la discussione generale.
La Commissione prende atto.
Il senatore MONTALBANO (DS-U)
esprime il giudizio negativo della sua parte politica sulla mancata volontà
della maggioranza di misurarsi con le proposte dell'opposizione su una materia
rilevante come quella della riforma del servizio radiotelevisivo per il sistema
democratico del Paese. In realtà, durante tutto l'iter
del provvedimento, alla Camera
dei deputati prima e al Senato poi, non vi sono stati che continui "bracci
di ferro" di natura procedurale senza un reale dialogo sul merito. Il
disegno di legge, inoltre, non è affatto innovativo e anzi lascia in piedi i
capisaldi di una normativa che, per essere competitiva, avrebbe davvero avuto
bisogno di una seria riforma. La sua parte politica, tuttavia, continuerà la
propria battaglia per affermare il pluralismo dell'informazione, anche quando
questa legge sarà approvata, perché la questione si riproporrà certamente in
altre occasioni. Ritiene tuttavia doveroso sottolineare che mai come in questa
circostanza sarebbe stata necessaria un'apertura al dialogo da parte di una
maggioranza che invece è stata chiusa e sorda a qualunque suggerimento.
Richiamando l'intervento svolto dal senatore Zanda, che dichiara di condividere
totalmente, sottolinea quindi come l'ottica seguita dal provvedimento in esame
sia stata di natura prevalentemente mercantile e come questa stessa ottica
rischi di essere perdente una volta che si apra realmente il confronto con una
televisione di qualità come quella di Sky
TV. Insiste inoltre sulla
necessità di dare una soluzione ragionevole al conflitto d'interessi perché
questo problema sta facendo perdere competitività all'intero sistema e
danneggia gravemente la televisione pubblica. Inutile tacere, per esempio,
l'incremento enorme della raccolta pubblicitaria a favore delle reti Mediaset.
Ecco perché la sua parte politica si misurerà in ogni modo tanto in
Commissione quanto in Aula affinché questi danni non vengano prodotti
all'ordinamento giuridico complessivo.
La senatrice DONATI (Verdi-U)
dichiara innanzitutto di non condividere il giudizio espresso dal relatore sulla
marginalità delle modifiche apportate dalla Camera dei deputati al
provvedimento. La questione relativa alla presenza dei minori negli spot
è infatti materia tutt'altro che marginale, è anzi piuttosto complessa da
trattare. Vi sono interessi contrapposti che il legislatore ha l'obbligo di
contemperare come quello di evitare uno sfruttamento del lavoro minorile e
comunque rappresentare il mondo dell'infanzia e la realtà ad esso connessa
anche attraverso il messaggio pubblicitario. La norma approvata dalla Camera dei
deputati in questa materia è infatti piuttosto drastica e la composizione degli
interessi contrapposti tutt'altro che semplice. Dichiara quindi di non
condividere l'idea del senatore Chirilli di poter ricondurre tutto al codice di
autoregolamentazione relativo ai minori. Dichiarandosi sicura che la norma sarà
certamente modificata, perché assai imbarazzante per la maggioranza stessa,
annuncia sin d'ora che presenterà emendamenti che tendano a modificare il testo
approvato dalla Camera dei deputati estendendo innanzitutto la normativa in
questione anche alla telepromozioni. Ritiene inoltre che i bambini, nel settore
pubblicitario, debbano essere rappresentati soltanto con riferimento alle
questioni relative al mondo dell'infanzia. Appare inoltre necessario ancorare in
modo chiaro la materia al codice di autoregolamentazione. Annuncia infine la
proposta che i bambini partecipino a titolo gratuito all'elaborazione dei
messaggi pubblicitari perché questo scoraggerà i familiari dall'impiegare la
presenza dei figli a fini di lucro. La secondo questione che ritiene necessario
sottolineare è quella relativa al richiamo effettuato dal testo in esame al
decreto legislativo n. 198 del 2002 dichiarato interamente incostituzionale
dalla Corte Costituzionale con la sentenza n. 303 del 2003. A questo proposito
ricorda che il suo Gruppo si era fortemente battuto contro il provvedimento
proprio per il vulnus
che esso rappresentava riguardo ai poteri degli enti territoriali. La questione
sarà ovviamente oggetto di una pregiudiziale di costituzionalità che i gruppi
di opposizione presenteranno all'Assemblea. Dichiara inoltre di non condividere
quanto affermato dal Ministro circa l'irrilevanza del richiamo operato dal
disegno di legge, dal momento che potranno essere utilizzate le norme contenute
nel codice delle telecomunicazioni. Se ciò è vero non appare comprensibile il
rifiuto a modificare i riferimenti normativi contenuti nel disegno di legge.
Nella sostanza ritiene invece che il provvedimento richiamato dal Ministro non
possa supplire in alcun modo alle norme dichiarate incostituzionali. Ultima
questione che ritiene opportuno sottolineare è la gravità del provvedimento
nella sua interezza: esso rappresenta uno stratagemma per mantenere, nel
migliore dei casi, un duopolio, ma più probabilmente per affermare un
monopolio. Introduce concetti inaccettabili perché impossibili da definire
concretamente come quello di "sistema integrato delle comunicazioni" e
rappresenta un colpo ulteriore al pluralismo dell'informazione che la
Costituzione vorrebbe garantito. Infine, introduce norme su un passaggio al
digitale che non solo saranno inapplicabili alla data fissata dal provvedimento
ma saranno un modo ulteriore per assegnare, fuori dai principi di concorrenza e
pluralismo stabiliti dalla Costituzione e ribaditi dalla Corte Costituzionale le
frequenze radiotelevisive. Introduce poi una fittizia privatizzazione della
società concessionaria pubblica che in realtà è una polverizzazione del
capitale che renderà assai poco appetibile ogni investimento disinteressato
politicamente.
Il seguito dell'esame è quindi rinviato.
SCONVOCAZIONE DELLA SEDUTA POMERIDIANA
Il PRESIDENTE avverte che la seduta
pomeridiana già convocata per oggi, mercoledì 19 novembre alle ore 15, non avrà
più luogo.