ROMA
- «L´autorità antitrust e qualunque tribunale ordinario possono fermare
la legge Gasparri, facendo prevalere il diritto comunitario sulla
concorrenza e la giurisprudenza della Corte europea». Federico Sorrentino,
ordinario di diritto costituzionale alla "Sapienza" di Roma, non
ha dubbi: «La riforma del sistema tv non solo è incostituzionale, ma è
anche in contrasto con la normativa dell´Unione».
Professore, perché ritiene la Gasparri incompatibile con il diritto
europeo?
«Per colpa del Sic, il paniere su cui calcolare il limite antitrust del
20 per cento. E´ un calcolo impossibile, visto che si tratta di un tetto
infinito, dunque difficilmente limitabile. Una situazione esplosiva, che
consolida l´attuale situazione e viola la normativa comunitaria sulla
concorrenza. Già oggi in Italia c´è un grave duopolio, con i due
maggiori gruppi televisivi che concentrano nelle loro mani il 96 per cento
di tutte le risorse pubblicitarie».
E´ d´accordo con Guido Rossi: la riforma tv può davvero essere
disapplicata immediatamente?
«Il professor Rossi ha perfettamente ragione. La nuova legge sul sistema
radiotelevisivo contrasta palesemente con i principi antitrust della
legislazione europea. Ma la normativa comunitaria sulla concorrenza deve
prevalere sulla legislazione nazionale. Come del resto ha ben ribadito la
Corte di Giustizia europea, con la sentenza del settembre 2003 sul caso
del Consorzio Industrie Fiammiferi».
Insomma, se il diritto europeo prevale su quello interno, i giudici
italiani dovrebbero "ignorare" la Gasparri?
«La Corte di giustizia è chiara: il giudice nazionale deve disapplicare
le norme in contrasto col diritto comunitario, e dunque anche la riforma
Gasparri. Ma non solo. Anche l´autorità antitrust italiana può imporre
alle imprese un comportamento virtuoso, seppure contrario alla nuova legge
tv, ordinando di cessare atteggiamenti anticoncorrenziali, pena l´applicazione
di pesanti sanzioni».
In questa situazione potrebbe rientrare il caso in cui Mediaset decidesse
di comprarsi un quotidiano nazionale?
«Certo, in un caso del genere l´Antitrust dovrebbe intervenire impedendo
la violazione del diritto comunitario, a prescindere dalla legge nazionale
sopravvenuta».
Le nuove norme rispettano almeno le sentenze della Corte costituzionale?
«Macché rispetto, qui assistiamo a un vero e proprio raggiro. Il
legislatore non può prevedere in astratto la nascita di nuovi canali
televisivi e inventarsi il digitale, che allo stato attuale semplicemente
non esiste, per salvare Rete 4 e pretendere che le sentenze della Consulta
non trovino più applicazione. Questa legge contrasta sicuramente con la
giurisprudenza della Corte e nessun giurista onesto potrebbe sostenere il
contrario».
Dunque, secondo lei, Ciampi si troverebbe tra le mani una legge
palesemente incostituzionale.
«Sì, ma il punto è un altro. A mio parere, dire che il capo dello Stato
possa rinviare alle Camere solo le leggi manifestatamene incostituzionali
è sbagliato. In passato altri presidenti della Repubblica lo hanno fatto
anche solo per motivi di opportunità, senza che si potesse dire che tale
comportamento esorbitasse dai loro poteri».
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