la Repubblica

 

VENERDÌ, 05 DICEMBRE 2003

 

 

Pagina 22 - Interni

 

IL GIURISTA

 

Sorrentino: ha ragione Rossi, ignorati i principi della Ue

 

"Costituzione aggirata col trucco del digitale"

 

 

 

ciampi Se non firmasse, sarebbe normale

 

VLADIMIRO POLCHI


ROMA - «L´autorità antitrust e qualunque tribunale ordinario possono fermare la legge Gasparri, facendo prevalere il diritto comunitario sulla concorrenza e la giurisprudenza della Corte europea». Federico Sorrentino, ordinario di diritto costituzionale alla "Sapienza" di Roma, non ha dubbi: «La riforma del sistema tv non solo è incostituzionale, ma è anche in contrasto con la normativa dell´Unione».
Professore, perché ritiene la Gasparri incompatibile con il diritto europeo?
«Per colpa del Sic, il paniere su cui calcolare il limite antitrust del 20 per cento. E´ un calcolo impossibile, visto che si tratta di un tetto infinito, dunque difficilmente limitabile. Una situazione esplosiva, che consolida l´attuale situazione e viola la normativa comunitaria sulla concorrenza. Già oggi in Italia c´è un grave duopolio, con i due maggiori gruppi televisivi che concentrano nelle loro mani il 96 per cento di tutte le risorse pubblicitarie».
E´ d´accordo con Guido Rossi: la riforma tv può davvero essere disapplicata immediatamente?
«Il professor Rossi ha perfettamente ragione. La nuova legge sul sistema radiotelevisivo contrasta palesemente con i principi antitrust della legislazione europea. Ma la normativa comunitaria sulla concorrenza deve prevalere sulla legislazione nazionale. Come del resto ha ben ribadito la Corte di Giustizia europea, con la sentenza del settembre 2003 sul caso del Consorzio Industrie Fiammiferi».
Insomma, se il diritto europeo prevale su quello interno, i giudici italiani dovrebbero "ignorare" la Gasparri?
«La Corte di giustizia è chiara: il giudice nazionale deve disapplicare le norme in contrasto col diritto comunitario, e dunque anche la riforma Gasparri. Ma non solo. Anche l´autorità antitrust italiana può imporre alle imprese un comportamento virtuoso, seppure contrario alla nuova legge tv, ordinando di cessare atteggiamenti anticoncorrenziali, pena l´applicazione di pesanti sanzioni».
In questa situazione potrebbe rientrare il caso in cui Mediaset decidesse di comprarsi un quotidiano nazionale?
«Certo, in un caso del genere l´Antitrust dovrebbe intervenire impedendo la violazione del diritto comunitario, a prescindere dalla legge nazionale sopravvenuta».
Le nuove norme rispettano almeno le sentenze della Corte costituzionale?
«Macché rispetto, qui assistiamo a un vero e proprio raggiro. Il legislatore non può prevedere in astratto la nascita di nuovi canali televisivi e inventarsi il digitale, che allo stato attuale semplicemente non esiste, per salvare Rete 4 e pretendere che le sentenze della Consulta non trovino più applicazione. Questa legge contrasta sicuramente con la giurisprudenza della Corte e nessun giurista onesto potrebbe sostenere il contrario».
Dunque, secondo lei, Ciampi si troverebbe tra le mani una legge palesemente incostituzionale.
«Sì, ma il punto è un altro. A mio parere, dire che il capo dello Stato possa rinviare alle Camere solo le leggi manifestatamene incostituzionali è sbagliato. In passato altri presidenti della Repubblica lo hanno fatto anche solo per motivi di opportunità, senza che si potesse dire che tale comportamento esorbitasse dai loro poteri».